FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 65
novembre 2023

Autunno

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



L'autunno si avviò a casa


F123-J131

Besides the Autumn poets sing
A few prosaic days
A little this side of the snow
And that side of the Haze -

A few incisive mornings -
A few Ascetic eves -
Gone - Mr Bryant's "Golden Rod" -
And Mr Thomson's "sheaves."

Still, is the bustle in the Brook -
Sealed are the spicy valves -
Mesmeric fingers softly touch
The Eyes of many Elves -

Perhaps a squirrel may remain -
My sentiments to share -
Grant me, Oh Lord, a sunny mind -
Thy windy will to bear!

    Oltre l'Autunno i poeti cantano
Alcuni prosaici giorni
Un poco al di qua della neve
E al di là della Foschia -

Alcuni taglienti mattini -
Alcune Ascetiche sere -
Finita - la "Verga Dorata" di Bryant -
E i "covoni" di Thomson.

Silente, è il tramestio nel Torrente -
Sigillate sono le valve fragranti -
Mesmeriche dita sfiorano
Gli occhi di molti Elfi -

Forse uno scoiattolo rimane
A condividere i miei sentimenti -
Concedimi, Oh Signore, una mente solare -
Per sopportare il tuo ventoso volere!

Siamo sul crinale che divide l'autunno dall'inverno; un tempo "prosaico" perché spoglio delle immagini nette che caratterizzano una stagione ben definita. Qui la natura si è arresa, e si avvia verso l'immobilità e il silenzio del gelo invernale. Soltanto una cosa ci permetterà di sopportare i rigidi e ventosi rigori della stagione che verrà: una mente che conserva in sé il calore e la luce del sole.
Il primo verso è interpretato diversamente nelle tre versioni italiane che conosco di questa poesia: "Oltre l'autunno che i poeti cantano" (Bacigalupo); "C'è un altro autunno, che i poeti ignorano:" (Raffo nel Meridiano); "Oltre all'autunno i poeti / cantano certi giorni di prosa" (Gardini). Nelle prime due all'autunno cantato dai poeti si contrappongono i giorni prosaici descritti nei versi che seguono, e quel "prosaic" al secondo verso, contrapposto ai "poets" del primo, giustifica ampiamente questa interpretazione; io però preferisco la seconda ipotesi, come se ED avesse voluto dire "ci sono poeti che non si accontentano di cantare gli accesi colori dell'autunno, ma si rivolgono anche a giorni apparentemente più prosaici, a bellezze meno appariscenti ma non per questo meno affascinanti."
Ai versi 7 e 8 sono citati William Cullen Bryant (1794-1878), poeta americano, e James Thomson - o Thompson - (1700-1748), poeta scozzese. Marisa Bulgheroni, nelle sue note al Meridiano, ci informa che "[Di Bryant], autore di liriche romantiche, Emily ebbe forse in mente The Death of the Flowers dove, mentre la 'verga d'oro' si erge nel suo fulgore autunnale, il 'mite bocciolo' di una fanciulla sfiorisce nella morte. [Di Thomson] aveva, invece, letto il poemetto The Seasons, minuziosamente descrittivo."

 

F465-J656

The name - of it - is "Autumn" -
The hue - of it - is Blood -
An Artery - upon the Hill -
A Vein - along the Road -

Great Globules - in the Alleys -
And Oh, the Shower of Stain -
When Winds - upset the Basin -
And spill the Scarlet Rain -

It sprinkles Bonnets - far below -
It gathers ruddy Pools -
Then - eddies like a Rose - away -
Upon Vermillion Wheels -

    Il nome - suo - è "Autunno" -
Il colore - suo - è Sangue -
Un'Arteria - sulla Collina -
Una Vena - lungo la Strada -

Grandi Globuli - nei Viali -
E Oh, l'Acquazzone di Tinte -
Quando i Venti - rovesciano il Bacile -
E versano Pioggia Scarlatta -

Sparpaglia Berretti - laggiù -
Forma rubicondi Stagni -
Poi - avvolgendosi come una Rosa - se ne va -
Su Vermiglie Ruote -

