FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 13 gennaio/marzo 2009 Nutrimenti |
POBRECITO POETA QUE ERA YO... di Irene Campagna |
Salvador, anni '60. Protagonisti: Mario, Arturo, Alvaro, Roberto,José. Mario è un poeta afflitto dalla dipendenza etilica, nella notte libera il suo lato più intimo e soggettivo; vive un dramma tutto individuale che lo esclude dalla realtà storico-politica. È cosciente di contravvenire a un imperativo sociale, da questa consapevolezza nasce la sua storia tormentata. Per Mario la poesia è la salvezza, ma la colloca in un “sottosuolo notturno” (un Ade) in cui sprofonda e si nutre il suo io travolto dall’alcol. È un Orfeo recidivo che torna in superficie dalla notte dell’Ade ma che è costretto sistematicamente a discendervi, poiché ogni volta si gira a guardare indietro e perde la sua Euridice (la poesia), è incapace di guardare avanti verso il mondo esterno e di condurvi la sua compagna.
Alvaro e Arturo si muovono in ambiti lavorativi cruciali per la creazione di una nuova logica che porti alla sensibilizzazione collettiva e al riscatto delle classi oppresse, hanno in mano le stesse armi del regime, potrebbero usarle sullo stesso campo di battaglia e puntarle contro chi se n’è abusivamente appropriato, ma non riescono perché distratti e minati nel terreno fertile della loro vanità dalla logica dominante che, lusingandoli con il guadagno facile e il successo, li ha assorbiti.
[...]dobbiamo eliminarti, intendo in modo totale, liquidando anche il tuo buon ricordo.[...]Faremo sapere al tuo Partito, attraverso le persone che abbiamo infiltrato e attraverso altri mezzi alla nostra portata, insospettabili, che tu ci hai dato tutte queste informazioni. Gli diremo che prima di morire hai tentato di salvare la pelle e hai parlato, hai tradito, hai denunciato i tuoi compagni. La storia non ti ricorderà come un eroe, ma come un traditore.1 Con la conclusione di questa sessione di interrogatori José viene ricondotto nella sua cella a Cojutepeque, da dove riesce a fuggire scavando un tunnel. Alla fine, è costretto all’esilio.
Pobrecito poeta que era yo... è l'unico romanzo scritto dal poeta salvadoregno Roque Dalton, pubblicato postumo nel 1976 a San José (Costa Rica).
Roque Dalton nasce il 13 maggio del 1935 in Salvador. Frequenta il collegio gesuita; in seguito si trasferisce in Cile, e a 18 anni circa torna in Salvador, dove si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, e dove fonda insieme ad Otto René Castillo il Círculo literario universitario.
Il Salvador costituisce uno dei temi principali dell'opera di Roque Dalton, poeta delicato e aggressivo, ironico e autoironico, critico e autocritico, gioviale e duro. La ricerca dell’unità fra pensiero e azione, fra la vita e l'opera, il superamento dialettico dell’estetica guidano il poeta e il militante, sono carica rivoluzionaria dirompente che accompagnano il Dalton bohèmien, eccessivo e faceto sotto forma di continua ricerca, riflessione e penose consapevolezze. Questo percorso è perfettamente visibile nell’opera poetica daltoniana, ne è la causa e l’effetto.
Furono avanzate smentite, giustificazioni e ingiurie sulla condotta del rivoluzionario Dalton, accusato di essere un informatore della CIA secondo quanto indicavano le indagini condotte dall'ERP e pilotate dalla stessa CIA.2
Ognuno di questi alter ego parziali rappresenta un rischio.
In base alla biografia dell’autore, sappiamo che ha ricevuto una sola visita in carcere (infatti i successivi interrogatori di José avverranno dopo il terremoto) e stando alle indagini dell’ERP un’altra visita in un hotel di San Salvador.
1Roque Dalton, Pobrecito poeta que era yo..., 1973, San Salvador, El Salvador, UCA Editores, 2005, p.416. 2Vedi, Pino Cacucci, Simona e Simona: forse la memoria aiuta più della scarna cronaca, in "Carta" del 4 ottobre 2004.
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BREVE ANTOLOGIA POETICA DI ROQUE DALTON
Lo que pasa es que tengo una fractura en la nariz Eso explica por lo menos en parte mi problema.
(de Un libro levemente odioso)
Il fatto è che ho una frattura al naso Questo spiega almeno in parte il mio problema. (da Un libro lievemente odioso)
1Costaricense.
Yo como tú También mi sangre bulle Creo que el mundo es bello, Y que mis venas no terminan en mí (de Poemas clandestinos)
Io, come te, Anche il mio sangue freme Credo che il mondo è bello, E che le mie vene non finiscono in me (da Poesie clandestine)
Poesía (de Poemas clandestinos)
Poesia (da Poesie clandestine)
Los que ampliaron el Canal de Panamá (de Las historias prohibidas del Pulgarcito)
Quelli che ampliarono il Canale di Panama (da Le storie proibite del Pulgarcito)
1Serpente velenosissimo.
2Lavoratori agricoli precari che ricevono in usufrutto un pezzetto di terra. In cambio sono costretti a lavorare nella hacienda per un certo numero di giorni all’anno ( circa 200 ), senza ricevere nessuna remunerazione. Il possesso di tale porzione di terra è del tutto temporaneo.
3Salvadoregni.
Aída fusilemos la noche (de Diario Latino, 28 de enero de 1956)
Aida fuciliamo la notte (da Diario Latino, 28 gennaio 1956)
País mío no existes Antes creía que solamente eras muy chico Soy pues un diosecillo a tu costa. (Quiero decir: por expatriado yo (de Taberna y otros lugares)
Paese mio non esisti Prima pensavo che fossi soltanto molto piccolo Questo mi rallegra Sono quindi un piccolo dio a tue spese (Voglio dire: se io sono ex-patriato (da Osteria e altri luoghi)
«El marxismo-leninismo es una piedra «No. El marxismo-leninismo es la goma elástica «No, no. El marxismo-leninismo es la idea «El marxismo-leninismo es la espada «Qué va! El marxismo-leninismo es la teoría ¿Qué voy a hacer si me he pasado la vida (de Taberna y otros lugares)
“Il marxismo-leninismo è una pietra “No. Il marxismo-leninismo è la gomma elastica “No, no. Il marxismo-leninismo è l'idea “Il marxismo-leninismo è la spada “Ma va'! Il marxismo-leninismo è la teoria Che ci posso fare se ho trascorso la vita (da Osteria e altri luoghi) (de El amor me cae más mal que la primavera) (da L’amore mi sta antipatico più della primavera)
Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre Tu voz, que es la campana de los cinco sentidos, Cuando sepas que he muerto di sílabas extrañas No dejes que tus labios hallen mis once letras. No pronuncies mi nombre cuando sepas que he muerto: No pronuncies mi nombre, no pronuncies mi nombre. (de El turno del ofendido)
Quando saprai che sono morto non pronunciare il mio nome La tua voce, che è la campana dei cinque sensi, Quando saprai che sono morto di’ sillabe strane Non permettere alle tue labbra di trovare le mie undici lettere. Non pronunciare il mio nome quando saprai che sono morto: Non pronunciare il mio nome, non pronunciare il mio nome. (da Il turno dell’offeso)
Era la hora de la injuria la fugaz época de la maldición Yo era el único súbdito que le quedaba a su locura Era noche para el gentío sin antorchas Me abandonó antes de que me lavase el rostro en su presencia Decidí no destruir antes del amanecer la marca mágica A los tres días me encontraron muerto (de Los testimonios)
Era l'ora dell'ingiuria l’epoca fugace della maledizione Io ero l'unico suddito rimasto alla sua pazzia Era notte per la folla senza torce Mi abbandonò prima che potessi lavarmi il viso in sua presenza Decisi di non cancellare prima dell'alba il marchio magico Dopo tre giorni mi trovarono morto (da I testimoni) FRIEDRICH DÜRRENMATT Mátese durante las ceremonias conmemorativas (de El turno del ofendido)
FRIEDRICH DÜRRENMATT Si uccidano durante le cerimonie commemorative (da Il turno dell’offeso) (Este proyecto no es original. Me fue comunicado por E. B., obispo en sus ratos de ocio, quien a su vez lo recibió de labios del anarquista adolescente que menciono, de oficio retratista.)
