Sane consuetudini
Una parola è in auge. Una alla volta; Se intuizione riesce ad afferrarla, dev’esser quella sola nel suo retino, anche se sfarfalleggia fra tante altre. Non distingue colori, a tuttaprima. Se l’osservo, trionfo ma è per copiare il suo. Ricamo lenta: resta vicino più a lungo, l’essenza, l’aria ricorda che già l’ho rilasciata.
Di chiar'azione
Fu una sensazione particolare, un fagiolo. Mi credevo malato, sottoterra sforzavo la gravità, dovevo solo nascere. Il calore non era statico, chè trasformavo in varco energie intorno transeunti. Mi dico forte nell'attesa verde. Ora so che qualcuno mi ha visto,
un dolce attimo memorabile, la prima luce diretta, un paradiso. La sorpresa che dovesse affondare dentro tutto il mio essere, ascoso. Il primo colpo di vento, crudele. Mi dico debole, impressionata. Sembra così semplice, vegetale,
il senso della fatica. Affioro appena e capisco: nell'aria un procedere diverso si prospetta, altri lavori, sebbene fiorirò queste stesse radici. Allo scoperto sto uscendo, mi dico sottovoce.
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Càpita diventando vecchi di stare più che quieti a lungo nella stessa posizione sulla panchina e forse è rattrappirsi che invecchia. Senza batter ciglio pensavo alle mie ossa e càpita un pettirosso, arzillo. Saltella e mi occhieggia mostrando un profilo poi l'altro. Motivo in più per non spostarmi.
A prova di privacy, prosa di umani
Ogni nome che mi date mi nasconde allegro o triste, giro in maschera. Vi lascio fare, il poco che faccio pocopreciso pure precisa poco a poco il padre, il figlio e lo spirito dove mi defilo. C’è un nome solo che non si dice ancora: nel tempo, ora, definisce l’ombra di un’orma nella sabbia di abramo, ma adotta già il segno fra le stelle.
Volendo (Volùspà, Edda poetica)
Vedi un mare mai visto, oh veggente! (non c’è anima viva, nemmeno tu) vasto né mai varcato, vergine dalla fine arena all’orizzonte pure senz’ombra di solitudine perché su ogni onda gioca il sole, l’arco di ogni increspatura brilla sottacqua filtra a rincorrere i raggi.
Iterate tiritere
distrazioni stra-azioni trazioni strazio
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fiero che la vita ti fortifichi in nugoli di mandorli e mimose soffici macchie bianche rosa gialle, voli come nuvole nel gran vento. veloce figlio della nostra terra, favole di primavere corrono tempi non felici controcorrente... vai la tua vita come fosse niente.
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finché remoti arrivino rapaci regni del sonno, gli accaniti idiomi credi di non capire; sono gnomi da Morfeo spinti mordono vivaci, una sabbietta lor d’oro versano che non si è mai vista, nei vostri occhi che poi diventa la pagliuzza a spicchi. nel frattempo è mattina, si immergono.
e-bbrezza
bimba se vai veloce arrivi prima te l’assicuro credi non c’è il trucco, raro accade nella vita che mima ergo corri non rimaner di stucco scordati dell’inciampo nella testa sgombra da crucci fuga la lentezza i ritmi scontati: per far festa i pensieri aboliti dalla brezza.
postadrenalinico
sì sento lo sfinimento sfilaccio se a volte nemmeno me ne accorgo, misura o quale peso potrei darvi ho un piede nella fossa son malata. di bellezza questa mi fu accordata mentre mi scorre la vita davanti sono inutili tutti questi pianti non so da chi possa averlo imparato. so di essere dura di cervello fatto sta che si è stabilito il bello… e tutta la fatica di seguirlo l’inutile delitto del rovello il morire di estrema consunzione capisci che mi passa sulla testa: è l’ora dolce, passa la dolcezza.
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