In O músculo amargo do mundo [Il muscolo amaro del mondo], l’ultima raccolta poetica di Vera Lúcia de Oliveira, pubblicata a San Paolo, in Brasile, nel 2014,{1} il “dolore” è forse la parola centrale, ad essa associandosi, come nervo e embrione, il verbo “soffrire”, con tutti i suoi correlati di ombre e altre associazioni di senso. Nella sua ricercata brevità e sintesi, le poesie reinventano il quotidiano della città, “arrasta(m) atrás de si a vida” [trascinano dietro di sé la vita], percorrono le “ruas doídas” [le strade dolenti], i “canteiros de formigas zonzas” [le aiole di formiche intontite] e il “ruído de traças comendo o mundo” [rumore di tarme che mangiano il mondo]. E il tutto nella tragica consapevolezza che c’è “muita pessoa sendo jogada fora” [molta gente che viene gettata via], ma sapendo anche che l’“amor a gente dá e recebe sem custo” [l’amore si dà e si riceve senza costo] e che “medo (…) a gente atura quanto mais custa” [paura (…) si sopporta quanto più costa]. E quando usciamo dalla dimensione della città e entriamo in quella del “paese”, allora, e anche lì, “com pouco se compra um corpo” [con poco si compra un corpo]. Siamo, in effetti, d’accordo con il critico Ivan Marques, autore della postfazione del libro, quando afferma: “il poeta ha l’abitudine di direzionare lo sguardo verso ciò che è vivo, inquieto, palpitante”.{2} Non a caso il cane “é meu irmão / ele é que é o meu dono” [il cane è mio fratello / è lui che è il mio padrone]. E tutto nel mondo, “todo animalzinho” [ogni animaletto], “saiu da barriga de Deus” [è uscito dalla pancia di Dio].
Una delle epigrafi del libro, con la firma di Dante Milano, porta fino a noi l’acqua del mare nel suo movimento costante di battere e sbattere “na pedra da dor” [nella pietra del dolore]; un’altra epigrafe, di Erri De Luca, ci dice che “I dolori hanno una chiave di violino”. Se, come scrive lo scrittore brasiliano Mário de Andrade, “l’arte è figlia del dolore”,{3} è in effetti per il tono pungente degli accordi di violino che essa meglio si manifesta ed esprime.
Le poesie offerte alla curiosità, alla sensibilità e all’intelligenza del lettore si strutturano – cioè, si organizzano – al margine della sintassi tradizionale: rifuggono non solo le lettere maiuscole e i segni di punteggiatura, ma anche la logica razionale del discorso. La realtà, “desgramaticalizzata”, entra, così, bruscamente e con veemenza nel mondo dei nostri sensi, sovrapponendosi e investendoci, stabilendo un amalgama di rilevante significato esistenziale. Valgono queste poesie, come incisioni, come iscrizioni nella pietra dei giorni (o nella pietra del dolore, come suggerisce Dante Milano). Non rifiutando il termine crudo (direi di più: triviale, rude), Vera Lúcia capta la realtà che è, anch’essa, cruda. L’autrice afferma, in ogni verso, in ogni poesia, la sua umanità e il suo impegno per il mondo in cui vive, organizzato secondo leggi che non favoriscono la giustizia, l’uguaglianza e la fraternità. Per il resto, è l’espressione sintetica, sincopata, al livello della lingua parlata (della lingua poetica, la lingua del poeta), che tuttavia è complessiva e giusta nella suo formato ridoto.
Si sappia, in breve, che le poesie contenute in Il muscolo amaro del mondo valgono anche come testimonianza, come documento e denuncia. Non che Vera Lúcia de Oliveira si affermi, qui, come poeta militante, nel senso usuale e ristretto del termine. La lotta del poeta è con le parole. La sua battaglia è condotta con, e per, l’umano. Questo è sufficiente per accostarsi alle pagine di questo libro con cuore aperto e mente spalancata, “in attesa che il dolore passi”.
