FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

LA POESIA DI ARIANE DREYFUS
Una forza vitale

di Viviane Ciampi



Si entra in questa scrittura come spostando le ragnatele tese tra gli alberi di un bosco: la realtà appare con delle fessure, la coerenza si accosta piano, al verso.
Lontana anni luce da trasudamenti lirici, da vortici verbali, si ha quasi l’impressione che Ariane Dreyfus lasci le cose dirsi da sé (in una benvenuta essenzialità lessicale) prima ancora di seminare i loro nomi familiari. Ma alla luce dei continui colpi di scena, dei corto circuiti di sintassi, delle contrainte è lei stessa a svelarci alcuni segreti: «Più scrivo / Più mi allontano dall’inizio del libro allungato nella brace». Talvolta appare più spettatrice che protagonista: «Il chiarore. / Una mano che torna. / Che vedo tornare». Talvolta appare il contrario: «tiro a me la pagina».

Il lettore si accorge – a una lettura più attenta – che tutto si regge, e scopre l’istante di un accadere puro, il punto dell’aprirsi di una porta. La poesia e la vita s’impastano e si accordano nello scenario, è sufficiente spalancare gli occhi e guardare. Insisto sul verbo guardare perché la poeta francese s’ispira molto di più al cinema, alla fotografia alle cose viste nel fragile equilibrio del creato, piuttosto che alla letteratura. Vi è il mondo dell’infanzia con citazioni di Perrault, Andersen, Basile che fanno capolino all’improvviso, le sorprese di un eros talvolta frusciante e sommesso, altre volte spudorato e senza limiti, mai fine a se stesso e con, in sottofondo, ampi slanci di tenerezza.
Qui, il verso può iniziare a metà d’un discorso, là può essere “sfrattato” dalla pagina come colpito da un misterioso ordigno e chi legge si ritrova tra bisbigli d’una intima conversazione, nella luce affievolita del giorno, nella prossimità di un piccolo accadimento e si fa complice della poeta perché la sua è voce d’accoglienza. Chi legge entra quasi per gioco nella sua visione del mondo.

Ariane Dreyfus, che a suo dire non è una esperta d’arte, nell’ultimo libro (Nous nous attendons, Ed. Le Castor Astral, 2012), ci fa condividere un suo rapimento per l’opera del pittore figurativo Gérard Schlosser, in quello spazio di misteriosa anacronia – quello all’interno della cornice – in cui si può intravvedere l’incommensurabile dell’esperienza creativa. Poeta che ama condividere, come dicevamo. Da tempo, nei suoi «chantiers de poèmes» arriva al punto di mostrare al lettore il suo laboratorio con tutti i dubbi e i ripensamenti, e quelle pagine sono da gustare quanto i versi.
Vi è, in tutta la sua opera qualcosa di vitale, di condensato, di vorace. Un emergere di situazioni imprevedibili, di relazioni umane che ci portano lontano, su rotte inconsuete.





Enfin

Cracher

Les caillots de la malheureuse parole.

Vivement l’arbuste impatient que la pelle comprend !

Je l’enfonce, je travaille avec. Pendant ce temps la nuit tombe.

Dernière caresse. Puis il boit son eau plus tranquille.

Le but serait de se parler comme on se donne à boire.

Je plante un peu d’écrire. Mais le but serait comme on se donne et s’étire.

Jusqu’à la porte. Voilà je lui parle.

Un visage tiendrait la porte ouverte.

Alors je lève ma main, saluant la joue encore une fois épargnée. C’est souvent la première caresse.

Faire les signes, à tâtons,

Se buvant dans la main.

Les yeux au-dessus de cette eau.


Infine

sputare

i grumi della misera parola.

Evviva l’arbusto impaziente che la vanga comprende!

La conficco, con essa lavoro. Nel frattempo scende la notte.

Ultima carezza. Poi beve la sua acqua più quieto.

Lo scopo sarebbe parlarsi come ci si disseta.

Per poco la pianto lì di scrivere. Ma lo scopo sarebbe come ci doniamo e ci stiracchiamo.

Fino alla porta. Ecco gli sto parlando.

Un volto terrebbe la porta aperta.

Allora alzo la mano, salutando la guancia ancora una volta risparmiata. Spesso è la prima carezza.

