FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 8
ottobre/dicembre 2007

Tracce d'Europa

FERREIRA GULLAR:
POESIA PER UMANIZZARE LA STORIA

di Vera Lúcia de Oliveira



Ferreira Gullar, nome d'arte di José Ribamar Ferreira, è uno dei più significativi poeti brasiliani contemporanei. È nato a São Luís del Maranhão, nel Nordest del Brasile, il 10 settembre 1930. Primo di otto figli, ha un'infanzia ribelle di chi mal sopporta la rigida disciplina delle scuole di allora. Scopre presto la poesia, anzi - secondo quanto afferma - la poesia lo salva, impedendo che intraprenda la strada di tanti ragazzi difficili finiti nella strada. Pubblica il primo libro a soli diciannove anni, nel 1949, Um pouco acima do chão, e da allora non si ferma più. Poeta, giornalista e critico, ha dato alle stampe più di venti opere, fra poesia, teatro e saggistica. Fra i tanti premi ricevuti, uno dei più importanti è quello alla carriera, assegnatogli nel 2005 dall'Accademia Brasiliana di Lettere.

Intellettuale controcorrente, inquieto e versatile, per lui la letteratura è un mezzo per incidere sulla realtà. Ha cercato di captare nella poesia la forza e la vibrazione della vita e, in questa ricerca, egli compie un percorso che, dall'estetismo dell'avanguardia brasiliana degli anni '60, sfocia in un lirismo di forte denuncia delle ingiustizie sociali: non si tratta di poesia ideologica o politica, ma civile nel senso più alto del termine.
Questo impegno per cambiare la società lo porta, nel 1964, ad affiliarsi al Partito Comunista Brasiliano. In seguito, nel 1968, verrà arrestato insieme a tanti altri intellettuali e artisti, quali Caetano Veloso e Gilberto Gil. Sono gli anni più bui della dittatura brasiliana e il poeta si vede costretto all'esilio, dal 1971 al 1977, periodo in cui vivrà in diversi paesi dell'America Latina, quali Cile, Argentina e Perú.

Viaggia attraverso il continente e sente profondamente che l'assenza di libertà e la mancanza di rispetto per la vita e la dignità di milioni di uomini erano mali endemici in questa parte del mondo. Scrive allora, a Buenos Aires, Poema sujo, una delle sue opere più belle e struggenti, un poema fiume che irrompe dalla solitudine e dal dolore e che lo riportano alla terra natia, São Luís, alle strade, alle case, agli amici, al mondo che credeva perduto e che la memoria ricompone in un momento di precarietà della vita.
Rientrato in Brasile nel 1977, continua fino alla fine del regime dei generali, nel 1984, ad essere guardato a vista dalla polizia e dalla censura.
Vive ormai da molti decenni a Rio de Janeiro, città che sente sua e che è spesso sostanza e scenario di molti dei suoi testi, soprattutto negli ultimi libri.

Tematiche ricorrenti nella sua opera sono la riflessione sulla genesi della poesia e sulla corrosione del tempo che sottomette gli esseri al dolore e alla morte. È poeta concreto e metafisico, quotidiano ed esistenziale allo stesso tempo. La realtà lo sollecita e questa realtà è la sua materia poetica. Non può concepire la poesia avulsa dal contesto, la parola immateriale, la teoria asettica. La poesia deve uscire e impregnarsi di pioggia e sole, di fumo e rumori, di inquinamento e polvere di strade, case, palazzi e fabbriche. Ciononostante, la sua è una parola depurata ed essenziale, contraria ad ogni retorica, come lo è l'uomo e l'intellettuale. L'arte è una esperienza estetica e al poeta sono richieste, oltre che sensibilità, esperienza e maturità interiore, elaborazione e dominio del linguaggio. E Gullar plasma il linguaggio, lo rende vivo, agile e flessibile, capace di metamorfosi, capace di incorporare i ritmi e i registri più diversi, dal sublime al quotidiano e popolare.

