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OPPORTUNITÀ
Fotografie e testi degli studenti della 1ª A e 1ª B dello IEDa cura di Ambra Laurenzi |
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Federica D’Arrigo
Immagina Adriana, gli occhi neri e il caschetto ordinato che le arriva alle spalle.
L’abito elegante e distinto, in piedi con le braccia conserte e l’aria fiera e soddisfatta. Dietro di lei, bandiere istituzionali davanti ad una parete damascata.
Adriana è il futuro.
Un futuro in cui vengono riconosciuti gli stessi diritti a tutti e soprattutto il diritto a sognare il proprio avvenire.
Il futuro di Adriana
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Francesco D’Angelo
L’identità e l’importanza della cultura ha oscurato l’idea dell’ Uomo Originario, che, nato sulla terra come unica razza, quella umana, ha perso la sua identità nel momento in cui alla diversità delle culture si è sostituita la sua dimensione biologica, come ad esempio il colore della pelle.
L’uomo si identifica con la propria cultura e perciò è importante che questa non vada dispersa, anche se trasferita in paesi stranieri e quindi ospitanti, dove può rappresentare un arricchimento per la cultura dominante.
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Amira padre egiziano e madre italiana
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Kasunori padre giapponese e madre italiana
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Serena Amaduzzi
Il futuro non è per i “fortunati”, il futuro è per chi si è creato il suo piccolo o grande orto di conoscenza e di amore per la vita. Il futuro è per chi si impegna a non essere uno di sette miliardi, ma uno indispensabile ai sette miliardi.
Chi si arrende alla propria vita, sopravvivendo e adagiandosi su tutto ciò che di buono o cattivo gli capiti, ecco, quest’uomo è senza futuro.
Forse un giorno tutti apprezzeremo di avere una mente. Quel giorno potremo cominciare a parlare di futuro
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Eleonora Catapano
Il futuro non è altro che la proiezione della nostra immaginazione in uno spazio temporale fuori dal presente, in quanto esso non esiste a priori, ma si genera attimo per attimo.
Quindi, l'unica cosa che l'uomo può fare è vivere il presente.
Ogni atto del presente determina una conseguenza, ogni movimento genera un esito futuro, nella vita come nel gioco.
Il compito dell'uomo è, dunque, giocare le proprie mosse che sono, tuttavia, soggette a tre distinte forze: l'Abilità, il Caso, il Rischio.
Il rischio è un modo per lottare contro il caso e cercare di controllarlo, ma è sul rischio che si misura la consapevolezza, quella di chi deve conoscere le carte e le regole del gioco, e controllare i limiti delle proprie possibilità e competenze. Questa è forse la maggiore scommessa di una partita tutta da giocare.
Life
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Livia Roscioli
So che quello che percepiscono i miei occhi non basta.
Occorre un nuovo sguardo.
In futuro mi piacerebbe volare. A terra si deve stare sempre così attenti.
Vorrei che la gente ammettesse le proprie debolezze invece di utilizzare un’ipotetica forza a scapito degli altri.
Vorrei che la paura non uccidesse.
Vorrei che la natura fosse rispettata.
Vorrei che l’arte aiutasse le persone e la cultura non spaventasse.
Ecco, da tutte le persone e da ogni cosa qui e ora, dipende il nostro futuro.
Il giusto sguardo della dolcezza
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Maria Volpe Prignano
Bisognerebbe ripetersi continuamente che ciò che conta è l’adesso: costruire, ora, qualcosa, a ogni costo, con tutte le nostre forze rendere ogni giorno imperituro e farlo in modo tale che ogni istante sia un pezzetto d’eternità... Un istante come l’Haiku, piccolo componimento poetico giapponese di 17 sillabe, che circoscrive un’azione, un’emozione ed è rapido, intenso e folgorante.
È necessario riconoscere ciò che di fatto è sempre esistito, e stare semplicemente nell’istante e, se sapremo accettarlo, ci sveglieremo al suo significato.
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...il suono del vento...
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...di un antico amore...
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Patrizia Fusi
Non abbiamo nessuna certezza sul futuro, abbiamo soltanto pensieri, desideri, sogni che alimentano le nostre speranze.
Guardandoci allo specchio leggiamo nei nostri occhi i pensieri più nascosti, che prendono forma in una immagine che non si limita a riflettere le persone, ma le mostra immerse nel loro sogno. I nostri sogni acquistano così una materialità apparente restando, allo stesso tempo, un’illusione impalpabile.
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Beatrice Chima
Oggi l’immigrazione e la notevole quantità di presenze straniere nel nostro paese ha trasformato in ostilità quella che tempo fa, all’arrivo dei primi immigrati, era curiosità per il diverso. Tendiamo automaticamente a classificare queste persone all'interno di una particolare categoria che indubbiamente fa parte di stereotipi precisi. Quegli stessi stereotipi che noi stessi, a nostra volta emigrati per buona parte del secolo scorso, abbiamo subito ma che sembra abbiamo dimenticato.
La cultura dell’accoglienza e del confronto tra culture diverse si assimila fin da piccoli, ed è su questo che ogni società civile deve impegnarsi se vuole costruire la società del futuro.
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Giulia Trasacco
Nel 1948 George Orwell ha scritto “1984” un libro che continua ad avere una inquietante preveggenza nella società contemporanea.
Winston e Julia, i due protagonisti, sono gli unici ad opporsi al sistema e a lottare per poter avere la libertà di comunicare, pensare, amare.
Non hanno bisogno di spade supersoniche o auto volanti. È la forza di volontà comune che cerca di cambiare le cose, e ho voluto che Winston e Julia riuscissero nel loro intento immaginando, a differenza di Orwell, che il dittatore fosse finalmente sconfitto.
Nel mio futuro voglio essere libera.
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