FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 2 aprile/giugno 2006 Cuore d'Africa |
JORGE EDUARDO EIELSON: di Martha Canfield |
Jorge Eduardo Eielson è mancato all'età di 82 anni l'8 marzo scorso a Milano dove risiedeva da vari decenni. Il suo nome era diventato leggendario in Perù e in molti altri ambiti del mondo ispanico, sia per la sua luminosa arte plastica, i suoi oggetti, i suoi quadri, le sue installazioni, sia per la sua straordinaria opera poetica, costantemente rinnovata lungo la sua vita con una rara capacità - molto sua - di assimilare e spesso anticipare le novità. Il suo carattere dolcissimo, la sua disponibilità e generosità nei confronti di chi gli si avvicinava, in particolare i giovani che trovavano in lui un interlocutore agile e immediato, la sua semplicità unita a una eccezionale intelligenza multifacetica, tutto questo farà ancora più dolorosa la sua assenza e magari stimolerà in molti il desiderio di approfondire il suo legato per diffonderlo.
Nato a Lima, nel 1924, Eielson si rivelò subito un artista e uno scrittore molto dotato e precoce: ottenne a soli 21 anni il Premio Nazionale di Poesia del Perù e fece a Lima le prime mostre dei suoi quadri, ancora segnati dall'influenza di Klee e Miró. Nella sua produzione giovanile emerse subito una caratteristica divenuta costante: la molteplicità di interessi e la capacità di maneggiare codici espressivi differenti. Pochi anni dopo si trasferì definitivamente in Europa, ma la sua terra natia rimase molto presente, sia nell'opera artistica che in quella letteraria, come si vede, ad esempio, nella lunga serie di dipinti astratti intititolati Paesaggio infinito della costa del Perù. Più tardi il gesto di strappare e annodare capi di vestiario (jeans e camicie) e poi tele di diversa misura e colore confluisce nella ricreazione del khipu, l'antico nodo della civiltà incaica. Nella sua narrativa il Perù appare come luogo della memoria e come scenario di drammi sociali intimi e paradigmatici. Nella poesia si presenta in modo meno evidente, anche se non mancano i riferimenti per associazione a città del presente come Roma.
Non è facile definire un artista complesso e molteplice come Eielson, ma forse la cifra che meglio lo presenta sta nel suo amore per la novità, nella sua instancabile vena ludica e infine - non è un paradosso - nella sua luminosa serenità. Essa si deduce tanto dalla calma vibrante delle sue tele annodate quanto dalla sua stessa poesia. Dal primo linguaggio di ricca retorica e di indagine esistenziale, costruito a partire dalla distorsione dei modelli classici e di certe figure mitiche, secondo la lezione avanguardistica (da Reinos del '45 alle ricreazioni di Aiace, Antigone, Roland e la Maria evangelica, quest'ultima del 49), Eielson passa alla poesia visiva, alle formule laconiche e paradossali ispirate ai koan del buddismo zen, e in seguito alla poesia di autoanalisi, dove prevale l'indagine sul corpo associato allo spazio urbano (vedi Noche oscura del cuerpo, 1952, e Habitación en Roma, 1955). L'ultima e recentissima fase corrisponde a una poesia attenta all'effetto plastico sulla carta stampata, con associazione evidente tra il linguaggio verbale e quello non verbale (vedi Nudos, del 2002), mentre comunque lo slancio lirico lo porta a ricreare paesaggi vissuti e particolarmente amati, come la Sardegna, a ritrarre persone vicine al suo cuore, e cioè a "celebrare" con un canto nuovo, capace di rendersi "visibile" (vedi Celebración, 2001, e Canto visible, 2002).
