FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 7
luglio/settembre 2007

Altre terre

GLI UNIVERSI DELLA MENTE

di Caterina Camporesi


I limiti della nostra coscienza fanno sì che vediamo il muto silenzio dell'essere senza spazio e senza tempo come fosse il nulla o il non essere.

          Ignacio Matte Blanco

Sembra che l'ipotesi d'infinito possa riferirsi adeguatamente sia all'universo fisico che a quello psichico. Essendosi sviluppata agli inizi del Novecento, la psicoanalisi è una scienza molto giovane rispetto alle scienze naturali, come per esempio l'astronomia, ancor più rispetto a quelle umane. Il ritardo è in gran parte dovuto alla peculiarità che il soggetto che conosce e l'oggetto da conoscere coincidono. La mancanza di distanza tra le due entità mobilita potenti angosce, che interferiscono nella possibilità di mantenere il rigore, così indispensabile ai fini della ricerca scientifica.
Pare che l'uomo, tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo, abbia portato a termine tutte le possibili scoperte dal punto di vista geografico e storico. L'attenzione può allora rivolgersi a qualcosa di più circoscritto e più vicino: all'essere umano in quanto tale, vale a dire alla geografia e alla storia del suo mondo interiore.

Navigando tra gli spazi dell'animo umano, Freud diventa il Cristoforo Colombo che ha raggiunto e fatto conoscere l'altra metà del mondo, sino ad allora supposta, ma mai ancora visitata ed esplorata.
La nuova terra scoperta da Freud è l'inconscio: un mondo regolato da leggi per niente simili a quelle che governano il mondo della coscienza e del pensiero razionale. Tra i due mondi esistono però canali di comunicazione: l'inconscio accoglie tutto il materiale "disdicevole" che la coscienza non può contenere e lo rinvia in parte alla coscienza attraverso sogni, sintomi, atti mancati, motti di spirito e altri segnali da decifrare.

La psicoanalisi, come sapere sistematico e coerente nasce e si sviluppa in un contesto dove le certezze cominciano a vacillare e, quando anche l'illusione dell'esistenza di un io unitario e coeso, che indaga una realtà altrettanto coesa e unitaria, crolla miseramente. La profonda crisi epistemologica che ne consegue si estende a tutti gli ambiti della scienza e della cultura, anche a quelli più fortemente codificati, come per esempio il campo della fisica. Ciò rende necessario un radicale processo di riorganizzazione dello statuto conoscitivo di ciascuno ambito di ricerca scientifica. Marx, Freud ed Einstein capovolgono il senso corrente e scontato delle cose, rispettivamente nel campo sociologico, psicologico e fisico, mostrando l'altro lato delle cose, quello non visibile a uno sguardo frontale, bensì solo ad uno prospettico.
La nascente visione lascia l'uomo in balia della perenne incompiutezza e dell'interminabilità infinita.

Il linguaggio che Freud utilizza per dare un nome a ciò che va via via scoprendo lo prende a prestito dal linguaggio pertinente ad altri ambiti scientifici già consolidati. Così, quando comincia a esplorare i territori del pensiero razionale e quelli dell'inconscio, si avvale della categoria dello spazio, consapevole tuttavia di riferirsi a uno spazio non propriamente concreto, bensì virtuale. Utilizza cioè un topos. Spazio e tempo sono cornici concettuali entro le quali inquadrare intuizioni, emozioni e conoscenze.
Già Agostino aveva ipotizzato l'esistenza di "una cripta piena di sale e corridoi colmi di terribili tesori dove la memoria rimossa si apriva al di sotto della coscienza un santuario enorme".

La prima teoria freudiana si chiama "topica" e prevede una mappa della psiche umana su cui vengono individuati tre "luoghi": Inconscio, Preconscio, Conscio. Nel 1923, essa è sostituita dalla seconda teoria topica, cioè quella strutturale, che individua Es, Io, Superio, e risulta più adeguata a spiegare la complessità di più fenomeni. Invece di sistemi, si parla di istanze, indicando le sottostrutture dell'apparato psichico che, oltre a essere "luoghi psichici", sono anche elementi attivi interagenti nell'individuo.

I transiti dei materiali che partono dall'inconscio per raggiungere il preconscio e quindi il conscio non sono lineari e molte sono le postazioni di blocco, le dogane da attraversare e i tributi da onorare. Entra così in soccorso la censura, con la doppia attività di bloccare i contenuti e di trasformarli attraverso interessanti espedienti in grado di mascherare quelli originari. Anche questo termine è preso a prestito dalle fonti politiche, giuridiche e letterarie. Più che un concetto teorico la censura è una funzione che opera più o meno in segreto all'interno del soggetto stesso, essendo il territorio straniero di proprietà del soggetto stesso.

Collocata a delimitare gli ambiti, per stabilire le frontiere del dicibile, essa non è rigida, opera su più piani e registri, e, come detto più sopra, non ha solo il compito di sbarrare il passaggio del materiale indesiderato, ma anche di trasformarlo in forme socialmente accettabili. Può svolgere tale compito grazie all'utilizzo di alcune operazioni particolarmente complesse, come lo spostamento, la condensazione, la trasfigurazione e l'elaborazione secondaria.

