FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 35
luglio/settembre 2014

Soste & Percorsi

 

VIAGGI

di Stefano Cardinali



Dal numero di cd che ho preparato sembra che stiamo partendo per il giro del mondo. La paura che non bastino mai me la trascino appresso da quando avevo vent’anni. Allora – a causa della povertà dei mezzi di registrazione – portavamo in vacanza solo poche cassette per riuscire ad ascoltare sempre le stesse canzoni. Però tra quei pochi nastri non doveva mancare quello degli America: A Horse With No Name era un rito che accompagnava ogni partenza. Ventura Highway invece doveva sottolineare la distanza che in poche ore avremmo messo tra noi e le ripetitive giornate estive passate in città. Oggi i nostri viaggi non hanno più una sigla d’apertura come quaranta anni fa e spesso ci accontentiamo di ascoltare la radio o il cd già inserito nel lettore.

La nostra meta è Castiglioncello del Trinoro, un minuscolo borgo a pochi chilometri da Sarteano, dal quale si domina la Val d’Orcia. Neanche tre ore di viaggio. Poco prima di arrivare a Orte, Daniela espelle il disco con Fossati e Capossela, quelli dei primi lavori, e rovista nel porta-cd per sceglierne un altro. Mi aspetto musica brasiliana, la voce di Chico Buarque, Tom Jobim oppure Vinicius, invece riconosco subito Angelo Branduardi che canta il tema di Uccellacci Uccellini. Si tratta della registrazione di un concerto a Santa Cecilia diretto da Ennio Morricone che raccoglie alcune sue colonne sonore. Amo la musica di Morricone sin dal periodo della “trilogia del dollaro” quando, rivedendo ogni regola, diede una brusca sterzata ai temi musicali dei film western trasformandoli da semplici sottolineature in protagonisti in grado di vivere di vita propria.

Il viaggio verso la bassa provincia senese procede senza traffico, rimarcato dalla musica del Maestro. Il tema d’amore di Nuovo Cinema Paradiso mi spinge a togliere il piede dall’acceleratore, a rallentare, come per cercare di allungare il piacere dell’ascolto.

- Ma come è possibile che il film ha vinto l’Oscar mentre la sua colonna sonora non è stata presa neanche in considerazione? - si domanda Daniela scandalizzata.

- Vabbè però gli hanno dato l’Oscar alla carriera - confermo io.

- Fossi stata lui non sarei mai andata a ritiralo. Mi avete sottovalutato fino a oggi? e io a Hollywood mando il mio produttore discografico.

A ogni ascolto della colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso, a turno, tiriamo fuori questo argomento.

Poi inizia il tema di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e io alzo il volume.

Mio padre spegne l’autoradio. Siamo fermi al parcheggio dell’autogrill di Firenze ma il viaggio è ancora lungo.

- No, dai papà, lasciala accesa - si alza il coro di protesta dal sedile posteriore.

- Si scarica la batteria - ci spiega.

- Però quando ripartiamo possiamo sentire un nastro? - chiedo io come se avessimo intavolato una trattativa.

- Quando ripartiremo vedremo cosa ci andrà di ascoltare - mi risponde. È un sì mascherato, lo riconosco.

È il primo viaggio lungo che facciamo con la nuova 850. Cioè, non proprio nuova, l’auto è usata ma ha fatto pochi chilometri e la carrozzeria è messa benissimo. La vecchia 600 era diventata insufficiente per il nostro nucleo familiare e così i miei hanno deciso di cambiarla. Questa è nocciola, uno dei colori più venduti e ha una targa talmente semplice da ricordare che mio padre, appena presa, sembrava diventato un maniaco rispettoso del codice della strada:

- Se c’è un vigile non deve neanche mettere le mani in tasca per prendere il taccuino, la multa la compila a casa in tutta tranquillità - ci diceva per giustificare la precedenza data a un’auto lontanissima o la brusca frenata al semaforo appena diventato giallo. Poi per fortuna ci hanno tamponato e la sua guida è tornata a essere normale.

Per la prima volta abbiamo anche l’autoradio. Papà ne ha fatta montare una – anche quella usata – con lettore Stereo 8. Permette di riprodurre musica incisa su nastri magnetici contenuti da cartucce grandi quanto due pacchetti di sigarette. Penso che sia una trovata straordinaria poter ascoltare la musica che più ti piace portandola da casa.

Mia madre apre la borsa con i panini che ha preparato prima di partire e comincia a distribuirli. C’è poca scelta: prosciutto crudo e mozzarella oppure cotto con sottiletta. Mia sorella opta per il primo tipo. A me va bene qualsiasi cosa tanto so che sia lei che nostro fratello non li finiranno e li lasceranno a me.

Siamo diretti in montagna, Ville del Monte si chiama la frazione sopra Riva del Garda in territorio trentino. C’è la nostra pensione e altre due case. È per il terzo anno consecutivo che andiamo lì e stavolta ho davvero paura di annoiarmi. Se non dovessero esserci miei coetanei sarò costretto a passare i pomeriggi al campo di bocce. Per fortuna che in cinque minuti si arriva al lago di Tenno.

