Huellas de siglo [Orme di secolo], seconda opera della poetessa-performer e artista visuale cilena Carmen Berenguer, appare nel 1986, tre anni dopo Bobby Sands desfallece en el muro [Bobby Sand collassa sul muro], debutto poetico-sperimentale in cui era già chiaro come, per Berenguer, qualsiasi forma di attivismo politico (Bobby Sands, prigioniero politico nordirlandese, si lasciò morire di fame nel 1981) dovesse avvenire in primis attraverso lo sconquasso dei linguaggi dominanti. In Orme di secolo, Berenguer dirige il suo sguardo dinamitardo sulla congiuntura politica del proprio Paese, un Cile al culmine della rivoluzione neoliberista imposta – sotto l’egida degli Stati Uniti – dalla sanguinosa dittatura militare (1973-1989) di Augusto Pinochet.
Smantellato lo stato sociale (salute, istruzione, lavoro e pensioni), Pinochet apre il Paese ai capricci del “libero mercato” e ad una aggressiva politica di importazioni. Agli occhi di Berenguer, la più perniciosa conseguenza – si vorrebbe dire, antropologica – di questo traumatica svolta è la degradazione del soggetto da cittadino ideologicamente conscio a istupidito consumatore: una degradazione non avvenuta per progressivo rilassamento ideologico (come nelle democrazie occidentali), ma precipitata con violenza attraverso l’imposizione del terrore sulla popolazione, sia nella sfera pubblica che in quella privata. Al cileno che non può o non vuole far parte di questo brave new world consumistico si offre, infatti, un’unica alternativa: diventare un homo sacer, un corpo senza diritti da perquisire, torturare, violare e “scomparire” (i desaparecidos).
Il libro, dunque, si articola su un doppio livello: da una parte abbiamo testi (come Santiago Punk, Matadero-Palma e Impalcature) che a guisa di ruote panoramiche e con tecnica cinematografica ci offrono uno spaccato sardonico della “nuova” Santiago: una città brulicante di mode e prodotti, e ammantata di impalcature, potente sineddoche di espansione e crescita – una crescita, tuttavia, costruita con il sudore e il sangue delle classi subalterne ad esclusivo vantaggio degli abbienti. Nel Cile improvvisamente postmoderno del 1986, vecchie e nuove ideologie/identità si indossano come capi firmati (“la libertà tettine al vento”, “la democrazia capello corto” “Fularino indù / Giacchette nere…; Testine rapate / Hare Krishna Hare Hare; Mormone sudato in bicicletta / Alleluia la pace”, Santiago Punk) in un supermercato narcisistico concepito come fantasia compensativa di uno stato di crescente disuguaglianza socioeconomica (in questo non molto diversamente, viene da osservare, dall’America del 2020).
Dall’altra parte abbiamo testi (come Sconosciuto e Venite a vedermi adesso) che, evocando torbidi scenari di violenza e umiliazione, testimoniano come il miracolo economico cileno sia sostenuto da una necroeconomia di regime che ha ormai colonizzato ogni interstizio della quotidianità. Il testo Sconosciuto, in particolare (“Lungo disteso sulla strada / Ha il corpo crivellato”), posizionato come una doccia fredda dopo l’eccitante sorvolo panoramico di Santiago Punk, evoca una scena tristemente consueta, rimandando alla spettrale foto di copertina che adorna l’edizione originale del libro, in cui agenti ad armi spianate ispezionano, appunto, un corpo riverso sulla strada nel cuore della notte. Ma la violenza cova anche in seno ai testi beffardamente dedicati al trionfo consumistico. Per esempio, in Santiago Punk, il linguaggio militarizzato (“sbirri stregoni, manganellatori / Pantere, guanacos, spioni infiltrati”) affiora proprio all’interno dell’accumulo di mercanzie, come un’improvvisa irruzione del suo risvolto osceno. Qui Berenguer sembra suggerire che l’esperimento cileno – l’abbinamento di terrore e liberismo – incarna perfettamente la logica perversa del capitale; che, lungi dall’essere un’aberrazione estranea alla natura del capitalismo, la violenza totalitaria rappresenta l’intrinseca verità del suo funzionamento (il tranquillo, “democratico” flusso delle merci in Occidente è in gran parte garantito da regimi militari nelle ex colonie…).
