FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 60
marzo 2022

Luna

 

ASCOLTARE, UNA RUBRICA
PER LE ORECCHIE 2.0

di Stefano Cardinali



La luna e il lato oscuro dei diritti d’autore


Clare chiude il libro e recupera l’ombrello da terra. Dovrà scendere alla prossima fermata. Meglio prepararsi per tempo, probabilmente starà ancora piovendo – un evento normale a Londra a fine gennaio – e l’uscita della metro sarà intasata, come sempre. Quell’attimo in cui le persone prima di arrivare in strada si fermano al riparo e aprono i loro parapioggia, crea sempre una lunga fila di gente in attesa. E gli ombrelli, che a mano a mano si schiudono, visti dall’alto diventano un insieme di punti neri che esplodono fino a diventare biglie di un flipper immenso dalle mille traiettorie.

Finalmente anche per Clare arriva il momento di uscire, apre il suo paracqua e si dirige a passo spedito verso Abbey Road.
Un turno di domenica è raro che accada ma non si deve mai rifiutare specialmente se hai venticinque anni e fare la vocalist è l’unico mestiere che ti concede entrate economiche. E poi ogni occasione è buona per mettersi in mostra con la speranza che qualche agente ti noti tra tanta concorrenza.

Clare non sa cosa la aspetta in sala di registrazione: immagina di dover incidere insieme ad altre colleghe cori e riff per qualche nuova canzone, come sempre. È grande quindi il suo stupore quando all’ingresso trova ad aspettarla Alan Parson. Lo conosce di fama, ha visto alcune sue foto su riviste specializzate e sa che ha curato come ingegnere del suono gli ultimi lavori dei Beatles prima dello scioglimento. Sulle stesse pubblicazioni ha letto che Parson ora collabora con uno dei gruppi del momento: i Pink Floyd.
“Che ci faccio qui?” si chiede e non trovando risposta rivolge la stessa domanda ad Alan. L’ingegnere, come riscontro, le fa cenno di seguirla.

È di Parson l’idea di inserire una voce femminile solista nella traccia di chiusura della prima facciata del nuovo album dei Pink Floyd. Rick non è d’accordo: secondo lui il brano va bene così com’è, con la melodia del suo piano arricchita soltanto dalla slide guitar di David. Ma agli altri tre piace il suggerimento di Alan e allora…
…allora ecco che Clare entra nella sala di registrazione. Lei, corista-turnista, pronta a impreziosire con la sua voce un lavoro del gruppo tanto in voga.

Dopo averle fatto ascoltare il brano le dicono che non c’è testo, che non c’è partitura, che deve improvvisare su quella serie di accordi suonati al pianoforte. Parte la registrazione alla fine della quale nessuno è soddisfatto: troppi yeeah baby, oh yeeah, troppo cantata. Se avessero voluto un brano con parole, con un testo, Roger avrebbe creato le giuste liriche e non si sarebbero rivolti a lei per eseguirlo. No, così non va proprio.

David la prende da parte e le chiarisce che dovrà usare la voce come si suona uno strumento musicale. Inoltre deve tener ben presente che la canzone descrive il lento passaggio dalla vita alla morte, raggiunta inevitabilmente e con serenità dopo un ostinato rifiuto.
La cantante indossa nuovamente le cuffie e dopo la breve introduzione finalmente fa suonare la voce. Ora i suoi vocalizzi danno la netta sensazione della lotta per sopravvivere. Il suo strumento comunica il lento spegnersi fino alla definitiva resa, fino al conseguente passaggio: l’improcrastinabile termine.

La band, dopo un breve conciliabolo, decide di farla provare ancora e ancora ma ogni volta il risultato sarà solo un brutto doppione del precedente. La band non sembra soddisfatta. Solo David Gilmour dimostra il suo gradimento. È per questo motivo che Clare Torry, il 21 gennaio 1973, dopo avere intascato le trenta sterline della sua domenicale doppia retribuzione, uscirà dagli Abbey Road Studios e penserà: “questa mia performance non verrà mai pubblicata”. Durante il viaggio di ritorno in metropolitana non riesce neanche a leggere il libro che ha con sé tanta è la delusione che prova. “Un’ottima occasione gettata alle ortiche”, pensa.



Il brano per il quale Clare ha messo a disposizione il suo talento si intitolerà The Great Gig in the Sky e farà parte del concept album The Dark Side of the Moon che uscirà in Gran Bretagna dopo un paio di mesi da quella domenica e che venderà oltre cinquanta milioni di copie in tutto il mondo.
Il suo assolo entra di diritto nella storia della musica e impreziosisce una sequenza di accordi che Alan Parson, prima dell’intervento della vocalist, aveva definito banali.
La creazione delle melodie di Clare, all’interno del disco sarà così accreditata: “Vocals on ‘The Great Gig in the Sky’ by Clare Torry”.
Punto.

Un punto che dura poco più di trent’anni.
Nel 2004 la cantante cita in giudizio Pink Floyd ed EMI, la casa discografica. Chiede di essere dichiarata coautrice del brano e dopo un anno la Supreme Court of the United Kingdom riconosce la sua richiesta: da quel momento in tutte le edizioni successive di The Dark Side of the Moon Clare Torry sarà accreditata come coautrice della quinta traccia della facciata A e beneficerà dei diritti d’autore.

Per tutte le copie vendute dal 1973 al 2005 le parti troveranno un accordo extragiudiziale di cui non si conoscono i termini.



Finalmente Clare smette di rammaricarsi, sa di essere un’ottima cantante e di certo le capiterà la giusta occasione, quella della svolta definitiva, quella del successo, forse, addirittura, mondiale.
La sua fermata è ancora lontana: prende il libro dalla borsa e ricomincia a leggere.


Nota
Il bell’articolo di Luigi Fatigati su Blueshouse.it mi ha aiutato a non commettere errori nel raccontare questa storia, ben nota agli appassionati come me e della quale ho voluto inventare una parte dello svolgimento dei fatti.


cardstefano@libero.it