No matéis a los curas, pueblos que despertáis y caéis en la cuenta Por el contrario estimulad su cría, Los domingos llevaremos a los niños a las carreras de curas Habrá curas de tiro y carga, curas trotones, curas sementales, Los curas inservibles serán embalsamados (de El turno del ofendido) (Questo progetto non è originale. Mi è stato comunicato da E.B., vescovo nei suoi momenti di ozio, che a sua volta lo ha raccolto dalla bocca dell'anarchico adolescente che menziono, di mestiere ritrattista.)
Non uccidete i preti, popoli che vi risvegliate e vi rendete conto Al contrario incoraggiate la loro crescita, La domenica porteremo i bambini alle corse dei preti Ci saranno preti da tiro e da soma, preti da trotto, preti da monta, I preti inservibili verranno imbalsamati (da Il turno dell’offeso)
No olvides nunca (de Poemas clandestinos)
Non dimenticare mai (da Poesie clandestine) Le traduzioni delle poesie di Roque Dalton qui proposte sono di Irene Campagna ed Emanuela Jossa, e fanno parte di un’antologia interamente dedicata a Roque Dalton di prossima pubblicazione presso la Multimedia Edizioni di Salerno. I testi in spagnolo sono stati tratti da: Mario Benedetti (a cura di), Roque Dalton, Antología, Visor de poesía, Madrid, 2000; Roque Dalton, Un libro levemente odioso, La Letra editores, Mexico, 1988; Roque Dalton, Taberna y otros lugares, Casa de las Americas, La Habana, 1969; Roque Dalton, Antología poética elettronica realizzata dal poeta salvadoregno André Cruchaga.
POESIA
In Italia sono state pubblicate due antologie poetiche: La parola ferita a cura del Laboratorio di Babele con introduzione di Antonio Melis (Datanews, 1991) e La finestra sul volto a cura di Gianni Toti (Fahrenheit 451, Roma, 1997).
irenecampagna@gmail.com
Sulla poesia del Salvador, vedi anche, sul n. 12
a cura Irene Campagna ed Emanuela Jossa
NO, NO SIEMPRE FUI TAN FEO
que me causó el tico Lizano con un ladrillo
porque yo decía que evidentemente era penalty
y él que no y que no y que no
nunca en mi vida le volveré a dar la espalda a un futbolista tico
el padre Achaerandio por poco se muere del susto
ya que al final había más sangre que en un altar azteca
y luego fue Quique Soler que me dio en el ojo derecho
la pedrada más exacta que cabe imaginarse
claro que se trataba de reproducir la toma de Okinawa
pero a mí me tocó ruptura de la retina
un mes de inmovilización absoluta (¡a los once años!)