Carmen Berenguer fa parte di una generazione di prominenti autrici cilene (tra cui citiamo almeno Eugenia Brito e Diamela Eltit) che scrivono da (e di) uno spazio femminile, esibendo come dispositivo destabilizzante il corpo della donna – un corpo usato e violato sia sotto il generico patriarcato occidentale che sotto il machismo latinoamericano (“Copule cupole / Cupole copule / E io sempre sotto”, Orme di secolo). L’ingresso di Santiago nella postmodernità da una parte non attenua per nulla il vecchio machismo (per esempio, nelle case di tortura), dall’altra lo universalizza, estendendolo alla città stessa. Come la Parigi industriale di Baudelaire, la Santiago neoliberale diventa “impellicciata puttana” (Santiago Tango), costretta a esibirsi in vetrina, a strizzare l’occhio al cliente. Ma erotizzata è anche la violenza stessa, ed è questo l’elemento più politicamente proficuo di questa raccolta poetica. In Venite a vedermi adesso (“I vermi aprono le mascelle / sparpagliano il mio corpo e io godo”) l’intuizione – scomoda e spesso ripudiata – a cui Berenguer si richiama è prettamente psicanalitica: l’essere umano è caratterizzato da un intrinseco masochismo (Freud lo chiama “istinto di morte”) che lo rende soggetto a erotizzare il proprio soggiogamento. È soprattutto per enfatizzare questo masochismo che la diade sesso-morte (con recupero di tropi del decadentismo gotico) permea fortemente i componimenti di Orme di secolo. Il soggetto tende a sviluppare un attaccamento libidico alla propria oppressione, e in questo senso la vittima “morta di godimento” (La danza macabra) è sullo stesso piano del “capomastro sibarita” che, sacrificata la coscienza di classe sull’altare della fantasia individualista, si abbandona al “dolce zucchero del disimpegno” (Impalcature). L’istinto di morte ci paralizza in una spirale negativa, nel buco per terra che ci siamo scavati o nel quale ci hanno rinchiusi: esporre questa verità del soggetto attraverso il corto circuito supplizio-orgasmo equivale a ricordare che – come insegna Kafka – il potere stesso è sancito, in ultima analisi, da null’altro che dal proprio osceno godimento.
Ma c’è di più. Slavoj Žižek ha osservato che proprio lo smascheramento del nostro istinto di morte è l’imprescindibile punto di partenza di ogni progetto di emancipazione politica. Perché per emanciparci non basta essere consapevoli della nostra oppressione. È necessario anche che assumiamo la nostra connivenza con tale condizione di oppressione – l’oscuro piacere che ci procura l’esservi intrappolati. Assumere questa connivenza significa non semplicemente ammetterla per riflessione intellettuale, ma ripeterla, metterla in scena: testi come Venite a vedermi adesso, La danza macabra e Il trionfo della morte vanno letti precisamente come performance dello sconfessato legame tra soggiogamento e jouissance. Non è un caso che una parte importante della poesia di Berenguer risieda nell’aspetto performativo della sua recitazione pubblica, dove la sovradeterminazione dell’impianto fonosimbolico si esplicita in una vera e propria erotica della lingua.
La scrittura di Berenguer, insomma, non ha molto in comune con ciò che Hélène Cixous definì écriture féminine (una pratica fondamentalmente intellettualistica e, di conseguenza, politicamente innocua): la sua è una vera e propria detonazione del linguaggio, scrittura femminile non in quanto creatrice di un’ipotetica dimensione alternativa al logocentrismo maschile, ma in quanto illuminante l’elemento di nonsenso all’interno di quest’ultimo. Nell’universo del logocentrismo patriarcale, il corpo femminile (violato, gaudente, morente) incarna l’elemento di ambiguità e contraddizione del sistema simbolico tout court, ne è simultaneamente il punto cieco e di sutura. Berenguer mobilita questa carnalità come spazio eccessivo e apocalittico, ultima trincea da cui è possibile lanciare l’offensiva sui discorsi costituiti.
