FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 60
marzo 2022

Luna

 

EDUARDO AINBINDER: SU, STATE DRITTI!

di Francesco Tarquini



Le poesie qui presentate sono tratte da ¡Párense derecho! di Eduardo Ainbinder, esponente della cosiddetta “generación del 90”, pubblicato a Buenos Aires nel 2015 da Gog y Magog: un volumetto che contiene diciassette testi i primi sei dei quali già presenti in Con gusano, raccolta di tutta l’opera del poeta argentino uscita nel 2007.

“Lo real no se parece a nada”, scrive Ainbinder in un testo pubblicato nel 1995 in una antologia di giovani autori argentini. Un verso che potrebbe essere posto in epigrafe a tutta la sua scrittura, che si offre alla lettura come evocazione di un piccolo mondo quotidiano nei cui interstizi risiede una realtà deforme rispetto a ogni immagine di “realtà” corrente e accettata, fatta di anomalie, di stranezze, di caricature, di mostruosità; “insomma un’adunanza di brutture” al centro della quale sta la vecchiaia come bruttura suprema, e in cui gli oggetti assumono una minacciosa autonomia, le cose inanimate parlano, il “chi” della poesia si dissolve in forme diverse e non riconoscibili, mentre gli stessi volti umani possono trasformarsi in un loro odioso rovesciamento. E in cui il linguaggio acquisisce attraverso la deformazione una diversa capacità percettiva che lo conduce a trovare senso anche laddove questo sembra escluso, procedendo più a fondo in un itinerario conoscitivo che va in senso opposto a quello del luogo comune.

In uno stile che secondo le stesse dichiarazioni dell’autore vuol essere lambiccato, variegato, in forma di spirale e tuttavia lontano da ogni ermetismo, Ainbinder celebra lo spirito irridente dell’ironia. Ironia che esplode già nel titolo, “¡Párense derecho!”, ovvero “Su, state dritti!”, quell’esortazione autoritaria che può richiamare sgraditi ricordi scolastici, e che qui suona del tutto ridicola perché rivolta a persone dalla schiena piegata, curva, gibbosa, incapaci “di non sembrare altrettanti Quasimodo”. Ironia confermata dall’epigrafe, un verso del cinquecentesco Mateo Rosas de Oquendo in un sonetto fortemente satirico sulla fauna umana della città di Lima, capitale del vicereame, che identifica il collegamento di Ainbinder con una tradizione satirica che attraversa la letteratura ispanoamericana dai tempi della colonia a oggi.

Una tradizione satirica che peraltro Ainbinder perpetua astenendosi da ogni insegnamento morale, da ogni evocazione di un ideale modello diverso, che probabilmente finirebbe sclerotizzato anch’esso. Nella sua poesia che cavalca l’assurdo, lo stralunato, il nonsenso, domina piuttosto una sofferenza della ragione di fronte alla pesantezza del mondo.

Su, state dritti! [¡Párense derecho!] di Eduardo Ainbinder verrà pubblicato a maggio 2022 in Italia da Edizioni Fili d’Aquilone (a cura di Francesco Tarquini).




POESIE DI EDUARDO AINBINDER
da ¡Párense derecho!
Gog y Magog, Argentina 2015


FENÓMENO

Oh si viniera una bella niña en edad de merecer
y lo tomara de las manos
sin dudarlo retrocedería ante tal fenómeno
y dejando de lado la parábola, salto mortal o caída libre,
con una previa voltereta circense
iría a echarse en los musculosos brazos del absurdo;
y cuál sino este acto es lo que le otorga una estirpe,
ya no un león en su escudo sino una alimaña.
Oh si viniera ahora en su defecto una viejecita
—jactándose de haber sido una bella joven—
y lo tomara de las manos
sin dudarlo retrocedería ante tal fenómeno
pues a su calavera se le antoja
“que ni siquiera un seno blando
entibia una mano muerta”.
No, no vendrá y ninguna otra niña merecedora
se acercará jamás a ese regazo de lo ridículo
donde se encuentra hace cien años,
ni se daría cuenta de que las jornadas pasan y pasan
si no fuera por esa rana que todos los días
viene a mear en el acervo de lo cotidiano.


FENOMENO

Oh se venisse una bella ragazza in età giusta
e lo prendesse per mano
arretrerebbe senza esitare davanti a tal fenomeno
e negligendo parabole, salti mortali o cadute libere,
con una previa piroetta circense
si getterebbe fra le braccia robuste dell’assurdo;
il solo gesto è questo che può dargli un lignaggio,
sia pur senza leone sullo stemma
bensì uno scarafaggio.
Oh se venisse adesso al posto suo una vecchietta
– decantando la propria bellezza giovanile –
e lo prendesse per mano
arretrerebbe senza esitare davanti a tal fenomeno
dato che al cranio suo verrebbe in mente
“che neppure un seno morbido
riscalda una mano morta”.
Ma no, lei non verrà, nessun’altra ragazza in età giusta
mai si avvicinerà a questo grembo del ridicolo
in cui da cent’anni si trova,
e non si avvedrebbe neppure che i giorni vanno e vanno
se non fosse per quella rana che quotidianamente
viene a pisciare sul patrimonio del quotidiano.


ACASO SE MULTIPLICARÁN

como los males y las pestes?
No, odiada y odiado hasta ser uno solo,
ya no susceptible de adoptar cualquier forma,
ni siquiera la infancia o una vida anterior
recuerdan su antigua forma humana
cuando la madre de todas las cosas
ya era lo que es hoy:
una anciana requetevieja
a la que no se le ven los ojos ni la cara,
arrastra los pies y como encorva cada vez más el lomo
cada tanto hay que gritarle: ¡Párese derecha!
Odiada en el odiado
dirige a la madre de todas las cosas
la suma de su odio, detesta lo disperso
y también a quienes juntan palabras.


FORSE SI MOLTIPLICHERANNO

come disgrazie e pestilenze?
No, odiata e odiato fino a essere uno solo
non più in grado di rivestire una qualunque forma,
neppure l’infanzia o una vita anteriore
ricordano la sua antica umana forma
quando era già quel che è oggi
la madre di ogni cosa:
un’anziana vecchia quanto il cucco
tra le cui rughe spariscono occhi e faccia,
strascica i piedi e sempre più si ingobbisce
sicché ogni tanto bisogna gridarle: Su, stia dritta!
Odiata nell’odiato
indirizza alla madre di ogni cosa
la totalità del suo odio, ciò che è sparso detesta
e anche chi mette insieme parole.


SÉPANLO

nuestra forma de gobierno
se da mediante un mecanismo de poleas,
cuando sube al poder un enano
baja un gigante, o viceversa.
Mi filosofía no ha ido más allá
de escribir insultos contra el régimen
en el interior de las grutas
que otros inmediatamente leerán como elogios
ya que veinticuatro horas al día funciona
la maquina de transformar
vituperios en alabanzas.
Con más acierto andaban quienes dejaron escritos
sus consejos amorosos en un abanico, lo sé.
Y como de escribir en las grutas
diatribas contra el régimen, no se vive,
ante la mirada atenta de mi superior,
puloil en mano, limpiando cacas e insultos
de la estatua del tirano de turno, voy.


SAPPIATE

che la nostra forma di governo
si basa su un sistema di carrucole,
quando un nano sale al potere
scende un gigante, o viceversa.
La mia filosofia non arriva più in là
dello scrivere insulti anti-regime
nel fondo delle grotte
che subito qualcuno leggerà come elogi
dato che funziona ventiquattr’ore al giorno
la macchina che trasforma
in lodi i vituperi.
Avevano più successo quelli che lasciarono scritti
amorosi consigli su un ventaglio, lo so.
E siccome a scrivere nelle grotte
invettive anti-regime non si campa,
sotto l’attento sguardo del mio capo,
lysoform in mano, pulendo cacche e insulti
dalla statua del tiranno di turno, vado.


EL GRAFÓMANO

envía a su secretario a comunicarle
a su mesa de trabajo y a la testaruda lámpara
que permanece encendida todo el día:
“El Señor no escribe más”.
Aunque es inútil, las inanimadas cosas
buscan siempre un par de oídos
para vocear sus reivindicaciones:
“Somos ágrafas, escribe sobre nosotras,
cuenta la historia de nuestras vidas.
Estamos dispuestas a colaborar”.
Si el grafómano se esconde detrás de las cortinas
ellas lo envuelven con sus pegajosas telas
susurrándole al oído: “Revela nuestros secretos”.
En cambio si huye de lo inanimado
y se refugia en el bosque, hasta las hadas
y los gnomos le piden un cuento infantil,
otros, una urgente reseña
sobre un poeta senil le reclaman
si se acuesta en el banco
de un parque y con diarios se tapa.


IL GRAFOMANE

spedisce il segretario a render noto
alla sua scrivania e alla lampada cocciuta
che resta accesa tutto il santo giorno:
“Dice il Signore che non scrive più”.
Anche se inutilmente, le cose inanimate
vanno sempre cercando un par d’orecchie
onde sbraitarci dentro ogni pretesa:
“Noi siamo àgrafe, scrivi tu su di noi,
narra la storia delle nostre vite.
Siamo pronte a collaborare”.
Se il grafomane dietro le tende si nasconde
loro lo avvolgono in tele appiccicose
sussurrandogli all’orecchio: “Rivela i nostri segreti”.
Se invece da ciò che è inanimato fugge via
e si rifugia nel bosco, persino le fate
e gli gnomi gli chiedono una storia per bambini,
altri un’urgente recensione
su un poeta senile pretendono
se va a sdraiarsi sopra una panchina
in un parco e si copre coi giornali.


