FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 10 aprile/giugno 2008 Identità & Conflitto |
LA POESIA SENZA TEMPO DI IACYR ANDERSON FREITAS di Vera Lúcia de Oliveira |
Iacyr Anderson Freitas, nato nel 1963, si è laureato in ingegneria civile, ma si è dedicato con passione alla letteratura, pubblicando più di dieci libri, fra poesia e saggistica, e ricevendo premi in patria e all'estero. Come Adélia Prado, l'autrice presentata nel precedente numero di "Fili d'aquilone", viene anche lui dalla verde Minas Gerais, cuore del Brasile e culla di notevoli poeti, dagli arcadi Cláudio Manuel da Costa e Basílio da Gama ai modernisti Murilo Mendes e Drummond de Andrade.
Poeta fecondo e viscerale, la sua materia è la memoria. I versi più intensi e belli sono quelli in cui recupera momenti vissuti nelle piccole città dell'interno e le figure di questa geografia apparentemente anonima, che amorosamente egli convoca e alle quali riattribuisce un'identità; sono momenti sospesi nel tempo ed esseri che, come Jezebel e Tatão, nelle omonime poesie, sembrano vagare per le antiche strade delle città coloniali, come anime in pena a piangere il loro dolore, a lamentarsi delle loro perdite, a desiderare di nuovo la vita. Lasciano segni ovunque, impronte nella pietra, macchie nei tessuti e ombre dietro i mobili, mentre il poeta intona il canto che richiama di nuovo al mondo chi non ha smesso di vivere. Iacyr è poeta di un fluire ininterrotto, come se tutti i versi fossero parte di un unico libro che segna e recupera attimi dell'esistenza e piccole epifanie. È poeta commosso e commovente, torrenziale e allo stesso tempo contenuto nelle forme, sia quando la materia lirica fluisce in versi liberi sia quando viene scandita e misurata, come nei sonetti della raccolta Mirante, del 1999. L'autore sa conciliare, come afferma Lêdo Ivo, la dizione colloquiale con il linguaggio più elevato in cui la poesia, oltre ad essere melodia e immagine, si fa pensiero e riflessione sui grandi temi dell'esistenza. Questi poeti di Minas Gerais hanno un dialogo ininterrotto con la storia e a certi avanguardismi di facciata ancora riproposti come modelli oppongono una parola densa capace di scavare il mondo e di sondarne il mistero. Ha tanto da dire Iacyr e lo fa con riservatezza, in modo gentile, senza urlare e, forse proprio per questo, le sue parole entrano piano nell'anima e lasciano un solco. Le sue parole sono filtrate dalle esperienze, frequentate e vissute con tanta intensità da diventare pezzi di cose, frammenti di case, parti di muri e strade, limo d'acqua. Se la sua è una poesia malinconica, essa è anche nostalgia e ricordo di un tempo in cui il poeta, come Orfeo, non solo nominava le cose del mondo, ma le ridestava dal sonno e dalla morte. Le poesie che seguono sono tratte dalle raccolte Oceano coligido (Editora Viramundo, 2000) e A soleira e o século (Nankin Editorial, 2002). |
POESIE DI IACYR ANDERSON FREITAS
No jardim (XXII)
sempre a noite na escada esse sempre
sempre la notte sulle scale questo sempre
condenação primeira: carregar como os que buscam no alforje, e sobre o deserto
prima condanna: portare come quelli che cercano nella bisaccia, e sul deserto
o outono deixamos nessa esquina, deixamos também o ex-voto, alhures um silêncio traz
lasciammo l'autunno in questo crocevia, lasciammo anche l'ex-voto, altrove un silenzio porta
era preciso tocar a terra tocar a ausência além do que a palavra espreita
era necessario toccare la terra toccare l'assenza oltre quello che la parola scruta
leva o teu ouvido a dureza do mundo os barulhos do mundo escuta o tempo e que te espera feito uma árvore baixa o teu ouvido essa calma para testemunhar
avvicina il tuo orecchio la durezza del mondo i rumori del mondo ascolta il tempo e che ti attende come un albero abbassa il tuo orecchio questa calma per testimoniare
há coisas que não tiveram por isso ficam por isso uma em processo há coisas por isso ostentam esse ar para nenhuma vida
ci sono cose che non hanno avuto per questo stanno per questo una in processo ci sono cose per questo ostentano quell'aria per nessuna vita
não ter passado e nome. incriada quando expirar a realidade da qual, sem cessar,
non avere passato e nome. increata quando spirerà la realtà dalla quale, senza tregua,
e houve um vulto e houve a noite, ampla eis que um sino rompeu lá vêm as carregadeiras com seu rol de mortos na calma do quarto e onde o gesto do irmão
e ci fu una sagoma e ci fu una notte, ampia ecco che una campana ruppe ecco che arrivano le portatrici con il loro stuolo di morti nella calma della stanza e dove il gesto del fratello
nunca enumerei meus filhos. de meu ventre vão rompendo meu marido sumiu os filhos que têm a mesma vou gerando, a cada minuto, sei que um dia só então poderei descansar e renascer, imensa e só,
non ho contato i miei figli. dal mio ventre irrompono mio marito è scomparso i figli che hanno lo stesso genero, ogni istante, so che un giorno solo allora potrò riposare e rinascere, immensa e sola,
em certos lugares interrogo sem resposta, pois que jamais encontrei a lição primeira de geometria o velho jardineiro professava sem escândalo ao povo simples de um arbusto senil as duas filhas do jardineiro mas ninguém sabia melhor um golpe capaz de cessar,
in alcuni luoghi li interrogo senza risposta, poiché non ho più ritrovato la prima lezione di geometria il vecchio giardiniere insegnava senza scandalo alle persone semplici di un arbusto senile le due figlie del giardiniere ma nessuno meglio di lui sapeva un colpo capace di arrestare,
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traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira |