FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 47
luglio/dicembre 2017

Mezzanotte

 

FABIO STRINATI, PERIODO DI TRANSIZIONE

di Michela Zanarella



Esiste un momento nella vita in cui ci si trova in una sorta di limbo necessario per giungere ad un nuovo cambiamento. Questo può succedere anche per la scrittura ed è il caso di Fabio Strinati, poeta marchigiano, che ha recentemente dato alle stampe il libro Periodo di transizione in edizione bilingue italiano/rumeno con Bibliotheca Universalis. Ci sono degli step creativi che bisogna saper affrontare mettendosi alla prova. La transizione indica infatti il passaggio da una situazione ad un’altra in senso dinamico quando è in atto una evoluzione. Possiamo dire che la poesia di Strinati sin dalle prime pagine si manifesta in movimento. C’è un flusso espressivo che indica l’urgenza di liberarsi da uno stato di angoscia. È affidandosi alla bellezza della poesia che il poeta tenta di raggiungere un equilibrio. Il lavoro interiore da compiere è arduo, ma Strinati è consapevole che la forza delle parole supera ogni ostacolo.

Fare chiarezza nel disordine emotivo non è facile: tutto deve avvenire in modo graduale. Si parte dal ‘groviglio’ per iniziare un percorso di riflessione, conoscenza e rivelazione. Il vuoto intorno attanaglia, ed il vento scompare. L’elemento che rappresenta la libertà viene evocato, ma fa fatica e “finisce e straripa”. Si sente “privo di se stesso” l’autore, vive una depressione che lo annienta nell’anima come nella mente. Si susseguono tormenti, “l’anima invecchia tra gli alberi” e tutto si fa incerto, provvisorio.

Viene naturale pensare al filone dei poeti maledetti e in particolare a Baudelaire, considerato il dandy dell’angoscia. Il male di vivere che accomuna gli autori francesi è qui la parte buia di Strinati. Anche lui vive una condizione di inadeguatezza e insoddisfazione e si lascia cadere a “nevrotici abbandoni”. Il lessico scelto ci fa intuire quanto sia essenziale soffermarsi con attenzione sulle immagini: un buco nero, l’imbuto scuro, i campi spenti. Il nero inghiotte, modifica e trasforma. “Ho l’anima che cerca” scrive Strinati ed il suo andare dentro e oltre le cose, è proprio per trovare un lieve approdo di luce. Alla fine il poeta si rende conto che la vita è preziosa ed è la natura stessa a nutrire questo pensiero di speranza. È giusto affrontare le proprie inquietudini, completare un’indagine interiore scendendo in profondità, facendo riaffiorare fragilità, paure, debolezze. La poesia per Strinati assume un valore terapeutico: allevia, alleggerisce. Tutte le ferite del tempo sono meno dolorose se non si è soli. Il poeta sa di poter contare sulle parole. Ed i versi di questa raccolta sono potenti, spiazzanti, taglienti, hanno l’effetto di un boomerang che quando ritorna lascia il segno. Nel complesso questo libro si può considerare particolare per lo stile e per le immagini. Il lettore ha materiale a sufficienza per capire l’importanza di sapersi ascoltare.




5 POESIE DI FABIO STRINATI
da Periodo di transizione
(Bibliotheca Universalis, Romania, 2017)


ABBANDONATO

Non solo mi chino su questa terra di fango marrone
e mi piego scacciando le ferrose catene
in un nevrotico abbandono,

che la sorte ormai guastata
nella sua biada di morte camuffata, travestita
da una sagoma di vita slavata e lunatica,

mi rende uno specchio d’inverno opaco,
e steso nel vuoto nell’incertezza
siderale che tanto mi somiglia,
ecco che mi spengo
in uno stordimento contrariato.


INTERROGATIVO

Quando ho paura del domani, mi aggrappo
alle tante foto appese al muro nella mia stanza:
tengo stretto il mio cuscino,
come l’amore è quell’equilibrio che tutto
scompone e ricompone,
come una foto di famiglia che raggruppa
l’unica foto di un istante, di un’eternità infinita.


ATTESE

Inseguire con gli occhi una linea esile e sottile,

come una traiettoria in metamorfosi,
che piano spira nel suo lasso di polvere e di sepolcri.

Gettare un’occhiatina oltre quel sipario rinserrato,
oltre un avvenire errante e impantanato
nel suo dovere ma nel dubbio
che una lancetta d’orologio
sia bloccata nel suo dilemma muscoloso,
nel frattempo, emergono speranze e gravose attese.


SUONI

I suoni si spargono tra passato e presente, impiccati
nelle regioni nere e appartengono,
ai fili clandestini che come reclute tormentate
in questo smorto attimo d’impazienza
emulano empi, sgorgano nell’impazzimento
di un’apparizione usata,

irrisi suoni che svolazzano nell’aria.


MI VEDO OLTRE

Mi vedo oltre quei monti
e mi vedo, dentro
l’acqua la mia foto ed oltre...

che mi spia persino la rondine,
la tua mano insorge,

e gli orizzonti
sopra il monte la sua purità.





Fabio Strinati
(poeta, scrittore, compositore) nasce a San Severino Marche nel 1983 e vive ad Esanatoglia, un paesino della provincia di Macerata. Molto importante per la sua formazione l’incontro con il pianista Fabrizio Ottaviucci. Ottaviucci è conosciuto soprattutto per la sua attività di interprete della musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen e Stefano Scodanibbio, per le sue interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley e molti altri ancora. Partecipa a diverse edizioni di “Itinerari D’Ascolto”, manifestazione di musica contemporanea organizzata da Fabrizio Ottaviucci, come interprete e compositore.
Nel 2014 Strinati inizia a dedicarsi alla scrittura in maniera continuativa e pubblica il suo primo libro di poesie: Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo. Raccolta di poesie pubblicata con la Casa Editrice Il Foglio Letterario, che ha, come suo direttore, lo scrittore italiano Gordiano Lupi. Il libro è stato interpretato dall’attrice Maria Rosaria Omaggio in uno spettacolo al Teatro Lo Spazio di Roma nell’agosto del 2015. Nel 2015 pubblica Un’allodola ai bordi del pozzo (Il Foglio Letterario). Nel 2016 esce il suo terzo libro Dal proprio nido alla vita, poemetto ispirato al romanzo di Gordiano Lupi Miracolo a Piombino. Nel 2017 pubblica Al di sopra di un uomo (Il Foglio Letterario) e con la casa editrice rumena Bibliotheca Universalis Periodo di transizione, (con traduzione rumena di Daniel Dragomirescu e prefazione di Michela Zanarella). Suoi testi sono presenti in diverse riviste e antologie letterarie.


zanarellamichela@gmail.com