FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 6 aprile/giugno 2007 Scorie & Rifiuti |
LA POESIA DI FERNANDO CHARRY LARA a cura di Martha Canfield e Camila Hofman |
LA MAGIA DELLA PAROLA
Fernando Charry Lara nasce a Bogotà il 14 settembre del 1920. Poeta, traduttore, saggista, critico letterario e docente universitario. Nel 1939 s'iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Nazionale della Colombia, dove nel 1943 conseguì il titolo di Dottore in diritto e scienze politiche. Partecipò attivamente al dibattito culturale e letterario colombiano della seconda metà del novecento. Lavorò come direttore della radio nazionale (Radiodifusora Nacional de Colombia) e del settore culturale dell'Università Nazionale a Bogotà. Fece parte del consiglio di redazione delle riviste "Mito", "Eco" e "Golpe de Dados", e collaborò con diverse riviste internazionali. Inoltre fu membro dell'Accademia Colombiana della lingua e dell'Istituto Caro y Cuervo. Grazie al suo lavoro come docente universitario rimase sempre a contatto con i giovani, per i quali divenne un importante punto di riferimento. Scrisse numerosi saggi, tenne conferenze in varie università e centri letterari (come la Casa de Poesia Silva di Bogotà). Alcune volte come poeta e altre come studioso e critico si occupò principalmente di letteratura. Una biografia ufficiale e alcuni aneddoti della vita di Charry Lara vengono pubblicati nel 1986 nella prefazione alla raccolta di poesie Llama de Amor viva. Risulta dunque interessante avviare il lettore nella conoscenza del poeta riprendendo alcune delle tappe essenziali della sua formazione. In adolescenza scopre il suo amore per la poesia leggendo gli spagnoli Luis Cernuda e Vicente Aleixandre. Della loro produzione poetica egli afferma: "rappresentava il contrario dell'oratoria e della declamazione che iniziavo a detestare in molta della poesia colombiana, spagnola e ispanoamericana" (dalla prefazione di Llama de Amor viva). Al termine dei suoi studi superiori conobbe il poeta Rafael Maya e il suo insegnante Rafael Carrillo lo mise in contatto con il poeta colombiano Aurelio Arturo. Quest'ultimo diverrà un importante guida che lo accompagnerà nella scoperta di autori quali Charles Baudelaire e di T.S. Eliot. Nel 1948, all'età di ventotto anni, incontra, all'Università Nazionale di Bogotà, il poeta spagnolo Pedro Salinas. Rimarrà sempre in contatto con lui, con Aleixandre e con Cernuda, sviluppando negli anni un importante scambio epistolare, di libri e di testi inediti. Negli anni Quaranta la poesia colombiana abbandona un certo gusto "formale" proposto dalla generazione di piedra y cielo1. "Volevamo essere più soggettivi, più lirici" scrive Charry Lara. Attenti alle opere di Antonio Machado, Pablo Neruda, César Vallejo, Vicente Huidobro, Luis Cernuda e Vicente Aleixandre; la generazione di Charry Lara cercava un linguaggio più essenziale e diretto. Il poeta colombiano più apprezzato dell'epoca era senz'altro Aurelio Arturo.
La generazione a cui appartiene Fernando Charry Lara si presenta come un gruppo composito, formato da scrittori interessati alle avanguardie, che alimentano un costante dibattito culturale e a volte anche politico. Alcuni di questi poeti furono identificati come i cuadernÍcolas2. Nel 1955 Jorge Gaitán Durán fonda a Bogotá la rivista "Mito" attiva fino al 1962. Sono questi anni importanti per la letteratura colombiana nei quali Charry Lara insieme agli scrittori Carlos Castro Saavedra, Eduardo Mendoza Valera, Jaime Ibáñez, e Marta Traba tra gli altri, pubblica i propri testi poetici, le traduzioni e diversi saggi di critica letteraria. Nella rivista "Mito" venivano pubblicate le opere dell'avanguardia internazionale e le correnti più contemporanee. ll gruppo di "Mito", sotto la tutela di Jorge Gaitán Durán, diede a conoscere le diverse avanguardie aprendo una finestra sul mondo letterario internazionale alla fine degli anni Cinquanta. Nella poesia di Charry Lara è frequente trovare immagini del mare e della città, che spesso diventano metafore dell'esistenza e della solitudine, come in Baudelaire. Per presentare la sua poesia mi sembrano molto adatte le parole della scrittrice colombiana Helena Iriarte:
Nel 1963 Charry Lara pubblica il suo libro Los Adioses costituito da dodici poesie che di maniera essenziale contengono gli stessi elementi stilistici del suo primo libro, Nocturno y otros suenos, del 1949, un modo di esprimersi essenziale e sobrio, in cui i limiti tra realtà e sogno sembrano svanire. Nel 1981 pubblica Pensamientos del amante: in queste poesie prevale la presenza della città e il degrado della condizione umana. L'opera poetica di Fernado Charry Lara, raccolta nel 1986 nel volume Llama de amor viva, occupa senz'altro un posto di grande rilievo nella produzione del gruppo "Mito", e anche della poesia colombiana del secolo XX. Fernando Charry Lara muore il 22 giunio del 2004 all'età di ottantaquattro anni. Il mondo letterario colombiano e gli ammiratori della sua opera scrivono per l'occasione commoventi parole. Lasciamo adesso che siano le sue stesse poesie ad introdurci nella "magia" delle sue parole.