Facendo i cenni, alla cieca,

bevendosi nella mano.

Gli occhi al di sopra di quest’acqua.


LE BONHEUR

J’allume une lampe, puis ma préférée, celle qui est par terre. Ton lit le répète :

tu vas revenir.

Quand il y aura un homme il y aura une femme. Tu m’as dit :

« Tard dans la nuit ».

D’abord le sommeil traversera

Même les broussailles.

J’éteins, le chemin s’enfonce.

La pensée suffit quand elle ne pense qu’à toi. Et dormir peut la cueillir.

*

Finesse du geste, épines en métal ?

La porte gémit sa joie avant moi :

Où est ta main j’entends la clef.

Où es-tu ? Sauf que tu es là.

Sac posé, chaussures ôtées,

De l’eau qui coule.

Tu tousses, bien sûr,

Mon homme musical.

Pendant ce temps la femme se déchirait calmement le ventre avec sa tendresse grandissante.

Tiens ! J’ouvre les yeux sous un arbre pas si haut.

M’arrive ton sourire de plus que modeste prince assis. Tu n’as pas pris le temps d’ôter tes lunettes, la réalité gagne sur le rêve.

Tout de suite ta main trouve ma tête, elle n’hésite plus pour « la couronne d’amoureuse ». Si lourde la nuit, si vraie.

(Peut-être je deviens belle ?)

Tu veux d’abord au balcon,

M’éclairer les épaules.

La clarté. Une main qui revient.

Que je vois revenir.

Le sein n’est plus caché

(Peut-être je deviens belle ?)

La lune bouge dans le ciel.

*

Tu es si nu qu’il ne manque plus rien je crois.

Tu seras rentré toute la nuit, tu continues et plus avant. J’écris ce poème parce que la pensée de ton sexe suffit pour dire - ce n’est pas parler que mon sexe cherche et pourtant :

« Je ne suis plus prêtée par la mort puisque la vie s’est décidée ».

*

Tu te redresses pour me donner plus d’un baiser. Puis retombes. Bonne nuit, mon amour.

Les caresses passent, mais la vie aussi c’est pas à pas.


LA FELICITÀ

Accendo una lampada, poi la mia preferita, quella che è per terra. Il tuo letto lo ripete:

tornerai.

Quando ci sarà un uomo ci sarà una donna. Tu mi hai detto:

«Tardi nella notte».

Prima il sonno attraverserà

Anche i rovi.

Spengo, il sentiero s’addentra.

Il pensiero è bastevole quando lei non pensa che a te. E dormire può raccoglierla.

*

Finezza del gesto, spine di metallo?

La porta geme la sua gioia prima di me:

Dov’è la tua mano? Odo la chiave.

Dove sei? Tranne che sei qui.

Borsa posata, scarpe tolte,

Acqua che cola.

Tossisci, certo,

Mio uomo musicale.

Nel frattempo la donna si strappava con calma il ventre con la sua tenerezza crescente.

Toh! Apro gli occhi sotto un albero non così alto.

Mi capita il tuo sorriso di più che modesto principe seduto. Tu non hai preso il tempo di toglierti gli occhiali, la realtà vince sul sogno.

Subito la tua mano trova la mia testa, non esita più per «la corona d’innamorata». Così pesante la notte, così vera.

(Forse divento bella?)

Tu prima vuoi sul balcone

Rischiararmi le spalle.

Il chiarore. Una mano che torna.

Che vedo tornare.

Il seno non è più nascosto

(Forse divento bella?)

La luna muove nel cielo.

*

Sei così nudo che non manca più niente credo.

Sarai tornato tutta la notte, continui e più in là. Scrivo questa poesia perché il pensiero del tuo sesso basta per dire - non è parlare ciò che il mio sesso cerca eppure:

«Non sono più prestata dalla morte poiché la vita si è decisa».

*

Ti raddrizzi per darmi più d’un bacio. Poi ricadi. Buona notte, amore mio.

Le carezze passano, anche la vita è passo dopo passo.




          Ici tous les poèmes viennent de faire l’amour.
          Qui tutte le poesie hanno appena fatto l’amore.



AOÛT S’ACHÈVE

Chaque jour de nouvelles noisettes tombent.

Je ne marche plus pareil, je m’accroupis.