visita al doctor Quevedo en Guatemala y al doctor
Bidford que usaba una peluca colorada
por eso es que en ocasiones bizqueo
y que al salir del cine parezco un drogadicto desvelado
la otra razón fue un botellazo de ron
que me lanzó el marido de María Elena
en realidad yo no tenía ninguna mala intención
pero cada marido es un mundo
y si pensamos que él creía que yo era un diplomático argentino
hay que dar gracias a Dios
la otra vez fue en Praga nunca se supo
me patearon cuatro delincuentes en un callejón oscuro
a dos cuadras del Ministerio de Defensa
a cuatro cuadras de las oficinas de la Seguridad
era víspera de la apertura del Congreso del Partido
por lo que alguien dijo que era una demostración contra el Congreso
(en el Hospital me encontré con otros dos delegados
que habían salido de sus respectivos asaltos
con más huesos rotos que nunca)
otro opinó que fue un asunto de la CIA para cobrarse mi escapatoria
de la cárcel
otros más que una muestra de racismo antilatinoamericano
y algunos que simplemente las universales ganas de robar
el camarada Sóbolev vino a preguntarme
si no era que yo le había tocado el culo a alguna señora acompañada
antes de protestar en el Ministerio del Interior
en nombre del Partido Soviético
finalmente no apareció ninguna pista
y hay que dar gracias a Dios nuevamente
por haber continuado como ofendido hasta el final
en una investigación en la tierra de Kafka
en todo caso (y para lo que me interesa sustentar aquí)
los resultados fueron
doble fractura del maxilar inferior
conmoción cerebral grave
un mes y medio de hospital y
dos meses más engullendo licuado hasta los bistecs
y la última vez fue en Cuba
fue cuando bajaba una ladera bajo la lluvia
con un hierro M-52 entre manos
en una de esas salió de no sé donde un toro
yo me enredé las canillas en la maleza y comencé a caer
el toro pasó de largo pero como era un gran huevón
no quiso volver para ensartarme
pero de todos modos no fue necesario porque
como les iba contando yo caí encima del hierro
que no supo hacer otra cosa que rebotar como una revolución en África
y me partió en tres pedazos el arco cigomático
(muy importante para la resolución estética de los pómulos)
NO, NON SONO SEMPRE STATO COSÍ BRUTTO
che mi procurò il tico1 Licano con un mattone
perché io dicevo che era rigore netto
e lui che no no e no
mai più in vita mia ridarò le spalle a un calciatore costaricense
padre Achaerandio per poco non moriva dallo spavento
poiché alla fine c’era più sangue che su un altare azteco
e poi ci fu Quique Soler che mi tirò sull’occhio destro
la sassata più precisa che si possa immaginare
certo si trattava di riprodurre la presa di Okinawa
però a me costò la rottura della retina
un mese di immobilità assoluta (a undici anni!)
visita dal dottor Quevedo in Guatemala e dal dottor
Bidford che usava una parrucca rossa
è per questo che a volte storco gli occhi
e all’uscita dal cinema sembro un tossico assonnato
un altro motivo fu una bottigliata di rum
che mi lanciò il marito di María Elena
in realtà io non avevo alcuna cattiva intenzione
ma ogni marito è un mondo
e se pensiamo che mi credeva un diplomatico argentino
bisogna ringraziare Dio
un’altra volta successe a Praga non si è mai scoperto
mi presero a calci quattro delinquenti in un vicolo buio
a due isolati dal Ministero della Difesa
a quattro isolati dagli uffici della Sicurezza
era la vigilia dell’apertura del Congresso del Partito
perciò qualcuno disse che era una dimostrazione contro il Congresso
(all’Ospedale incontrai altri due delegati
che erano usciti dai rispettivi assalti
con più ossa rotte che mai)
un altro ipotizzò che fosse una faccenda della CIA per vendicarsi della
mia fuga dal carcere
altri ancora una dimostrazione di razzismo antilatinoamericano
e alcuni semplicemente l’universale voglia di rubare
il compagno Sóbolev venne a chiedermi
se per caso avevo toccato il culo a qualche signora in compagnia
prima di protestare al Ministero degli Interni
in nome del Partito Sovietico
alla fine non emerse nessuna pista
e bisogna di nuovo ringraziare Dio
per essere rimasto l’offeso fino alla fine
in un’indagine nella terra di Kafka
in ogni caso (e per quello che mi interessa sostenere qui)
i risultati furono
duplice frattura del mascellare inferiore
commozione cerebrale grave
un mese e mezzo di ospedale
altri due mesi a ingoiare liquide perfino le bistecche
e l’ultima volta fu a Cuba
quando scendevo per un pendio sotto la pioggia
con un ferro M-52 tra le mani
ad un certo punto saltò fuori da non so dove un toro
io mi aggrovigliai i polpacci nelle erbacce e iniziai a rotolare
il toro tirò diritto e siccome era un gran minchione
non tornò indietro per infilzarmi
ma ad ogni modo non fu necessario perché
come vi stavo raccontando caddi sopra il ferro
che non seppe far altro che esplodere come una rivoluzione in Africa
rompendomi in tre pezzi l’arco zigomatico
(molto importante per la risoluzione estetica degli zigomi)
COMO TÚ
amo el amor,la vida,el dulce encanto
de las cosas,el paisaje
celeste de los días de enero.
y río por los ojos
que han conocido el brote de las lágrimas.
que la poesía es como el pan,de todos.
sino en la sangre unánime
de los que luchan por la vida,
el amor,
las cosas,
el paisaje y el pan,
la poesía de todos.
COME TE
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.
e rido attraverso occhi
che hanno conosciuto il germinare delle lacrime.
che la poesia è come il pane, di tutti.
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.
ARTE POÉTICA 1974
perdóname por haberte ayudado a comprender
que no estás hecha sólo de palabras.
ARTE POETICA 1974
perdonami per averti aiutato a capire
che non sei fatta solo di parole.
XI. POEMA DE AMOR
(y fueron clasificados como “silver roll” y no como “gold roll”)
los que repararon la flota del Pacífico
en las bases de California,
los que se pudrieron en las cárceles de Guatemala,
México, Honduras, Nicaragua,
por ladrones, por contrabandistas, por estafadores,
por hambrientos,
los siempre sospechosos de todo
(“me permito remitirle al interfecto
por esquinero sospechoso
y con el agravante de ser salvadoreño”),
las que llenaron los bares y los burdeles
de todos los puertos y capitales de la zona
(“La Gruta Azul”, “El Calzoncito”, “Happyland”),
los sembradores de maíz en plena selva extranjera,
los reyes de la página roja,
los que nunca sabe nadie de dónde son,
los mejores artesanos del mundo,
los que fueron cosidos a balazos al cruzar la frontera,
los que murieron de paludismo
o de las picadas del escorpión o la barba amarilla
en el infierno de las bananeras,
los que lloraron borrachos por el himno nacional
bajo el ciclón del Pacífico o la nieve del norte,
los arrimados, los mendigos, los marihuaneros,
los guanacos hijos de la gran puta,
los que apenitas pudieron regresar,
los que tuvieron un poco más de suerte,
los eternos indocumentados,
los hacelotodo, los vendelotodo, los comelotodo,
los primeros en sacar el cuchillo,
los tristes más tristes del mundo,
mis compatriotas,
mis hermanos.
XI. POESIA D’AMORE
(e furono classificati come “silver roll” e non come “gold roll”),
quelli che ripararono la flotta del Pacifico
nelle basi della California,
quelli che marcirono nelle galere del Guatemala,
Messico, Honduras, Nicaragua,
perché ladri, contrabbandieri, truffatori,
affamati,
quelli sospettati sempre di tutto
( “mi permetto segnalarle il tale
in quanto sfaccendato sospetto
e con l’aggravante di essere salvadoregno”)
quelle che riempirono i bar e i bordelli
di tutti i porti e le capitali della zona
(“La gruta azul”, “El Calzoncito”, “ Happyland”),
i seminatori di mais in piena foresta straniera,
i re della pagina rossa,
quelli che nessuno sa mai di dove sono,
i migliori artigiani del mondo,
quelli che vennero imbottiti di piombo attraversando la frontiera,
quelli che morirono di malaria
o del morso dello scorpione o della barba amarilla1
nell’inferno dei bananeti,
quelli che piangono ubriachi per l’inno nazionale
sotto il ciclone del Pacifico o la neve del nord,
gli arrimados2, i mendicanti, i fumatori di marijuana,
i guanacos3 figli di puttana,
quelli che a stento riuscirono a tornare,
quelli che ebbero un po’ di fortuna in più,
gli eterni irregolari,
i faccio di tutto, i vendo di tutto, i mangio di tutto,
i primi a prendere il coltello,
i tristi più tristi del mondo,
i miei compatrioti,
i miei fratelli.
