FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 24
ottobre/dicembre 2011

Crisi

 

NELLA CRISI

di Raffaele Piazza



NELL’AZZURRO DELLA CRISI

Postmoderno occidentale, si scorge
un cielo sbiadito apparire
dai posti di vedetta della pace,
crisi dell’intimo nel non parlare
e poesie scrivere con incerta grafia.
Senso del tempo tra internet
e televisioni a farci la vita in armonia
con di sempre le cose. Crisi
a non rispondere all’altra al richiamo
degli occhi o della voce chiara,
allo squillo del telefonino sul lungomare
ad apparire un barlume di stella
o nella camera da letto accendersi
la luce per grazia d’angelo mentre
si fa l’amore.

Crisi della solitudine essere in due
e sentirsi uno se non nel congiungimento
dei corpi nel folto del letto
dove tutto accade e per sbaglio
si fanno i figli. o sono i morti a
non parlare, la chiesa dei responsi
non dà pace alle anime di vetro
anche se non si è poeti.

Attimi di limbo, a poco a poco
la festa nel condominio accade:
sei stata invitata, Alessia, per essere
felice e hai fatto la doccia prima
di entrare nella sala del banchetto
e della musica: amici di scuola
nell’aria delle camere del luogo
della gioia, ti diverti, conversi
esci da quell’appartamento ed è di
nuovo crisi nella trasparenza
di un vetro bucato nella notte.

Si respira la vita sul farsi della sera
atmosfera di sogno, genesi di tentativi
di gioia, anche se c’è crisi economica
e delle menti che non sanno che pensare.

Accade la crisi (loro al potere e povera
Italia) nelle spire di un tempo di consumo
nero dove accade per meraviglia a volte
un trasparire di un greto in fondo alle
acque del Mediterraneo scorto dal marciapiede
dove nuota l’argento dei pesci da rinominare
per essere felici. Sei rimasta sola, Alessia,
la notte di Capodanno (tutti a festeggiare)
e ti sono scese dagli occhi lacrime anche
di gioia, ad angolo con il mondo e della città
lo spazio scenico, come l’ha chiamato il maestro
della vita che non esiste.

Si sparge il sapore della fragola al tuo passare,
di bella bionda naturale, Alessia,
sedici anni contati come semi nell’aria
autunnale della vita che dà anche benedizioni
e non solo salari bassi o il mendicare
nell’alba delle cose lentamente accade
la disadorna via serale che percorri in passi
incerti sui tacchi alti delle scarpe nere.

Crisi per aspettare che riaccada consecutivo
il giorno, chiari mattini nel diradarsi della nebbia
nella chiave del tempo ad infrangere
il silenzio che è la cosa più bella da conoscere
se si è in due con di un bacio la calma.

E viene il giorno dopo il tunnel della notte
e si arriva al risveglio allegro nella camera
non ci sono attimi di senso nella crisi
ma un fiore d’erba puoi sempre coglierlo, Alessia.


CRISI E AMORE

Nel tendersi delle fibre del tuo corpo.
Alessia, accade l’amore di nuovo
dopo crisi d’astinenza. I sensi gemmanti
nel ricominciare nel congiungerci
pari a fiori e in men che non si dica
finisce la crisi nel rarefatto albeggiare
in una conca di piacere.


CRISI E LAVORO

Oggi vado, oggi non vado, il mobbing
e il bar. I prati con i corvi neri nel
quadriportico e non esistono le premonizioni.
Per quel salario scalerei l’Everest e lei mi
attende per fare l’amore.


CRISI E CITTÀ

Qui è tutto un imbrogliare per un euro
o per milioni di euro, dal tassista al politico
tutto camorra e hanno ammazzato tra tanti
e tanti il giornalista Siani. Liberi solo
perché non c’è fascismo ma il bene vince sempre:
mare creato da Dio.



La silloge qui proposta è inedita.



reddino@tin.it




di Raffaele Piazza vedi anche, sul n. 12
Canto di Mirta