Il momento in cui la meta spirituale raggiunta dal poeta e dall'artista Eielson risulta più chiaro e illuminante è senza dubbio quando si configura quel segno emblematico del suo codice che è il nodo. Con esso il movimento si ferma - o al massimo diventa lenta inerzia -, le tele si fissano, il tempo interrompe il suo corso e l'anima, finalmente libera da qualsiasi motivo di angoscia, si concentra nella contemplazione. I nodi di Eielson producono una eccezionale sensazione di immobilità e di benessere. Secondo Álvaro Mutis, attraverso le sue tele «si entra in un mondo di serenità e di limpida bellezza». Che tuttavia non è trovato o scoperto, bensì conquistato duramente attraverso il difficile percorso iniziatico descritto nell'opera poetica. Nel poema chiave Notte oscura del corpo, dopo aver viaggiato attraverso tessuti, ghiandole, escrementi, sangue, l'io purificato trova le stelle del cielo inferiore: stelle come nodi, secondo quanto recita il titolo di uno dei suoi quadri -, le quali, afferrando l'infanzia dal fondo della memoria, la fissano nel presente per illuminare e confortare. Passato e presente, io e non-io, unione e separazione: l'insegnamento che riceviamo da Eielson, attraverso la sua costante, vertiginosa e diversificata sperimentazione, è un insegnamento di serenità conquistata che sfocia, precisamente, in queste fonti di piacere immobile che sono i suoi nodi. In questa serenità si scorge ciò che l'uomo va cercando da sempre: l'armonia degli opposti. In questa congiunzione, vita e morte si riuniscono con la naturalezza di un ciclo circolare senza fine:
SO PERFETTAMENTE CHE LA MIA CASA
È una stella (da Sin título, 2000)
Infine, nella perfetta parabola disegnata dall'insieme della sua opera, dopo avere inserito i celebri nodi in installazioni dove il corpo umano appariva coperto da abbondanti drappeggi finiti con inevitabili nodi, negli anni più recenti egli ha preferito presentare il corpo - femminile, come prima, ma anche maschile - sempre immobile, in una sorta di sereno rapimento che sconfina nel sogno o nell'estasi, è coperto da tele senza nodi - ecco la grande novità - a suggerire la facilità dello spogliamento, segno di essenzialità e di purezza. Lo spettatore è contagiato da questa atmosfera di sospensione e di piacere indefinibile. I corpi nudi e coperti, ma facilmente scopribili, diventano visione e promessa. Des-anudar (snodare), des-nudar (denudare), des-cubrir (scoprire): forse la gioia, una volta che l'artista ci ha insegnato a contemplare i nodi, quegli oggetti di assoluta intensità energetica, è ora radicata nella liberazione tanto dal vestito-maschera che copre travisando, quanto dal nodo stesso che contiene e trattiene, che stringe e genera e per ciò induce ad attendere, spinge nella tensione dell'attesa.
Come un monaco buddista, Eielson, lungo tutta la sua vita e la sua opera, è stato capace di sorprenderci perfino nella ripetizione e di cambiare precisamente ciò che avevamo appena capito. Perché, come suggerisce una specie di koan che affiora tra le linee dei suoi versi (ancora da Sin título, 2000), per annodare realmente non basta annodare solamente:
SE TUTTO CIÒ CHE SI ANNODA
Si annoda solamente In una lunga conversazione avuta con Eielson, che in seguito ha dato luogo alla pubblicazione di un libro (El diálogo infinito, México, 1995), gli avevo domandato la ragione intima per la quale lui aveva chiesto - e cercato di organizzare - la dispersione delle sue ceneri nello spazio cosmico con l'aiuto di una nave spaziale. E lui mi rispose: |
POESIE SCELTE
Génesis
Una palabra sola como el sol La palabra Adán durmiendo
(Da Tema y variaciones, Ginevra 1950)
Via Veneto
me pregunto
Primavera en Villa Adriana
esta mañana de abril
Campidoglio
usted no sabe cuánto pesa
Foro romano
todas las mañanas cuando me despierto abro los ojos y los brazos buscando un apoyo en la oscuridad me levanto y lo bebo claramente ahora el agua del lavabo (Da Habitación en Roma, Roma 1952)
Me gustaría escribir
Me gustaría escribir
Alguien dice
Alguien dice
Sueño que escribo
Las aguas del abismo
Sueño que escribo y mientras sueño (Da De materia verbalis, Roma 1957-58)
Ceremonia solitaria ante un espejo cualquiera
A veces siento el fragor de las estrellas
Ceremonia solitaria en compañía de tu cuerpo
Penetro tu cuerpo tu cuerpo (Da Ceremonia solitaria, Milano 1964)
Canción
Esta mañana
Balanza
Es sólo un rayo (Da Pequeña música de cámara, Milano 1965)
Amo los astros los amaneceres Las aguas amargas (Da Sin titulo, Milano 2000) |
Genesi
Una parola sola come il sole
La parola Adamo che dorme
Via Veneto
mi domando
Primavera a Villa Adriana
questa mattina di aprile
Campidoglio
lei non sa quanto pesa
Foro romano
tutte le mattine quando mi sveglio apro gli occhi e con le braccia cerco un punto d'appoggio nel buio mi alzo e me lo bevo chiaramente ora l'acqua del lavandino
Mi piacerebbe scrivere
Mi piacerebbe scrivere
Qualcuno dice
Qualcuno dice
Sogno che scrivo
Le acque dell'abisso
Sogno che scrivo e mentre sogno
Cerimonia solitaria davanti a uno specchio qualsiasi
A volte sento il fragore delle stelle
Cerimonia solitaria in compagnia del tuo corpo
Penetro il tuo corpo il tuo corpo
Canzone
Stamani
Bilancia
È soltanto un raggio
Amo gli astri e le albe Le acque amare (traduzioni di Martha Canfield)
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Bibliografia di Jorge Eduardo Eielson
Opere poetiche
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Vedi anche: Jorge Eduardo Eielson: Di stanza a Roma
Jorge Eduardo Eielson, "Gardalis"
a cura di Martha Canfield (numero 3, lug/set 2006)
di Andrea Santon (numero 7, lug/set 2007)