CONGEDO
Il nostro amore sembrava ancora intatto nuovo nuovo appena spettinato quando all’improvviso senza nemmeno un cenno di preavviso te ne sei andato
ROTTURA
Qui nella casa ancora tutto protrae l’inganno ancora non hai telefonato per venire a ritirare la tua roba la tua vestaglia cinese appesa nel bagno al suo posto di sempre il separadita di cellulosa rosata schiacciato dentro una pantofola la camicia lava e stira appesa accanto alle mie il tuo maglione arcobaleno piegato sulla panca della toletta. I nostri indumenti si amano ancora al di là di noi loro sì sono fedeli più tolleranti meno infantili di noi. Non ho lavato il tuo asciugamano rosso per paura di vederlo stingere sangue più melodrammatico di me. Mi sforzo di essere civile agli amici dico soltanto: non c’è – è in viaggio – assiste sua madre: è peggiorata poverina. – rimandando la rivelazione della verità. Intanto il rapporto in qualche modo continua è come gli abiti del morto appesi dentro l’armadio ma Lazzaro chissà potrebbe risuscitare?
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Mi hai lasciato L’avevi annunciato fin dall’inizio solo io non ti avevo creduto pensavo tu lo dicessi per scherzo per sbadataggine perché volevi darti delle arie Invece no: lo dicevi sul serio. Questa fine te la portavi dentro fin dal principio. Così ostinato come un bambino che si accanisce a non voler lasciare il suo gioco.
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Hai sbattuto la porta senza dire perché. Forse non lo saprò mai non ritornerai indietro a spiegarmelo. Io dietro la porta chiusa alle tue spalle nella stanza vuota sento questo vuoto che mi stringe alla gola mi soffoca il pianto.
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Oggi è San Valentino il primo senza di te venivi con un fiore mi invitavi a cena a lume di candela mangiavamo ostriche con lo Chablis. Adesso del regalo mi rimane solo la carta che l’avvolgeva spiegazzata solo la pena.
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Torna dico non tornare non ti voglio più vedere era tutto sbagliato non eri quello che sembravi è così chiaro adesso che non mi amavi forse non mi hai amato mai? o giocavi? mi ingannavi? Eppure anche tu devi averci creduto se no non saresti fuggito lasciando i tuoi libri sparpagliati – un vestito il pennello da barba la vestaglia tutte queste povere care cose abbandonate sul campo di battaglia
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Soprattutto spero di non rivederti spero che mai più tu ritorni Come ho potuto come ho potuto per tanto tempo sopportarti?
per strada spero di non incontrarti ma nel caso mi vesto più elegante mi trucco vorrei tu mi vedessi come sono bella adesso
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Una lacrima cos’è? Questo po’ d’acqua tiepida – o rovente? che rotola rotola e poi si asciuga lascia solo una breve traccia sulla pelle appiccicosa di sale questo dolore che esala e si prosciuga e non rimane quasi niente?
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Oh ti amo ti amo ti vorrei vicino ancora qui perché non vieni non ritorni? appena un minutino per vedere di nuovo com’è? magari scopro che non è poi così finalmente mi allontano per sempre da te
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Torna amore accetta l’imperfezione non siamo più gli adolescenti che si tenevano per mano ma ora che sappiamo quanto contraddittoria sia la vita e niente può essere detto che sia davvero vero solo questo possiamo – volerci bene accettarci come siamo con i nostri limiti, gli errori, il venir meno.
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Io sono colpevole quanto te. Tu sapevi che niente di quanto dicevi era vero Anch’io lo sapevo ma mi piaceva illudermi che fosse vero. Tu volevi ingannarmi. Io volevo farmi ingannare. Nessuno dei due era migliore dell’altro. Invece di vivere preferivamo sognare Poi un giorno ci siamo dovuti svegliare eravamo arrivati al capolinea bisognava scendere ricominciare a camminare.
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È stato bello finché i sogni sono durati guardare come bambini nella lampada di Aladino poi i sogni sono finiti la lampada è stata svenduta.
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