Contro la repressione dei linguaggi di regime, contro la retorica patria dell’ordine e della purezza, Berenguer coltiva, in Orme di secolo, una lingua “sporca” e carnale che incorpora schegge di idioletti diversi – tra i nuovi vocaboli/marche importati dall’Occidente neoliberista (BMW, FMI, Toyota, Punk, hard-rock, nylon, topless: “la cultura viene dall’Occidente”, Santiago Punk) e la parlata/scrittura colorita e “incolta” delle classi popolari (e.g. injundia per enjundia, sanjones per zanjones) – e li fa convivere con echi della letteratura cilena “classica” da Neruda a Gabriela Mistral, ma anche con Janis Joplin, Pieter Bruegel e Camile Saint-Saëns. Quest’assemblaggio linguistico, che spesso il gusto della paronimia trasfigura in vera e propria danza demonica, culmina nel divertissement finale di Lingua osa verba, interamente basato sul gioco fonico e sullo scardinamento della morfologia del genere (“Trema il lingua labbri / labia fino udito il pauro”). Ma si tratta di un divertissement dai toni più sinistri che trionfali, dove dominano immagini di languore in un contesto marino turbolento e fangoso: forse perché Berenguer sa bene che ogni configurazione del discorso (non importa se sensata o meno) rischia di intrappolare il soggetto in un gorgo ipnotico e paralizzante. Il passo dalla progettualità politica al “dolce zucchero del disimpegno” è, in fondo, più breve di quanto si pensi.
POESIE DI CARMEN BERENGUER da Orme di secolo Huellas de siglo, Cile, Sin Fronteras, 1986
SANTIAGO PUNK
1.
Punk, Punk
War, war. Der Krieg, Der Krieg
Bailecito color obispo
La libertad pechitos al aire
Jeans, sweaters de cachemira
Punk artesanal made in Chile
Punk de paz
La democracia de pelito corto
Punk, Punk, Der Krieg, Der Krieg
Beau monde. Jet-set rightists
Jet-set leftists
Pantaloncitos bomba
Pañuelito hindú
Chaquetitas negras, Carlotitos
Liberalismo Taiwan
Balitas trazadoras para mantenerte
Cafiche marihuanero.
2.
FMI, la horca chilito en prietas
Tanguito revolucionario
Punk, Punk, paz Der Krieg
Whiskicito arrabalero
Un autito por cabeza
Y una cabeza por un autito
(BMW, Toyota, Corolla Japan)
Japonés en onda
La onda provi on the rocks
Rapaditos Hare Krishna Hare Hare
Sudoroso mormón en bicicleta
Aleluya la paz
Patitas de chancho
Caldo de cabeza.
3.
Footing, footing a los cerros
Unemployment, 42d street
La cultura viene de Occidente
La Alameda Bernardo O’Higgins en el exilio
Alameda las delicias, caramelos candy
Nylon, nylon made in Hong-Kong
Parque Arauco
Lonconao
Top-less cuchufletos, silicona
Rapa-nui en botellas
Colchones de agua en la cúpula
Coito colectivo.
4.
Pacos macumberos, lumeros
Cucas, guanacos, loros soplones
Der Krieg, Der Krieg, Punk, Punk
La raza old england toffee
Zampoñita lagrimera
Huayñito hard-rock
Police, Police, Punk, Punk
Guitarrita beatle
Virgencita del Carmen
Patroncita del ejército.
SANTIAGO PUNK
1.
Punk, Punk
War, war. Der Krieg, Der Krieg
Balletto color vescovo
La libertà tettine al vento
Jeans, maglioncini di cashmere
Punk artigianale made in Chile
Punk di pace
La democrazia capello corto
Punk, Punk, Der Krieg, Der Krieg
Beau monde. Jet-set leftists
Jet-set rightists
Pantalone cavallo basso
Fularino indù
Giacchette nere, Carletti figli di papà
Liberalismo Taiwan
Pallottole traccianti per mantenerti
Magnaccia cannaiolo.
2.
