FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

FERNANDO CARRERA, FUOCO A VOLONTÀ

di Alessio Brandolini



Fuoco a volontà [Fuego a voluntad] del poeta messicano Fernando Carrera (1983, Guadalajara) che da quasi un anno vive a San Francisco è un libro anomalo nell’attuale panorama della poesia contemporanea ispanoamericana: qui i versi si mescolano alla prosa poetica, la liricità al misticismo, con molti riferimenti alla Bibbia, al Vangelo, a Erasmo da Rotterdam, ai mistici, a partire dalla connazionale Sor Juana Inés de la Cruz ma l’ambito è più ampio e leggendo si pensa a Novalis, a William Blake e a un forte legame con la mitologia classica, al vasto mondo omerico e ai suoi fili portanti (isola, viaggio, continua ricerca). Non è un libro facile e occorre tornarci sopra più volte e ogni volta il viaggio si fa diverso, prende percorsi inaspettati. La raccolta poetica, pubblicata in Messico nel 2018 dopo aver vinto un importante premio nazione, è divisa in sei parti, come stazioni o tappe di poesia/pensiero a partire dalla prima, “Un linguaggio di trasfigurazioni”, dove si naviga nel proprio corpo, si va oltre le apparenze, oltre sé stessi, in cerca delle verità dell’abisso (se ne contiene).

A seguire, “Certezza della devastazione”, distruzioni che implicano la necessità del riposo, della quiete, della “terra del silenzio”. Qui ci sono compatte prose poetiche, dove l’io arde (“Acto de fe”, testo dedicato al poeta messicano Luis Armenta Malpica) o si scinde, e la poesia è vista come “la forma più precaria del sogno” (Tomas Tranströmer e sicuramente anche altri poeti). “Le pietre della notte” è la tappa dell’attraversamento dell’oscurità alla ricerca di una lingua umana che possa comunicare sia con il divino che con i propri simili, è quel sentirsi vivo seppure in mezzo alla “devastazione” ma non come atto di superbia (qui c’è un testo con questo titolo) ma per avere quel contatto con il proprio destino e con la terra in cui si vive. Il dolore si fa radice e feroce alimento di una solitudine secolare e quindi, come tale, non riferibile solo a sé stessi, all’autore. Qui la materiale si fa infiammabile e si afferra il senso del titolo, di questo “fuoco a volontà”, e così nella parte successiva fino a giungere alla sezione “Una luce fino a ieri sconosciuta”.

L’andare per tappe, in salita, fa pensare a Dante e alla sua immensa Divina Commedia, così questa conturbante ricerca della luce che salva e rende tutto più chiaro. Qui la poesia si asciuga, come se il verso parlasse al lettore sottovoce e commosso: “La tua presenza / suggerisce qualcosa che appena comprendo”. Ci si inonda di una luminosità speciale che non è solo o propriamente divina visto che appartiene in qualche modo anche all’uomo ma che l’uomo tiene rinchiusa dentro di sé. La nostra percezione è bloccata e non riusciamo a vedere veramente le cose per ciò che sono poiché l’essere umano si è imprigionato in sé stesso e per questo non può vedere nulla, vaga come un cieco, brancola nel buio, oppure riesce a scorgere qualcosa soltanto “attraverso le strette fenditure della sua caverna” (Blake).

In questa penultima sezione c’è un senso di tenue gioia, come se finalmente si uscisse da un tunnel, dal “branco di domande” che mordono e ci si imbattesse in porte senza muri sentendosi un tempio che arde senza consumarsi. C’è una ricomposizione, le fiamme si placano, le tenebre si diradano, la complessità si semplifica, un grande dolore (sicuramente anche personale) si placa e allora il viaggio, sebbene orfani di mappe e senza certezze, finisce ma ripartendo dall’inizio, da Omero, andando subito a Troia. Ovvero all’origine della poesia occidentale.
Restano misteri e rovine ma sotto questa nuova luce, sconosciuta fino al giorno prima, ora è più facile camminare.




POESIE DI FERNANDO CARRERA
da Fuego a voluntad
Messico, 2018


ACTO DE FE

a Luis Armenta Malpica

Encontré las tablas de la noche, sus leyes más próximas a la piel, que ninguna mano de hombre haya escrito. Este viento suave de tan negro me entrega una planicie para que el sentido exista: como el silencio desnudo de un cuerpo al lado propio recostado, este cuerpo. Avanzo, doy algunas vueltas al apartamento que se impregna de un olor distinto: son las altas horas y en ellas la consigna de seguir, sin por qué


ACTO DE FE

a Luis Armenta Malpica

Incontrai le tavole della notte, le sue leggi più vicine alla pelle, che nessuna mano d’uomo ha mai scritto. Questo dolce vento così nero mi consegna una pianura affinché esista il significato: come il silenzio nudo di un corpo che giace disteso al proprio fianco, questo corpo. Avanzo, faccio dei giri nell’appartamento che si impregna di uno strano odore: sono le ore alte e in loro la parola d’ordine per continuare, senza un perché


*

Somos la voz que cruza el llano. El incendio es una urdimbre negra que intuimos a lo lejos, entre el cerro azul y la extensión de los maizales. Imaginamos el fuego que muerde al fuego, que un día existe y lo enfrenta. Un animal muerto deja su peso hinchado a la orilla del camino y tu mano sueña que levanta el cráneo en alto, como una amenaza esgrimida hacia alguien, hacia algo. El sol despliega su abanico de indiferencia. La sed es otro sol que raspa en la garganta donde algunas palabras se pudren y desgastan como cadáveres del campo. Marchamos

