FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 57
gennaio-aprile 2021

Oasi

 

LUCAS MARGARIT, BERNAT METGE

di Antonio Bux



Pubblicato in Argentina nel 2016, Bernat Metge è stato da me tradotto ed è uscito per le Edizioni Joker nel 2020, nella collana “Parole del mondo”. Riporto qui sotto la mia nota al libro e, a seguire, una scelta di poesie.


Da una biografia mentale, l’oltre di una poesia biografica

Le biografie, si sa, di solito sono invenzioni più o meno letterarie; cosa succede, dunque, se un poeta decide di scrivere la biografia di un altro poeta in chiave narrativa-poetica? Forse l’occasione dell’incontro tra inconscio e anima del mondo avviene. E la fusione tra due mondi apparentemente distanti diviene possibile. È quello che ha provato a fare Lucas Margarit (Buenos Aires, 1966), una tra le voci argentine più originali e salde della sua generazione (studioso, tra le altre cose, dell’opera di Beckett), dedicando questa sua opera alla figura di un poeta catalano, Bernat Metge (Margarit stesso ha discendenze di quella terra), nato a Barcellona nel 1340 circa e che, oltre ad essere stato segretario alla corte di Juan I d’Aragona e uno dei primi umanisti del quattordicesimo secolo della letteratura catalana, fu autore dell’opera Il sogno, scritta in prigione e attraversata da figure mitologiche come Orfeo e Tiresia.

Si tratta dunque di un omaggio, ma soprattutto di uno specchio dove la riscrittura dell’oscura poesia oratoria di Metge rivive e si fonde con la scrittura moderna di Margarit, in un connubio distante spazi e secoli che si rinnova e apre scenari pseudo alchemici in questo poemetto. Perché il confronto (inconscio, certo) e serrato, e non solo tra le due voci/anime dei poeti, ma anche tra i corpi, in una sorta di esercizio liturgico mesmerico che il poeta argentino attua incessantemente sulla carcassa fantasma di quello che fu il poeta Metge. Non è solo, dunque, un lavoro di ricerca e di testimonianza, ma anche evocazione spirituale, invocazione del discernimento del corpo con l’anima. Così come le figure mitologiche e di morti, qui evocate, assumono il contorno di una mediazione, in chiave quasi negromantica, o meglio ancora esoterica. E allora la lettura di quest’opera risulta straniante ma famigliare al tempo stesso, così come la continua litania assurge a canto, a intonazione sommessa di oscure forze che da sole tengono in piedi il mondo degli uomini. E che il richiamo di queste forze avvenga tramite la letteratura, e in questo caso tramite l’incontro di due voci poetiche, è sicuramente un atto di fede e di devozione che la poesia stessa celebra attraverso gli esseri umani.

Grazie, dunque, a Lucas Margarit per aver dato nuova voce a Metge, e grazie a Metge per aver inviato, da chissà quale altra dimensione, la forza necessaria a Margarit per far rivivere la propria storia attraverso l’espressione poetica contemporanea, creando così questo paradosso: da una biografia mentale, l’oltre di una poesia biografica.




POESIE DI LUCAS MARGARIT
da Bernat Metge
Edizioni Joker, 2020


BERNAT METGE
      el ángel es el peor de los dragones

      J.E. CIRLOT

pasé toda mi vejez reuniendo
formas ácidas y plantas acuáticas
observando en cada ocaso
la forma cerrada del mar

toda la vejez de los hombres hermosos como el cactus
cada vez que los golpes acariciaban los quiebres de la orilla

pasé mi vida buscando entre las biblias oscuras
la vida disimulada de Bernat

a la sombra de la vela de resina oscura vi las primeras ciencias
cinceladas con imperturbabilidad por una mano que todavía no temblaba
leí las primeras lecturas del mito y de los objetos
vi los primeros dibujos que contenían el límite entre esto y aquello,
el límite que trazaban las fibras del pergamino mohoso


BERNAT METGE

      l’angelo è il peggiore dei dragoni

      J.E. CIRLOT

Ho passato tutta la vecchiaia mettendo assieme
forme acide e piante acquatiche
osservando in ciascun tramonto
la forma chiusa del mare

la vecchiaia tutta di uomini stupendi come il cactus
ogni volta che i colpi accarezzavano i frantumi della riva

ho passato tutta la mia vita cercando tra bibbie oscure
la vita occulta di Bernat

all’ombra della candela di resina nera ho visto la prima scienza
modellata con indifferenza da una mano che non tremava
ho letto le primissime pagine del mito e degli oggetti
ho visto i primi disegni che tracciavano il limite tra questo e quello
il limite che segnavano le fibre della pergamena sfatta


I

Bernat se desnudó
estiró los brazos
frente a una ventana vacía
y preguntó
.qué es el purgatorio?

no había respuesta

entonces se sentó en su celda
y la sonó
para morir sin dolor


I

Bernat si denudò
stirò le braccia
davanti a una finestra vuota
e domandò
cos’è il Purgatorio?