Le temps qui passe ne touche pas par terre. Moi si. J’ai déjà été petite.

Le besoin qu’on a de se nourrir.

En réalité je n’ai pas faim, bien sûr.

Tu me refuses ta présence pour que j’apprenne à ne plus attendre. Je les ramasse sans me dépêcher, me montrant à moi-même comment je t’aime aujourd’hui et peut-être nous nous aimons. Le menton sur les genoux, j’oublie de vieillir. Je suis attentive.

Il y a quelques jours tes soupirs pendant que je caressais les bouts de tes seins, émotion pas si minuscule, très longue même. Entre tes jambes, suite du paysage, tu bandais avec patience. Je vais encore demander si c’est un poème, mais je ne demande plus si je t’aime.

La langue, tu hésites beaucoup.

De la mienne j’interroge un peu tes lèvres, puis retourne à ta poitrine ici, ou là ton sexe indescriptible qu’en baisers. Ta main sensible est calme dans mes cheveux.

Je commence seulement à t’embrasser.

Ton ventre à tressaillir.

Les noisettes ne sont données par personne,

C’est aussi une douceur pas si lointaine.

Tellement de mystère dès que tu acceptes.

Ma récolte, pesée dans mes mains et dans ma bouche. Et ce n’est pas une récolte.

Maintenant je me tais parce que tu as tellement gémi.


FINISCE AGOSTO

Ogni giorno cadono nuove nocciole.

Non cammino più allo stesso modo, mi accuccio.

Il tempo che passa non tocca per terra. Io sì. Sono già stata piccola.

Il bisogno che abbiamo di nutrirci.

Certo, in realtà non ho fame.

Mi rifiuti la tua presenza affinché impari a non attendere. Le raccolgo senza fretta, mostrando a me stessa come ti amo oggi e forse ci amiamo. Il mento sulle ginocchia, dimentico di invecchiare. Sono attenta.

Qualche giorno fa i tuoi sospiri mentre ti accarezzavo i capezzoli, emozione non così minuscola, lunga persino. Tra le tue gambe, seguito del paesaggio, ti eccitavi con pazienza. Vado ancora a chiedere se è una poesia, ma non mi chiedo più se ti amo.

La lingua, esiti molto.

Della mia interrogo un po’ le tue labbra, poi torno al petto qui, o là dove il tuo sesso indescrivibile tranne che in baci. La tua mano sensibile è quieta nei miei capelli.

Comincio solo a baciarti.

Il tuo ventre a fremere.

Le nocciole non sono date da nessuno,

È anche una dolcezza non così lontana.

Tanto mistero appena accetti.

Il mio raccolto, pesato nelle mie mani e nella bocca. E non è un raccolto.

Adesso mi cheto perché hai mugolato a lungo.


LE DOUBLE SURSAUT

à Isabelle Garron                     

Est-ce à coups de langue

Qu’une femme peut sauver ?

Je regarde ma fée puisqu’elle est là.

Paroles qui valent les belles robes

Déployées.

Aucune magie et toutes les cicatrices

(Aujourd’hui ça s’appelle des sourires)

Pour se redresser à l’endroit.

L’angoisse préfère rire : à force de la connaître,

On sait changer la musique.

*

Pourtant l’homme :

Tu as la même initiale que ce mot fou.

Je t’ai ouvert mon ventre.

Seule à seul.

Belle solitude

Contre l’autre peau.

*

Ou brutalement.

Je ne suis pas assez intacte (trop amoureuse), je dois sortir du bal (de tes bras).

« Lorsqu’elle ne les vit plus, elle se mit à pleurer. » (1)

La fée - tu es merveilleuse - cherche :

« Attends-le loin de toi. »

A chacune sa forêt

Où se trouve l’homme perdu

Je ne sais de quel côté

(Sans une caresse pour y voir clair)

Je veux bien un coup mais serrée dans les bras

Il n’y aurait plus la distance du coup

Ton sexe entré j’ai tellement pleuré

La très belle douceur et le plus doux ravage

Tu montes dans les branches puisqu’elles bougent.

Plus haut elles bougent aussi.

(1) Citation de « Cendrillon » de Perrault


IL DOPPIO SUSSULTO

a Isabelle Garron                     

È a colpi di lingua

Che una donna può salvare?

Guarda la mia fata poiché è lì.