Ya es tarde, la vereda siempre llega al mismo lado: sombras. Otros a mi lado, ahora hombro y olor, después mota de polvo y niebla sobre el prado, se extienden como una manada de preguntas: rostros de un cofre de monedas con las que no se compra un pan, una sola espiga


*

Siamo la voce che attraversa la pianura. L’incendio è un nero ordito che intuiamo in lontananza, tra la collina blu e la vastità dei campi di grano. Immaginiamo il fuoco che morde il fuoco, che un giorno esiste e lo affronta. Un animale morto lascia il suo peso rigonfio sul bordo della strada e la tua mano sogna di sollevare il tuo cranio in alto, come una minaccia brandita per qualcuno, per qualcosa. Il sole estende il suo ventaglio d’indifferenza. La sete è un altro sole che raschia in gola dove alcune parole marciscono consumandosi come cadaveri di campagna. Procediamo

È tardi, il marciapiede arriva sempre dalla stessa parte: ombre. Altri accanto a me, ora spalla e odore, poi granello di polvere e nebbia sul prato, si estendono come un branco di domande: volti di uno scrigno di monete con le quali non si compra pane, né una sola spiga


*

El abandono se dice en primera persona: en tu saliva palabras fósiles sobreviven a la desdicha de ser, como cualquier residuo. No sabrás si vienes o vas, si arriba o abajo: la ignominia no es cardinal en el despojo. Verás cómo tu piel es restregada igual que ropa sucia entre las piedras de la noche; bendice ese jirón, esa ceniza, porque será tu única esperanza: solo quien deja de ser, podrá ser de nuevo

El que se va pierde su silla en el banquete prometido. Lo hace con miedo pero fascinado, como quien intuye al dios en los paisajes agrestes        Con la resignación de las ballenas que desertan el océano y encallan en su muerte, así la entrega del que se inmola en este designio y se retira

Anda entonces, canta esta consigna como quien frota dos maderos. Será plegaria de nacimiento si el amor permite


*

L’abbandono si racconta in prima persona: nella tua saliva parole fossili sopravvivono all’infelicità dell’essere, come qualsiasi residuo. Non saprai se viene o se ne va, se in alto o in basso: l’ignominia non è cardine nella rovina. Vedrai la tua pelle strofinata come un abito sporco tra le pietre della notte; benedici questo brandello, questa cenere, perché sarà la tua unica speranza: solo chi smette di essere potrà essere di nuovo

Colui che se ne va perde la sua sedia al banchetto promesso. Lo fa con paura ma affascinato, come chi percepisce il dio nei paesaggi più selvaggi        Con la rassegnazione delle balene che disertano l’oceano e si arenano nella loro morte, così la consegna di colui che si immola in questo disegno e si ritira

Vai, allora, canta questo slogan come uno che strofina due pezzi di legno. Sarà preghiera di nascita se l’amore lo permette


OASIS

II

Tu presencia
sugiere algo que apenas comprendo
Con las manos
te lo digo
: vengo de un largo recorrido de sombras
a breves gotas he sentido
la luz
mas, como animal del desierto
he sabido acumularla
en los ojos
Agua de mí que no me lava
si te miro es
ungüento que rompe

ola de sed

que inunda de ti
las manos


OASI

II

La tua presenza
suggerisce qualcosa che a malapena comprendo
Con le mani
te lo dico
: vengo da un lungo viaggio di ombre
a piccole gocce ho sentito
la luce
ma, come animale del deserto
sono riuscito ad accumularla
negli occhi
Mia acqua che non mi lava
se ti guardo è
unguento che spezza

onda di sete

che di te inonda
le mani


H

Si te toco
si atrapo tu oscuridad primera
el misterio insondable
de tu cuerpo
el presente intacto de tu presencia

Si cierro los ojos
si renuncio al mirar luminoso
si me entrego al instinto
del tacto / a la siembra de ruinas
como soles transparentes / lecturas en tu piel

Si te olvido
si destruyo tu imagen
si te inserto en cada poro del presente
(plena)
y te sé de pronto faro
en una isla incierta, huérfana de mapas

si cansado el poema calla
y descubres mis manos recorriéndote
igual que la niebla en la montaña
Si te sabes de pronto
árbol:

no cuestiones más el azul profundo
ni recuerdes tu antiguo nombre

No existen certezas
Cae la hora de huir
partamos a Troia.


H

Se ti tocco
se catturo la tua prima oscurità
il mistero insondabile
del tuo corpo
il presente intatto della tua presenza

Se chiudo gli occhi
se rinuncio allo sguardo luminoso
se mi dono all’istinto
dal tatto / alla semina di rovine
come soli trasparenti / letture sulla tua pelle

Se ti dimentico
se distruggo la tua immagine
se ti inserisco in ogni poro del presente
(del tutto)
e comprendo che all’improvviso sei faro
su un’isola incerta, orfana di mappe

se stanco il poema se ne sta zitto
e scopri le mie mani che ti accarezzano
come la nebbia sulla montagna
Se all’improvviso ti senti
albero:

non mettere più in dubbio il blu profondo
non ricordare il tuo vecchio nome

Non ci sono certezze
Viene l’ora della fuga
andiamo subito a Troia.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Fernando Carrera
è nato nel 1983 a Guadalajara, in Messico, da un po’ di tempo vive negli Stati Uniti.
Ha pubblicato i libri di poesia Expresión de fuego (Messico, 2007), Donde el tacto (Messico, 2011, poi pubblicato anche in francese) e Fuego a voluntad (Messico, 2018).
Ha ricevuto premi nazionali e i suoi testi poetici sono stati inseriti in diverse antologie messicane e straniere.


alexbrando@libero.it