In questi quasi sessant'anni di poesia Ferreira Gullar afferma di non aver mai scritto un verso che non avesse sentito come assolutamente necessario. Forse proprio questa sua carica di vitalità e schiettezza, nonché la qualità estetica della sua opera, hanno fatto di lui uno dei poeti brasiliani contemporanei più amati e letti, anche dai più giovani. Egli non si nega, non si sottrae alla vita e agli uomini del suo tempo: spigoloso e contundente, partecipa con generosità a conferenze e incontri in tutto il paese in cui ribadisce che la poesia è una forma di resistenza, sempre più necessaria, contro la massificazione che cancella le identità e riduce l'uomo a merce in questa società di consumo.

Pubblichiamo qui l'anteprima di una più vasta antologia che uscirà a breve in Italia. I testi tradotti sono tratti da Toda Poesia (1950-1999), José Olympio Editora, Rio de Janeiro, 2001, 11ª ed.




POESIE DI FERREIRA GULLAR



NAO HÁ VAGAS

O preço do feijão
não cabe no poema. O preço
do arroz
não cabe no poema.
Não cabem no poema o gás
a luz o telefone
a sonegação
do leite
da carne
do açúcar
do pão

O funcionário público
não cabe no poema
com seu salário de fome
sua vida fechada
em arquivos.
Como não cabe no poema
o operário
que esmerila seu dia de aço
e carvão
nas oficinas escuras

- porque o poema, senhores,
está fechado:
"não há vagas"
Só cabe no poema
o homem sem estômago
a mulher de nuvens
a fruta sem preço

    O poema, senhores,
    não fede
    nem cheira


NON C'È POSTO

Per il prezzo dei fagioli
non c'è posto nella poesia. Per il prezzo
del riso
non c'è posto nella poesia.
Non c'è posto nella poesia per il gas
la luce il telefono
la sottrazione
del latte
della carne
dello zucchero
del pane.

L'impiegato pubblico
non entra nella poesia
con il suo stipendio da fame
la sua vita chiusa
in archivi.
Come non entra nella poesia
l'operaio
che smeriglia il suo giorno d'acciaio
e carbone
nelle officine buie.

- perché la poesia, signori,
è chiusa:
"non c'è posto"
Entra nella poesia solo
l'uomo senza stomaco
la donna di nuvole
la frutta senza prezzo

    La poesia, signori,
    non puzza
    né profuma


MADRUGADA

Do fundo do meu quarto, do fundo
do meu corpo
clandestino
ouço (não vejo) ouço
crescer no osso e no músculo da noite
a noite

a noite ocidental obscenamente acesa
sobre meu país dividido em classes


ALBA

Dal fondo della mia camera, dal fondo
del mio corpo
clandestino
sento (non vedo) sento
crescere nell'osso e nel muscolo della notte
la notte

la notte occidentale oscenamente accesa
sul mio paese diviso in classi


HOMEM SENTADO

Neste divã recostado
à tarde
num canto do sistema solar
em Buenos Aires
(os intestinos dobrados
dentro da barriga, as pernas
sob o corpo)
               vejo pelo janelão da sala
parte da cidade:
               estou aqui
apoiado apenas em mim mesmo
neste meu corpo magro mistura
de nervos e ossos
vivendo
à temperatura de 36 graus e meio
lembrando plantas verdes
que já morreram


UOMO SEDUTO

In questo divano adagiato
sul pomeriggio
in un angolo del sistema solare
a Buenos Aires
(gli intestini piegati
dentro la pancia, le gambe
sotto il corpo)
              vedo dal finestrone della stanza
parte della città:
              sono qui
appoggiato solo in me stesso
in questo mio corpo magro miscuglio
di nervi e ossa
che vive
alla temperatura di 36 gradi e mezzo
ricordando piante verdi
che sono già morte


DESPEDIDA

Eu deixarei o mundo com fúria.
Não importa o que aparentemente aconteça,
se docemente me retiro.

De fato
nesse momento
estarão de mim se arrebentando
                       raízes tão fundas
quanto estes céus brasileiros.
Num alarido de gente e ventania
olhos que amei
rostos amigos tardes e verões vividos
estarão gritando a meus ouvidos
      para que eu fique
      para que eu fique

Não chorarei.
Nao há soluço maior que despedir-se da vida.


SALUTO

Io lascerò il mondo con furia.
Non importa quel che apparentemente succeda,
se dolcemente mi ritiro.

