FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

LE ORE

di Brenda Porster



NOTTURNO

quando mi sveglio di notte
faccio un check-up mentale –
sorprendentemente, la cornea graffiata
non dà fastidio, quasi
e il ricordo di quello che è successo
è solo un dolore, persistente,
sordo sotto le costole
in alto


RISVEGLIO

il peggio è svegliarsi –
attraverso le persiani s’infila
una luce indesiderata
ricordi come moscerini si affollano
per schiacciarli l’unico rimedio è
premere il tasto della radio.
e quando alla fine ci si alza
ogni arto comporta
il suo peso specifico.


PRIMA LUCE

la prima luce
comunque seduce
ancora sdraiata osservo
mentre mi stacco dal corpo
come il fantasma nel film
(schizofrenica garza)
abbandono sul letto
la materia inerte

arrivata alla finestra
un attimo di attesa
prima di aprire gli scuri
a vedere quali colori
fumo, ocra, perla
porta il tempo


FAST MOTION

e poi ti prende nelle sue rotelle
l’ingranaggio del giorno,
la cinghia dentata
ti strizza, ti rovescia
ti riconsegna dopo in piedi
impassibile, come Charlot
con occhi sbarrati e mani aperte
aspettando il seguito


METÀ MATTINATA

metà mattinata davanti al computer
le dita che compiono il loro dovere
stirando un po’ il collo riesco a vedere
cespugli in fiore sul tetto di fronte
quando la musica Klezmer dal Real Player infrange
il momento presente con danze matrimoniali
solleticando i piedi che prendono a salterellare
ricordando melodie e ballando con il rebbi
come io con il babbo e la felicità di lisciare
il ‘3-step’ tra le sue braccia
                               – devi solo lasciarti andare

e la mamma che le cantava dal sedile dietro
(perché io m’ero guadagnata il privilegio del posto
accanto al babbo per la mia nota propensione
a rimettere) con voce intonata ma anche un po’ rauca,
era tutto un sorriso allora

sento sillabe grasse come strutto di pollo,
corde di violino estatiche come le danze
dei chassidim negli shtetl scomparsi ma vivi
negli occhi del nonno novantenne incantati
nel pensiero dell’Odessa dell’infanzia
                  – la più bella città del mondo: di notte
                                             è tutta illuminata

e mi ricordo il futuro quando rammenterò la mamma
che canta e non sarà più come i balli del babbo
e gli occhi luminosi del piccolo nonno,
la mia storia che sale dai piedi.


SLOW MOTION

viene il tempo
rallentato:
l’immagine è
il nuotatore subacqueo
di Atalante

                    fuori orario

l’acqua si fa viscosa
i movimenti intorpiditi,
larghi, il fiato
sospeso

ti senti a tuo agio
in quest’elemento liquido
dove vai alla ricerca
dell’animus
               medusa


VESPRI

le giornate si stanno accorciando
i colori che si spiegano all’orizzonte
mi colgono ogni volta di sorpresa
nel caldo riflesso che tutto bagna
il legno scuro della ringhiera si ammorbidisce
in questa, l’ora della mezza luce
che si apre verso il buio.


LA VECCHIAIA DELLE STELLE

anche per i corpi celesti
c’è un tempo lineare, ineluttabile:
la giovane stella azzurra
è tersa, scattante
attraversa poi la maturità
un bianco diamante.

ma ciò che a me interessa ora
è la vecchiaia della stella
quando, mostruosamente grande,
in rarefatto decadimento
si adagia nel cielo, anziana signora
stravaccata in poltrona e
soddisfatta.


SARA: L’ATTESA

Non ha detto una parola quando è partito,
solo un cenno secco del capo verso il monte.
Con occhi scintillanti come lame
ha preso per una mano Isacco
e nell’altra il lungo coltello affilato.
Senza una parola il ragazzo lo ha seguito,
ubbidiente, un solo sguardo rivolto a me
da occhi impauriti.

Li ho visti allontanarsi,
la bruna testa ricciuta sotto quella grigia
e piegata di Abramo, su per il sentiero
ripido e polveroso come la mia gola
che non è riuscita a emettere parola.

Il vento del deserto mi abbaia nel cervello,
scava nelle viscere strette da una mano di ghiaccio.
L’asse del tempo si è spezzato.
Nei rami secchi dell’albero all’orizzonte
si è impigliato il sole.


La silloge è inedita



brendaporster@gmail.com