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vietato arginare l'amore quando la piena improvvisa travolge il ciottolo non più inerte silenzioso rischioso affondare l’amore in mari oscuri di pesci d’oro e alghe dove tranelli tessono alberi di carene abbandonate esaltante lanciarlo fino ai cieli ad avvampare pulviscoli di stelle ad incrociare orbite alte fuggenti di pianeti di tenebra e di luce sarà il mio sommerso come la goccia lenta di sale che alza cristalli di roccia nelle caverne splendente come la chioma guizzante di cometa che ardita non teme il Sole
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misura dell’amore è la perdita l’assenza la trappola improvvisa di un ricordo che afferra e strugge misura della perdita è l’insistere della presenza l’ago di rame che dal silenzio scintilla e punge presenza non è semplicemente stare è il cerchio che non chiude il ritorno la spirale infinita dell’eterno venire e dell’andare
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incredibile come l’amore inganni pensa desiderar re Marco e nel colmo dell’amplesso sente lontane epoche diverse presenze - il fantasma improbabile che ogni surrogato grida, resuscita duro tormento l’anima le stringe vive - ma nostalgia mortale di attimi perduti le viscere sconvolge dentro la primavera gelida rosa schiudono olezzanti gli arbusti - empia pioggia attanaglia, sferza venga un giorno di sole, aria tiepida voli conduca rapida alla finestra spuntar di fiori, col vento respirare con le gemme rinascere del bosco e che il cuore abbia pace
Tristano dimentichi
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Albero amico che ormai spoglio più non nascondi l'anima. Grande eri e verde, ospitavi nel folto canti d'uccelli al soffio estivo muovevi le fronde. Maestoso eri e fresco, ma più attraente è la tua scarna bellezza. Sei a nudo, sei essenziale. Mi poserò sotto il groviglio dei tuoi rami, con pazienza conterò i sottili intrecci e note diverranno le nodosità dolci del tuo corpo snello.
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È - questo intenso amore - campo rosso di fragole d'acre dolcezza profumato. È di limone fiore, di frutto aspro allegro mi stordì d'aroma forte assaporato. Emana acre pari intenso odore l'aspro tuo intenso profumato amore.
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Per amarti ho superato il confine della protezione reso libertà la solitudine. Dato ali più forti all'ape paga del giardino. Non è stato difficile - il brulichio domestico da tempo aveva preparato il favo. Dal ronzio blu di lavanda l'ape rischiò decisa alla corolla del fiore esotico. Alla geometria esatta delle celle lo sconquasso del volo ora deposita - il giallo dorato esplodere di nuovi lontani nettari. Quelle tue gocce pure limpide caramellate di Sole
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Impudico linguaggio che non cessi di carezzarmi, con mano audace sovente mi svesti. Parimenti impudica la risposta che con lenta diffusione ogni volta intera mi spoglia.
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Dentro una strada di Sevilla zingara non richiesta mi cantò - Pobre de tí, está un amor de fuego dentro tu vida! - Vent'anni appena, quell'amore non lo sapevo ancora. Assorta osservo il solco fondo nella mano, l'inestinguibile mia linea netta, decisa. Stinti alle tempie i capelli - pobre de mi - conosco bene quell'amore. E brucia.
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Finisce - l'estate - nella prima foglia secca che volteggia in agosto lo scricchiolio nell'erba quella chiazza marrone nel prato a forza verde - quella piccola crepa nel mallo ormai maturo dell'innamoramento - quell'annuncio dell'ombra nel pieno esplodere del giorno. Non occorre novembre per toccare l'autunno lo racconta la polpa carnosa nell'agguato sfatto dolciastro del piccolo verme.
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Al sole di febbraio oggi ho sentito il primo annuncio della primavera. Voci alterne d'uccelli e una leggera brezza che complice e gradita trasmetteva della bella stagione la certezza.
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