Una poesia chiara e vermiglia come l'autunno che descrive. Per capirne i rutilanti colori (hue, blood, stain, scarlet, ruddy, vermillion) bisogna aver visto quelli dell'autunno nel New England. Non a caso questa stagione è una delle maggiori attrattive della regione, con panorami ricchi di sfumature tendenti al rosso che incantano lo sguardo.
Al verso 11 ED usa il verbo "eddy", che significa "muoversi in circolo, come un vortice" a cui fa seguire "away" alla fine del verso, formando così il phrasal verb "eddy away", che potrebbe tradursi con "andar via muovendosi in circolo" (come, appunto, un vortice). La similitudine con la rosa tende proprio a dare l'idea di un qualcosa che si avvolge su se stesso, creando una forma simile al caratteristico bocciolo di una rosa. Perciò ho tradotto con " Poi - avvolgendosi come una Rosa - se ne va -".

 

F786-J748

Autumn - overlooked my Knitting -
Dyes - said He - have I -
Could disparage a Flamingo -
Show Me them - said I -

Cochineal - I chose - for deeming
It resemble Thee -
And the little Border - Dusker -
For resembling Me -

    L'Autunno - squadrò la mia Calzetta -
Colori - disse - ho io -
Da screditare un Fenicottero -
Mostrameli - replicai -

La Cocciniglia - scelsi - perché credo
Che somigli a Te -
E l'esiguo Bordo - più Oscuro -
Perché somiglia a Me -

Ciò che crea l'uomo è sempre meno ricco, meno sontuoso, delle bellezze che ci offre la natura. Così può succedere che un autunno di passaggio si degni di dare un'occhiata al lavoro a maglia che stiamo facendo e non riesca a contenere la propria vanità, magnificando i suoi di colori (non dimentichiamo che ED viveva nel New England, dove i colori dell'autunno sono di una particolare bellezza). Ma è anche cortese, e ce li mostra permettendoci di sceglierne qualcuno; tra quelli che mi ha proposto, ne ho scelti due, molto diversi uno dall'altro: la cocciniglia, per quel rosso che è simbolo del fuoco, della voglia di vivere, della passione ardente, e che somiglia tanto a te; e poi uno che è all'opposto, quel colore indistinto che sta ai bordi, una tinta che quasi scolora nell'oscurità, e che somiglia tanto a me.
Interessante la nota della Malroux, che riporto in italiano: "Dietro la parola Dyes (Tinte), al verso 2, è evidentemente da intendere il verbo to die, morire. Da qui la scelta, per tradurre questa parola, di "tinte" [in francese "teintes"], che ricorda il verbo "spegnere" [in francese "éteindre"]. Christine Savinel, nel suo Emily Dickinson ou la grammaire du secret, ricorda del resto che la cocciniglia, parola "importante" impiegata cinque volte nell'opera di ED, rinvia anch'essa alla morte, visto che è una tinta del rosso ottenuta dai cadaveri schiacciati degli insetti dallo stesso nome. Inoltre, la parola dusker (più "bruno", letteralmente più "crepuscolare") al verso 8, evoca anche i colori del sole al tramonto, cari a ED."
La poesia è nei fascicoli ma è probabile che sia stata inviata a Susan Gilbert, amica d'infanzia e poi moglie di Austin Dickinson, il fratello di ED, visto che quel "Thee" del sesto verso credo proprio che si riferisca all'amica-cognata, che per ED è sempre stata una sorta di immagine speculare di se stessa: la donna di mondo, sposata, vivace ed estroversa contro la zitella solitaria e, più o meno volontariamente, reclusa. Che poi quel mondo esteriore fosse così povero rispetto alle ricchezze di quello interiore è un altro discorso.

 

F1080-J898

How happy I was if I could forget
To remember how sad I am
Would be an easy adversity
But the recollecting of Bloom

Keeps making November difficult
Till I who was almost bold
Lose my way like a little Child
And perish of the cold.

    Se quant'ero felice potessi dimenticare
Ricordare quanto sono triste
Sarebbe una trascurabile avversità
Ma il rammentarsi della Fioritura

Porta a rendere il Novembre difficile
Fin quando io che ero quasi audace
Perderò la strada come una Bimbetta
E morirò di freddo.

