FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 8
ottobre/dicembre 2007

Tracce d'Europa

VIAGGIO OCCIDENTALE
Dal mistero greco ai grattacieli di N.Y.

di Fabio Pierangeli



Il morso da pescecane della solitudine spolpa a scheletro la consistenza di tutte le cose. Nessuna soddisfa. Cartone, vizio, progresso, regresso.
Amore, rabbia, gelosia, scacchiera di possesso.
Dama, domino, posizione, appartenenza.

Ma tu Elicone portami la luna
La luna: l'attenzione, l'amorosa cura, lo sguardo di paradiso la beatitudine.
La beata incurante cura, con cui il bambino allinea sassi, nel mistero della sera. Uno amando ad uno.

Attira questo greco vagabondo seduto sulla spiaggia di tutte le lingue a offrire calici di nettare rosso. Una linea di leggera tristezza punteggia i suoi profondi occhi slavi, la madre di tutte le russie appare superba nelle punte dei baffi, nel saluto gentile, ospitale.
Chissà cosa è per lui il mistero, la luna, il bosco fitto nella notte, la steppa gli zar sepolti nell'oscurità della memoria.
La vita attorno sembra la cornice di un unico quadro
L'attimo di felicità perduta.

In questo piccolo paese lontano dalle discoteche tutto è estate. Il Peloponneso nei ragazzini che calciano alla luna, gettano vetri nel mare degli dei, verso i muscoli di Olimpia, nella severa piana di Sparta.
Parlano tutte le lingue, distese al sole dalle onde ripide.

E il bambino allinea sassi sulla grande muraglia
Va a cogliere i fichi. Si arrampica sul mondo. Segue volentieri il passo del vecchio i cui occhi annegati dalle lune d'acqua sotto i ponti sorridono furbi. Si chiama Vangelis, è l'artigiano sapiente le cui mani hanno fatto la pesca, le mura e tutto in questo paesino.

Il greco dei baffi offre bicchiere. Avrà qualche anno in più della mia età. Dice che non so goderlo: il vino, il tempo. Bevo troppo in fretta. Qualcosa nei miei occhi non gli piace. Il sonno mi impiglia quando per lui è solo ora di cena
«Come fai l'amore, così in fretta?».
No, rispondo forte, troppo precipitoso per essere convinto, per convincerlo.

Il morso rapace della solitudine. La notte notturna senza quiete
Il sabato la tempesta
La smorfia continua dell'insoddisfazione
Così scende la sera

Non godere quel vino: la morte nel tempo reca tutto in polvere
Bacco seduto fuma il sigaro. Venere si nasconde a Citera, ma l'isola non è poi così lontana e nascosta se anche lì si invecchia.

Eppure il bambino non è stanco. Trattiene sassolini trasparenti. Con minuziosa, gioiosa sovrabbondanza. È tutto bello in quel gesto.
È inutile che lo insegui, dice saggio il greco. Tanto vanno via lo stesso
Non siamo diversi a cercarli, tu che vivi la notte e io che rifugio lo schifo e la smorfia nell'ombra del sonno.

Onde altissime ha oggi il mare
Invadono i tavoli e le sedie degli uomini al ristorante
I ragazzini si divertono sotto l'acquazzone acqua sole di sale

La giovane zarina è un intarsio di eleganza: passa agile tra le onde. Deve sapere dove sono gli scogli
Sorride, prende il largo tuffa: allarga il cuore il suo sorriso
Lasciala andare non puoi farci niente
Tanto vanno via lo stesso
Brinda tranquillo il greco a questo inevitabile evento (
della vita). È sua figlia quella piccola regina, bianca come la neve di Pietroburgo e quello è il suo mare.
Sorride tranquillo, lo sguardo tenero verso il mare, il promontorio chiuso nei monti, come una grande goccia di tristezza.

Lasciali andare tanto vanno via lo stesso

Così la polvere copre il tempo, tutto frana
Nelle viscere dei terremoti nella bruma della terra
Nulla ha ricordi
Amico alzati presto anche per noi, riunisci di giovane preghiera il tuo cesto pieno di frutti e di stupore.

Enola Gay, l'aereo porta il nome della madre.
Francesco è nato il 6 agosto, nel giorno in cui il mondo ricorda la polvere della bomba staccata su Hiroshima.

Francesco è nato il 6 agosto
Il sangue lo accompagna alla (luce) della vita. Sono il primo a vederlo. L'assistente lo porta in dono alle mie braccia come un tesoro unico all'altare.
Vuole che sia io a lavarlo dallo sporco delle viscere di quel felice dolore, infetto di carne umana, di lacrime, di sperma

Il nome della madre semina morte, seme, piantagioni, radiazioni, bambini sfornati, sformati di infantili mutilazioni.

(6 agosto 2001)
Eravamo al mare l'11 settembre. Il biondo bambino passeggiava ancora un poco nel sole del primo pomeriggio, la dolcezza del lungo mare, l'uva piena in collina, i filari del mondo

Il mistero del male
La lotta accanita, (nera come il petrolio) dove non saprai mai chi aggredisce, chi difende, se
Caino o Abele, o la forma cotta dell'uomo nei vasi della terra.
Torno nel tiepido sole. Francesco sorride del sorriso del mondo.
Gli orli della vita sottosopra.
A New York sono circa le otto del mattino. In Italia le tre del pomeriggio. Dalla televisione irrompono le immagini fin nella strada. Sembra un video games, è la realtà

Anche quel sorriso è realtà (beltà, cara beltà) mistero: è inutile che tu l'insegua: è gia andato via.
6 agosto 2005 di sessanta anni fa, la fine necessaria della guerra o l'inizio della guerra fredda?
7/7/2005 del resto la guerra è alle porte e il nemico negli occhi
Qualcuno lo ha guardato? Lo squilibrio del mondo e il mondo in equilibrio
Possibile che chi sgancia bombe dal grembo della madre o dal tascapane cinghiato alla spalla insegua il medesimo attimo di felicità perduta nel cielo qualche dio pietoso pronto ad accogliere la morte e i colpi, i cannoni e i fucili, i lunghi coltelli, temperini, cannoncini?

Non mi va di cominciare un altro anno di frutta candita.
Lottare con i mostri di chiacchiere e parole per cui quella pepita è diventata onore, soldi, sapore
È invidia di non saperlo fare di non saper ricamarci sopra a quella pura disperazione che è l'unica voce nel deserto della spesa, nell'antro del supermarket

Il lupo, il mistero, la forza il dolore. La Fontana di Trevi a Roma Centro e nei dintorni vecchi castelli, o Castelvecchi. Il grido, il buio, la non volontà di ricominciare
I gatti e le scimmie quotidiane, i resti del vino siciliano, il computer, il geniale scrittore, piccole corde tese e fardelli insopportabili che parlano sempre di se stessi, come fossero al centro di Avignone, nel teatro del mondo.
Scrivere benedetti dai giornali e le reti televisive, i pomodori marzano. Tutti contro qualcuno o qualcuno contro tutti, comunque per essere d'accordo e scacciare la fatica della morte e parlare al vuoto del vino. Al silenzio
Nella genuflessione delle ore negli inchini e nelle referenze che comporta la vita di ogni mestiere.
Invidia rimossa (accanita aggattita topita). Repressa

E il bambino allinea sassi sull'orizzonte dell'alba

Sull'orizzonte d'alba
All'orizzonte dell'alba
Oltre gli scogli
Nel tramonto?

 

fabio.pierangeli@tiscali.it