Non ebbe risposta

quindi si sedette nella sua cella
e sognò la risposta
per morire un po’ più felice


II

aquí estamos Bernat

llevo el mar
hacia tu mano para recomponer
la canción de la creación

la canción que fue el origen
de tu muerte


II

Qui stiamo, Bernat

conduco il mare
verso la tua mano per ricomporre
il suono della creazione

il suono che fu l’origine
della tua morte


III

de esa manera
se estableció Bernat en el pueblo
llevando tintas y madera
para traducir su sueno en las palabras
para traducir los ojos oscuros
de Tiresias


III

E fu così
che Bernat si stabilì in paese
portandosi dietro legna e colori
per tradurre il suo sogno in parole
per tradurre gli oscuri occhi
di Tiresia


IV

Bernat mira los cipreses caídos
se aleja de la capilla blanca
junto al cementerio durante la noche


IV

Bernat guarda i cipressi caduti
abbandona la chiesa bianca
vicino al cimitero a notte fonda


V

-.qué ves Bernat a través de las hojas trituradas
por tus pasos?

-veo mi cuerpo extendido hacia el mar
y veo sólo hojas trituradas.
veo las huellas de la oveja que escapa
la perdiz huyendo del halcón
veo las hojas trituradas

-veo el nido arrasado de un pájaro hueco
veo a Orfeo que pisa las hojas secas
por el viento

-.qué ves Bernat a través de las hojas trituradas
por tus pasos?

-veo la caída de mi cuerpo extendido hacia el mar
y veo sólo las hojas trituradas
o las huellas del ciervo que escapa
un flamenco huyendo del león
veo las hojas trituradas

-veo un nido de ratas arrasado y
veo a un dios desnudo que pasa
entre las hojas secas
por el viento

-y veo una anciana despedazando
aranas con su piel oscura,
un hombre con la cabeza de un cerdo
como la máscara luminosa de una estatua,
un hombre con la cabeza inclinada
que asimila la sangre y canta
antes de despertar debajo
de todos los horizontes de piedra

-y veo las hojas trituradas
que, como escamas, envuelven
mi cuerpo de nino en un territorio vacío


V

- Cosa vedi, Bernat, dentro le foglie frantumate
dai tuoi passi?

- vedo il mio corpo rivolto verso il mare
e le foglie in frantumi.
vedo le tracce della pecora che fugge
e la pernice che dal falco si nasconde
vedo le foglie in frantumi

- e il nido devastato di un uccello vuoto
e Orfeo che schiaccia le foglie seccate
dal vento

- Cosa vedi, Bernat, dentro le foglie frantumate
dai tuoi passi?

- vedo il mio corpo cadere dentro il mare
e le foglie in frantumi
o le tracce del cervo che fugge
un fiammingo che dal leone si nasconde
vedo le foglie in frantumi

- e un nido di topi devastato e
un dio nudo che passa
tra le foglie seccate
dal vento

- e un’anziana signora che fa a pezzi
dei ragni con la sua oscura pelle,
e un uomo con la testa di maiale
come maschera luminosa di una statua,
un uomo con la testa reclina
che beve sangue e canta
prima di risvegliarsi al cospetto
di tutti gli orizzonti di pietra

- e vedo le foglie in frantumi
che, come squame, riportano
il mio corpo bambino a una terra vuota


XV

Padre:
deja las hierbas
y ayúdame a distinguir
el óxido y la costa del mar
la diferencia entre la memoria y
el ritmo del acento

cuando vuelvas con la bendición
busca en el camino
las palmas de mis manos
ahora hambrientas
Madre Agnes:
.qué haces sola frente al fuego?
ayúdame a distinguir
la vida y su muerte
que a estas horas tengo la vista cansada
por la luz ocre de las velas


XV

Padre:
lascia le erbe
e aiutami a distinguere
la ruggine dalla costa del mare
la differenza tra la memoria e
il ritmo dell’accento

quando tornerai benedetto
cerca nel cammino
i palmi delle mie mani
ora così digiune
Madre Agnes:
cosa fai lì sola davanti al fuoco?
aiutami a distinguere
la vita e la sua morte
che a quest’ora ho gli occhi stanchi
per la luce ocra delle candele.