Secondo Lacan l'inconscio è strutturato come il linguaggio, la condensazione corrisponde alla metafora e lo spostamento alla metonimia.
In psicoanalisi, la censura ha attraversato tre diversi momenti: nel primo momento è stata individuata, nel secondo si è come personificata in una struttura, in quello attuale sembra essersi eclissata. ( Fausto Petrella)

Come nel territorio nel quale viviamo, anche in quello della mente avvengono terremoti, scissioni , spaccature, infiltrazioni, uscite ed entrate più o meno clandestine, ibridazioni, ricomposizioni, rientri e quanto altro.
Lo spazio mentale in quanto interiorità può esistere solo se il mondo interno può essere percepito come un volume, che si manifesta nelle tre dimensioni (altezza, lunghezza, larghezza). Esso può essere rappresentato dalla figura del cubo, non tanto guardandone la superficie, quanto piuttosto l'interno, dove nasconde tantissime cose, compreso lo spazio immaginario, un luogo popolato di fantasmi.
Ogni spazio è fatto sia di contorni che di strutture in cui possono delinearsi infiniti orizzonti emozionali.
Con Ignacio Matte Blanco si vedranno anche limiti della visione tridimensionale dello spazio che si svolge nel tempo, quando si vorranno comprendere alcune particolari esperienze mentali umane.

Ora accenniamo a un meccanismo psichico particolarmente complesso, ma molto attivo ed efficace: l'identificazione proiettiva con la sua controparte introiettiva sempre presente quando si parla di esperienze relazionali. Nella sua enunciazione più semplice, significa entrare nello spazio interiore di un altro e collocarvi le parti insopportabili di se stessi per poi riprenderle indietro quando il lavoro psichico dell'altro le ha alleggerite. L'operazione di alleggerimento la si deve a un'adeguata operazione di rêverie da parte del destinatario delle identificazioni proiettive.

Anche nei territori fisici avviene la stessa cosa: secondo lo storico Fernand Braudel il luogo non è un elemento statico bensì dinamico. Pertanto modifica ed è al contempo modificato dalle vicende di una certa civiltà.
Quando si parla di esperienze mentali, lo spazio può essere avvertito come una immensità tale da non potere essere neppure rappresentata dallo spazio astronomico ed è come se le emozioni si perdessero in uno spazio infinito (Wilfred Bion).

L'avventura psicoanalitica, come dice Salomon Resnik, è un viaggio il cui fine è quello di cercare un luogo, di immaginare uno spazio che possa prestare il corpo o essere il corpo di pensieri smarriti al fine di aggregarsi per trovare poi un pensatore che li pensi. Come in ogni campo di ricerca, anche in psicoanalisi sono avvenuti cambiamenti e riformulazioni man mano che nuovi dati ed esperienze si accumulavano. Per questo non si può fare a meno di ricordare il pensiero dello psicoanalista cileno Ignacio Matte Blanco (Santiago, 1908), vissuto a Roma, dove ha lavorato sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1995. Il volume che meglio spiega la sua ricerca è L'inconscio come insieme infiniti (1ª ediz. 1975, Inghilterra, 1981, Italia, Einaudi), dove l'autore individua nell'inconscio l'operare di leggi simili a quelle che governano la matematica degli insiemi e la logica moderna.

In comune con le dinamiche tra inconscio e conscio, esse devono fare i conti con il paradosso, che prevede sia le leggi della logica classica sia quelle che valgono nell'infinito e nell'inconscio.
Il concetto di spazio è essenziale al pensare e al conoscere. Per avvicinarsi e capire il sogno è necessario avvalersi di un concetto di spazio a più dimensioni: "il sognatore e l'inconscio si comportano come un geometra che adopera un numero di variabili superiore a tre e che è costretto a rappresentare nella sua rappresentazione uno spazio di dimensioni a tre." (Matte Blanco).

Sembra dunque che l'infinito e l'inconscio siano espressione di una bi-logica, comune all'infinito e all'inconscio. Da qui la necessità dei paradossi, tentativi estremi del pensiero per catturare un aspetto del mondo refrattario alla divisione, ma ugualmente in grado di manifestare i suoi effetti nell'esperienza emotiva.
L'attività artistica è un modello più che soddisfacente di collaborazione riuscita tra le due forme di pensiero, quello simmetrico e quello a-simmetrico.

La relazione tra inconscio e coscienza diventa dialettica tra spazi di dimensioni diverse, vale a dire fra infinito e finito, dove nel primo vige la simmetria e nel secondo la a-simmetria. Nell'inconscio tutto si confonde, tempo e spazio sono infiniti ed eterni, non esiste il principio di non contraddizione, e ogni cosa può essere il suo contrario. Secondo questa visione, il lavoro di trasformazione consiste nel portare nel campo del circoscritto parti di ciò che non lo è.
Esistono poi antri multidimensionali vuoti e non visibili, dove tutto sembra pieno perché le coordinate cartesiane non sono in grado di percepirli e rappresentarli. Matte Blanco ha aperto la strada perché la struttura dell'impensabile possa cominciare ad essere pensata.

Esiste infine anche la possibilità che alcuni aspetti della nostra mente non si riferiscano né al mondo esterno, né a quello interno, né ad un'aerea intermedia e, come suggerisce Donald Meltzer, "siano localizzati in nessun luogo".

 

camporesicaterina@interfree.it