1 gruppo di "Piedra y Cielo" è costituito da scrittori che nel 1939 si riunirono attorno a due poeti colombiani particolarmente carismatici: Eduardo Carranza e Jorge Rojas. Gli scrittori spagnoli che maggiormente interessano i "piedracielitas" sono: Juan Ramón Jiménez, García Lorca, Salinas, Guillén, Alberti. Mentre della letteratura latino-amricana sono molto letti Huidobro e Neruda.
Camila Hofman
|
Sólo nubes el día, sólo, blancas, las nubes, (Tanto fulgor despierta en la memoria el sueño ¿Dónde estará, de qué país, de qué horizonte,
Solo nubi di giorno, bianche solo le nubi, (Tanto fulgore sveglia nella memoria il sogno Dove sarà, in quale paese, in quale orizzonte,
Jamás mis vagos días encontrarán el mar El mar, el mar me llama con su voz de amargura. Ceñida su tristeza de perfiles lejanos
I miei distratti giorni non troveranno il mare Con la sua voce amara, mi sta chiamando il mare. La sua mestizia chiusa tra sagome lontane
Qué triste es el Oeste, de colores tan claros, Tampoco si de valles, de cansados caminos. Quisiera con mis brazos asir el bello Oeste, Los hombres del crepúsculo que sueñan horizontes
Com'è triste Occidente, coi suoi colori chiari, Nemmeno se ci sono stanchi sentieri, valli. Vorrei con le mie braccia stringere l'Occidente, Gli uomini del tramonto che sognano orizzonti (da Nocturnos y otros sueños, 1949)
Eran vísperas del crimen el empedrado, Remotos, pálidos, silenciosos, Cayendo crepúsculo a su alrededor, Los recuerdas, atroces de frío En todo lugar la huella solitaria
Era la vigilia del crimine il lastricato, Lontani, pallidi, silenziosi, Mentre cadeva il tramonto attorno a loro, Li ricordi, atroci col freddo In ogni luogo la orma solitaria
Al borde del camino, los dos cuerpos Un hombre y una muchacha, delgadas Estrechamente enlazando sus cinturas Se piensa: Soñarán entregadas sus dos bocas, Mas no hay beso, sino el viento, Uno junto del otro están caídos, Debieron ser esbeltas sus dos sombras Y debieron ser terribles sus dos rostros Son cuerpos que son piedra, que son nada, De su suerte ignorantes, de su muerte,
Sull'orlo della strada i due corpi, Un uomo e una ragazza, sottili Con forza si stringono le vite e tu pensi: Abbandonate sogneranno le due bocche, Ma non c'è bacio, solo il vento, L'uno accanto all'altro son caduti, Sicuro erano svelte le due ombre E saranno stati terribili, sicuro, i due volti Son corpi che son pietra, che son nulla, ignari della propria sorte, della propria morte,
El hombre entristecido mira Leves despiertan a su nostalgia Mas no puede la frente melancólica Sin testigo, Puñal siempre en el pecho es la memoria.
L'uomo rattristato guarda Lievi si destano al suo rimpianto Ma la fronte malinconica non può Senza testimoni, Pugnale sempre al petto è la memoria. (da Los adioses, 1963)
Encantamiento sucesión de labios El viento el sol la nada donde habitas Quiero que entre mis brazos lenta oscura
Incantesimo successione di labbra Il vento il sole il nulla dove abiti Voglio che tra le mie braccia lenta oscura
Caí en tu blanco cuerpo de repente Pero todo se extingue Todo era y tanto a solas cierto Y la palabra
Sono caduto nel tuo bianco corpo a un tratto Ma tutto finisce Tutto lì ed era tanto da soli certamente E la parola (da Pensamientos del amante, 1981)
|
Testi scelti e trodotti da Martha Canfield NOTA DELLA TRADUTTRICE
La poesia di Fernando Charry Lara, esigua, essenziale, raccolta in un solo volume di poco più di cento pagine (Llama de amor viva, Procultura, Bogotà, 1986), offre al lettore un linguaggio di altissimo registro lirico, un linguaggio incantato, che non finisce di suggerire, di far sognare e di riflettere. La sua poesia, in profonda sintonia con la generazione spagnola del '27, si può definire una poesia filosofica, spesso vicina ai canoni della "poesia pura", in cui l'eleganza della forma si permette spesso di spezzare la sintassi e lasciare il lettore a completare idee che il poeta inizia ma lascia volutamente incompiute, a vivere eternamente una suggestione senza tempo e senza volto ulteriore. Accanto a quel tipo di componimento, che sono la maggioranza, ci sono poesie che descrivono situazioni drammatiche e alludono a un paese in preda alla violenza e all'ingiustizia sociale, così come ci sono, anche, malinconiche e struggenti poesie d'amore. Malgrado il breve numero di poesie proposte, l'insieme si può considerare esplicativo delle sue varie modalità. Quanto alla traduzione, s'è scelta la massima fedeltà al suo dettato, anche nelle sospensioni e nelle ambiguità. È stata evitata tuttavia la maiuscola all'inizio del verso, come fa lui sempre, per non aumentare le difficoltà di lettura con un uso al quale il lettore italiano è ormai poco abituato.
