Gli ultimi decenni sono stati testimoni delle più libere espressioni di rappresentazione visiva del corpo umano. L’immediatezza e l’evidenza provocatoria ne sono state le caratteristiche principali.
Il corpo umano sembra essere diventato un’icona attraverso la quale creiamo il rapporto con gli altri e con un mondo da cui attendiamo accettazione e conferme. Ma, paradossalmente, nella ricerca di una nostra individualità esponiamo un corpo mirato soprattutto a piacere e a piacersi, omologandoci sempre di più ad uno schema imposto da un sistema di comunicazione che non contiene quello stimolo liberatorio che mezzo secolo fa ha reso possibile il superamento di regole restrittive e bigotte della società esistente, ma un esibizionismo edonistico che insegue modelli preconfezionati.
Il rapporto con il nostro corpo e con le sue pulsioni sessuali rappresenta una relazione privata con noi stessi che indaga la parte più nascosta del nostro io, non perché da nascondere, ma perché intima.
È questo il sentiero che Sara Pellegrino ha percorso nella realizzazione delle sue immagini, a cominciare dall’uso della pellicola negativa, Holga 120 CFN, sulla quale non c’è stato alcun intervento di post-produzione digitale, scelta che qui appare uno strumento linguistico e concettuale.
La pellicola, lo sviluppo la stampa, hanno una loro pregnanza fisica che conferisce alle immagini un’autenticità non “plastificata”, come invece avrebbe potuto produrre l’uso di altri strumenti. Addirittura l’odore della pellicola riesce a diventare una presenza eccitante nello svolgimento del lavoro, come la stessa autrice riconosce, così che la fisicità del corpo si fonde con la fisicità dell’aria.
Sara Pellegrino, giovane autrice con interessanti progetti all’attivo e con una già ben formata professionalità, privilegia per queste immagini un’ambientazione di forte penombra, appena interrotta da fasci di luce, da cui emergono un corpo maschile e un corpo femminile, creando così un’atmosfera di forte introspezione. In questo luogo mentale di intimità è possibile rintracciare quello che l’autrice definisce “l’autenticità dell’eros che si disvela nello stare in sé e in un altro, come un’ambiguità….”.
Le sue immagini, tra luci ed ombre, soffusamente esprimono l’elemento intorno al quale l’erotismo principalmente ruota: l’immaginazione. Un’immaginazione che permette al proprio corpo di assumere la parte mancante e raggiungere la completezza desiderata, essendo, come Sara suggerisce “non spettatore ma fruitore di una pulsione leggera come un sogno”.
ambralaurenzi@yahoo.com
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