Oggetti dell’immaginario, 2008
“Le immagini sono la mediazione tra il mondo e l’uomo......Dovrebbero essere mappe e diventano schermi: anziché rappresentare il mondo, lo alterano, fino a che l’uomo si mette a vivere in funzione delle immagini da lui create. Egli smette di decifrare le immagini e le proietta invece, indecifrate, nel mondo “là fuori”, “il mondo stesso diventa così ai suoi occhi un’immagine – un contesto di scene, di stati di cose.” (Vilém Flusser, Per una filosofia della fotografia, Bruno Mondadori 2006)
Le immagini fotografiche sono necessarie per orientarci nel tempo e nello spazio, ad esse consegniamo la memoria privata e collettiva, e molte scelte del quotidiano e della vita: l’acquisto di un oggetto, la casa, la vacanza, la conoscenza, a volte anche gli incontri.
Guardiamo la superficie piana di una fotografia o lo schermo piatto di un computer e mettiamo in relazione il contenuto dell’immagine con l’emozione e il desiderio che produce, fattori questi spesso estranei all’oggetto rappresentato, ma derivati dalle nostre proiezioni evocate. È l’inevitabile processo della percezione visiva, ma a causa di ciò, inconsapevolmente, ci muoviamo nel mondo guidati da una visione illusoria della realtà.
Qui e altrove, 2009
Qui e altrove, 2009
E se provassimo a decifrare più in profondità il mondo, posando sugli oggetti, sui luoghi, sulle persone uno sguardo diverso, attento, dissonante, inconsueto? Ne deriverebbe una dimensione trasfigurata, perchè elaborata, che permetterebbe di trovare altre prospettive di visione e interpretazione del mondo e, di conseguenza, della sua raffigurazione.
Lo spazio intorno, con tutto quello che contiene, non è un insieme statico ma un insieme di tante piccole parti di spazio che si trasformano modificandosi continuamente, e che, grazie a questa trasformazione, producono oggetti dell’immaginario creando una discontinuità con lo spazio precedente.
Oggetti dell’immaginario, 2005
Qualche volta il mondo esterno diventa una sorta di materiale grezzo da plasmare e, sperimentando l’affermazione di Rudolf Arnheim “percepire visivamente è pensare visivamente”, è possibile spingere il pensiero oltre per elaborare nuove percezioni e nuovi significati. (Rudolf Arnheim, Il Pensiero visivo, Einaudi 1974)
Prospettive, 2000
Prospettive, 2000
Altre volte, all’interno di una relazione spazio-temporale, i soggetti appaiono lontani dalle consuete categorie visive, per luce, colore, forma, prospettiva e contesto, facendo apparire un’immagine inaspettata, quella che pretende uno sguardo capace di fermare l’unico attimo possibile, nell’unico spazio possibile.
Questa prospettiva consente di agire all’interno di una nuova dimensione con la consapevolezza di partecipare ad una diversa esperienza.
Oggetti dell’immaginario, 2006
Qui e altrove, 2009
Guardare, senza sentirsi spettatori della realtà ma partecipi di una continua e imprevedibile avventura della scoperta, forse consentirà di vedere un mondo, dentro le cose, come forse consentirà di leggere un mondo, dentro la fotografia.
Prospettive, 2006
ambralaurenzi@yahoo.com
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