AÍDA FUSILEMOS LA NOCHE
y la terrible
miseria colectiva.
Aquí tenemos estas cuatro manos
y tenemos mi voz.
Nos respaldan tus ojos
y tu suave
manera de ir queriéndome.
Nos respalda esa sangre proyectada
hasta el cuerpo del hijo.
Nos respalda esta atmósfera
este pan cotidiano
y estas cuatro paredes
que tutelan los besos.
Rompamos Aída esta tormenta amarga.
Hay que construir pañuelos con luceros
para secar las lágrimas del hombre.
Hay que llevar al niño
a su música antigua.
Hay que volver a fabricar muñecas
y hay que sembrar maíz en las ciudades.
Hay que dinamitar los rascacielos
y dar lugar para que ascienda el trigo.
Hay que hacer instrumentos de labranza
con los buses urbanos.
Aída, fusilemos la noche
y esa horrible bandera.
Aída fusilemos la noche
y los negros cañones
y las bombas atómicas;
fusilemos el odio
y la terrible
miseria colectiva.
AIDA FUCILIAMO LA NOTTE
e la terribile
miseria collettiva.
Ecco abbiamo le nostre quattro mani
e la mia voce.
Ci sostengono i tuoi occhi
e il tuo delicato
modo di amarmi incessante.
Ci sostiene questo sangue proiettato
fino al corpo del figlio.
Ci sostiene questa atmosfera
questo pane quotidiano
e queste quattro mura
che difendono i baci.
Rompiamo Aida questa tormenta amara.
Si devono costruire fazzoletti con finestre
per asciugare le lacrime dell’uomo.
Si deve condurre il bambino
alla sua musica remota.
Si deve tornare a fabbricare bambole
si deve seminare mais nelle città.
Si devono far esplodere i grattacieli
e fare spazio perché si levi il grano.
Si devono costruire attrezzi da lavoro
con gli autobus urbani.
Aida, fuciliamo la notte
e questa orribile bandiera.
Aida fuciliamo la notte
e i neri cannoni
e le bombe atomiche;
fuciliamo l’odio
e la terribile
miseria collettiva.
EL GRAN DESPECHO
sólo eres una mala silueta mía
una palabra que le creí al enemigo.
que no alcanzabas a tener de una vez
Norte y Sur
pero ahora sé que no existes
y que además parece que nadie te necesita
no se oye hablar a ninguna madre de ti.
Ello me alegra
porque prueba que me inventé un país
aunque me deba entonces a los manicomios.
tú eres ex patria)
IL GRAN FASTIDIO
sei solo una mia goffa siluetta
una parola che ho creduto al nemico.
che non arrivavi ad avere insieme
Nord e Sud
però adesso so che non esisti
e per di più sembra che non servi a nessuno
non si sente nessuna madre parlare di te
purché prova che mi sono inventato un paese
anche se allora sarei da manicomio
tu sei ex patria)
DECIRES
para romperle la cabeza al imperialismo
y a la burguesía.»
con que se arroja esa piedra.»
que mueve el brazo
que a su vez acciona la goma elástica
de la honda que arroja esa piedra.»
para cortar las manos del imperialismo.»
de hacerle la manicura al imperialismo
mientras se busca la oportunidad de amarrarle las manos.»
leyendo el marxismo-leninismo
y al crecer olvidé
que tengo los bolsillos llenos de piedras
y una honda en el bolsillo de atrás
y que muy bien me podría conseguir una espada
y que no soportaría estar cinco minutos
en un Salón de Belleza?