*

      ¿en cuál de mis inviernos
      escondiste tus heridas?
      Cada día estamos más huérfanos


RECUERDOS DE BERNAT ANTE DE MORIR

I

uno las pantallas de fuego frente al mar
los líquenes de aire y de savia
el fuego frente a dios
y el mismo refugio de los pájaros.

ofrezco tu cuerpo en sacrificio
mis unas atadas al mismo otono del pasto y de la noche
uno las rodillas para recordar el mismo color de mi carne
mi carne vacía
y el milagro del movimiento

el mar se mueve con el sonido de mi cuerpo
con el sonido de mis manos que caen
y se mueven sobre el fuego

en el fuego mi cuerpo de pájaro se atreve a envejecer

has oído el lamento de las abandonadas?
has podido huir como las ratas moribundas a otra orilla?
quién errará sobre mis huesos cuando mis lágrimas de nino se oscurezcan?


*

      in quale dei miei inverni
      nascondesti le tue ferite?
      Ogni giorno siamo più orfani


MEMORIE DI BERNAT PRIMA DI MORIRE

I Metto insieme gli schermi di fuoco davanti al mare
i licheni d’aria e di linfa
il fuoco dinnanzi a Dio
e il rifugio dei passeri di sempre.

offro in sacrificio il tuo corpo
le mie unghie legate allo stesso autunno del pasto e della notte
incrocio le ginocchia per ricordare il colore stesso della mia carne
della mia carne vuota
e il miracolo del movimento

il mare si muove con il suono del mio corpo
con il suono delle mie mani che cadono
e si muovono sopra il fuoco

nel fuoco il mio corpo di uccello inizia a invecchiare

puoi sentire il lamento degli abbandonati?
puoi fuggire come i ratti moribondi dell’altra sponda?
Chi vagherà tra le mie ossa quando le mie lacrime bambine saranno già nere?


II

si el cuerpo
se reduce a una voz
.dónde podríamos encontrar otro
arroyo sumergido?

el vacío corre tras
las huellas separadas
de un pájaro ahogado


II

se il corpo
si riduce a una voce
dove potremo incontrare un altro
ruscello sommerso?

il vuoto corre tra
le impronte divise
di un uccello affogato


III

ningún libro ha sido terminado
ningún hogar ha sido edificado
todo
se acumula sobre escombros que forman parte
de los nuevos derrumbes

Bernat se arrodilla y extiende la piel de un pájaro
en la arena
y estira su brazo para dibujar una letra muda.


III

nessun libro è stato terminato
nessuna casa è stata costruita
tutto
si accumula sopra macerie che fanno parte
già di nuove rovine

Bernat si inginocchia e stende la pelle di un uccello
sopra la sabbia
poi allunga le sue braccia come a disegnare una lettera muta.


Traduzione dallo spagnolo di Antonio Bux




Lucas Margarit (Buenos Aires, 1966)
si e laureato in Letteratura all’università di Buenos Aires con una tesi sull’opera di Samuel Beckett. È poeta, professore e ricercatore presso l’Università di Buenos Aires. Ha pubblicato i libri di poesia: Círculos y piedras, Lazlo y Alvis, El libro de los elementos e Bernat Metge, oltre che alcuni saggi su Beckett (Las huellas en el vacío, Leer a Shakespeare: notas sobre la ambigüedad).
Ha curato e tradotto opere, tra gli altri, di William Shakespeare, Margaret Cavendish, Sir Philip Sidney, Henry Neville, W. H. Auden.
È direttore della rivista «Beckettiana» (UBA) e membro del direttivo accademico delle riviste «Buenos Aires Poetry», «Estudio Teatro» (Lima, Peru), «Escenológicas» (Polonia), oltre che della Samuel Beckett Society e della Asociación Argentina de Teatro Comparado.
Sue poesie sono state tradotte in inglese, portoghese e italiano.

anbux82@gmail.com