Di fatto
in quel momento
si staranno strappando da me
              radici così profonde
quanto questi cieli brasiliani.
In un frastuono di genti e venti forti
occhi che ho amato
volti amici pomeriggi ed estati vissute
staranno gridando
      perché io resti
      perché io resti

Non piangerò.
Non c'è singhiozzo più grande che salutare la vita.


PINTURA

Eu sei que se tocasse
com a mão aquele canto do quadro
onde um amarelo arde
me queimaria nele
ou teria manchado para sempre de delírio
a ponta dos dedos


PITTURA

Io so che se toccassi
con la mano quell'angolo del quadro
dove un giallo arde
mi brucerei in esso
o avrei macchiata per sempre di delirio
la punta delle dita.


APRENDIZADO

Do mesmo modo que te abriste à alegria
     abre-te agora ao sofrimento
     que é fruto dela
     e seu avesso ardente

Do mesmo modo
     que da alegria foste
                                ao fundo
     e te perdeste nela
                                e te achaste
                                nessa perda
     deixa que a dor se exerça agora
     sem mentiras
     sem desculpas
                        e em tua carne vaporize
                        toda ilusão

que a vida só consome
o que a alimenta.


APPRENDISTATO

Nello stesso modo in cui ti sei aperto alla gioia
      apriti ora alla sofferenza
      che è il suo frutto
      e il suo rovescio ardente.

Nello stesso modo
      in cui della gioia sei andato
                                  al fondo
      e ti sei in essa perso
                                  e ti sei trovato
                                  in questa perdita
      lascia che il dolore ora si eserciti
      senza bugie
      senza scuse
                     e nella tua carne vaporizzi
                     ogni illusione

perché la vita consuma solo
ciò che la alimenta.


VOLTA AO LAR

Entra em casa o poeta de 52 anos.
Transpõe a sala vai até o escritório
larga a pasta tira o paletó -
                    de repente
                    sabe que vai morrer.

Com o paletó na mão
dirige-se ao quarto.
                    Não vai morrer hoje
nem amanhã talvez: apenas sabe
                        a verdade-lâmina
                        que sempre soube
e lhe esplende na carne: vai
                                   morrer

embora neste momento
              esteja despindo as calças
              com que veio da rua.


RITORNO A CASA

Entra in casa il poeta di 52 anni.
Attraversa il salotto va verso lo studio
lascia la borsa si toglie la giacca -
                                    ad un tratto
                                    sa che morirà.

Con la giacca in mano
si dirige verso la camera.
                                   Non morirà oggi
né forse domani: solo sa
                                   la verità-lama
                                   che ha sempre saputo
e gli splende nella carne:
                                   morirà

sebbene in questo momento
                     si stia togliendo i pantaloni
                     con i quali è tornato a casa.


GRAVURA

Longe de mim
para além dos edifícios de Botafogo
                                 e da Tijuca
               para além do Méier, de Madureira
                                 de Bangu
vencida a última casa na periferia do Rio
                                 longe
               para além dos espantosos rochedos
               da serra das Araras
para além dos vales e campos cultivados
               municípios e cidades
longe
longe de mim
               no coração de São Paulo
               dorme você a esta hora
               (quatro e quinze da manha)

               com seus negros cabelos.


FIGURA

Lontano da me
oltre gli edifici di Botafogo
                                e di Tijuca
               oltre i quartieri di Méier, di Madureira
                                di Bangu
vinta l'ultima casa nella periferia di Rio de Janeiro
                                lontano
               oltre le spaventose rocce
               della catena delle Araras
oltre le valli e i campi coltivati
               municipi e città
lontano
lontano da me
               nel cuore di San Paolo
               tu dormi a quest'ora 
               (quattro e un quarto del mattino)

               con i tuoi neri capelli.


NÓS, LATINO-AMERICANOS

                        À
                        Revolução Sandinista

Somos todos irmãos
mas não porque tenhamos
a mesma mãe e o mesmo pai:
temos é o mesmo parceiro
que nos trai.

Somos todos irmãos
não porque dividamos
o mesmo teto e a mesma mesa:
divisamos a mesma espada
sobre nossa cabeça.

