FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

IN ATTESA CHE PASSI IL DOLORE
Sull’ultimo libro di poesia di Vera Lúcia de Oliveira

di Albano Martins



In O músculo amargo do mundo [Il muscolo amaro del mondo], l’ultima raccolta poetica di Vera Lúcia de Oliveira, pubblicata a San Paolo, in Brasile, nel 2014,{1} il “dolore” è forse la parola centrale, ad essa associandosi, come nervo e embrione, il verbo “soffrire”, con tutti i suoi correlati di ombre e altre associazioni di senso. Nella sua ricercata brevità e sintesi, le poesie reinventano il quotidiano della città, “arrasta(m) atrás de si a vida” [trascinano dietro di sé la vita], percorrono le “ruas doídas” [le strade dolenti], i “canteiros de formigas zonzas” [le aiole di formiche intontite] e il “ruído de traças comendo o mundo” [rumore di tarme che mangiano il mondo]. E il tutto nella tragica consapevolezza che c’è “muita pessoa sendo jogada fora” [molta gente che viene gettata via], ma sapendo anche che l’“amor a gente dá e recebe sem custo” [l’amore si dà e si riceve senza costo] e che “medo (…) a gente atura quanto mais custa” [paura (…) si sopporta quanto più costa]. E quando usciamo dalla dimensione della città e entriamo in quella del “paese”, allora, e anche lì, “com pouco se compra um corpo” [con poco si compra un corpo]. Siamo, in effetti, d’accordo con il critico Ivan Marques, autore della postfazione del libro, quando afferma: “il poeta ha l’abitudine di direzionare lo sguardo verso ciò che è vivo, inquieto, palpitante”.{2} Non a caso il cane “é meu irmão / ele é que é o meu dono” [il cane è mio fratello / è lui che è il mio padrone]. E tutto nel mondo, “todo animalzinho” [ogni animaletto], “saiu da barriga de Deus” [è uscito dalla pancia di Dio].

Una delle epigrafi del libro, con la firma di Dante Milano, porta fino a noi l’acqua del mare nel suo movimento costante di battere e sbattere “na pedra da dor” [nella pietra del dolore]; un’altra epigrafe, di Erri De Luca, ci dice che “I dolori hanno una chiave di violino”. Se, come scrive lo scrittore brasiliano Mário de Andrade, “l’arte è figlia del dolore”,{3} è in effetti per il tono pungente degli accordi di violino che essa meglio si manifesta ed esprime.

Le poesie offerte alla curiosità, alla sensibilità e all’intelligenza del lettore si strutturano – cioè, si organizzano – al margine della sintassi tradizionale: rifuggono non solo le lettere maiuscole e i segni di punteggiatura, ma anche la logica razionale del discorso. La realtà, “desgramaticalizzata”, entra, così, bruscamente e con veemenza nel mondo dei nostri sensi, sovrapponendosi e investendoci, stabilendo un amalgama di rilevante significato esistenziale. Valgono queste poesie, come incisioni, come iscrizioni nella pietra dei giorni (o nella pietra del dolore, come suggerisce Dante Milano). Non rifiutando il termine crudo (direi di più: triviale, rude), Vera Lúcia capta la realtà che è, anch’essa, cruda. L’autrice afferma, in ogni verso, in ogni poesia, la sua umanità e il suo impegno per il mondo in cui vive, organizzato secondo leggi che non favoriscono la giustizia, l’uguaglianza e la fraternità. Per il resto, è l’espressione sintetica, sincopata, al livello della lingua parlata (della lingua poetica, la lingua del poeta), che tuttavia è complessiva e giusta nella suo formato ridoto.

Si sappia, in breve, che le poesie contenute in Il muscolo amaro del mondo valgono anche come testimonianza, come documento e denuncia. Non che Vera Lúcia de Oliveira si affermi, qui, come poeta militante, nel senso usuale e ristretto del termine. La lotta del poeta è con le parole. La sua battaglia è condotta con, e per, l’umano. Questo è sufficiente per accostarsi alle pagine di questo libro con cuore aperto e mente spalancata, “in attesa che il dolore passi”.