INTERVISTA A FERNANDO CHARRY LARA
La registrazione originale della prima parte dell'intervista:
Quale crede sia il momento in cui in Colombia viene, per così dire, superata la poesia di stampo modernista?
La poesia propriamente modernista, vale a dire la poesia generata dal movimento modernista ispanoamericano, viene superata durate gli anni della generazione di Piedra y Cielo, alla fine degli anni trenta. Infatti, se non ricordo male, le prime poesie del movimento piedracielista vennero pubblicate nel 1939. A mio parere questa generazione si separa e supera la poetica del movimento modernista ispanoamericano.
Lei crede che il surrealismo abbia seriamente influenzato la tradizione poetica colombiana?
No, non credo. L'influsso surrealista sarebbe dovuto esistere nella terza decade del Novecento, vale a dire nella poesia prodotta in Colombia a partire dal 1920. Non c'è stato nessun poeta surrealista in questa generazione. Ci furono soltanto due poeti influenzati dalle avanguardie, parlo di León de Greiff e di Luis Vidales, che però non subirono alcun richiamo surrealista. Considero inoltre, che nemmeno la generazione di Piedra y Cielo abbia avuto un legame con la poetica surrealista.
La critica colloca la sua produzione poetica nella generazione successiva a quella di "Piedra y Cielo". Lei crede che ci siano delle caratteristiche in comune tra la sua poesia e quella di altri scrittori della sua generazione?
Senza dubbio ogni generazione di poeti ha degli influssi comuni, certe predilezioni letterarie e poetiche. Ogni poeta scrive la sua poesia ed esercita la propria attività mantenendo legami con i compagni della propria generazione. Pertanto è probabile che ci siano state somiglianze e influssi comuni nella generazione cui appartengo. Ad ogni modo la generazione di cui faccio parte generò una rottura con la poesia "formalista" del piedracielismo.
In uno dei suoi scritti ho trovato una frase che mi è parsa molto significativa: "La poesia si presenta come una operazione magica". Cos'è dunque per Lei la poesia?
Sì, io credo in quello che ho scritto. Non penso che la poesia dipenda eccessivamente da un atteggiamento letterario ma che sia prima di tutto un'operazione magica del linguaggio. Credo che per fare poesia sia più adeguato un atteggiamento indipendente dalle "maniere" della letteratura, che si basa soprattutto sulla scoperta e la rivelazione dei misteri umani. Considero dunque che la poesia sia l'espressione di questi misteri. Per questo per me la vera poesia è un'operazione magica che avviene tramite la parola, più che una semplice costruzione letteraria.
In molte delle sue poesia traspare un senso di solitudine legato alla città. Lei condivide questa impressione?
Senza subbio. La poesia che ho scritto è stata influenzata dal mio rapporto con la città e con la notte. Per concludere mi piacerebbe sapere quali sono i suoi interessi nel campo dell'arte. E se ci sono in particolare pittori o musicisti che per lei siano stati di grande importanza?
Sono interessato specialmente per alla musica che considero l'arte più affine alla scrittura poetica. I musicisti che hanno maggiormente catturato la mia attenzione sono quelli in cui intuisco una espressione profondamente lirica. Per me, forse, il primo musicista al mondo è Mozart. Ma ci sono altri musicisti il cui animo mi affascina particolarmente, mi riferisco a Schubert e Brahms. Dell'epoca moderna amo soprattutto i musicisti impressionisti francesi. Anche nella musica contemporanea ci sono alcuni musicisti per cui provo una predilezione. Mi azzardo a pensare che è nel campo della musica, più che in quello della pittura, dove vorrei mantenere certe affinità spirituali. Certamente anche la pittura di orientamento metafisico, come quella di De Chirico, ha catturato la mia attenzione.
Intervista radiofonica realizzata da CAMILA HOFMAN, allora direttrice del programma Puertos Literarios per la radio nazionale colombiana (Radiodifusora Nacional de Colombia).
Poesia
- Poemas, colección Cántico (Editorial Santafé, 1944). Nel 1986 venne fatta una compilazione della sua poesia completa, con il titolo Llama de amor viva, ripubblicata in seguito in Spagna. Nel 1996 curò il primo volume del Antología de la Poesía Colombiana, una serie di libri dedicati alla poesia colombiana e pubblicati con il patrocinio della Presidenza della Repubblica di Colombia.
- Lector de poesía (Instituto Colombiano de Cultura, 1975).
mcanfield@alice.it |