1. Annus mirabilis
Saltò per aria in centro come inoculazione nemmeno patteggiata in precedenza: poi la folla, il coperchio della colpa sventolava sui bordi del gesso quasi alle raffiche il composto delineasse un copione... E i nostri padri con gli slogan in bocca. E i loro, zitti, nasoritti all’odor di pallottole.
2. Fantasmi in via Fani
Non c’è strada che resti fedele a sé, al vecchio cielo in cocci, a un vicebrigadiere: la nostra è andata in cenere, e senza dire bah (sarà vendetta—questa non-identità?) Abbiamo ordito una vita intera contro le lingue in scena e i sonagli retroscena le une si scostano dagli altri (almeno in termini di stile) ma ogni maschera—si paga sulla pelle. E stasera... brilla avvinghiata a tralicci e palloni dal Trionfale alle stelle, la nuova installazione: tre barbe lunghe canticchiano “Moro-Mao perché sei morto” adagiate—ai piedi di Benettòn.
3. Dossier
La crisi / l’infarto della / collettività poi si consolidano in / solidarietà. Io non c’entravo e certo / non lo rifarei: ci si sbagliava, il punto / non era lui.  Non rivanghiamo nella semplicità tra chi  ormai riposa sottoterra e chi  ci riposerà. Oggi / abbracciati / come pugili all’inguine del nostro / bel preterito: la bocca di beretta / i rantoli d’alfetta e poi le lunghe processioni in tivù.  Rimuginare è condizione spettrale, ma almeno  non perdonarli proprio quando  ti commemorano.
4. