FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 4 ottobre/dicembre 2006 Sacro e profano |
LA POESIA DI EUGÉNIO DE ANDRADE di Vera Lúcia de Oliveira |
Eugénio de Andrade è nato nel 1923 a Póvoa da Atalaia, piccolo borgo della Beira Baixa, all'interno del Portogallo, ed è scomparso di recente, a ottantadue anni, nella sua casa di Oporto, il 13 giugno 2005. Ha avuto un'infanzia povera nella quale, di abbondante, c'era soltanto il vento, la luce, gli alberi, l'azzurro del cielo, l'immanenza delle cose concrete e essenziali. È un mondo in cui il bianco abbagliante dei muri si interseca con le forme ardite dei tronchi d'ulivo, elementi di una geografia spiccatamente mediterranea che entra con prepotenza nell'architettura dei suoi versi, versi spogli e severi come il paesaggio della sua terra, ma illuminati da intuizioni folgoranti che sembrano sgorgare direttamente dall'inconscio.
Poeta dell'amore, è stato definito più volte. Ed effettivamente l'Eros occupa una parte importante nella sua opera, un Eros spontaneo e solare. Il rilievo che il corpo assume in questa poesia rivela il desiderio profondo di ridare dignità a ciò che nell'uomo è stato disprezzato e vituperato da sempre: la gioia dei corpi, la sensualità, la passione concreta per le cose terrene, il miracolo dell'incontro profondo e misterioso fra due esseri. Nella sua poesia il corpo, limpido ed apollineo, diventa quasi un'anima carnale: si cancella il dualismo caratteristico della nostra cultura cattolico-occidentale e l'uomo risorge integro, nella sua dimensione assoluta. Poesia intensamente terrena (oserei dire disperatamente terrena, se ciò non fosse fuori luogo in questa poetica di equilibrio), quasi da diventare metafisica del fisico, parola che si fa corpo e corpo che si smaterializza in parola. Per Eugénio de Andrade l'atto poetico è "l'impegno totale dell'essere per la sua rivelazione". L'ansia di riscatto dell'uomo totale, pertanto, la fedeltà assoluta alla vita, il desiderio di esprimere una coscienza - coscienza infelice - del mondo, è ciò che più contraddistingue questo grande lirico. Il volto originale della sua poesia sta probabilmente anche nel sincretismo delle sue radici, nelle fonti molteplici alle quali ha attinto, dai classici greci - sopratutto Esiodo, Omero, Sofocle e Saffo - alla tradizione lirica medioevale gallego-portoghese, passando attraverso la componente ispanica (la nonna materna era spagnola), in particolare García Lorca, Antonio Machado, Vicente Aleixandre, Luis Cernuda, fino ai più importanti lirici portoghesi quali Luís de Camões, Camilo Pessanha, António Nobre, Casais Monteiro, Fernando Pessoa. Dalla pubblicazione del libro As mãos e os frutos, nel 1948, assistiamo ad un crescendo di rigore e depurazione linguistica che lo portano, in certi momenti, quasi alle soglie del silenzio, ai versi ridotti all'osso. Ma la parola è sempre limpida e immediata, quelle stesse parole nude e dirette - afferma il poeta - del cerimoniale arcaico della comunicazione delle prime necessità del corpo e dell'anima. E tuttavia è una poesia estremamente raffinata e di grande ricchezza verbale e musicale, segnata da una polifonia ritmica pari solo, in lingua portoghese, a quella di Camilo Pessanha. Fra l'altro, Eugénio de Andrade ha coltivato, con uguale sobrietà e maestria, anche il poème en prose. La sua bibliografia comprende più di venti libri di poesia, due di prosa, un libro per l'infanzia, diverse opere di traduzione. È uno dei poeti portoghesi contemporanei di maggiore notorietà e ciò si deve anche all'immediatezza del suo mezzo espressivo. È stato tradotto in inglese, tedesco, italiano, spagnolo, francese, olandese, ceco, rumeno.
POESIE DI EUGÉNIO DE ANDRADE tradotte da Mariangela Semprevivo
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Toda a poesia è luminosa, até Se regressar
Tutta la poesia è luminosa, persino Se ritornerà
O amor
L'amore
Trazia consigo a graça Andava como quem passa Sorria como quem dança. E seguia o seu caminho,
Portava con sé la grazia Camminava come chi passa Sorrideva come chi danza. E seguiva il suo cammino,
Impetuoso, o teu corpo é como um rio Imagem dos gestos que tracei,
Impetuoso, il tuo corpo è come un fiume Immagine dei gesti che tracciai,
Tinham o rosto aberto a quem passava.
Tinham fome e sede como os bichos,
Avevano il viso aperto a chi passava. Avevano come tutta la gente Avevano fame e sete come le bestie,
Como se houvesse uma tempestade como se houvesse uma criança cega Como se a noite viesse e te levasse, Como se houvesse nuvens sobre nuvens,
Come se ci fosse una tempesta come se ci fosse un bambino cieco Come se la notte venisse e ti portasse,
É urgente o amor. É urgente destruir certas palavras, É urgente inventar alegria, Cai o silêncio nos ombros e a luz
È urgente l'amore. È urgente distruggere certe parole, È urgente inventare allegria, Cade il silenzio sulle spalle e la luce
São como um cristal, Secretas vêm, cheias de memória. Desamparadas, inocentes, Quem as escuta? Quem
Sono come un cristallo, Segrete vengono, piene di memoria. Abbandonate, innocenti, Chi le ascolta? Chi
Assim eu queria o poema:
Così io vorrei la poesia:
Ergue-se aérea pedra a pedra A casa dorme, sonha no vento Como estremece um torso delicado, Uma gaivota passa e outra e outra, Ah, um dia a casa será bosque,
Si innalza aerea pietra dopo pietra La casa dorme, sogna nel vento Come sussulta un busto delicato, Un gabbiano passa e un altro e un altro, Ah, un giorno la casa sarò bosco,
Respiro a terra nas palavras, respiro um veio de água respiro um sol recente
Respiro la terra nelle parole, respiro una vena d'acqua respiro un sole recente
Escreto já com a noite
Scrivo già con la notte |
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