FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 65
novembre 2023

Autunno

 

NEL CUORE DELL'AUTUNNO

di Alessio Brandolini



Una piccola casa di tronchi in mezzo a un bosco, in montagna, ben oltre il paese e nell’umile casetta di tronchi in mezzo al fitto bosco vive un bambino di undici anni ma non il padre, né la madre ed è così triste che le foglie degli alberi si staccano dai rami e i raggi del sole non osano sfiorarlo. Il bambino ha gli occhi sempre arrossati e non ride mai, neanche davanti a un prato verde smeraldo o a un manto di fiori appena sbocciati. Raccoglie funghi e castagne da essiccare, legna per i mesi freddi che accatasta con attenzione sotto la grande quercia a due passi dalla sua tana: ho il necessario per passare l’inverno, dice a sé stesso, poi vedremo, magari da queste parti, prima o poi, passerà un cacciatore: mi vede e mi porta con sé, così finalmente avrò una famiglia, un letto dove dormire e un po’ di affetto.

Nella piccola casa di tronchi vive un bambino che a volte pensa di essere stato sempre lì, di non essersi mai spostato se non all’interno del bosco, come se nessuno ce l’abbia condotto per poi abbandonarlo al proprio destino quando era piccolo e da non molto aveva iniziato a parlare.

Un bambino di undici anni da solo, in montagna, senza una madre, un padre, né fratelli. Ricorda dei volti ma come nascosti da una fitta nebbia, forse quello di un uomo scontroso con la barba e di una donna così afflitta e stanca da sembrare già vecchia. Ricorda vicoli bui, stretti e una piazzetta con al centro una fontana in un paese medievale, arroccato su un monte. Quando lo lasciarono nel bosco era appena iniziato l’autunno ma faceva già freddo, sulle spalle aveva uno zaino con del cibo e dei vestiti, una coperta.

Con dei rami costruì una capanna che con il tempo migliorò fino a mettere in piedi, con gli alberi abbattuti dal vento, la piccola casa, bassa e rudimentale, dove ora vive. Ricorda bene la solitudine e il freddo, la pioggia sulla testa, gli attrezzi costruiti con le pietre per tagliare i rami, il primo fuoco.

Durante l’estate scorsa ogni tanto veniva un orso bruno a trovarlo, una femmina dal corpo massiccio sospeso su zampe agili e robuste. Il bambino nel frattempo è cresciuto, ha i vestiti logori ma il coraggio non gli manca. Con prudenza si avvicinava all’orsa, un passo alla volta, con bacche e frutti di bosco sul palmo della mano. L’animale, dopo averlo annusato a lungo, l’aveva scrutato coi suoi grandi occhi un po’ miopi come se volesse ringraziarlo, dargli forza per poi di corsa riprendere la sua strada, verso la parte più alta del bosco, lassù dove lui non è ancora mai stato.

Siamo in pieno autunno e oggi l’orsa è tornata a trovarlo coi suoi cuccioli, sono tre e già svezzati: scalpitano avanti e indietro come se fossero inquieti e all’erta davanti alla casetta di tronchi in mezzo al fitto bosco, come se lì dentro si nascondesse qualcuno in agguato o come se volessero conquistare quel piccolo spazio, occuparlo, distruggerlo. Il bambino accarezza gli orsacchiotti uno a uno sussurrando frasi dolci e banali, così come si fa coi piccoli, e intanto osserva la loro madre negli occhi lucidi e grandi, un po’ miopi, fin quando vede qualcosa scivolare verso la punta del muso, forse una lacrima rivestita di mistero, ed è in questo istante che, per la prima volta, sul suo volto appare un sorriso.

I tre cuccioli dell’orsa si lasciano accarezzare dondolando la testa su e giù, leccando le dita del bambino di undici anni che vive in una casetta di tronchi sperduta in mezzo al bosco. Poi in fila indiana seguono la madre passando accanto alla legna accatastata, in attesa del rigido e lungo inverno, sotto la grande quercia.


alexbrando@libero.it