FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 14
aprile/giugno 2009

Infanti

I POETI DEL MERENDACOLO II

di Vera Lúcia de Oliveira



Presentiamo in questo numero di Fili d’aquilone altri due poeti del “Merendacolo”, associazione culturale molto attiva che organizza da anni a Perugia incontri, seminari e presentazione di libri dei più importanti poeti italiani contemporanei. Dopo aver pubblicato nell’ultimo numero testi editi e inediti di Ilde Arcelli e Antonella Giacon, abbiamo scelto per questo numero poesie di Walter Cremonte e Brunella Bruschi.
L’idea è quella di proporre ai nostri lettori un assaggio delle loro poetiche, e ho chiesto ad ognuno almeno un testo in cui riflettono proprio sulla poesia, sul mistero della parola che rivela, e allo stesso tempo cela, il mondo.
Qualche giorno fa, nel corso di uno degli incontri organizzati dal “Merendacolo”, Eugenio De Signoribus ha affermato che la poesia è salvezza, e che essa lo aveva letteralmente salvato in molti momenti della sua vita. Se chiedessimo a ogni poeta che cosa è per lui la poesia, certamente ognuno ne darebbe una diversa definizione, anche perché la poesia ha un qualcosa che sfugge alla logica. Per Croce, infatti, la poesia è una forma di conoscenza intuitiva, indipendente dalla ragione concettuale. La poesia, aggiungiamo, è un viaggio dentro di noi e dentro le cose, è un salto senza paracadute nel vuoto, uno scontro molte volte doloroso di vagoni che sono i nostri nervi e vene, uno scavo continuo e un percorso senza fine nella propria anima. Ben vengano dunque i poeti e le loro vive e spesso spigolose parole, frutto di questo viaggio nel mistero del mondo.

Per chi desiderasse conoscere meglio le attività del gruppo, indico il sito
http://xoomer.alice.it/cmaccher/web_merendacolo.




POESIE DI WALTER CREMONTE


O NATURA

Prendi le rondini: sembra che giocano
invece mangiano.
(Catturano al volo piccoli insetti
che si perdono nel cielo volando giocando
scordandosi di mangiare
tanto son piccoli).

(Da Vedi che, 1982)


LE PAROLE CHE VOI BUTTATE

Le parole che voi buttate
vuoto a perdere ai bordi delle strade
le parole come poveri stracci
consumate rotte calpestate
le parole che avete consumato
e poi buttato

le parole che a voi non servono, grazie,
io voglio raccoglierle
e pronunciarle,
le parole come caldo e come freddo
e come tu e come io
e come tutto il mio
malinteso amore

le parole che a me servono, grazie,
e ancora
a pronunciarle mi salvano.

(Da Vedi che, 1982)


CONTRO LA DISPERSIONE

Intensità va con semplicità
il troppo stroppia e ci s’imbroda

tu ci sei, così bella, e Nicolino
i miei di casa
l’amico che mi attende nella quiete

se secco è il pruno
inutile addobbarlo
va bene così

(Da Me ne andavo guardando come tutto è bello, 1986)


IN GABBIA

Loro diciamo non lo sanno
non si rendono conto poverini
che in fondo poi ci sono nati
ci sono abituati
e se no non starebbero a cantare
tutto il tempo a cinguettare
e noi sorrisini dalla parte di fuori
parolette graziose e pio-pio

Non lo sanno non si rendono
conto se no
non starebbero a farsi carezze bacetti
fanno figli ogni tanto e noi ammiriamo
dalla parte di fuori
che la natura segue il corso
ci fa piangere quasi questa cosa
diciamo che è un mistero diciamo ci vorrebbe
una gabbia più grande.

(Da Me ne andavo guardando come tutto è bello, 1986)


NON VUOL DIRE

Ospedale detto degli
Incurabili – però mi dice in fretta
non vuol dire
mentre mi avvio

è solo il vecchio nome, per il resto
è tutta un’altra cosa
(allora va bene gli singhiozzo
nella strozza)

(Da Me ne andavo guardando come tutto è bello, 1986)


    *

Piccione attento, che se il gatto
- sei distratto - ti prende
allora niente più filosofia
né teologia
niente domande e niente risposte
un gatto sazio e più niente di niente.

(Da Uscir di pena, 1993)


NEL DOLORE

Non t’aspettare
medaglie al valore
sei solo e sei brutto
e questo è tutto.

(Da Uscir di pena, 1993)


50 ANNI DOPO LA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ

Per quello che è stato
bon c’è perdono
e per mio padre e mia madre
non c’è perdono.
Non c’è perdono per tutti i miei cari
i miei fratelli
e per mio figlio innocente
la sua ragazza dolce ridente
non c’è perdono per la foglia che cade
o che trema appena sul ramo
per il sasso che ruzzola
il ruscello che scorre
e non per Dio, se c’è
e se non c’è
e non per te
e non per me.