Chiedo a mia madre di farmi scendere per ridare vita alle mie leve troppo lunghe per i miei sedici anni e per il sedile posteriore dell’utilitaria. Dopo quasi trecento chilometri le gambe sembrano percorse da miliardi di formiche. Anche mio padre scende e si dirige verso il bar. In mano ha una cartuccia: è quella con la raccolta di canzoni suonate da Fausto Papetti. In famiglia non piace a nessuno. Aggiungendo 500 lire c’è la possibilità di cambiare il nastro con un altro usato. È chiaro che la musica uscita da poco è difficile da trovare, però con un pizzico di fortuna... Quando torna sul suo viso c’è il sorriso del pescatore che ha preso la trota più grande del lago.

- È la raccolta delle colonne sonore di Morricone! - ci annuncia trionfante, - è appena uscita e ci sono anche gli ultimi film. Me la passa e leggo con soddisfazione che c’è anche il mio brano preferito.

Rientriamo in macchina. Gli avanzi dei fratelli mi stanno aspettando.

- Avete pipì o altri bisogni da fare? - chiede nostro padre. Un “no” corale è la nostra risposta.

- Guardate che non mi fermo più fino all’arrivo se non per mettere benzina - insiste papà mentre riaccende la radio e inserisce nel lettore la nuova cartuccia. Il primo brano è la bossa nova di Metti una sera a cena. Mi concentro su quelle tre note e dopo pochi minuti mi addormento. Mi sveglio quando inizia Il Clan dei siciliani. Ho memorizzato la lista delle canzoni: la prossima sarà quella che aspettavo.

Nel frattempo siamo arrivati a Carpi e mio padre entra in un distributore per fare benzina.

- Acqua e olio a posto? - chiede il giovane benzinaio.

- Poco fa si è accesa la spia della temperatura. Appena fatto il pieno controlli se c’è da aggiungere acqua - risponde sicuro mio padre. Il ragazzo ripone la pistola sulla colonnina e dal lunotto lo vediamo trafficare con la testa nel cofano.

Il suo grido di dolore è da far accapponare la pelle e ci coglie di sorpresa.

Gli altri benzinai corrono in suo aiuto. Papà scende dall’auto e io lo seguo. Il tappo del radiatore è a terra e il giovane si copre il viso con le mani.

- Brucia! Brucia! - continua a urlare il ragazzo. Uno dei suoi colleghi prende un secchio pieno d’acqua e glielo versa in testa. Riusciamo a vedere il suo volto chiazzato da macchie rosse.

- È schizzata su l’acqua bollente! - riesce a dire piangendo.

- Sei stato tu a svitare il tappo? - gli chiede il più anziano dei colleghi.

- Il signore mi aveva chiesto di controllare l’acqua.

- Ma cosa ti è saltato in mente? È chiaro che la pressione dell’acqua bollente... - lascia la frase in sospeso, sa che non serve più a niente. Poi cambia registro:

- Tony prendi la mia auto e portalo al pronto soccorso.

Il ragazzo viene caricato su una macchina che parte sgommando. Un altro dei benzinai riempie un innaffiatoio d’acqua che poi versa nel nostro radiatore riportandola a livello.

- Faccia controllare la guarnizione della testata. - suggerisce a mio padre.

Quando rientriamo in auto mia madre ci chiede come sta il ragazzo.

- Speriamo che non debba portare i segni per tutta la vita. - le risponde papà mentre mette in moto per ripartire.

Durante l’incidente l’autoradio è rimasta accesa e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il brano che aspettavo, è già finito.

- Chiusi-Chianciano! Frena, è la nostra uscita!

Metto la freccia e cerco di rallentare senza inchiodare. Arrivo alla rampa con una velocità ancora un po’ troppo sostenuta.

- Dove stavi con la testa? - mi chiede Daniela con aria di rimprovero.

Non mi va di confessarle del mio breve viaggio nel tempo.

Provo a sviare.

- Che ne dici se ci fermiamo a dare un’occhiata al casale delle ceramiche subito dopo il casello?

- Ma te l’ho appena chiesto io! Non dirmi che non mi hai sentito!

Ecco un’altra conferma. Stavo davvero troppo lontano!

- Appunto, proprio questo volevo dire - biascico senza convincerla.

Parcheggio all’ombra di una quercia sulla ghiaia del vialetto, subito dopo il cancello. Il casale dà l’idea di essere un’abitazione, una bellissima costruzione in pietra viva coperta in parte da vite americana, mentre invece è stato adibito a forno con punto vendita. Negli anni passati abbiamo già fatto acquisti qui e una volta ci ho pure dimenticato il bancomat.

Un cagnone scodinzolante ci viene incontro e ci annusa. Cerca la mia mano per una carezza poi ci accompagna fino all’ingresso: per il momento il suo compito è terminato. Entriamo. La proprietaria è occupata al computer ma smette di lavorare e ci viene incontro invitandoci a dare un’occhiata agli oggetti esposti. In un altro locale una ragazza sta decorando delle maioliche con una scena di caccia. Daniela è subito attratta da due vasi da farmacia con le scritte in latino delle spezie che dovrebbero contenere.

- Starebbero bene sulla credenza della cucina - approvo io.

- Prendiamoli in considerazione. Semmai ce li facciamo mettere da parte e li ritiriamo prima di tornare a casa.

Con l’acquisto delle due terrecotte la nostra vacanza è ufficialmente iniziata. Adesso non vedo l’ora di arrivare alla pensione, scaricare i bagagli e andare a mangiare.

Speriamo che abbiano preparato i pici al ragù di cinghiale.


cardstefano@libero.it