Parole che valgono i bei vestiti

Sfoggiati.

Nessuna magia e tutte le cicatrici

(Oggi si chiamano sorrisi)

Per raddrizzarsi dal diritto.

L’angoscia preferisce ridere: a forza di conoscerla,

Si sa cambiare la musica.

*

Eppure l’uomo:

Hai la stessa iniziale di questa parola folle.

Ti ho aperto il mio ventre.

Sola a solo.

Bella solitudine

Contro l’altra pelle.

*

Oppure brutalmente.

Non sono abbastanza intatta (troppo innamorata), debbo uscire dal ballo (delle tue braccia).

«Quand’ella non li vide più, si mise a piangere.» (1)

La fata - sei meravigliosa - cerca:

«Aspettalo, lontano da te.»

A ciascuna la sua foresta

Dove si trova l’uomo smarrito.

Non so da quale parte

(Senza una carezza per vederci chiaro)

Accetto un colpo ma stretta nelle braccia

Non ci sarebbe più la distanza del colpo

Il tuo sesso entrato ho talmente pianto

La bellissima dolcezza e il più dolce danno

Tu sali nei rami poiché muovono.

Più in alto sempre muovono.

(1) Citazione di «Cenerentola» di Perrault


LA NECESSITE INTERIEURE

Mon seul livre qui n’aurait pas fini.

Aimer un seul homme, écrire un seul livre

Plus de clôture, plus de barrière finale.

Les pages avançaient, parfois un plus grand baiser se couchait et ce poème gardait de vraies lèvres

Séduite, la poésie devenait la femme

Qui marchait plus vite qu’elle

Puisqu’elle avait ta main

La droite, la gauche

Sur ma cuisse ou ma hanche

Mes chevaux, mes fictions ?

Pas d’autre film que ton sexe de tous les moments.

J’ai vu disparaître la poésie

Et pourtant nous sourions toutes les deux

Quand ton souffle me brûle les oreilles presque

Depuis

J’écris encore plus vite

Je lance - nous ne sommes pas morts - tous mes mots

Dans le seul feu que j’ai voulu.

Viens voir toi aussi.

Nous ne parlerons pas.

Il éclaire, il chauffe

Et il danse.


LA NECESSITÀ INTERIORE

Il mio solo libro non finito.

Amare un solo uomo, scrivere un solo libro

Non più recinto, non più barriera finale.

Le pagine avanzavano, talvolta un più grande bacio si sdraiava e questo poema conservava vere labbra

Sedotta, la poesia diventava la donna

Che camminava più veloce di lei

Poiché aveva la tua mano

La destra, la sinistra

Sulla mia coscia o la mia anca

I miei cavalli, le mie fiction?

Nessun altro film tranne il tuo sesso di tutti gl’istanti.>p>

Ho visto sparire la poesia

Eppure sorridiamo tutte e due

Quando il tuo respiro quasi mi brucia le orecchie

Da allora

Scrivo ancora più in fretta

Lancio – non siamo ancora morti – tutte le mie parole

Nel solo fuoco che ho voluto.

Vieni a vedere anche tu.

Non parleremo.

Esso rischiara, esso riscalda

E danza.

da La bouche de quelqu’un, Ed. Tarabuste



NOUS NOUS ATTENDONS


CE QUI EST ARRIVÉ

De tous les arts, la peinture est le plus éloigné de moi. Certes, je pourrais citer des tableaux où des êtres, lourds de présence humaine, animale ou végétale, me font m’approcher d’eux, m’immobiliser un peu, et d’autres aussi, concrets d’être l’espace où des mouvements ont laissé des traces qui m’atteignent.

Mais le plus souvent, le geste de la peinture est artistique de façon si extrême (pour moi je dirais totalitaire) que je suffoque, privée du monde comme on est privé d’air. C’est pourquoi je ne vais guère dans les lieux d’exposition, sortes de tombeaux où j’erre comme une ahurie devant des écrans opaques. Cela n’empêche pas un instant de plaisir esthétique par-ci par-là, mais c’est alors plus triste que l’ennui, le sens de la vie est tout à fait perdu.