{1}Vera Lúcia de Oliveira, O músculo amargo do mundo, São Paulo, Escrituras Editora, 2014. Tutti i versi qui citati sono di questa edizione.

{2}Ivan Marques, “O realismo poético de Vera Lúcia de Oliveira”, in Vera Lúcia de Oliveira, O músculo amargo do mundo, São Paulo, Escrituras Editora, 2014, pp. 77-84.

{3}Epigrafe, a sua volta, della citata postazione di Ivan Marques.




POESIE DI VERA LÚCIA DE OLIVEIRA
da O MÚSCULO AMARGO DO MUNDO
IL MUSCOLO AMARO DEL MONDO
(Editora Escrituras, São Paulo, 2014)



*

aquela cidade comia a gente pelo intestino
aquela cidade tinha boca para devorar o mundo todo de onde viera
aquela cidade tinha fome que não se saciava, ele agora para alimentá-la
dera para atravessar as noites num farol vendo os carros implorando os carros


*

quella città mangiava la gente dall’intestino
quella città aveva bocca per divorare l’intero mondo da dove era venuto
quella città aveva fame che mai si saziava, lui ora per alimentarla aveva preso
ad attraversare le notti ad un semaforo a guardare le macchine a implorare le macchine


*

a dor entra no mundo
entra de abrupto
se instala no músculo
e toda a vida vira em volta
desse ponto
minúsculo


*

il dolore entra nel mondo
entra all’improvviso
s’installa nel muscolo
e tutta la vita gira
intorno a quel punto
minuscolo


*

virar esquinas do avesso
ficar como cachorro louco mordendo
o músculo amargo do mundo


*

girare gli angoli ovunque
restare come un cane impazzito a mordere
il muscolo amaro del mondo

>br> *

que tinha um cão a morder dentro
que lhe dava o pão do corpo
que de tanto comer o cão
não lhe bastava o corpo


*

che aveva un cane a mordere dentro
che gli dava il pane del corpo
che dal tanto mangiare il cane
non gli bastava il corpo


*

viu o fiapo da teia
e na ponta o inseto
lutando para viver
o corpo emaranhado
quanto mais preso
mais se debatia

pensou em salvar o bicho
lidou com o fio pegajoso
e o animal caiu
mas não voou
já estava dentro da morte
e não sabia


*

vide il filo della ragnatela
e nella punta l’insetto
che lottava per vivere
il corpo aggrovigliato
quanto più prigioniero
più si dibatteva

pensò di salvare l’animale
lottò con il filo appiccicoso
e l’insetto cadde
ma non volò
era già dentro la morte
e non lo sapeva


*

esse cão que me segue
é minha família, minha vida
ele tem frio mas não late nem pede
ele sabe que o que eu tenho
divido com ele, o que eu não tenho
também divido com ele
ele é meu irmão
ele é que é o meu dono


*

questo cane che mi segue
è la mia famiglia, la mia vita
ha freddo ma non abbaia né chiede
lui sa che quello che ho
lo divido con lui, pure quello che non ho
lo divido con lui
lui è mio fratello
è lui che è il mio padrone


*

nem bem tinha adoecido
vieram limpar-lhe a casa
abrir as prateleiras
buscar aquele maço
enfiado num caderno
sem capa
onde possuía
a fadiga da vida inteira


*

non appena si ammalò
sono venuti a pulirle casa
aprire gli armadi
cercare quel fagotto mazzo
nascosto in un libro
senza copertina
dove possedeva
la fatica di tutta la vita


*

nasceu de um fundo de fome
que foi lhe mascando o cerne
nasceu desse dente branco de leite
nasceu desse morder e mascar
nasceu dessa fome e sempre foi
comendo e sempre foi sentindo
o dente sentir fome


*

è nato da un fondo di fame
che gli ha mangiato il nocciolo
è nato da quel dente bianco di latte
è nato da quel mordere e masticare
è nato dalla fame e sempre si
mangiava e sempre si sentiva
il dente sentir fame


*

nunca voltar nunca mostrar que sou falida
nunca dar a entender que o pouco catado
foi o tanto de uma vida
que o pouco juntado
foi o tudo de uma vida


*

mai tornare mai mostrare che sono una fallita
mai dare a vedere che il poco raccattato
fu il tanto di una vita
che il poco accumulato
fu il tutto di una vita


