FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 19
luglio/settembre 2010

Eros

 

FERREIRA GULLAR, POETA DELL'IMMANENTE

di Vera Lúcia de Oliveira



Nel breve panorama della poesia brasiliana contemporanea che sto tracciando, ho presentato nel numero otto di Fili d’aquilone (ottobre/dicembre 2007) il poeta Ferreira Gullar, nato a São Luís del Maranhão il 10 settembre 1930, lirico fra i più grandi del Brasile.
Torniamo ora a lui poiché sta per compiere ottanta anni e perché ha appena avuto uno dei più ambiti riconoscimenti delle letterature in lingue portoghese: il Premio Camões.
Avevo indicato come tutta la vita e l’opera di Gullar sia segnata dalla ricerca di un senso etico dell’agire e del vivere, nonché del fare poesia e letteratura. L’autore è coinvolto in prima persona negli avvenimenti e nei problemi del suo tempo, esposto ai venti tragici della guerra fredda che ha portato, con il pretesto di impedire il dilagare di idee socialiste e comuniste, a feroci dittature in tanti paesi del continente latinoamericano. Gullar non si è sottratto a tutto ciò, anzi la sua generosità di intellettuale impegnato lo ha costretto all’esilio dal 1971 al 1977, braccato da un paese all’altro dell’America Latina, in un periodo nel quale le polizie dei governi dittatoriali collaboravano nel dare la caccia agli oppositori, soffocando il desiderio di democrazia di tutto un continente.

L’esperienza dell’esilio lascia un segno indelebile nella vita e nella poesia dell’autore, tanto che ad essa Gullar ha dedicato un libro, Rabo de foguete - Os anos de exílio, pubblicato nel 1998, toccante testimonianza di un periodo tragico della sua vita. Nella poesia di Gullar, troviamo tracce del suo peregrinare attraverso paesi e realtà diverse, con molti testi di grande intensità che ci descrivono il disagio, l’estraniamento, la nostalgia, la provvisorietà che segnano la sua vita e caratterizzano l’esistenza degli esuli di ogni tempo.
Eppure, Gullar non è un nomade senza terra e senza patria, la sua poesia racconta di un tempo e di un luogo che è quello del presente del suo paese, celebra la luce che attraversa i corpi, i profumi e gli odori che lo avvolgono, il caos urbano che è la linfa delle sue parole, la città di Rio de Janeiro con le sue periferie tragiche, il rumore che fanno gli uomini per vivere. È da questa passione che sgorga la sua poesia, che è passione essa stessa e celebrazione dell’immanente. In un testo dal significativo titolo, “Arte poética”, egli afferma:

      Non voglio morire non voglio
      marcire nel poema
      che il cadavere delle mie sere
      non venga a puzzare nel tuo mattino felice
                     e il lume
      che la tua bocca casualmente accenda delle parole
      – benché nato dalla morte –
                     si sommi
                     ad altri fuochi del giorno
      ai rumori della casa e delle strade
                     nel presente veloce.

Per creare e riprodurre l’energia intensa, il fuoco che è, per lui, l’essenza stessa della poesia, Gullar utilizza un linguaggio concreto e corrente, del quale fanno parte espressioni quotidiane, parole gergali e termini scurrili che danno conto di questa materia tellurica e incandescente che gli sgorga dall’anima sulla pagina bianca. Una delle sue raccolte più note ha come titolo Poema sujo (Poema sporco), in cui il sujo indica non solo la poesia, ma la vita stessa, intensa ed effimera, bella e dolorosa, che egli coglie senza paura di sporcarsi le mani o timore di scioccare il lettore.

Pubblichiamo, come omaggio anticipato ai suoi ottant’anni (li compierà il 10 settembre), le poesie che seguono, tratte dal libro Toda Poesia (1950-1999), José Olympio Editora, Rio de Janeiro, 2001.




POESIE DI FERREIRA GULLAR



ARTE POÉTICA

Não quero morrer não quero
apodrecer no poema
que o cadáver de minhas tardes
não venha feder em tua manhã feliz
               e o lume
que tua boca acenda acaso das palavras
– ainda que nascido da morte –
               some-se
               aos outros fogos do dia
aos barulhos da casa e da avenida
               no presente veloz.

