FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 4 ottobre/dicembre 2006 Sacro e profano |
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di Mel Gibson
Quando sentii parlare la prime volta de La passione di Cristo (titolo originale "The passion of the Christ", 2003, Usa/Italia) ero molto pessimista: non credevo in un film religioso che racconta una parte della storia cristiana, che più o meno tutti conosciamo bene. Come poteva trasmettere qualcosa di nuovo e d'interessante? Inoltre il film era recitato tutto in aramaico e in latino, con i fastidiosi sottotitoli a dare un senso a quelle voci. Insomma, sono andata al cinema più che altro per sapere di che parlavano tutti durante quei giorni della prima. E con mia sorpresa mi sono imbattuta in un film denso e interessante, dai toni molti realistici e crudi, che prende l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine, un film nel quale neanche ci si rende conto che si parlano due lingue morte da secoli, o comunque questo non pesa più di tanto e a volte ha il potere di trasportarci con la mente a due millenni indietro, né della durata del film, che è di 130 minuti. Si resta impressionati dall'ottima interpretazione di tutti gli attori, dalla cura maniacale d'ogni particolare, dalla fotografia e dalla colonna sonora, dalla capacità del regista (attore e produttore) australiano, Mel Gibson, di raccontare nel XXI secolo, la storia della passione di Cristo vista e rivista tante volte in film e sceneggiati televisivi. La pellicola è stata accusata di toni antisemiti, ma in realtà mette in evidenza che fu "il potere" - quello di Roma e dei suoi alleati (Erode), e quello dei Farisei - a volere la morte di Gesù per conservare l'ordine, e in sostanza il proprio egoistico potere, con gli annessi privilegi.
Lo statunitense James Caviezel (Gesù) trasmette al proprio personaggio la profonda sofferenza del martirio, accanto a lui una brava Maia Morgenstern (Maria), una grandissima attrice rumena con gran esperienza nel mondo del teatro. E poi l'elenco dei tanti italiani presenti in questo film, girato in Italia (Cinecittà e la parte vecchia di Matera): Monica Bellucci (Maria Maddalena), Mattia Sbragia (Caifa), Claudia Gerini (moglie di Pilato), Luca Lionello (Giuda), Rosalinda Celentano (Satana) e Sergio Rubini (Disma). La storia del film è il racconto delle ultime dodici ore della vita di Gesù. Intorno all'anno 30 dopo Cristo, nella provincia romana di Palestina, un misterioso falegname ebreo chiamato Gesù di Nazareth inizia a insegnare pubblicamente e annunciare l'arrivo del "regno di Dio". Lungo i secoli, il popolo ebreo aveva aspettato con pazienza l'apparizione del liberatore promesso, conosciuto con il nome di Messia - un personaggio che gli avrebbe ridato dignità e nuova linfa spirituale. Nella mente di molti Gesù era il Messia, sì, però per tanti rappresentava una minaccia all'ordine costituito. Con l'aiuto di Giuda Iscariota, membro del cerchio intimo di Gesù, il Sinedrio riuscì a farlo arrestare e poi, portandolo davanti all'autorità romana, a farlo crocifiggere. Dopo aver visto il film mi è capitato d'andare a vedere questa città della Basilicata, considerata fino a cinquant'anni fa la vergogna d'Italia, e che ora si è trasformata in un luogo unico, dall'essenza difficile da spiegare: bisogna andare lì e percorrere le strade dove si è girato La passione di Cristo (e tanti altri film, come "Il vangelo secondo Matteo" di Pasolini), e si vivrà non solo la tragica atmosfera del film di Gibson, ma anche quella d'una parte della storia italiana, di quando popolose famiglie abitavano in quelle umidissime grotte. Insomma, La passione di Cristo è uno dei film che negli ultimi tempi ha suscitato più polemiche, eppure merita di essere visto con attenzione, foss'anche solo per poi criticarlo.
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