FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 14
aprile/giugno 2009

Infanti

IL BAVAGLINO TRISTE

di Annarita Verzola



Era un tranquillo pomeriggio come tanti e Stefano disegnava nella sua cameretta quando sentì un pianto sommesso. Si alzò dalla scrivania e comincio a guardare dappertutto, tendendo l’orecchio. Non si poteva sbagliare, la flebile vocina veniva proprio da un cassetto. Lo aprì con un po’ di timore e il lamento si fece più forte. Stefano rovistò tra gli indumenti e...

- Piano, che maniere!

- Chi parla? - domandò un po’ preoccupato.

- Chi vuoi che sia, io, no? Fammi uscire di qui! - esclamò il bavaglino spazientito.

Stefano si decise a toglierlo dal cassetto, sollevandolo con cautela e guardandolo preoccupato.

- Distendimi sul letto, ho bisogno di sgranchirmi un po’ i legacci... ah, che bello!

Mentre guardava il bavaglino stiracchiarsi, come faceva il micetto dopo un sonnellino, Stefano rimase in silenzio, senza sapere che cosa dire o fare.

- Non mi sembri molto dispiaciuto per me! - osservò piuttosto indispettito il bavaglino.

- No, ...cioè, sì! Vuoi dirmi perché piangevi?

- Ce n’è bisogno? Guardami e dimmi che cosa vedi!

- Un bel bavaglino grande, morbido, bianco...

- Appunto! Bianco, che tristezza! Sono bianco come le canottiere e le mutande, eppure non devo starmene nascosto come loro sotto i vestiti... anzi, io sto davanti ai vestiti e mi sembra che avrei tutto il diritto di essere più colorato e interessante! Oltretutto tu mi ricopri di macchie di sugo, di baffi di cioccolato, di gocce di marmellata, mentre maglioni e camicie se ne stanno al riparo e possono sfoggiare orgogliosi i loro bei colori e i loro bei disegni sempre come nuovi.

Stefano ascoltava in silenzio e guardava il bavaglino, che si agitava nella foga del discorso scuotendogli i legacci davanti al naso.

- Non sei forse d’accordo con me? Persino quando m’imbratti di sugo e di marmellata mi sento più interessante, ma appena esco dalla lavatrice tutto è tornato come prima, anzi ho la sensazione di diventare ogni volta più bianco!

Stefano si sentiva piuttosto confuso, la mamma era soddisfatta del bianco dei panni, ne parlava spesso con la vicina, e invece il bavaglino faceva tante storie. Tuttavia gli sembrava giusto rispettare il suo punto di vista e gli domandò: - Pensi che possa fare qualcosa per aiutarti?

- Lo spero bene! - ribatté un po’ stizzito il bavaglino - mi aspetto che tu sappia fare di meglio che coprirmi di baffi e di macchie che poi il detersivo riesce sempre a cancellare!

A dire il vero Stefano cominciava a sentirsi un po' irritato dall’atteggiamento indisponente del bavaglino, tuttavia decise di riflettere su tutta la faccenda e trovare una soluzione. - Promettimi però che smetterai di piangere e di lamentarti! - brontolò e il bavaglino, rassicurato, gli diede la propria parola d’onore che si sarebbe comportato meglio.

Alcuni giorni dopo la promessa però il bavaglino ricominciò ad essere irrequieto. Il fatto era che Stefano non riusciva a trovare nessuna soluzione. Visto che le macchie di cibo venivano facilmente cancellate dal detersivo, aveva pensato di procurargli delle macchie molto più resistenti, come il grasso della catena della bicicletta o l’erba del prato, ma c’era il serio pericolo che la mamma, vedendo il bavaglino così conciato, lo gettasse via senza pensarci troppo. Per quanto il bavaglino triste fosse stato noioso e petulante, Stefano si sentiva in colpa all’idea di vederlo finire nella spazzatura.

Un pomeriggio in cui stava in giardino a giocare e lo guardava sventolare appeso al filo del bucato, Stefano decise di provare a colorarlo con i pennarelli. Tornò in casa e ne uscì di corsa con l’astuccio pieno. Staccò il bavaglino dalle mollette, lo stese ben bene sul tavolo da giardino e afferrò un pennarello verde, quando udì una vocetta sottile.

- Che cosa pensi di risolvere?

Non era la solita voce, voglio dire quella del bavaglino, che se ne stava buono buono sul tavolo; proveniva dal basso. Stefano chinò la testa per sbirciare sotto la sedia e rispose, continuando a guardarsi intorno - Voglio provare a disegnare dei fili d’erba... Oramai non si stupiva più e sospirando depose il pennarello.

- Abbiamo sentito le lamentele del bavaglino e pensiamo di poterlo aiutare... - si decisero a spiegare i fili d’erba, ma Stefano scosse la testa.

- E come potete farlo, la mamma dice che le macchie d’erba sono terribili, vi immaginate che fine farebbe il povero bavaglino?

-Non vorrai insegnarci il nostro mestiere, vero? - protestarono in coro i fili d’erba del giardino. - Qui non si tratta di macchie, ma di un lavoretto fino, come si deve... fidati, lascia cadere il bavaglino, in modo che il vento possa farlo rotolare e svolazzare qua e là.

Stefano era perplesso, ma i fili d’erba sembravano così sicuri di loro stessi e il bavaglino fremeva con tale impazienza che si decise a lasciar fare. Adagiò il bavaglino sul prato e il vento incominciò a farlo danzare dolcemente tra le aiuole, in mezzo ai fiori, verso il cielo, intorno al fuoco appena acceso per il barbecue. Quando lo depose di nuovo sul tavolo Stefano non credeva ai propri occhi. Sulla spugna candida erano impressi fili d’erba, raggi di sole, goccioline di rugiada, piccoli fiori variopinti, minuscole fiammelle, ma così belli da sembrare un abilissimo e finissimo ricamo.

La mattina dopo a colazione Stefano indossò il bavaglino, naturalmente non più triste, che da quel giorno in poi non si sentì più lo zimbello dei panni stesi ad asciugare.

Più tardi sentì la mamma ringraziare la nonna per il bel ricamo che aveva voluto fare al bavaglino del nipote e la nonna se ne andò perplessa, e anche un po’ preoccupata di star diventando sempre più smemorata con il passare degli anni.


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