FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 19
luglio/settembre 2010

Eros

 

IL GIOCO DI UN INCONTRO

di Ambra Laurenzi
fotografie di Maria Paz Graino



E’ cominciato come un gioco, un gioco fotografico che a poco a poco si è trasformato in gioco di incontri.





Nella sua attività di fotografa Maria Paz ha spesso iniziato i suoi progetti seguendo il percorso della ricerca e della sperimentazione, sia quando è stata attratta dai muri invasi di manifesti di ogni genere, trasformandoli in opere d’arte moderne, sia quando ha utilizzato pellicole all’infrarosso per verificare come il paesaggio possa perdere la sua identità cromatica, e assumere le sembianze del fantastico.
Anche nelle fotografie qui presentate, tutto è iniziato con una stimolante intuizione alla ricerca delle geometrie del corpo, dei suoi volumi e della semplicità delle sue forme; con l’uso di una pellicola ad alta sensibilità per verificare il potenziale espressivo dei contorni sfumati e della grana grossa; e con il desiderio di lasciare all’immaginazione del lettore la definizione di ciò che non viene espressamente narrato.



Con quest’ ultima intenzione si coniuga il senso del non detto, di una reticenza che qui esprime tutto il suo potenziale retorico, e che lascia all’immaginazione lo sviluppo del racconto.
Con la complicità della luce che entra nell’obiettivo portando con sé la morbidezza della seta e la leggerezza dei gesti, il sottile erotismo espresso è rappresentato, nelle prime immagini, da un semplice movimento, da un dettaglio che non necessariamente ha un’evidenza sessuale immediata.
Così prende forma il gioco di un incontro dove non trova spazio alcun turbamento per la nudità, ma dove emerge una carica di sensualità accentuata dalla morbidezza delle forme rappresentate, che sembrano non avere confini.



Perchè senza confini è la magia dell’amore sensuale e totale, violento e tenero dove il corpo e l’anima si perdono in un infinito che dura un attimo.





       Ninnananna

Anima e corpo non hanno confini:
agli amanti che giacciono sul suo
tollerante declivio incantato
in preda al deliquio ricorrente,
solenne la visione manda Venere
di soprannaturale armonia
di universale amore e speranza;
mentre un’astratta intuizione accende,
in mezzo ai ghiacciai e tra le rupi,
dell’eremita l’estasi carnale.

Da La verità, vi prego sull’amore, di W.H. Auden, Adelphi, Milano 1994.


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