FMI la forca cile in salsiccia
Tanghetto rivoluzionario
Punk, Punk, pace Der Krieg
Whiskino zoticone
Una macchinina a testa
E una testa a macchinina
(BMW, Toyota, Corolla Giappone)
Giapponese alla moda
La moda Provi on the rocks
Testine rapate Hare Krishna Hare Hare
Mormone sudato in bicicletta
Alleluia la pace
Zampetta di maiale
Brodo di testa
3.
Footing, footing fino ai colli
Unemployment, 42d street
La cultura viene dall’Occidente
La Alameda Bernardo O’Higgins in esilio
Alameda las delicias, caramelle candy
Nylon, nylon made in Hong-Kong
Parque Arauco
Lonconao
Top-less chuchufletos, silicone
Rapa-nui in bottiglia
Materassi d’acqua sulla cupola
Coito collettivo
4.
Sbirri stregoni, manganellatori
Pantere, guanacos, spioni infiltrati
Der Krieg, Der Krieg, Punk, Punk
La razza old england toffee
Flauto di pan strappalacrime
Huayno hard-rock
Police, Police, Punk, Punk
Chitarrina beatle
Verginella del Carmine
Santa patrona dell’esercito.
DESCONOCIDO
Un hombre a quien no conocía
aparece en los diarios de todo el país
Está tirado en la calle
Tiene el cuerpo perforado:
Ahora todos lo conocemos.
SCONOSCIUTO
Un uomo che non conoscevo
compare su tutti i quotidiani nazionali
Lungo disteso sulla strada
Ha il corpo crivellato:
Ora lo conosciamo tutti.
SANTIAGO TANGO
Carente de decencia, marginal, fantoche
Patipelá, espingarda ciudad.
Se nos muere esta loca
Con una estocada en el lado izquierdo
De su rostro oculto.
Pobre dama, empielada ramera
Transpirando polen
La noche escuálida te dobla
Donde duerme el cafiche.
SANTIAGO TANGO
Priva di decenza, marginale, fantoccio
Stracciona, spingarda città.
Ci muore davanti questa matta
Con una stoccata sul lato sinistro
Del suo viso nascosto.
Povera gentildonna, impellicciata puttana
Che suda polline
La notte squallida ti piega
Dove dorme il magnaccia.
ANDAMIAJE
Cerca del cielo
Conservera vieja sorbo a sorbo andamio arriba
Mecedora de sueños picota y nubes
Andén y andamiajes vida y péndulo
Choca agridulce sorbo a sorbo amargo
Dulce charlatán del alma piropero
Carillón malabarista subiendo
Sibarita maestro concreto mano a mano
Sorbo a sorbo picotero chuceando abajo
Va la muerte haciendo guiños va la calva
En las alturas prefabricadas de cartón
Concreto encaramado sorbo a sorbo
Abajo cemento chalupa de hongos marginales
Con los perros
los rufianes
los amigos
Sorbo a sorbo caradura
Dulce azúcar del relajo
IMPALCATURE
Vicino al cielo
Conserviera vecchia sorso a sorso su per il ponteggio
Sedia a dondolo di sogni gogna e nubi
Banchina e impalcature vita e pendolo
Latta agrodolce sorso a sorso amaro
Dolce ciarlatano dell’alma adulatore
Carillon giocoliere che sale
Capomastro sibarita calcestruzzo mano a mano
Sorso a sorso il pettegolo piccona giù da basso
Va strizzando l’occhio la morte va la calva
Sulle sommità prefabbricate di cartone
Calcestruzzo arrampicato sorso a sorso
Sotto cemento scialuppa di funghi marginali
Con i cani
i delinquenti
gli amici
Sorso a sorso faccia tosta
Dolce zucchero del disimpegno
MATADERO PALMA
Tras el parabrisas
Rodando la Matadero Palma
Cerca de la Quinta
Cueto Moneda García Reyes
La barriada
Cuchitril bailando la conga
De un pasado
Efímero lunar de los tejados
Desvencijados asientos
Y graffitis metafísicos
Rostros limonares ácidos
Rodando Rodando
Rauda por las esquinas
Gatillando luces rojas
En esta vida
Cantando un pan de radiografía
Motor de segunda
Fantoche
Arrancándote con los tarros
Jugando la travesura
De sacar una bandera
Flameándola
A las rodajas de patios
A los montes y abedules
Pues este será
Tu último camino
Recorrido por callejones
Callampas y sanjones
Injundias
Prostíbulos y comadronas
Balada de motor
Pije de los arrabales
Un canto gregoriano
Surtidor de baratijas
Rauda vas
Raulí San Pablo Independencia
Y qué camino
Ramera
Masticando el orgullo
Milonguera flor de noche
Matadero frugal
Al matadero
Esquelética de fierros
Bofe colgando le los sueños
Rociada de flores
En avenida La Paz
Por el pelusa miguel
Volado
Escupiendo coágulos.