{1}Vera Lúcia de Oliveira, O músculo amargo do mundo, São Paulo, Escrituras Editora, 2014. Tutti i versi qui citati sono di questa edizione.
{2}Ivan Marques, “O realismo poético de Vera Lúcia de Oliveira”, in Vera Lúcia de Oliveira, O músculo amargo do mundo, São Paulo, Escrituras Editora, 2014, pp. 77-84.
{3}Epigrafe, a sua volta, della citata postazione di Ivan Marques.
POESIE DI VERA LÚCIA DE OLIVEIRA
da O MÚSCULO AMARGO DO MUNDO
IL MUSCOLO AMARO DEL MONDO
(Editora Escrituras, São Paulo, 2014)
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aquela cidade comia a gente pelo intestino aquela cidade tinha boca para devorar o mundo todo de onde viera aquela cidade tinha fome que não se saciava, ele agora para alimentá-la dera para atravessar as noites num farol vendo os carros implorando os carros
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quella città mangiava la gente dall’intestino quella città aveva bocca per divorare l’intero mondo da dove era venuto quella città aveva fame che mai si saziava, lui ora per alimentarla aveva preso ad attraversare le notti ad un semaforo a guardare le macchine a implorare le macchine
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a dor entra no mundo entra de abrupto se instala no músculo e toda a vida vira em volta desse ponto minúsculo
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il dolore entra nel mondo entra all’improvviso s’installa nel muscolo e tutta la vita gira intorno a quel punto minuscolo
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virar esquinas do avesso ficar como cachorro louco mordendo o músculo amargo do mundo
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girare gli angoli ovunque restare come un cane impazzito a mordere il muscolo amaro del mondo
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que tinha um cão a morder dentro que lhe dava o pão do corpo que de tanto comer o cão não lhe bastava o corpo
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che aveva un cane a mordere dentro che gli dava il pane del corpo che dal tanto mangiare il cane non gli bastava il corpo
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viu o fiapo da teia e na ponta o inseto lutando para viver o corpo emaranhado quanto mais preso mais se debatia pensou em salvar o bicho lidou com o fio pegajoso e o animal caiu mas não voou já estava dentro da morte e não sabia
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vide il filo della ragnatela e nella punta l’insetto che lottava per vivere il corpo aggrovigliato quanto più prigioniero più si dibatteva pensò di salvare l’animale lottò con il filo appiccicoso e l’insetto cadde ma non volò era già dentro la morte e non lo sapeva
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esse cão que me segue é minha família, minha vida ele tem frio mas não late nem pede ele sabe que o que eu tenho divido com ele, o que eu não tenho também divido com ele ele é meu irmão ele é que é o meu dono
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questo cane che mi segue è la mia famiglia, la mia vita ha freddo ma non abbaia né chiede lui sa che quello che ho lo divido con lui, pure quello che non ho lo divido con lui lui è mio fratello è lui che è il mio padrone
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nem bem tinha adoecido vieram limpar-lhe a casa abrir as prateleiras buscar aquele maço enfiado num caderno sem capa onde possuía a fadiga da vida inteira
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non appena si ammalò sono venuti a pulirle casa aprire gli armadi cercare quel fagotto mazzo nascosto in un libro senza copertina dove possedeva la fatica di tutta la vita
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nasceu de um fundo de fome que foi lhe mascando o cerne nasceu desse dente branco de leite nasceu desse morder e mascar nasceu dessa fome e sempre foi comendo e sempre foi sentindo o dente sentir fome
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è nato da un fondo di fame che gli ha mangiato il nocciolo è nato da quel dente bianco di latte è nato da quel mordere e masticare è nato dalla fame e sempre si mangiava e sempre si sentiva il dente sentir fame
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nunca voltar nunca mostrar que sou falida nunca dar a entender que o pouco catado foi o tanto de uma vida que o pouco juntado foi o tudo de uma vida
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mai tornare mai mostrare che sono una fallita mai dare a vedere che il poco raccattato fu il tanto di una vita che il poco accumulato fu il tutto di una vita