SI NO LE GUSTA

que golpeen a su puerta
se transforma en un pariente pobre,
en un recién llegado, inoportuno siempre.
Si no le gusta lo sucio
se viste como un deshollinador,
si no le gusta salir de su casa, oficia de cicerone;
de noche, parado en ciertas esquinas,
señala a las niñas que hermosean el paisaje
tomadas del brazo con quienes lo decepcionan.
Si no le gustan las plantas
se las encuentra a cada momento.
Con una cara le ocurre, que si le desagrada
se transforma en esa cara.
Cuando se lo mira de lejos
se ve venir el fantasma de un pelele,
cuando se lo observa de cerca
se ven irse uno a uno los sueños en retirada
de quien se convierte en todo lo que abomina.


PUR NON AMANDO

che gli bussino alla porta
prende l’aspetto di un parente povero,
dell’ultimo arrivato, sempre inopportuno.
Pur non amando il sudiciume
indossa abiti da spazzacamino,
pur non amando uscir di casa, accompagna turisti;
fermo la notte a certi angoli di strada
prende nota delle ragazze che adornano il paesaggio
strette al braccio di quelli che lo defraudano.
Pur non amando le piante
se le trova fra i piedi a ogni momento.
Gli accade che se una faccia non gli piace
proprio in quella si trasforma la sua.
A osservarlo da lontano
si vede avanzare il fantasma d’un fantoccio
a osservarlo da presso
si vedono i sogni battere uno ad uno in ritirata
di chi si trasforma in tutto quanto detesta.


ÉRASE UN SEÑOR

que mientras indefectiblemente
se dirigía hacia un horizonte
de iluminaciones negativas, repetía para sí:
“El mayor tesoro que posee un hombre es agradar”.
“El mayor tesoro que posee un hombre es agradar”.
Y cuando pensó que tras pronunciar esas palabras
en vez de insectos zancudos
distinguidas damas se le acercarían,
de pronto encontrose
a una inquisitiva mujer
en estado exasperante:
“¿Por qué no puedo estar yo
en estado interesante?
¿Acaso los tiempos muertos
en los que transcurren los maleficios
no son en verdad, ocios propicios,
para pasar de un estado a otro?”.
Una y otra vez se preguntaba
aquella señora en estado exasperante
que sólo quería estar en estado interesante.


C’ERA UN SIGNORE

che mentre indefettibilmente
si dirigeva verso un orizzonte
di intuizioni negative, ripeteva fra sé:
“Il più gran tesoro che un uomo possiede è essere piacevole”.
“Il più gran tesoro che un uomo possiede è essere piacevole”.
E mentre pensava che dopo queste parole
al posto di zanzare e insetti consimili
da distinte gentildonne sarebbe stato attorniato
si imbatté tutt’a un tratto
in un’inquisitiva madama
in stato esasperante:
“Perché non potrei stare, io,
in stato interessante?
Forse che i tempi morti
in cui si compiono i malefizi
non sono, in verità, ozi propizi
per passare dall’uno all’altro stato?”
Si chiedeva continuativamente
quella madama in stato esasperante
che solo ambiva a stare in stato interessante.

Traduzione dallo spagnolo di Francesco Tarquini




Eduardo Ainbinder
è nato nel 1968 a Las Breñas, Chaco (Argentina). Ha fatto parte della redazione della rivista 18 Whiskys e coodiretto, all’inizio degli anni novanta, le edizioni di poesia Mickey Mickeranno e Jimmy Jimmereeno.
Nel 1990 ha pubblicato il suo primo libro: Nené, al quale hanno fatto seguito le sillogi Carreras tras la fealdad, Larga vigilia teórica de mortales y ratones e Insecto adulto. In seguito ha pubblicato, per la casa editrice Amadeo Mandarino, le plaquette La comidilla de todos e Mi descubridor. Tutti questi lavori poetici sono stati poi riuniti e ricomposti nel libro Con gusano (2007).
Tra il 2010 e il 2013 ha scritto articoli per la rivista Ñ (del quotidiano Clarín) curando la rassegna letteraria “El buscador de libros”. Il suo ultimo libro pubblicato è ¡Párense derecho! (Gog y Magog 2015). Attualmente edita la rivista Tupé e coodirige la casa editrice di poesia Seré Breve.


tarquini.francesco@fastwebnet.it