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RAFFAELE PIAZZA Del sognato di Alessio Brandolini |
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È stato pubblicato nel settembre 2009 Del sognato, il nuovo libro di poesia di Raffaele Piazza, autore napoletano che ha pubblicato volumi interessanti, a partire dall’esordio avvenuto con Luoghi visibili (Amadeus, 1993) seguito l’anno successivo – con lo stesso editore – da La sete della favola e, nel 1998, da Sul bordo della rosa (segnalato e finalista in diversi premi). Suoi testi poetici sono stati inseriti in molte antologie e riviste, una sua silloge molto bella, Canto di Mirta, è apparsa nel numero 12 (ottobre-dicembre 2008) di questa rivista.
Sono trascorsi dieci anni tra la nuova pubblicazione e la precedente, Raffaele Piazza negli ultimi tempi si è dedicato prevalentemente alla critica letteraria, collaborando soprattutto alla rivista web Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, diretta da Emilio Piccolo.
Nella prefazione alla raccolta Gabriela Fantato insiste, e a ragione, sulla parola “adolescenza”, così presente nella memoria di Raffaele Piazza: l’età dei sogni che si ripercuote nell’età della maturità, le attese e i ricordi della giovinezza che affollano la mente, le pulsioni sessuali. E il sogno, infatti, qui si fa poesia e l’autore lo dichiara subito sin dal titolo, però questa poi prende due strade diverse, complementari più che contrapposte. Quella del paesaggio marino e Mediterraneo, concreto e solare, vissuto e goduto in spiaggia, a Napoli o a Capri (v. “Trittico a Capri”) e poi, nella seconda parte che presta il titolo al libro, la poesia sterza verso il paesaggio interiore e intimo, immaginato e virtuale, quello che passa attraverso la rete, la comunicazione telematica, la mail, la fantasia erotica (“si chiama Alessia sta nel file segreto il / suo nome nelle tasche a fotografie”) che si ripercuote di testo in testo, e genera una moltitudine di fantasie erotiche e sensuali, tenute assieme da quel filo rosso che è la parola “fragola”.
La seconda parte del libro è più varia e mossa della prima, per via delle trame oniriche e delle ambiguità virtuali, il linguaggio qui sperimentato (franto e veloce, con venature immaginifiche e surrealiste) è assai coinvolgente, soprattutto quando il sogno si mescola all’attenta osservazione della realtà (il mondo del calcio, dei lavoratori extracomunitari, delle ragazze dell’est che di notte si vendono per strada). Però la prima parte (“Mediterranea”) è più controllata poeticamente – lo dico in senso positivo – e forse per questo, rileggendo il libro a distanza di qualche mese, lascia di più il segno, come se i versi venissero amplificati o smussati dalle onde, dal vento, da quel nostro Tirreno azzurro e profondo che spinge il poeta a meditare sulla morte, sulla “perfezione dell’acqua”, sull’esilio e sulla fuga, sulla stessa poesia (citando Vittorio Sereni), in connubio tra scrittura lirica (perennemente scalpitante e a cavalcioni tra visione e miraggio) e la vita domestica (àncora che rassicura e salda agli affetti), non a caso il libro è dedicato alla donna del poeta e al figlio Marcello. Allora il mare, nel flusso instancabile dell’onda e dei giorni, concilia la vita reale a quella sognata, si fa trasparente compromesso, via che congiunge le due sponde. Quasi una forma di nuova esistenza “oltre la città e la campagna” che placa l’ansia della perfezione, del completo appagamento dei sensi e della conoscenza. Riduce l’eccessiva tensione della poesia e del sogno, di quel “fiore azzurro” (troppo azzurro) di novalisiana memoria.
Raffaele Piazza, Del sognato, con una nota critica di Gabriela Fantato, La Vita Felice, Milano, 2009, pp. 68, euro 10
CINQUE POESIE DI RAFFAELE PIAZZA da Del sognato
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IL MARE CHE CONTINUA
Le ore passate a guardare la perfezione dell’acqua del mare, si scivola lungo l’infinità del sentiero dei sogni e delle veglia per giungere all’azzurro degli scogli leggeri a corrodersi al vento animato dalla salsedine, osservi le ombre tese degli alberi giungere alla dissoluzione del tempo serale con un raggio di sole aranciato che grida vita vegetale da trasformarsi per noi in liquida armonia di pensieri che si riproducono esatti e stampati da una mente con il materiale degli anni attraversati come foreste dense di senso. Il presagio di un pomeriggio passato con l’acquario di pesci corallini nella camera con le loro tinte si fa naufragio in questo mistico mattino di lavoro, si attendono le onde taglienti delle idee nelle pareti della mente, una nuova vita oltre la città e la campagna, un respiro ad angolo con un frammento di tempo, simile ad un residuo di mosaico parietale su un rudere vicino a questo mare che continua.
LA ROTTA DEL MARE DOMESTICO
E poi ti accorgi tra sentieri di quando la tua barca vince il mare foglio di carta velina verde resistentissimo dove mai affondare nelle maree dell’anima. Vedo te che entri nella stanza di materia e ti porti il tuo mare di parole senza male, non ci sono più naufraghi (neanche buoni) in questa estate di sogno velocissimo e presente tra comete afferrabili con la dolcezza delle mani. Si spiana la distesa acquorea e rimaniamo senza altre parole che quelle che solcano la liquidità della percorrenza rinata tra le cose di sempre, è il buon inizio che combacia con una gioia di estive fragole. Poi tutto inizia nella mente e si parte nella sera che ha un cominciamento e non una fine.
FONDALI
Sparsa nel sogno di marea attende lei, fondali di scrittura, liberazione di unità a farsi parole: testi di telefonate da brivido di pesca, film della vita nell’insieme esatto nel senso di una voce che dà oltre le liberazioni delle lune dei confini, da Occidente alla Patagonia al mondo alla fine nel mondo: nell’oggetto che ne resta di pietra (farsi sillaba).
VEDERE
Vedi (e il vedere lacera tutti i fili degli sguardi, il mare dopo la tempesta), lontano dall’accadimento, vive le nere durate, la casa nel visore l’apprende vivo. Non credere sia il tempo la compassione nella storia degli occhi a guardare lo sfibrarsi del tavolo dei giorni. È luce impura il viatico di platino, l’indifferenza in una goccia d’ansia, una goccia di sudore o sangue donata, invisibilità dei mattini dei volatili.
1984
Sera di primavera a sorgere dietro i vari strati dell’aria a sorgere ed incielarsi il sogno dell’arancia a striare il cielo nella camera escono i bambini dalle comete della scuola: parole esatte tagliano gli attimi: segnali, segnali: lì è la vita, la trasgressione minima nel numero di telefono, tenerezze in erotismo. Si chiama Alessia, percorre l’ufficio, lui si avvicina alla meta come un biglietto per la vita: lei prende la penna rosa e gli scrive sulla pelle.
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RAFFAELE PIAZZA è nato a Napoli, dove vive, nel 1963. Lavora presso l’Università Federico II come tecnico elaborazione dati e collabora alle pagine culturali del Mattino. È redattore del sito web Vico Acitillo 124 - Poetry Wave. Suoi testi poetici sono apparsi su varie riviste e antologie, tra le quali si segnalano Melodie della Terra (Crocetti, 1998) e Poesia e Natura (Le Lettere, 2007). Ha pubblicato le raccolte poetiche: Del sognato (La Vita Felice, 2009), Sul bordo della rosa (Amadeus, 1998), La sete della favola (Amadeus, 1994), Luoghi visibili (Amadeus, 1993).
alexbrando@libero.it
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