MAGLIANO IN TOSCANA
Le giornate che sfuggono
hanno dentro
un duro seme irraggiungibile
e la polpa succosa
dell’albicocca appena staccatasi
dal ramo
che nella bocca mescola
sete con freschezza.
Le giornate che sfuggono
contengono
una luna visibile di giorno
e trasparente.
E odor di rosmarino
e di basilico.
Fra un passo e l’altro
si allunga la pigrizia
come voglia di star qui
non arrivare
non ancora
un altro po’ di quest’aria di cannella
di questo sospiro senza attesa
di questa tregua se è tregua
di quest’acqua se è canale questo dolce
lambire la vicina sponda
senza rischiare il fianco della nave.
Fiducia in ali che
invisibili
magari ci proteggono.
IL RISVEGLIO UMANO
Per Álvaro Mutis, sempre
Quando l’alito intrecciato
della forza solare
con la forza lunare
dentro il ventre roccioso della notte
incomincia a sciogliersi
dividendo l’uno fra i suoi uni
e il profumo che inebria della notte
si dissolve e si posa
sulle forme carnali e visibili
gentili a vedersi
più dolci e più fragili
perché di nuovo complete e incomplete
allora
il cerchio verde azzurro
la cima della curva appena percepibile
del disco nascosto
del sole all’orizzonte
comincia a distinguersi
lentamente a salire
adagio distaccandosi
dall’immagine notturna
dove tutto era uno
indistinta matassa
gomitolo pieno
uovo gioioso della notte
silenzio e voci senza parole
futuro del verbo
e passato dell’atto di coscienza
felice realizzazione del ritorno all’inizio
altrimenti irraggiungibile
per maturare
a poco a poco
e tuttavia
a vista d’occhio crescere
compiersi nella sfera
dorata dell’arancia
di una mattina nuova
alta offerta di luce fra le luci
di fronte a cui
liberata e redenta
piccolo cuore colmo ringraziante
io mi chino.
CAMBIAMENTO CON VOLO
La luce dell’orizzonte
rotola giù per la pianura
sfiora pietre e rovi
bacia appena la vegetazione
impoverita nei secoli
Il percorso è lungo e lento
La musica dell’aria
vagamente annuncia
l’incontro del raggio con la fiamma
Che vive sconosciuta nei tuoi occhi
Quando le ombre finiscono di crescere
si solleva la luna alle tue spalle
GLI ANNI NON VISSUTI
Gli anni non vissuti
non potrai mai recuperarli –
diceva il nonno ai miei fratelli
e io, più piccola, ascoltavo
nascosta in qualche angolo,
ché non mi era permesso
partecipare ai temi degli adulti.
E gli anni non vissuti mi sembravano
paraggi di un tempo favoloso
dove le fate i prìncipi
uccelli azzurri e rospi
gli esseri immaginati
balzati dalle righe dei miei libri
strappati alle brume
dei paesaggi dei sogni
avrebbero potuto
– ma ormai non più potevano –
acquistare materia
entrando nella vita dei miei giorni.
Gli anni non vissuti.
I sogni non compiuti.
La luna non crescente.
La vita parallela
che a dispetto del mondo
avrei vissuto in dolce segreto
inutile connubio con me stessa.
IL VENTO COSTANTE DEL MONTE VENTOUX
En rêvant un paysage de la Provence...
L’intenso profumo della sera
con un volo lento si diffonde
sopra la terra immobile,
forse come sospiro del monte,
forse divenuto carezza
per via dell’aria che comincia a muoversi.
Carezza che promette e poi si ferma
magari per migliorare
davanti al profilo fiero di quel monte
ventoso e bianco fatto tutto di pietra
che non si sa se ti invita o ti minaccia
o se conquista l’anima e la culla
con la speranza di un volo portentoso
tutto in orizzontale
o in verticale
verso l’acqua del mare
o verso il cielo
La trasparenza della notte
con la calida lentezza della luna
ora sparge nuova luce
sui giorni da venire.
Il monte ventoso aspetta.
Il vento montuoso ormai si muove
mentre con un sospiro inizia a dire
che ha percorso terre sconfinate
e che porta un profumo
con le tracce d’immagini fugaci
d’un passato vissuto solo in sogno.
Sopra la terra senza fretta
cullata dal vento
si libra un’illusione
e la distanza tra cielo e cima
sembra scomparire
per l’anima estasiata dal profumo.
Il vento passa come se tornasse
il tempo torna come se inventasse
e tutto ricomincia
come era annunciato.
Notte profonda di cammini
soltanto verticali.
Dal monte si libera una speranza
che definisce l’imminente aurora.