MATADERO-PALMA
Dietro il parabrezza
Corriamo sulla Matadero-Palma
Vicino alla Quinta
Cueto Moneda Gracía Reyes
Il quartiere
Topaia che balla la conga
Di un passato
Effimero lunare dai tetti
Sedili sfondati
E graffiti metafisici
Volti limoneti acidi
Si corre, si corre
Rapida gira gli angoli
Fa scattare i rossi
In questa vita
Canta una pagnotta da radiografia
Motore mediocre
Fantoccio
Ti trascini con i barattoli
Facendo la birichinata
Di tirar fuori una bandiera
E sventolarla
Alle fette di cortile
Ai monti e alle betulle
E questo sarà
Il tuo ultimo tragitto
Attraverso vicoli
Tuguri e fossi
Grasso animale
Postriboli e levatrici
Ballata di motore
Snob di periferia
Un canto gregoriano
Distributore di cianfrusaglie
Corri rapida
Raulí San Pablo Independencia
E che tragitto
Puttana
Che mastichi l’orgoglio
Danzatrice di milonga fiore notturno
Mattatoio frugale
Al mattatoio
Scheletrica di ferri
Interiora appese ai sogni
Spruzzata di fiori
In viale La Paz
Per miguel il cencioso
Strafatto
Che sputa coaguli.
VENID A VERME AHORA
Venid a verme cómo sufro
Venid a verme los malditos
Los gusanos abren sus mandíbulas
Esparcen mi cuerpo y yo gozo
Las luces llameantes del sol
Entreabren sus rayos los labios
Vertiendo el calor sobre mi cuerpo
Dejándolo vivir ardiéndolo de a poco
Venid a ver este arder.
VENITE A VEDERMI ADESSO
Venite a vedermi come soffro
Venite a vedermi maledetti
I vermi aprono le mascelle
Sparpagliano il mio corpo e io godo
Le luci fiammeggianti del sole
Socchiudono i suoi raggi le labbra
Versando il calore sul mio corpo
Lasciandolo vivere ardendolo a poco a poco
Venite a vedere questo ardere.
LA DANZA MACABRA
A Camile Saint-Saenz
Y ¡Zas!
Desnudóse la calva
Contorsionando las caderas
Gimiendo
Sus negras tetas
Puta mágica
Chupándole la gris encefálica
Rociada de la vida
Exorcizándole por las patas
Muerta de goce
LA DANZA MACABRA
A Camile Saint-Saëns
E Zac!
Spogliossi la calva
Contorcendo le anche
Gemendo
Le sue tette nere
Puttana magica
Le succhia la grigia encefalica
Spruzzata della vita
La esorcizza per i piedi
Morta di godimento
EL TRIUNFO DE LA MUERTE
Ya que el mundo es tan falaz, me visto de luto. PIETER BRUEGHEL
Amor leve mueres
Muerte brebaje turbio
Inaugurando plazas parques
Hasta perder la identidad
Te amé en las calles
A la hora inaudita te amé
El sol ardía en los labios
El sol ardía en el cuerpo
Rebautizando estatuas y mausoleos
Fuimos quemados amor
La multitud nos arrojó leños
Prendiendo lumbre en la multitud
Extenuados nos entregamos todo
Tanto que nos vaciamos
Olvidándonos en el olvido
La luna divide el amor en dos mitades
La memoria pierde el lado oscuro
Y no hay beso no hay beso
Que recupere el sol los cuerpos rotos
La muerte viene entrando vestida de novia
Trae un ramo de alelíes y en un suspiro la corona
Hacemos el amor en un cajón de tablas, trémulos
Brindando por lo que fuimos clavándonos la tapa.