Un jour, en 1987 précisément, je suis malgré tout entrée dans une galerie, captivée par l’affiche sur la porte. C’était une exposition de Gérard Schlosser, que je ne connaissais pas. Le bonheur a été immédiat et total. Définitif aussi. C’était comme si on m’avait soulevée de terre et reposée exactement sur elle, et bien mieux, et j’étais transformée, incapable de ne plus en voir la beauté exaltante. Exaltante parce qu’absolument réelle.

Cette œuvre agit sur moi comme un révélateur. Grâce à elle je ne doute plus de la vie en général et de la mienne en particulier, le moindre morceau du monde (importance du cadre chez ce peintre) ne tremblera pas, bandé qu’il est de tout son éclat, comme gonflé, non pas de son importance, mais de son vertigineux caractère accidentel. Là se tient notre infini.


NOI CI ASPETTIAMO


CIÒ CHE ACCADDE

Di tutte le arti, la pittura è quella più lontana da me. Certo, potrei citare quadri dove gli esseri, appesantiti di presenza umana, animale o vegetale, mi fanno avvicinare a loro, m’immobilizzano un po’, e anche altri, concreti d’essere lo spazio dove i movimenti hanno lasciato tracce che mi toccano.

Ma il più delle volte, il gesto della pittura è artistico in modo così estremo (direi addirittura, totalitario) tanto che soffoco, privata del mondo come si è privati d’aria. Per questo motivo non vado molto nelle mostre artistiche, sorta di tombe dove bighellono come sbigottita davanti agli schermi opachi. Ciò non impedisce un istante di piacere estetico qua e là, ma è ancora più triste della noia, il senso della vita smarrito del tutto.

Un giorno, nel 1987 per la precisione, sono entrata nonostante tutto in una galleria, catturata dalla locandina sulla porta. Era una mostra di Gérard Schlosser che non conoscevo. La felicità è stata totale e immediata. Perfino definitiva. Era come se mi avessero sollevata da terra e riposta esattamente su di essa, e meglio ancora, ero trasformata, incapace di non vederne più la bellezza esaltante. Esaltante perché assolutamente reale.

Questa opera agì su di me come una cartina del tornasole. Grazie ad essa, non dubito più della vita in generale e della mia in particolare, il minimo lembo del mondo (importanza della cornice in questo pittore) non tremerà, avvolto com’è in tutto il suo fulgore, come gonfiato, non della sua importanza, ma del suo vertiginoso carattere accidentale. Qui ha luogo il nostro infinito.


« On verra bien »

Poireaux et pommes de terre et leurs gouttes d’eau
Posés sur l’évier
Elle est absente de la cuisine

La fenêtre est pleine de clarté
Elle a laissé le couteau
Elle s’est essuyé les mains ici


«Si vedrà»

Porri e patate e loro gocce d’acqua
Posati sul lavandino
È assente dalla cucina

La finestra è colma di chiarore
Ella ha lasciato il coltello
Ella si è asciugata le mani qui


« Comment on va faire ? »

La hanche est sortie du drap
Cela s’est fait sans ouvrir les yeux

Parfois c’est plus important que peindre
Il a posé la couverture sur elle

Le corps caché, ou bien l’ombre sur le visage
La peinture s’installe sans dire où

En face elle respire


«Come si farà?»

L’anca è uscita dal lenzuolo
Questo è accaduto senza aprire gli occhi

Talvolta è più importante che dipingere
Lui ha posato la coperta su di lei

Il corpo nascosto, oppure l’ombra sul volto
La pittura si colloca senza dire dove

Di fronte lei respira


« Elle a appelé »

Il ne voulait prendre que le ventre
Le visage n’est pas sur la photo
La prairie si

La courbe de la terre disant oui autant qu’elle
Deux lèvres

L’air
Intimement passe


«Lei ha chiamato»

Non voleva prendere che il ventre
Il volto non è sulla foto
La prateria sì

La curva della terra dice sì quanto lei
Due labbra

L’aria
Intimamente passa


« Ici je ne fais jamais rien »

L’herbe va si loin un animal qui bondirait dessus
Déjà évanoui

Tranquilles
L’arbuste penché et son ombre qui font deux

Et trois un corps horizontal, le pied posé sur le genou
Au sommet d’une cuisse très nue,

De toutes les robes la plus verte est dans le paysage

Le nuage avance si lentement sur elle
La dessinant pour lui et non pour demain


«Qui non faccio mai niente»