L’ULTIMO VOLTO
Comincia ogni giorno
si ripete sotto diverse forme
e io cammino sempre dietro alle sue orme
domandando quale e domandando a te
ma tu non vuoi
e mi dici lascia perdere
e il giorno comincia a diventare d’oro
al di sopra dei colli
e la luna persiste
e la nube toro comincia a essere
foglia di pergolato
quando a un tratto parli
del sole nero della malinconia
e fuori c’è la gatta
come un gomitolo nero sull’erba luminosa
che ci guarda appena
mentre ce ne andiamo
attraverso un’aria carica di innominabili
– dammi la mano lascia perdere –
e mi pare di sentire
profumo di giacinto o di narciso
– dammi la mano non ci pensare –
allora non faccio più domande
ma senza rendermene conto
aspetto aspetto
e mi viene da pensare
che volti tanto diversi
dovranno pur confondersi
prima o poi
e giungerà il momento
in cui tutto sarà uno e lo stesso
e in cui non cammineremo più
perché l’aria fra la tua bocca e la mia
sarà tutta la musica
e la terra fra il tuo piede e il mio
tutte le strade
dalla tua fronte alla mia
nove cieli
dopo l’ineffabile
e questo amore di noi due
che cresce come un pallone rapito dalle nubi
perderà i nomi e i canti
sarà adesso e dopo
sarà frequenza e zero
sarà radice e aria
sarà uno e lo stesso
a parte noi
che non ci saremo
a parte noi
che non conteremo più
SENZA PORTE
¿Dónde tu cuerpo junto a qué penumbra vas en declive? GIOVANNI QUESSEP
Dove la tua mano
come un’ala calda
che sa indicarmi il volo
dove
dietro quali frontiere
troverò il sorriso della luna
un fulgore notturno
e saprò che l’aria
che incombe sul mio ventre
porta con sé il salto e il principio
dove il tuo nome nella straniera terra
– tanto cammino e acqua per arrivare a te
che ci separano
tante foglie d’oblio invano accumulate
tanti giochi inutili per abolire i re
tanto correre per non vederti
cancellato dalla sabbia –
dove la tua lingua asciutta
e la tua voce
in quale angolo della mia pelle
sempre all’erta
si fermerà in agguato
e ti configurerà sopra di me
dove la tua voce
dietro quali finestre
a quante ombre aprirò la porta
dove il tuo piede più volte segnato contro il suolo
dove la tua mano
accanto a quali tenebre?
NAUSICAA A ULISSE
Come porto nel tuo viaggio verso il nulla
sempre più esasperante e sempre più inevitabile
le mie carezze ti conducono
come in un placido sonno del primo mattino
verso la remota spiaggia
dove una volta fu possibile credere
che un giorno si sarebbe raggiunto il paradiso.
È la luna crescente fino all’alba
e quella luce rosa che comincia
ed è la brezza lenta delle palme
e la fatica della notte sopra il vento
ed il sorriso triste che cammina tra le mani ora ferme
ed è il silenzio
perché il tuo viaggio dovrà continuare – lo sappiamo –
e le parole dell’addio non riuscirebbero a dirti
la rovina del castello
il tempo malato
o la caduta a terra
dell’uccello colpito in pieno volo.
Così con quest’ultimo bacio
ti dichiaro che ho rinunciato al canto
e ti lascio partire
guardandomi le braccia pesantissime
con tutto quello che in un’altra storia
sarebbe stato tuo
se il narratore l’avesse voluto
e ti saluto qui
dalla riva ti guardo sulla nave
che ormai se ne allontana
e chiedo solo la clemenza
del sonno nella notte che verrà
e la freschezza della terra
nella disperante nostalgia
che ora inizia.
ATTORNO ALL’AMICIZIA
A Jorge Eielson, in memoriam
Dolce amicizia
sul ponte della vita:
la morte è vinta.
La mano tesa
sul ponte in primavera:
morte sospesa.
Tra le due rive
si cercano le mani:
amor rivive.
Le mani unite
allontanare sanno
paura e morte.
Tempo di fiori:
il ponte ricongiunge
gli innamorati.
Sul ponte in festa
si cercano le mani
come promesse.
Rondini e rosse
aleggiano sul ponte
che li ha riuniti.
I vecchi roveri
si uniscono nell’ombra
che forma il ponte.
La luna piena
ricongiunge i sorrisi
e annoda i cuori.
I vecchi roveri
i loro rami innalzano
dietro alle rondini.
Celeste ponte
unisce le due sponde
dei cuori amanti.
Passi veloci
sul ponte dei sospiri
cuori tremanti.
Acque in subbuglio.
Il ponte regge. I giovani
ignari esultano.
Di là dal ponte
con cuore e mani in alto
si arriva insieme.
Luna calante
nel silenzio amoroso
dolce ci accoglie.
Sogno e parola
dal centro del mistero
vengono a noi.
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