MODI DI DIRE
per rompere la testa all'imperialismo
e alla borghesia.”
con cui si scaglia quella pietra.”
che muove il braccio
che a sua volta aziona la gomma elastica
della fionda che scaglia quella pietra.”
per tagliare le mani all'imperialismo.”
di fare la manicure all'imperialismo
mentre si cerca l'occasione per legargli le mani.”
a leggere il marxismo-leninismo
e crescendo ho dimenticato
che ho le tasche piene di pietre
e una fionda nella tasca posteriore
e che potrei benissimo procurarmi una spada
e che non sopporterei di stare per cinque minuti
in un Salone di Bellezza?
VERTE DESNUDA
Pececillos de la imaginaciónA María del Carmen
desnudos caramelos que se perdieron
en la escalera al cielo
perlas hirsutas
entreabiertas abuelas
pepinos salados del alba
sabiduría metamorfoseada
¿por dónde os debo penetrar
oh colección de hierbas y cosas
organizada con el pretexto
de un nombre de mujer
de un modo, de ilustrar
a la muchacha con que siempre soñé?
VEDERTI NUDA
Pesciolini dell’immaginazioneA María del Carmen
nude caramelle perse
sulla scala per il cielo
perle irsute
ciocche socchiuse
cetrioli salati dell’alba
saggezza metamorfizzata
come penetrarvi
oh collezione di erbe e cose
organizzata col pretesto
di un nome di donna
di un modo, di illustrare
la ragazza che ho sempre sognato?
ALTA HORA DE LA NOCHE
porque se detendría la muerte y el reposo.
sería el tenue faro buscado por mi niebla.
Pronuncia flor, abeja, lágrima, pan, tormenta.
Tengo sueño, he amado, he ganado el silencio.
desde la oscura tierra vendría por tu voz.
Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre.
NOTTE FONDA
Perché si fermerebbero la morte e il riposo.
diventerebbe il tenue faro cercato dalla mia nebbia.
Pronuncia fiore, ape, lacrima, pane, tormenta.
Ho sonno, ho amato, ho guadagnato il silenzio.
dall’oscura terra verrei per la tua voce.
Quando saprai che sono morto non pronunciare il mio nome.
EL PRÍNCIPE DE BRUCES
cuando mi padre recomenzó en mí otra prueba.
y aunque hasta entonces solía abofetearme de cuando en cuando
me hizo el honor de confiarme la marca negra de la ceniza en la frente.
por el clima propicio y el olor de la selva
pero a la sazón estábamos solos y como con temor de avergonzarnos
de tal manera que mi padre fue rápido en la consagración.
con agua despaciosa del cenote sagrado.
decidí descubrirla a mis ojos mirándome en el agua
sabía que con ello pisaba en un terreno mortal
pero más fascinábame la ascensión a la sabiduría.
rodeado de aves de rapiña muertas
mi padre fue por agua al pálido cenote
y me lavó la cara sin llorar.
IL PRINCIPE PRONO
quando mio padre fece con me un'altra prova.
e pure se, ancora allora, era solito schiaffeggiarmi ogni tanto
mi fece l'onore di conferirmi il marchio nero della cenere sulla fronte.
per il clima propizio e l'odore della selva
ma quella volta eravamo soli e come con il timore di vergognarci
perciò mio padre fu rapido nella consacrazione.
con acqua lenta del cenote sacro.
decisi di scoprirlo ai miei occhi guardandomi nell'acqua
sapevo che così calcavo un terreno mortale
ma di più mi affascinava l'ascensione alla sapienza.
circondato da uccelli rapaci morti
mio padre andò a prendere l'acqua al pallido cenote
e mi lavò il viso senza piangere.
