Nella seconda settimana di novembre la città di Firenze è stata illuminata dalla presenza dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel 2010, che si è prodigato in molteplici attività in diversi luoghi, come il Rettorato dell’Università, la Biblioteca Umanistica, il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Il programma delle sue attività fiorentine cominciò a configurarsi più di un anno fa, quando io iniziai a tradurre il suo libro Medio siglo con Borges (Alfaguara, Madrid, 2020) e Antonella Ciabatti decise di tradurre La utopía arcaica. José María Arguedas y las ficciones del indigenismo (Alfaguara, Madrid, 2019). I due libri sarebbero usciti dopo l’estate del 2022, il primo pubblicato dalla casa editrice Le Lettere di Firenze e il secondo dalle edizioni del nostro Centro Studi Eielson.
In una delle nostre telefonate, parlando di una eventuale presentazione di questi libri con la sua presenza, abbiamo deciso che, visto che le tematiche erano molto diverse ma entrambe coinvolgevano buona parte della sua vita, con lunghe ricerche e frequentazioni dei due autori, sarebbe stato più logico organizzare un convegno dedicato a tutta la sua opera. Il convegno poteva contare sulla partecipazione di numerosi colleghi di diverse università italiane, oltre che di Firenze. E poi si potevano organizzare altre attività collaterali. Studiando la sua agenda, sempre sovraccarica, Mario comunque ci ha dato disponibilità per tutti i giorni della seconda settimana di novembre. A questo punto abbiamo pianificato tutta la sua settimana.
Il giorno di arrivo sarebbe stato il lunedì 7 novembre, che abbiamo destinato a una piacevole gita nei posti di Firenze che lui voleva rivedere e poi una cena con i membri del Centro Eielson. I giorni del convegno dedicato alla sua opera sarebbero stati martedì 8 e mercoledì 9. Per il martedì 8, con il sostegno della rettrice dell’Università di Firenze, la prof.ssa Alessandra Petrucci, abbiamo fissato nella mattinata la presentazione dei due nuovi libri di Vargas Llosa usciti in edizione italiana, Mezzo secolo con Borges e L’utopia arcaica. José María Arguedas e le finzioni dell’indigenismo, seguiti da un colloquio con l’autore. Il libro su Borges raccoglie due interviste e sette articoli scritti e pubblicati tra gli anni 1963 e 2018, ossia addirittura più di cinquanta anni di frequentazione dell’autore argentino, di costanti letture, riflessioni, prospettive evolute e modificate con il tempo e una grande ammirazione per chi, malgrado le notevoli differenze, Vargas Llosa considera un maestro assoluto per tutta la letteratura di lingua spagnola e anche per lui stesso. Il libro trascina senz’altro il lettore; ma il colloquio diretto con Vargas Llosa, le sue spiegazioni dirette, i suoi ricordi, gli aneddoti sono risultati affascinanti e illuminanti.
Il libro su Arguedas, curato da Antonella Ciabatti, vicepresidente del Centro Studi Eielson, studiosa di letteratura ispanoamericana e traduttrice dallo spagnolo, è anche questo il risultato di una lunghissima frequentazione sia della persona che del pensiero e dell’opera di Arguedas. E, come con Borges, emergono tutte le differenze di prospettive ma anche il profondo apprezzamento per la persona di Arguedas. La parola “utopia” che compare nel titolo annuncia già, senza lasciare dubbi, la posizione di Vargas Llosa riguardo all’indigenismo, esaltato e portato avanti da Arguedas. Ma anche qui è stato molto illuminante seguire direttamente le riflessioni di Vargas Llosa, stimolate dalle domande della Ciabatti, e confermare quanto sia stato doloroso dover concludere che la resurrezione dell’antico mondo indigeno è impossibile, è appunto un’utopia.
Per il pomeriggio del giorno 8, con la preziosa collaborazione della direttrice della Biblioteca Umanistica, la dott.ssa Laura Vannucci, abbiamo voluto rimanere nell’ambito del mondo indigeno e anche e soprattutto delle culture preispaniche del Perù, affrontate nel discorso su Arguedas, che è stato tra l’altro professore di secondaria di Eielson. Quindi abbiamo organizzato una mostra nella sede stessa della Biblioteca. Abbiamo riunito e classificato oggetti scultorici e tessuti di varie culture preincaiche, che facevano parte della collezione privata di Eielson e che ora sono custoditi nell’archivio del nostro Centro. A questi oggetti abbiamo abbinato altre piccole sculture di Eielson, in sintonia con l’arte preispanica, e numerosi libri sulla storia e l’arte precolombiana, in parte della biblioteca personale di Eielson, in parte della Biblioteca Umanistica. Tutto questo materiale è stato esposto nelle teche della sala centrale della Biblioteca, dove rimarrà fino al 2 dicembre, e Mario Vargas Llosa si è impegnato, con grande entusiasmo, a fare il discorso di inaugurazione della mostra.