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a rua é um universo encolhe o mundo do nosso tamanho encolhe as misérias a cada um seu beco a cada bêbado seu gargalo a cada cão seu chute a cada chão um patrão
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la strada è un universo riduce il mondo a nostra misura riduce le miserie a ciascuno il suo vicolo a ogni ubriaco il suo fiasco a ogni cane il suo calcio a ogni angolo un padrone
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criança só sabe pedir a única coisa que criança sabe fazer além de pedir é chorar de fome
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i bambini sanno solo chiedere l’unica cosa che un bambino sa fare oltre a chiedere è piangere di fame
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boca não é pra fala pisada batida jogada isso aprendeu isso entendeu
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la bocca non è per parlare calpestata picchiata buttata via questo ha imparato questo ha capito
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entrou a fome na fome não essa de alimento não essa de ser saciado por sêmen fome de quem se come pelo dentro e só tem no corpo o próprio alimento
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è entrata la fame nella fame non questa di alimento non questa di essere saziato dal seme fame di chi si mangia da dentro e ha solo nel corpo il proprio alimento
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lavava a roupa e a roupa levava fiapos de seu corpo pelo ralo um dia ia ficar tão rala que sumiria pelo buraco do cano
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lavava i vestiti e i vestiti portavano via i filamenti del suo corpo un giorno diventerà così logora da scomparire attraverso il buco dello scarico
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não viera ao mundo para morrer de velho mas também nem de moço, dissera olhando as paredes brancas daquele consultório
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non era venuto al mondo per morire di vecchiaia ma neppure da giovane, aveva detto fissando le pareti bianche di quell’ambulatorio
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as frutas amolecem e se desfazem no calor são como nós, alguém vem e come e quando não cismam que vamos estragar o resto da fruteira
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i frutti maturano e si sfanno nel caldo sono come noi, qualcuno viene e ci mangia e quando non lo fanno si mettono in testa che rovineremo tutta la fruttiera
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Traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira
Vera Lúcia de Oliveira è poeta, saggista e docente presso l’Università degli Studi di Perugia, dove insegna Letteratura Portoghese e Brasiliana. Scrive sia in portoghese che in italiano ed è presente in riviste e antologie poetiche pubblicate in vari paesi. Tra i principali riconoscimenti ricevuti si ricordano: Premio Sandro Penna (1988), Premio Nazionale di Poesia “Senigallia Spiaggia di Velluto” (2000), Premio di Poesia dell’Accademia Brasiliana di Lettere (2005), Premio “Popoli in cammino” (2005). È risultata fra i tre finalisti vincitori del Premio Internazionale di Poesia Pasolini (2006) e ha ricevuto a Brasília nel 2006 dal Presidente Luíz Inácio Lula da Silva il Premio Literatura para Todos, per la raccolta Entre as junturas dos ossos, pubblicata in 110 mila esemplari distribuiti nelle scuole del Brasile. Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Internazionale di Poesia Alinari”, promosso dalla Fondazione Vittorio e Piero Alinari, di Firenze, in collaborazione con la Cattedra “Giuseppe Ungaretti” della Columbia University di New York, per la raccolta inedita La carne quando è sola.
Fra i libri pubblicati, citiamo: Geografia d’ombra (poesia), Venezia, 1989; Poesia, mito e história no Modernismo brasileiro (saggio), São Paulo, 2002; La guarigione (poesia), Senigallia, 2000; A chuva nos ruídos - Antologia Poética, São Paulo, 2004; Verrà l’anno (poesia), Santarcangelo di Romagna, 2005; No coração da boca, São Paulo, 2006; Entre as junturas dos ossos (poesia), Brasília, 2006; A poesia é um estado de transe (poesia), São Paulo, 2010; La carne quano è sola (poesia), Firenze, 2013; Vida de boneca (poesia per bambini), Edições, São Paulo, 2013; O músculo amargo do mundo (poesia), São Paulo, 2014.
veraluciadeoliveira.it
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