(Da Contro la dispersione, 1999)


(ARS POETICA)

Cerchi la rima?
Conti le sillabe?
Pensi che il bicchiere del vino t’aiuti?
Le sigarette?

(Eppure hanno nomi
le barche alla deriva
hanno nomi
quelle donne, quegli uomini
nomi e cognomi)

(Da Perché ti sei voltato, 2007)


FEDRO, Favola I, 1

Il lupo stava sopra, sotto l’agnello.
Erano lì, ad un rivo, per bere.
Al lupo venne voglia di menare le mani,
ma si trattava di fame, fame nera.
“Come ti permetti di sporcarmi l’acqua?”
attaccò. Spaventato, rispose l’agnello:
“ E dài, come faccio? Da te scende l’acqua
che bevo”. C’era del vero: respinto,
“Hai detto male di me, sei mesi fa” riprovò.
Ma l’agnello: “Neanche ero nato”.
“Allora tuo padre, perdio, l’avrà fatto”.
E così lo fa a pezzi. Ma ingiustamente.
Lo dico per quelli che opprimono la gente
innocente, e questo lo chiamano diritto.

(Da Autori, quaderno di traduzioni, 2003)


DOVE

Che fa la luna?
indifferente splende
sui cumuli dell’immondizia
alta, pulita:
svelandosi del velo
del cielo
mostra una via d’uscita
ma dove andiamo, dove
mia cara luna...

(Inedita)


COSA

Ma secco è il pruno
secco davvero
e il treno è fermo su un binario morto
morto davvero
e noi cosa facciamo
fuori dalle parole
fuori da questa bella
poesia?

(Inedita)


AMORE

                         we shall overcome

Ce la facciamo amore
il cielo è cosi azzurro
così cara la vista al nostro cuore
dell’orto del vicino, del convento
con la campana che accompagna il dolce vento
non più di tramontana.
Qualche volta (basta non far rumore)
gli accadimenti, gli eventi, il nemico
sonnecchiano un poco
e si respira, dài ce la facciamo.

(Inedita)


WALTER CREMONTE
È nato a Novi Ligure nel 1947; vive a Perugia, dove è stato insegnante e dove, tra il 1979 e il 1993, ha pubblicato alcune raccolte poetiche, i cui testi sono poi in buona parte confluiti nel libro Contro la dispersione, a cura di Luigi M. Reale, Guerra Edizioni, Perugia 1999. Ha poi fatto stampare Cosa resta (2001) e Autori (2003): due piccole raccolte a circolazione puramente amicale. Ha pubblicato presso Crace, Perugia 2005, A margine, che contiene riflessioni sulla poesia e sui poeti apparse in precedenza su Micropolis, supplemento umbro del quotidiano Il Manifesto. Infine ha pubblicato un ultimo libretto di poesie, Perché ti sei voltato, Edizioni Era Nuova, Perugia 2007.




POESIE DI BRUNELLA BRUSCHI


IL TRENO PER LE MIE VENE

Il treno per le mie vene
ha ripreso il viaggio interrotto.
Non c’è paesaggio che si esima
dall’illustrare, né stazione
che vorrebbe salutare. Adesso
è un accelerato, non s’appaga d’un
soffio, va a scavare nel suono
e nel colore vivo, nella luce e nel
buio incontro ad alberi ed uccelli
stranieri. Se ci sarà amore
arriverà magari fino a Gretna Green.

(Da Lune Persuase, Fara, 2007)


LÌ DENTRO

Lì dentro abbiamo perduto qualcosa
per questo ci torno ad ogni alba
di soppiatto con te che sei piccolo
e grande ed hai occhi tristi che
voglio consolare. Ti chiedo di venire
a passeggiare come allora, ti invento
una festa nella casa grande e invito
i tuoi amici. In un mobile ho lasciato
una serie di doni graziosi che
distribuisco mentre voi giocate
in terrazza e sul piazzale (che è di
un’altra casa) e poi ripongo felice
gli avanzi della cena nel frigo.
Getto via la carne verminosa
rimasta dal passato.

(Da Lune Persuase, Fara, 2007)


CAMICIE BIANCHE

Camicie bianche spiegate
come il salto di marionette
e il vestito della mia danza di
prima invadono il campo:
il cuore non ha scampo, io non
lo interrogo più. Liquido il gioco
e vado via, con lei tiro fuori
l’ironia pungente sono davvero
sola fra la gente che circonda
il mio pianto. Ma il canto
stonato non lo voglio più
e passo alla prossima scena
dove una bancarella vende
la felicità a chi amo.

(Da Lune Persuase, Fara, 2007)


CON ÀNCORE SPOGLIE

Nel fondo della notte ancora
vorrei ripescare, figlio, le parole
anche con apprensione
perché sempre le parole sono
sintomo d’incertezza
difronte al suo perentorio silenzio.
Noi con àncore spoglie
abbiamo cercato una rotta
giocando con la densità del pianto
(come nella nebbia, io di madre
da inventare e di bambina sospesa,
tu di una labile forma,
dell’impresenza che ti mordeva...)
giocando coi fantasmi
della storia che nessuno di noi
voleva lasciare,
a cui non si voleva tornare...
Figlio del cuore che eri
la verità e la disperata tenerezza
delle veglie, io volevo solo
prepararmi, essere
in grado di commettere con
più cura l’errore della protezione.
Ma tu lo sfuggivi
con la ferocia di chi non può
guardare il volto della propria pena.