Nella giornata successiva, mercoledì 9 novembre, abbiamo concentrato le relazioni dei partecipanti, dividendole in quattro sezioni, due di mattina e due di pomeriggio, sui diversi aspetti dell’opera narrativa, teatrale e saggistica di Vargas Llosa. I partecipanti sono stati quattordici: Giovanna Minardi dell’Università di Palermo, Domenico Antonio Cusato dell’Università di Catania, Diego Sìmini e Carmelo Spadola dell’Università di Lecce, Mara Donat dell’Università di Udine, Antonella Cancellier dell’Università di Padova, Emilia Perassi dell’Università di Torino, Susanna Regazzoni dell’Università di Venezia, Daniela Marcheschi del CLEPUL (Centro Studi di Letterature Europee e Lusofone) di Lisbona, Elena Romiti dell’Università di Montevideo, e dell’Università di Firenze i professori Jacopo Caucci Von Saucken, Beatrice Tottossy, Inmaculada Solís e Coral García. Vargas Llosa è stato sempre presente e molto attento e partecipe in tutte le relazioni, offrendo dopo ogni intervento informazioni, commenti e giudizi.
Infine il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha voluto offrire a Vargas Llosa uno spazio speciale e proporre un incontro che potesse accogliere un vastissimo pubblico. Ha deciso allora di fissare il Salone dei Cinquecento, che è la sala più grande e più importante dal punto di vista storico e artistico di Palazzo Vecchio a Firenze. Si tratta di una sala imponente con una lunghezza di 54 metri, una larghezza di 23 e un’altezza di 18 metri. Fu costruita tra il 1495 e il 1496 dietro commissione di Girolamo Savonarola ed è la più grande sala in Italia realizzata per la gestione del potere civile. Ebbene, con la collaborazione del Comune e la puntuale ed efficace assistenza della casa editrice Le Lettere, abbiamo organizzato un colloquio tra me e Mario Vargas Llosa su tutti i grandi autori del passato e del presente che hanno avuto influenza nella sua formazione e nella sua opera di saggistica, dal romanzo cavalleresco ai maestri dell’Ottocento come Flaubert e Victor Hugo, e ai contemporanei come Sartre, Camus, Juan Carlos Onetti o, appunto, Borges. La giornata del giovedì 10 novembre è stata riservata a questo evento e dato che il pubblico fiorentino aveva dimostrato vivo interesse per assistere agli incontri con Vargas Llosa, mentre gli incontri universitari sono stati a ingresso libero, quello di Palazzo Vecchio si è deciso di farlo dietro prenotazione. Per tutti, ma soprattutto per lo stesso Vargas Llosa è stata una piacevole sorpresa sapere che tutti i 900 posti del Salone dei Cinquecento erano prenotati e che tuttavia fino all’ultimo momento continuavano ad arrivare richieste, purtroppo ormai impossibili da soddisfare. Il colloquio è risultato molto vivace ed è stato seguito da una grande quantità di domande del pubblico. E qui è aumentata ancora la sorpresa di Vargas Llosa quando ha visto che la maggior parte delle persone che facevano una lunga coda per presentare la propria domanda erano giovanissimi studenti. Le sue ultime parole sono state: “Non dimenticherò mai l’esistenza a Firenze di un vasto pubblico lettore così giovane e così coinvolto nella cultura letteraria”.
Ma le sorprese non sono finite lì. Nel pubblico c’era anche Claudio Magris, con il quale Vargas Llosa scrisse un libro a quattro mani, La letteratura è la mia vendetta (Mondadori, 2012), dove entrambi affrontano con prospettive coincidenti la funzione della scrittura, il senso della lettura, in particolare la lettura dei romanzi, l’impegno degli scrittori e il rapporto con la società e soprattutto il bisogno dello scrittore di “creare un altro mondo”, ecco la ragione del concetto di vendetta: il rifiuto del mondo in cui viviamo spinge a crearne un altro, come consolazione e come “vendetta”. Magris e Vargas Llosa si erano già incontrati in Italia, e anche a Firenze, per parlare insieme di questo loro libro. Quindi non poteva perdersi l’occasione di invitare Magris a venire con noi e parlare, anche se brevemente, della loro esperienza e della loro affinità e amicizia. E così è stato. Il colloquio con Vargas Llosa è finito con il prezioso intervento di Claudio Magris.
L’ultimo giorno a Firenze è stato, giustamente, un giorno di riposo, arricchito dalla presenza del figlio Álvaro, arrivato specialmente per poter condividere con suo padre parte di questi eventi, soprattutto quello del giorno 10 a Palazzo Vecchio.
La casa editrice Le Lettere pubblicherà gli atti del convegno, compreso il colloquio finale, e si prevede che il volume uscirà entro febbraio dell’anno prossimo.
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