IL TRIONFO DELLA MORTE
Poiché il mondo è così infido, mi vesto a lutto. PIETER BRUEGEL
Amore lieve muori
Morte intruglio torbido
Inaugura piazze parchi
Fino a perdere l’identità
Ti amai per le strade
Nell’ora inaudita ti amai
Il sole ardeva sulle labbra
Il sole ardeva sul corpo
Ribattezzando statue e mausolei
Fummo bruciati amore
La folla ci tirò la legna
Accendendo il fuoco nella folla
Estenuati ci affidiamo tutto
Tanto che ci svuotiamo
Scordandoci nell’oblio
La luna divide l’amore in due metà
La memoria perde il lato oscuro
E non c’è bacio non c’è bacio
Che recuperi il sole i corpi spezzati
La morte si avvicina vestita a nozze
Porta un ramo di violaciocche e in un sospiro la corona
Facciamo l’amore su una cassa di legno, tremanti
Brindiamo a ciò che fummo e ci inchiodiamo sopra il coperchio.
HUELLAS DE SIGLO
1.
La química sirve para todo,
hasta para borrar manchas históricas.
2.
Si dios me dice ¡Hola!
Yo le contesto:
¿Y dónde estabas tú,
antes que el infierno lo devorara todo
dándose un opíparo festín?
3.
Y al séptimo día
creaste al hombre
a semejanza tuya
y son millones de ediciones.
4.
Los héroes están en las plazas
para no dejarnos tan solitarios
frente al pasto.
5.
Todos hablan de persecusiones.
A mí no me persigue nadie.
Ni un enamorado. Me sigue.
6.
Una señora de doscientos años
a horcajadas orina en un bidé
con una flor en la mano.
7.
Cópulas Cúpulas
Cúpulas Cópulas
Y yo siempre debajo.
8.
El androide llegó a Isla de Pascua.
Sentóse en el tótem
a esperar el próximo diluvio.
9.
Qué gran maraca es la guerra
Obligada a fornicar:
El hombre es el que paga.
10.
Marilyn, la más hermosa
Dice un joven
Lanzándose al vacío
a lo superman.
11.
Janis Joplin dejó una nota:
El orgasmo es la flaqueza del siglo.
12.
Dios eres dueño de todo
millones de almas: errabundas.
ORME DI SECOLO
1.
La chimica serve a tutto,
perfino a cancellare macchie storiche.
2.
Se dio mi dice Ciao!
Io gli rispondo:
E dov’eri tu,
prima che l’inferno divorasse tutto
con un lauto banchetto?
3.
E il settimo giorno
creasti l’uomo
a tua somiglianza
e in milioni di edizioni.
4.
Gli eroi sono nelle piazze
per non lasciarci troppo soli
davanti all’erba.
5.
Tutti parlano di persecuzioni
A me nessuno mi perseguita
Neppure un innamorato. Mi insegue.
6.
Una signora di duecento anni,
a cavalcioni orina in un bidè
con un fiore in mano.
7.
Copule Cupole
Cupole Copule
E io sempre sotto.
8.
L’androide arrivò all’Isola di Pasqua
Si sedette su totem
ad attendere il prossimo diluvio.
9.
Che gran maraca è la guerra
Obbligata a fornicare:
E l’uomo paga il conto.
10.
Marilyn, la più bella
Dice un ragazzo
Lanciandosi nel vuoto
come superman.
11.
Janis Joplin lasciò una nota:
L’orgasmo è la debolezza del secolo.
12.
Dio sei signore di tutto,
milioni di anime: errabonde.
LENGUA OSA VERBA
La moza lengua osa verba
El ojo rumoroso oja loba
El monte rojo verbo mozo
La turbulenta rosa agua
Tiembla el lengua labios
Labia fino oído la mieda
Fiero ojo acecha loba malva
Turba el ojo salado las aguas
Rocosa fiel piel loba mar
Amarilla espuma suave pelaje olas
El ojo artificila espuma puma gaviota
Temblorosa verba lengua dulce palabra
Tronco dulce ramaje hoja fina lengua
Flota pluma del ojo ciervo
Lengüita trino
Rosa espina sangra lengua
Palabra trunca acecha labio
Fiel anodina temblorosa moza
Efímera la rosa verba
Presiona labio furioso presa
El lodo atunes y colores
Según aguas verdosas rosas espinas
Ojo malva salva y rito
La fuente verba lengua ojo salva malva
Palabra retina de los aullidos lengua
Espina corona ardiente fuente lasciva
Marchito penacho verba de mis ardores.