(Da Deep Focus, Guerra, 2005)


    *

Non maneggiare poesia come
un ladro di cassaforti
aprendo e chiudendo in fretta
il segreto, la combinazione
che credi acquisita e immutabile
(lei è impalpabile ed ha
chiavi che scivolano dalle mani
e non aderiscono mai
alla serratura. Raramente si
lascia aprire, solo da
un pulsare di sangue vivo).
Così potrebbe vendicarsi e lasciar
uscire quel che giace
nel fondo, dare alla luce
un suono forte che arriva in testa:
tutte quelle morti perpetrate
di notte, che nessuno
vedesse i disegni maldestri
gli asfittici labirinti
a stento stemperati dal giorno.

(Da Deep Focus, Guerra, 2005)


LUI NARRAVA

Lui narrava con reticenza
noi stavamo a sentire
come fosse inverosimile
ma circondati dalla pena
non sapevamo dove collocare
le storie. Il lager, la fame
gli stenti, l’orrore nazista
s’intuivano fra la consolazione
pia e qualche ironia per
calibrare la voce rotta. Ma
la sera mia sorella veniva nel
mio letto per paura di sognare.

(Da Lune Persuase, Fara, 2007)


Ποιητικα'
(o cose relative al fare)

Il cerchio di vita
e verso
i sensi del corpo
e della radice
quando durabile e discreto
passa con me
nel silenzio
il crepitìo degli sci
sulla neve
la musica senza spartito
che la poesia suona
a memoria.
La pista duttile
tra gli abeti
è la parola materna
il filo
di consistenza
e vanità.

(Inedita)


SHOÀ
(da uno spettacolo di Moni Ovadia)

Ecco il binario 21 in attesa del grido
spinti a bastonate da SS e connazionali
altrettanto solerti
così dileguata la dignità nel fumo
che piomba a terra dai vagoni
- perché?- non è la domanda d’un cielo
senza vergogna che spia opaco
con fetidi occhi di ratto.
Il viaggio è odore di morte
misto a escrementi e sudore
morte di stenti
come l’arrivo e la tortura del tempo.
sabbia precipitata nella clessidra del lager.
Mentre passa ogni confine di terra
il pianto vorrebbe almeno
ricongiungersi a quella luna
ormai senza preghiera
(senza pudore anche lei
come una vecchia baldracca
che esce a passeggiare di notte)
ma non la sfiora
e muore nel silenzio
con i nostri giorni asfissiati dal gas
quando già il corpo
è più spento della morte.
Eppure ha le rive il mare
il fiume una foce
e le prigioni sbarre di ferro intorno:
ma tutto questo dovrà finire
senza mai finire
il suo dolore non avrà
confine.

(Inedita)


COME NEVE E SILENZIO

Il bambino era mio lo
vestivo lo sollevavo lo portavo
non so cosa avevo
in mano quando l’ho trovato
una mattina spaccato
e fermo
la testa sembrava più piccola
il sangue si poteva lavare
curare le ferite
l’ho consegnato perché
tutto tornasse
normale come neve
e silenzio.

(Inedita)


UCCELLI ABBATTUTI

I bambini si possono prendere
non sono chiusi
ascoltano pur nel pianto
fanno rumore
ma plasmano
la materia del dolore
sopportano trite ragioni
tornano a ridere
nelle ferite
prigionieri d’assenza
spogliati dell’età
uccelli abbattuti che spalmano
a terra le ali.

(Inedita)


BRUNELLA BRUSCHI
Nata a Perugia, laureata in Lettere classiche, ha insegnato in un liceo scientifico. Scrive poesia, critica letteraria, e traduce dal francese poesia e prosa. Suoi scritti compaiono su riviste specializzate, come Poeti e poesia, Le voci della luna, La rosa necessaria, Poesia, e altre. Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: Gioco d’attesa, Umbria Editrice, 1987; Testi Pretesti Lineature, Fonema Editrice, 1990; Il bistro e la sabbia, Thyrus, 1997; Drama, Tracce, 2000 (Premio “Nuove Scrittrici 2000”); Deep Focus, Guerra, 2005; Lune Persuase, Fara, 2007; Befane, maghi, rospi, rane e... altre creature per niente strane, Re-active, 2008. Ha al suo attivo numerose antologie, come Ci sono ancora le lucciole, Crocetti; I sette poeti del Montale, Scheiwiller; Pater, Morgana; Magis, Morgana; Vent’anni di poesia, Passigli; Tracce, Ed. Tracce. Ha conseguito Premi nazionali e internazionali.

 


velucia@tin.it