EL ARTE DE MORIR
Tómese una ametralladora de cualquier tipoEL OTRO: Lo que Ud. quiere saber es, en cierto modo, el arte de morir.
EL HOMBRE: Al parecer es el único arte que hemos de aprender hoy.
luego de ocho o más años de creer en la justicia
del primer grito
a los catorce jugadores borrachos que sin saber las reglas
han hecho del país un despreciable tablero de ajedrez
mátese al Embajador Americano
dejándole a posteriori un jazmín en uno de los agujeros de la frente
hiérase primero en las piernas al señor arzobispo
y hágasele blasfemar antes de rematarlo
dispérsense los poros de la piel de doce coroneles barrigudos
grítese un viva el pueblo límpido cuando los guardias tomen puntería
recuérdense los ojos de los niños
el nombre de la única que existe
respírese hondamente y sobre todo procúrese
que no se caiga el arma de las manos
cuando se venga el suelo velozmente hacia el rostro
L'ARTE DI MORIRE
Si prenda una mitragliatrice di qualsiasi tipoL'ALTRO: Quello che Lei vuole sapere è, in qualche modo, l'arte di morire.
L'UOMO: A quanto pare è l'unica arte che dobbiamo imparare oggi.
dopo aver creduto per otto o più anni nella giustizia
di maggior grido
i quattordici giocatori ubriachi che senza conoscere le regole
hanno fatto del paese una deplorevole scacchiera
si uccida l'Ambasciatore Americano
lasciandogli a posteriori un gelsomino in uno dei buchi della fronte
si ferisca prima alle gambe il signor arcivescovo
e lo si faccia bestemmiare prima di finirlo
si disseminino i pori della pelle di dodici colonnelli panciuti
si gridi un viva il popolo chiaro quando le guardie prendano la mira
si ricordino gli occhi dei bambini
il nome dell'unica che esiste
si respiri profondamente e soprattutto si provveda
a non far cadere l'arma dalle mani
quando il suolo si avvicinerà velocemente verso il volto.
LO QUE ME DIJO UN ANARQUISTA ADOLESCENTE
de la estafa más grande que edad alguna oliera.
cebadlos uno a uno con esmero acucioso.
Así podréis ir luego montados en curas gordos al trabajo
- la gasolina siempre tiende a subir -,
dejarlos amarrados a la puerta del bar,
decir - oh desdeñoso ancestro que os resurge -
que el vuestro está más brioso que los otros mostrencos.
- único juego de azar que será permitido -
en las cuales brillarán los descendientes pur sang de los obispos.
y tendrán los establos olor a santidad.
y vendidos como adornos de salón:
la tonsura podrá servir de cenicero.
COSA MI DISSE UN ANARCHICO ADOLESCENTE
dell'inganno più grande che in ogni tempo sia stato fiutato.
ingrassateli uno a uno con premurosa cura .
Così poi potrete andare al lavoro in groppa a preti grassi
- la benzina costa sempre di più -
lasciarli legati alla porta del bar,
dire - oh sdegnoso antenato che in voi riappare -
che il vostro è più vivace degli altri tracagnotti.
- unico gioco d'azzardo che sarà permesso -
in cui eccelleranno i discendenti pur sang dei vescovi.
e avranno le stalle odore di santità.
e venduti come ornamenti da salotto:
la chierica potrà servire da posacenere.
CONSEJO QUE YA NO ES NECESARIO EN NINGUNA PARTE DEL MUNDO PERO QUE EN EL SALVADOR...
que los menos fascistas
de entre los fascistas
también son
fascistas.
CONSIGLIO NON PIÚ NECESSARIO IN NESSUNA PARTE EL MONDO MA CHE NEL SALVADOR...
che i meno fascisti
tra i fascisti
sono sempre
fascisti.
BIBLIOGRAFIA DI ROQUE DALTON
ALTRE OPERE
ejossa@unical.it
Consonanze salvadoregne: dalla generazione comprometida alla poesia de combate
di Irene Campagna