LINGUA OSA VERBA
La ragazza lingua osa verba
L’occhio rumoroso occhia lupa
Il monte rosso verbo ragazzo
La turbolenta rosa acqua
Trema il lingua labbri
Labia fino udito il pauro
Fiero occhio bracca lupa malva
Turba l’occhio salato le acque
Rocciosa fedele pelle lupa mare
Gialla spuma soave manto onde
L’occhio artificiale spuma puma gabbiano
Tremula verba lingua dolce parola
Tronco dolce fogliame foglia fine lingua
Fluttua piuma dell’occhio cervo
Linguetta trillo
Rosa spina sanguina lingua
Parola tronca bracca labbro
Fedele banale tremula ragazza
Effimera la rosa verba
Preme labbro furioso preda
Il fango tonni e colori
Secondo acque verdastre rose spine
Occhio malva salva e rito
La fonte verba lingua occhio salva malva
Parola retina degli ululati lingua
Spina corona ardente fonte lasciva
Avvizzito pennacchio verba dei miei ardori
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L’OPERA DI CARMEN BERENGUER
(di Carmen Berenguer)
Nell’anno 1983, Carmen Berenguer (Santiago del Cile, 1946) pubblica Bobby Sands Desfallece en el Muro [Bobby Sands collassa sul muro]. La decisione di pubblicare fu un gesto politico, poiché per farlo, in quel periodo, bisognava chiedere l’autorizzazione al Ministero degli Interni. Il libro riscontrò un buon successo e fu considerato un’opera molto singolare perché le sue chiavi letterarie erano esogene all’immaginario nazionale. La pagina era il muro cileno, su cui si tracciavano simbolici graffiti. La voce era quella del poeta irlandese Bobby Sands, morto per sciopero della fame in una prigione britannica. La metafora è la fame.
Nel 1986 pubblica Huellas de siglo [Orme di secolo], una visione femminile del transito urbano per le strade della capitale, un nomadismo lasco che documenta il chiacchiericcio cittadino.
Nel 1988 esce A media asta (a mezz’asta), metafora del lutto nazionale, con voci di donne come eco oltraggiata della nazione sequestrata dai militari. Il libro è una metastasi di discorsi dislocati sulla pagina, come in un luogo di reclusione.
Con Sayal de pieles [sacco di pelli], uscito nel 1993, l’autrice si spinge più in là, identificando la pagina con la pelle macchiata dell’individuo latinoamericano. Il libro sorprende una critica nazionale abituata a chiamare le cose con il loro nome: qui non c’è soggetto né nome alcuno, soltanto le macchie della fame e delle malattie della povertà latinoamericana.
Nel 1997 riceve un premio fondamentale per continuare la sua opera, la prestigiosa borsa di studio John Simon Guggenheim.
Nel 1999 pubblica Naciste pintada [Sei nata truccata], opera polifonica strutturata intorno alla casa come luogo letterario e di reclusione femminile (lo spazio domestico, il postribolo, il carcere), spazio attraversato da parlate, ritagli, testimonianze e tribolazioni.
Nel 2006 pubblica Mama Marx, frammenti urbani della storia cilena recente: parodico, intimo e visuale, il libro racconta – per frammenti e in una commistione di cronaca e poesia – il trauma della dittatura in Cile.
Nel 2002 ottiene il FONDART con un progetto che riscatta i discorsi delle donne nell’arte e in politica.
Nel 2008 riceve il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda, la prima donna cilena a ottenere questo importante riconoscimento.
Nel 2020 è stata candidata al Premio nacional de literatura, il più importante riconoscimento letterario in Cile.
Traduzione dallo spagnolo di Giorgio Mobili
gmobili@mail.fresnostate.edu
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