FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 7 luglio/settembre 2007 Altre terre |
GLI UNIVERSI DELLA MENTE di Caterina Camporesi |
I limiti della nostra coscienza fanno sì che vediamo il muto silenzio dell'essere senza spazio e senza tempo come fosse il nulla o il non essere.
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Sembra che l'ipotesi d'infinito possa riferirsi adeguatamente sia all'universo fisico che a quello psichico. Essendosi sviluppata agli inizi del Novecento, la psicoanalisi è una scienza molto giovane rispetto alle scienze naturali, come per esempio l'astronomia, ancor più rispetto a quelle umane. Il ritardo è in gran parte dovuto alla peculiarità che il soggetto che conosce e l'oggetto da conoscere coincidono. La mancanza di distanza tra le due entità mobilita potenti angosce, che interferiscono nella possibilità di mantenere il rigore, così indispensabile ai fini della ricerca scientifica.
Navigando tra gli spazi dell'animo umano, Freud diventa il Cristoforo Colombo che ha raggiunto e fatto conoscere l'altra metà del mondo, sino ad allora supposta, ma mai ancora visitata ed esplorata.
La psicoanalisi, come sapere sistematico e coerente nasce e si sviluppa in un contesto dove le certezze cominciano a vacillare e, quando anche l'illusione dell'esistenza di un io unitario e coeso, che indaga una realtà altrettanto coesa e unitaria, crolla miseramente. La profonda crisi epistemologica che ne consegue si estende a tutti gli ambiti della scienza e della cultura, anche a quelli più fortemente codificati, come per esempio il campo della fisica. Ciò rende necessario un radicale processo di riorganizzazione dello statuto conoscitivo di ciascuno ambito di ricerca scientifica. Marx, Freud ed Einstein capovolgono il senso corrente e scontato delle cose, rispettivamente nel campo sociologico, psicologico e fisico, mostrando l'altro lato delle cose, quello non visibile a uno sguardo frontale, bensì solo ad uno prospettico.
Il linguaggio che Freud utilizza per dare un nome a ciò che va via via scoprendo lo prende a prestito dal linguaggio pertinente ad altri ambiti scientifici già consolidati. Così, quando comincia a esplorare i territori del pensiero razionale e quelli dell'inconscio, si avvale della categoria dello spazio, consapevole tuttavia di riferirsi a uno spazio non propriamente concreto, bensì virtuale. Utilizza cioè un topos. Spazio e tempo sono cornici concettuali entro le quali inquadrare intuizioni, emozioni e conoscenze.
La prima teoria freudiana si chiama "topica" e prevede una mappa della psiche umana su cui vengono individuati tre "luoghi": Inconscio, Preconscio, Conscio. Nel 1923, essa è sostituita dalla seconda teoria topica, cioè quella strutturale, che individua Es, Io, Superio, e risulta più adeguata a spiegare la complessità di più fenomeni. Invece di sistemi, si parla di istanze, indicando le sottostrutture dell'apparato psichico che, oltre a essere "luoghi psichici", sono anche elementi attivi interagenti nell'individuo. I transiti dei materiali che partono dall'inconscio per raggiungere il preconscio e quindi il conscio non sono lineari e molte sono le postazioni di blocco, le dogane da attraversare e i tributi da onorare. Entra così in soccorso la censura, con la doppia attività di bloccare i contenuti e di trasformarli attraverso interessanti espedienti in grado di mascherare quelli originari. Anche questo termine è preso a prestito dalle fonti politiche, giuridiche e letterarie. Più che un concetto teorico la censura è una funzione che opera più o meno in segreto all'interno del soggetto stesso, essendo il territorio straniero di proprietà del soggetto stesso. Collocata a delimitare gli ambiti, per stabilire le frontiere del dicibile, essa non è rigida, opera su più piani e registri, e, come detto più sopra, non ha solo il compito di sbarrare il passaggio del materiale indesiderato, ma anche di trasformarlo in forme socialmente accettabili. Può svolgere tale compito grazie all'utilizzo di alcune operazioni particolarmente complesse, come lo spostamento, la condensazione, la trasfigurazione e l'elaborazione secondaria. Secondo Lacan l'inconscio è strutturato come il linguaggio, la condensazione corrisponde alla metafora e lo spostamento alla metonimia.
Come nel territorio nel quale viviamo, anche in quello della mente avvengono terremoti, scissioni , spaccature, infiltrazioni, uscite ed entrate più o meno clandestine, ibridazioni, ricomposizioni, rientri e quanto altro.
Ora accenniamo a un meccanismo psichico particolarmente complesso, ma molto attivo ed efficace: l'identificazione proiettiva con la sua controparte introiettiva sempre presente quando si parla di esperienze relazionali. Nella sua enunciazione più semplice, significa entrare nello spazio interiore di un altro e collocarvi le parti insopportabili di se stessi per poi riprenderle indietro quando il lavoro psichico dell'altro le ha alleggerite. L'operazione di alleggerimento la si deve a un'adeguata operazione di rêverie da parte del destinatario delle identificazioni proiettive. Anche nei territori fisici avviene la stessa cosa: secondo lo storico Fernand Braudel il luogo non è un elemento statico bensì dinamico. Pertanto modifica ed è al contempo modificato dalle vicende di una certa civiltà.
L'avventura psicoanalitica, come dice Salomon Resnik, è un viaggio il cui fine è quello di cercare un luogo, di immaginare uno spazio che possa prestare il corpo o essere il corpo di pensieri smarriti al fine di aggregarsi per trovare poi un pensatore che li pensi. Come in ogni campo di ricerca, anche in psicoanalisi sono avvenuti cambiamenti e riformulazioni man mano che nuovi dati ed esperienze si accumulavano. Per questo non si può fare a meno di ricordare il pensiero dello psicoanalista cileno Ignacio Matte Blanco (Santiago, 1908), vissuto a Roma, dove ha lavorato sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1995. Il volume che meglio spiega la sua ricerca è L'inconscio come insieme infiniti (1ª ediz. 1975, Inghilterra, 1981, Italia, Einaudi), dove l'autore individua nell'inconscio l'operare di leggi simili a quelle che governano la matematica degli insiemi e la logica moderna. In comune con le dinamiche tra inconscio e conscio, esse devono fare i conti con il paradosso, che prevede sia le leggi della logica classica sia quelle che valgono nell'infinito e nell'inconscio.
Sembra dunque che l'infinito e l'inconscio siano espressione di una bi-logica, comune all'infinito e all'inconscio. Da qui la necessità dei paradossi, tentativi estremi del pensiero per catturare un aspetto del mondo refrattario alla divisione, ma ugualmente in grado di manifestare i suoi effetti nell'esperienza emotiva.
La relazione tra inconscio e coscienza diventa dialettica tra spazi di dimensioni diverse, vale a dire fra infinito e finito, dove nel primo vige la simmetria e nel secondo la a-simmetria. Nell'inconscio tutto si confonde, tempo e spazio sono infiniti ed eterni, non esiste il principio di non contraddizione, e ogni cosa può essere il suo contrario. Secondo questa visione, il lavoro di trasformazione consiste nel portare nel campo del circoscritto parti di ciò che non lo è.
Esiste infine anche la possibilità che alcuni aspetti della nostra mente non si riferiscano né al mondo esterno, né a quello interno, né ad un'aerea intermedia e, come suggerisce Donald Meltzer, "siano localizzati in nessun luogo".
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