Il ricordo della felicità passata non rende più lieve la tristezza del presente, anzi la accentua. Come quando a novembre ci ricordiamo della fioritura primaverile e non riusciamo ad accettare il decadimento autunnale. Così perdiamo l'audacia dei giorni della nostra età primaverile, e ci aggiriamo smarriti nell'autunno della vita aspettando solo il gelo della morte invernale.

 

F1713-J1709

With sweetness unabated
Informed the hour had come
With no remiss of triumph
The autumn started home -
Her home to be with Nature
As competition done
By influential kinsmen
Invited to return
In supplements of Purple
An adequate repast
In heavenly reviewing
Her residue be past -
    Con dolcezza inalterata
Informato che l'ora era giunta
Con nessuna rinuncia al trionfo
L'autunno si avviò a casa -
A casa è con la Natura
Come al termine di una gara
Da influenti congiunti
Invitato a tornare
In supplementi di Porpora
Un adeguato pasto
In celeste rassegna
La parte residua è trascorsa -

L'autunno ha saputo che il suo tempo è al termine, con docile tranquillità si avvia verso casa, ma non rinuncia a una trionfale uscita di scena. La sua casa in fin dei conti resta nella natura, sa che la gara a cui era stato chiamato è ormai conclusa ma sa anche che prima o poi sarà chiamato a partecipare di nuovo, da quel perenne ciclo di stagioni che formano la sua famiglia. La sua partenza si colora di porpora, come se volesse nutrirsi ancora delle bellezze di cui è capace, passando in rassegna quel tempo così bello che Dio gli ha concesso di vivere.
Sembra proprio un invito ad accettare una fine che è scritta nella natura, a lasciarsi coinvolgere in un ciclo che deve necessariamente prevedere la conclusione di qualcosa che è iniziato; ma è una fine che si colora di grandezza, anche perché resta la speranza che non sia definitiva, che qualcuno magari ci chiamerà a rinascere un un'altra vita immersa anch'essa in quella natura divina che ci ha accompagnati in questa.

 

Dalla lettera 57, 10 ottobre 1851
Al fratello, Austin Dickinson

We are having such lovely weather - the air is as sweet and still, now and then a gay leaf falling - the crickets sing all day long - high in a crimson tree a belated bird is singing - a thousand little painters are ting[e]ing hill and dale. I admit now, Austin, that autumn is most beautiful, and spring is but the least - yet they "differ as stars" in their distinctive glories. How happy if you were here to share these pleasures with us - the fruit should be more sweet, and the dying day more golden - merrier the falling nut, if with you we gathered it and hid it down deep in the abyss of basket; but you complain not - wherefore do we?

Stiamo avendo un tempo così bello - l'aria è dolce e silenziosa, ogni tanto una foglia gioiosa che cade - i grilli cantano tutto il giorno - in alto su un albero purpureo canta un uccello tardivo - mille piccoli pittori dipingono valli e colline. Ora ammetto, Austin, che l'autunno è il più bello, e che la primavera lo è di meno - eppure "differiscono come stelle" nella loro gloria particolare. Che felicità se tu fossi qui a condividere questi piaceri con noi - la frutta sarebbe più dolce, e il giorno morente più dorato - più allegre le noci cadute, se le raccogliessimo con te per celarle negli abissi di un canestro, ma tu non ti lagni - perché quindi dovremmo farlo noi?

Austin Dickinson era a Boston dal giugno 1851 per insegnare alla Endicott School e la sorella ventunenne gli scriveva lettere colme di affetto e di una gran voglia di riaverlo a casa, un desiderio che traspare da tutte le lettere di questo periodo, come, per esempio, da queste frasi che ED scrive subito prima di quelle citate sopra: "Non sprecherei troppe energie per quegli scolaretti - ne avrai bisogno per qualcosa di meglio e più degno, quando andrai via. Mi si aprirebbe il cuore, se un qualche fausto giorno tu chiudessi a chiave l'aula con i ragazzi irlandesi - la Vigilatrice e tutto, e te ne andassi verso la libertà e il sole di casa. Il babbo dice che l'intera Boston non sarebbe una tentazione per te un altro anno - io vorrei che non ti tentasse a restare per un altro giorno."

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
I numeri attribuiti alle lettere sono quelli dell'edizione critica dell'epistolario, curata da Thomas H. Johnson e pubblicata nel 1958.

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