L’erba va così lontano un animale che sopra balzerebbe
Già svanito

Tranquilli
L’arbusto chinato e la sua ombra che fanno due

E tre un corpo orizzontale, il piede posato sul ginocchio
In cima a una coscia molto nuda,

Di tutti i vestiti il più verde è nel paesaggio

La nuvola avanza così lentamente su di esso
Disegnandolo per lui e non per domani


« Ça ferme à quelle heure ? »

La main aux ongles courts repousse le drap
Pour que la cuisse nue fasse
Un second paysage
Surgissant

Une autre main la prend
Ils ont du temps

N’a pas changé
La clarté prise dans le carré de la fenêtre
Où elle existe


«A che ora chiude?»

La mano dalle unghie corte respinge il lenzuolo
Affinché la nuda coscia produca
Un secondo paesaggio
Che sorge

Un’altra mano l’afferra
Hanno tempo

Non è cambiata
La chiarezza presa nel riquadro della finestra
Dove esiste


« En septembre on sera mieux »

Sur l’oreiller la joue fait commencer le visage
C’est si calme d’aimer

De son corps
Quelqu’un chauffe la terre à un endroit

L’épaule a fait glisser, obéissante
La couverture

Les lignes de la couverture font des plis
Selon les courbes d’un moment


«In settembre staremo meglio»

Sul cuscino la guancia fa cominciare il volto
Amare è così quieto

Dal suo corpo
Qualcuno scalda la terra in un punto

La spalla ha fatto scivolare, ubbidiente
La coperta

Le linee della coperta fanno delle pieghe
Secondo le curve d’un istante


 

 

          Ami, quand l’être
          que tu aimes le plus au monde
          ne te comprend plus,
          regarde, regarde flamber le feu
          le plus longtemps possible.


          Amico, quando l’essere
          che ami di più al mondo
          non ti comprende più,
          guarda, guarda ardere il fuoco
          il più a lungo possibile
          (1)

(1) Citazione da Le lendemain du monde di Bruno Grégoire (Ed. Rehauts, 2009, p.25)


 

 

« Tu voudras bien lui donner ? »

Dans le bol transparent une poignée de cerises
Plutôt sombres que rouges, les dernières

Elles ne sont pas prises
Sauf si penser à, aimer sans réponse c’est comme manger
Le bol est plein d’elles qui sont prêtes
Qui disent :
« Il faut savoir que c’est fini »

Gouttes coagulées exactement comme
Ce qui peut souffrir et le refuse


«Vorrai ben darglielo?»

Nella tazza trasparente un pugno di ciliegie
Più scure che rosse, le ultime

Non sono prese
Tranne se pensare a, amare senza risposta è come mangiare
La tazza è colma di esse che sono pronte
Che dicono:
«Bisogna sapere che è finita»

Gocce coagulate esattamente come
Ciò che può soffrire e lo rifiuta





Ariane Dreyfus, nata il 6 octobre 1958, vive e insegna vicino a Parigi.

Raccolte poetiche:

  • L’amour I, Ed. De, 1993, poi ripreso in Ariane Dreyfus da Matthieu Gosztola per la collezione « Présence de la poésie » Ed. des Vanneaux, 2012.
  • Un visage effacé, Ed. Tarabuste, 1995.
  • Les miettes de Décembre, Ed. Le Dé Bleu, 1997.
  • La durée des plantes, Ed. Tarabuste, 1998, e 2007 per l’edizione rivista e corretta.
  • Une histoire passera ici, Ed. Flammarion, 1999.
  • Quelques branches vivantes, Ed. Flammarion, 2001.
  • Les compagnies silencieuses, Ed. Flammarion, 2001.
  • La belle vitesse, Ed. Le Dé Bleu, collezione « Le farfadet bleu », 2002.
  • La bouche de quelqu’un, Ed. Tarabuste, 2003.
  • L’inhabitable, Ed. Flammarion, 2006 (Prix des découvreurs 2007).
  • Iris, c’est votre bleu, Ed. Le Castor Astral (2008).
  • La terre voudrait recommencer, Ed. Flammarion (2010).
  • Nous nous attendons (reconnaissance à Gérard Schlosser), Ed. Le Castor Astral, 2012.

    (foto di Elise Betremieux)


    viviane.c@alice.it