Somo todos irmãos
não porque tenhamos
o mesmo berço, o mesmo sobrenome:
temos um mesmo trajeto
de sanha e fome.

Somos todos irmãos
não porque seja o mesmo o sangue
que no corpo levamos:
o que é o mesmo é o modo
como o derramamos.


NOI, LATINO-AMERICANI

                        Alla
                        Rivoluzione Sandinista

Siamo tutti fratelli
ma non perché abbiamo
la stessa madre e lo stesso padre:
è che abbiamo lo stesso socio
che ci imbroglia.

Siamo tutti fratelli
non perché dividiamo
lo stesso tetto o la stessa mensa:
abbiamo la stessa spada
sopra la testa.

Siamo tutti fratelli
non perché abbiamo
la stessa culla, lo stesso cognome:
abbiamo lo stesso percorso
di furia e fame.

Siamo tutti fratelli
non perché sia lo stesso il sangue
che in corpo abbiamo:
ciò che è uguale è il modo
come lo versiamo.


MEU PAI

Meu pai foi
ao Rio se tratar de
um câncer (que
o mataria) mas
perdeu os óculos
na viagem

quando lhe levei
os óculos novos
comprados na Ótica
Fluminense ele
examinou o estojo com
o nome da loja dobrou
a nota de compra guardou-a
no bolso e falou:
quero ver
agora qual é o
sacana que vai dizer
que eu nunca estive
no Rio de Janeiro


MIO PADRE

mio padre andò
a Rio per curarsi da
un cancro (che
lo avrebbe ucciso) ma
perse gli occhiali
durante il viaggio

quando gli portai
gli occhiali nuovi
comprati all'Ottica
Fluminense lui
esaminò l'astuccio con
il nome del negozio piegò
lo scontrino fiscale lo mise
in tasca e disse:
voglio vedere
ora qual è
il cretino che dirà
che non sono mai stato
a Rio de Janeiro


VISITA

no dia de
finados ele foi
ao cemitério
porque era o único
lugar do mundo onde
podia estar
perto do filho mas
diante daquele
bloco negro
de pedra
impenetrável
entendeu
que nunca mais
poderia alcançá-lo

              Então
apanhou do chão um
pedaço amarrotado
de papel escreveu
eu te amo filho
pôs em cima do
mármore sob uma
flor
e saiu
soluçando


VISITA

nel giorno dei
defunti lui andò
al cimitero
perché era l'unico
luogo al mondo dove
poteva stare
vicino al figlio ma
dinnanzi a quel
blocco nero
di pietra
impenetrabile
comprese
che mai più
lo avrebbe raggiunto.

               Allora
prese da terra un
foglio sgualcito
di carta scrisse
io ti amo figlio
lo mise sopra
il marmo sotto un
fiore
e uscì
piangendo


INTERNAÇÃO

Ele entrara em surto
e o pai o levava de
carro para
a clínica
ali no Humaitá numa
tarde atravessada
de brisas
e falou
          (depois de meses
trancado no
fundo escuro de
sua alma)
          pai,
o vento no rosto
é sonho, sabia?


RICOVERO

Lui ebbe un attacco
e il padre lo portava in
macchina
all'ospedale
lì all'Humaitá in un
pomeriggio attraversato
da brezze
e disse
           (dopo mesi
chiuso nel
fondo scuro della
sua anima)
           babbo,
il vento sul viso
è sogno, lo sapevi?


MANHÃ

    Tão vertiginoso urgia
o verão
    zunindo feito dínamo 
    naquelas manhãs velozes
que era como se víssemos
a eternidade
    (ofuscante)
se produzindo a si mesma,

enquanto ouvíamos
a luz voraz
    consumir nossos mortos
              acima da cidade.


MATTINO

    Così vertiginosa urgeva
l'estate
     ronzando come dinamo
     in quei mattini veloci
che era come se vedessimo
l'eternità
     (offuscante)
prodursi a sé stessa,

mentre sentivamo 
la luce vorace
     consumare i nostri morti
                   sopra la città.


Traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira



Ferreira Gullar con Lêdo Ivo - Foto di Claudio Maccherani


velucia@tin.it