FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 6 aprile/giugno 2007 Scorie & Rifiuti |
LA CULTURA DEL RIFIUTO di Elvio Cipollone |
C'è questo dato di fatto, costante nel tempo e nei vari paesi del mondo: più aumenta la ricchezza, il reddito disponibile dei consumatori, più cresce la produzione dei rifiuti; come se il grado di elevazione degli standard di vita fosse misurabile dalla quantità di spazzatura di cui ci contorniamo.
Quello dei rifiuti è uno degli ambiti nei quali la qualità dell'ambiente rileva la permanenza di criticità. Restando in Italia i dati relativi alle ventiquattro maggiori città, che producono oltre il 20% del totale di rifiuti, ci dicono che la media annuale di produzione pro capite risulta di 604 kg/abitante, superiore a quella registrata a livello nazionale di 553 kg/abitante. Solo la città di Roma produce oltre 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti in termini assoluti; bisogna però tener conto del fatto che la popolazione di Roma è quasi doppia rispetto per esempio a quella di Milano. Tra le regioni è la Toscana con il valore di produzione pro capite più elevato (693 kg/abitante nel 2004), come mostrano in particolare Prato, Firenze e Livorno. Nel sistema di gestione integrata dei rifiuti la raccolta differenziata riveste una particolare importanza. Essa permette infatti di ridurre il flusso dei rifiuti da avviare allo smaltimento e di condizionare l'intero sistema. Negli ultimi anni c'è stata una crescita della raccolta differenziata, anche se in termini assoluti le percentuali rimangono al di sotto del 10%.
Il sostanziale aumento nella produzione dei rifiuti rende necessario un forte impegno nelle politiche di prevenzione e minimizzazione. Si può infatti desumere che laddove la gestione dei rifiuti fosse accompagnata da una corretta informazione e da efficaci campagne di prevenzione sarebbe possibile disallineare la crescita economica dalla produzione dei rifiuti.
Sembra assurdo ma è realtà. Una scheda elettronica di pochi grammi ad esempio è accompagnata da etti di materiale di scarto, un cellulare idem, un anello o un paio d'orecchini peggio ancora. C'è ridondanza degli imballaggi quindi ma poi c'è una questione culturale ancora a monte di tutto questo: l'inveterata tendenza umana a provare piacere e a dimostrare il proprio potere attraverso la dissipante pratica del consumo. Più consumo più creo rifiuti più sono più valgo più godo più mi stordisco più rifuggo dal dover riflettere sulle cose della vita e confrontarmi con essa.
E invece cosa facciamo? Incentiviamo la rottamazione! Ora io dico, è giusto pretendere che ogni veicolo circolante faccia le dovute revisioni e sia in uno stato di efficenza adeguata, ma da questo a incentivare la rottamazione ce ne passa. Rottamare un veicolo è un processo energivoro che richiede presse motori elettricità, e chi rottama non lo fa certo per rinunciare al trasporto privato per quello pubblico bensì per comprarsi una macchina nuova.
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