Nada que se pareça
a pássaro empalhado múmia
de flor
dentro do livro
               e o que da noite volte
volte em chamas
       ou em chaga

       vertiginosamente como o jasmim
que num lampejo só
ilumina a cidade inteira


ARTE POETICA

Non voglio morire non voglio
marcire nel poema
che il cadavere delle mie sere
non venga a puzzare nel tuo mattino felice
               e il lume
che la tua bocca casualmente accenda delle parole
– benché nato dalla morte –
               si sommi
               ad altri fuochi del giorno
ai rumori della casa e delle strade
               nel presente veloce.

Nulla che somigli
ad uccello impagliato mummia
di fiore
dentro il libro
               e quel che dalla notte torni
torni in fiamme
       o in piaga

       vertiginosamente come il gelsomino
che in un sol lampo
illumina tutta la città


FILHOS

Daqui escutei
quando eles
chegaram rindo
e correndo
entraram
na sala
      e logo
invadiram também
o escritório
(onde eu trabalhava)
num alvoroço
e rindo e correndo
se foram
com sua alegria

se foram

Só então
me perguntei
por que
não lhes dera
maior atenção
      se há tantos
      e tantos
      anos
      não os via
      crianças
      já que
      agora
      estão os três
      com mais
      de trinta anos.


FIGLI

Da qui ho sentito
quando loro
sono arrivati ridendo
e correndo
sono entrati
nel salotto
      e subito
invaso anche
lo studio
(dove io lavoravo)
in un trambusto
e ridendo e correndo
se ne sono andati
con la loro gioia

se ne sono andati

Solo allora
mi sono chiesto
perché
non avevo dato loro
abbastanza attenzione
      se da tanti
      e tanti
      anni
      non li vedevo
      bambini
      giacché
      ora
      hanno tutti e tre
      più di
      trent’anni.


APRENDIZADO

Quando jovem escrevi
num poema ‘começo
a esperar a morte’
e a morte era então
um facho
a arder vertiginoso, os dias
um heróico consumir-se
através de
esquinas e vaginas

Agora porém
depois de
tudo
sei que
apenas
morro

sem ênfase


APPRENDISTATO

Quando giovane scrissi
in una poesia ‘comincio
ad aspettare la morte’
e la morte era allora
una fiamma
che ardeva vertiginosa, i giorni
un eroico consumarsi
attraverso
incroci e vagine

Ora però
dopo tutto
quanto
so che
muoio
e basta

senza enfasi.


POEMA BRASILEIRO

No Piauí de cada 100 crianças que nascem
78 morrem antes de completar 8 anos de idade

No Piauí
de cada 100 crianças que nascem
78 morrem antes de completar 8 anos de idade

No Piauí
de cada 100 crianças que nascem
78 morrem
antes
de completar
8 anos de idade

antes de completar 8 anos de idade
antes de completar 8 anos de idade
antes de completar 8 anos de idade
antes de completar 8 anos de idade


POEMA BRASILIANO

Nel Piauí ogni 100 bambini che nascono
78 muoiono prima di aver completato 8 anni di età

Nel Piauí
ogni 100 bambini che nascono
78 muoiono prima di aver completato 8 anni di età

Nel Piauí
ogni 100 bambini che nascono
78 muoiono
prima
di aver completato
8 anni di età

prima di aver completato 8 anni di età
prima di aver completato 8 anni di età
prima di aver completato 8 anni di età
prima di aver completato 8 anni di età


EXÍLIO

Numa casa em Ipanema rodeada de árvores e pombos
            na sombra quente da tarde
            entre móveis conhecidos
      na sombra quente da tarde
            entre árvores e pombos
            entre cheiros conhecidos
            eles vivem a vida deles
                        eles vivem minha vida

      na sombra da tarde quente
      na sombra da tarde quente


ESILIO

In una casa a Ipanema circondata da alberi e piccioni
            all’ombra calda del pomeriggio
            fra mobili familiari
      all’ombra calda del pomeriggio
            fra alberi e piccioni
            fra odori familiari
            loro vivono la propria vita
            loro vivono la mia vita

      all’ombra del pomeriggio caldo
      all’ombra del pomeriggio caldo


Traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira


veralucia.deoliveira@alice.it