FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 18
aprile/giugno 2010

Aquiloni

 

IL GIOCO, L'UTOPIA E LA SPERANZA

di Ambra Laurenzi



Un cielo pieno di aquiloni è ancora, per chi si trova a guardarlo, motivo di fascino e di divertimento: quelle figure volanti fantastiche e improbabili riportano ad un mondo forse lontano, quello della fantasia e del sogno. Il festival degli aquiloni di Cervia, che Alfredo Lando presenta è un appuntamento ormai di livello internazionale dove si ritrovano gli appassionati provenienti da molti paesi. Persone legate non solo al filo dell’aquilone e ad una gara di abilità, ma anche alla condivisione di una esperienza gioiosa.
L’obiettivo di Lando ha intercettato gatti, uccelli, anatre, elefanti e una varietà di strani oggetti che sembrano usciti da un cartoon e che trasmettono un’ allegria che ci piacerebbe poter trasferire a quei bambini che non conoscono più la gioia del gioco e dello stupore.

I quinchos del Mercado Oriental di Managua che Gianluca Tullio ha incontrato, vivono in un mondo violento dove la bellezza non è consentita e dove gli aquiloni non volano più.
A questi bambini non viene negato solo un diritto, ma anche la possibilità di un riscatto, infatti il gioco degli aquiloni in questi paesi è molto importante e diffuso. L’obiettivo del gioco è quello di riuscire a tagliare, per mezzo del proprio aquilone, il filo di quello degli altri giocatori e chi taglia il penultimo aquilone rimasto in aria riuscendo poi a recuperarlo, una volta che sia caduto a terra, ha vinto la competizione. L’abilità dimostrata dal vincitore viene riconosciuta ed è una grande forma di riscatto. L’aquilone rappresenta quindi qualcosa di molto più importante di un semplice gioco.
Questa dei quinchos è una delle tante storie di degrado, che hanno come protagonisti i bambini, che non vorremmo né vedere né, egoisticamente conoscere. Soprattutto non vorremmo vedere quegli occhi spenti e privi di domande che Tullio ha incontrato e che, come egli stesso racconta, gli hanno fatto abbassare lo sguardo. Affrontare questa realtà attraverso la storia di Riccardo, ha consentito tuttavia a Tullio di narrare con pudore e discrezione evitando quella patina di retorica che non risolve alcun problema e che spesso nasconde un velato voyeurismo verso il degrado o la sofferenza.
Riccardo ha fatto la stessa esperienza di questi bambini, alla loro età, ma ha trovato una strada di uscita, se pur non facile, la stessa strada che sta offrendo, senza imporsi, ma essendo presente nella loro vita, sulla strada. E se anche uno solo di questi bambini riuscirà a trovare una alternativa alla colla, Riccardo avrà vinto ancora una volta la sua battaglia.

Ci piacerebbe ritrovare quel bambino insieme a quelli del laboratorio-progetto di Fabiola Faidiga, pronti a lanciare l’aquilone, controvento, naturalmente. L’esperienza, didattica e ludica insieme, della costruzione e decorazione degli aquiloni rappresenta un progetto di apprendimento globale che ha consentito ai bambini di vedere realizzata un’idea attraverso il loro stesso lavoro manuale. Il progetto prende a mano a mano forma e colore, ma nel momento in cui l’aquilone è terminato si aggiunge un’altra importante forma di apprendimento, quella del saper attendere ciò che non dipende più dalle nostre capacità, ma dagli eventi che dobbiamo imparare a conoscere e riconoscere.
Ed ecco dunque i bambini, al bordo di un campo, pronti con il loro aquilone e in attesa del vento giusto e del momento giusto, quello in cui si è possibile lanciare i propri pensieri e la propria fantasia sapendo che il vento li catturerà per cominciare un lungo e affascinante viaggio.


ambralaurenzi@yahoo.com