FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 4
ottobre/dicembre 2006

Sacro e profano

LA VOCE DELLA TERRA

di Elvio Cipollone


Sacro e profano


Dovrebbe essere sempre domenica. Almeno per i cristiani. O sabato per gli ebrei. O venerdì per i musulmani. Insomma uno di quei giorni nei quali gli uomini riposano. La smettono di stare sempre lì a darsi da fare. A mandare le loro stupide macchine a mille. A sforarmi la crosta senza pietà. Che allentino la presa, per bacco, almeno in parte. Hai presente quei giorni che uno si alza più tardi. Si muove più lentamente. Dedica più tempo alla colazione. Poi magari esce pure sul balcone e se ci trova la moglie la stringe all'insaputa. S'inventa una spiritosaggine. Sente l'aria più fresca. Dico così perché in quei giorni prendo un po' di fiato pure io.

E che diavolo! Negli ultimi milioni di anni ho ospitato vari animali, ma come l'uomo moderno mai. Gli umani delle altre epoche combinavano anche loro casini, non dico di no, però erano ferite locali circoscritte rimarginabili. L'uomo moderno invece pare proprio che mi abbia dichiarato una ostilità brutale organizzata inarrestabile. Con la sua smania di produrre sempre di più. Aumentare il pil. Innalzare le medie. Nei soli ultimi cinquant'anni ha moltiplicato per sette la capacità di ferirmi. Vi rendete conto? Se prima mi toccava digerire un milione di tonnellate di "scarti umani", per dire, adesso quei milioni sono sette! Non è per cattiveria (citazione molisana), non ne sono proprio capace. E mica lo capisce. Se poi ci metti che nello stesso arco di tempo ha quintuplicato l'estrazione (diciamo pure rapina) delle mie risorse naturali per i suoi usi e consumi scriteriati: basta! Mi sto snervando. Va a finire che mollo la presa e faccio saltare gli equilibri. A quel punto voglio vedere come se la cava l'uomo moderno. Lo costringerò con la violenza a guardare in faccia i sorci verdi e il suo delirio di onnipotenza sarà solo un'aggravante.

 

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