*

a rua é um universo
encolhe o mundo
do nosso tamanho
encolhe as misérias
a cada um seu beco
a cada bêbado seu gargalo
a cada cão seu chute
a cada chão um patrão


*

la strada è un universo
riduce il mondo
a nostra misura
riduce le miserie
a ciascuno il suo vicolo
a ogni ubriaco il suo fiasco
a ogni cane il suo calcio
a ogni angolo un padrone


*

criança só sabe pedir
a única coisa que criança sabe fazer
além de pedir é chorar de fome


*

i bambini sanno solo chiedere
l’unica cosa che un bambino sa fare
oltre a chiedere è piangere di fame


*

boca não é pra fala
pisada batida jogada
isso aprendeu
isso entendeu


*

la bocca non è per parlare
calpestata picchiata buttata via
questo ha imparato
questo ha capito


*

entrou a fome na fome
não essa de alimento
não essa de ser saciado
por sêmen
fome de quem se come
pelo dentro
e só tem no corpo
o próprio alimento


*

è entrata la fame nella fame
non questa di alimento
non questa di essere saziato
dal seme
fame di chi si mangia
da dentro
e ha solo nel corpo
il proprio alimento


*

lavava a roupa
e a roupa levava fiapos
de seu corpo pelo ralo
um dia ia ficar tão
rala que sumiria
pelo buraco do cano


*

lavava i vestiti
e i vestiti portavano via
i filamenti del suo corpo
un giorno diventerà così
logora da scomparire
attraverso il buco
dello scarico


*

não viera ao mundo para morrer de velho
mas também nem de moço, dissera olhando
as paredes brancas daquele consultório


*

non era venuto al mondo per morire di vecchiaia
ma neppure da giovane, aveva detto fissando
le pareti bianche di quell’ambulatorio


*

as frutas amolecem e se desfazem no calor
são como nós, alguém vem e come e quando não
cismam que vamos estragar o resto da fruteira


*

i frutti maturano e si sfanno nel caldo
sono come noi, qualcuno viene e ci mangia e quando non lo fanno
si mettono in testa che rovineremo tutta la fruttiera


Traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira




Vera Lúcia de Oliveira
è poeta, saggista e docente presso l’Università degli Studi di Perugia, dove insegna Letteratura Portoghese e Brasiliana. Scrive sia in portoghese che in italiano ed è presente in riviste e antologie poetiche pubblicate in vari paesi. Tra i principali riconoscimenti ricevuti si ricordano: Premio Sandro Penna (1988), Premio Nazionale di Poesia “Senigallia Spiaggia di Velluto” (2000), Premio di Poesia dell’Accademia Brasiliana di Lettere (2005), Premio “Popoli in cammino” (2005). È risultata fra i tre finalisti vincitori del Premio Internazionale di Poesia Pasolini (2006) e ha ricevuto a Brasília nel 2006 dal Presidente Luíz Inácio Lula da Silva il Premio Literatura para Todos, per la raccolta Entre as junturas dos ossos, pubblicata in 110 mila esemplari distribuiti nelle scuole del Brasile. Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Internazionale di Poesia Alinari”, promosso dalla Fondazione Vittorio e Piero Alinari, di Firenze, in collaborazione con la Cattedra “Giuseppe Ungaretti” della Columbia University di New York, per la raccolta inedita La carne quando è sola.
Fra i libri pubblicati, citiamo: Geografia d’ombra (poesia), Venezia, 1989; Poesia, mito e história no Modernismo brasileiro (saggio), São Paulo, 2002; La guarigione (poesia), Senigallia, 2000; A chuva nos ruídos - Antologia Poética, São Paulo, 2004; Verrà l’anno (poesia), Santarcangelo di Romagna, 2005; No coração da boca, São Paulo, 2006; Entre as junturas dos ossos (poesia), Brasília, 2006; A poesia é um estado de transe (poesia), São Paulo, 2010; La carne quano è sola (poesia), Firenze, 2013; Vida de boneca (poesia per bambini), Edições, São Paulo, 2013; O músculo amargo do mundo (poesia), São Paulo, 2014.
veraluciadeoliveira.it


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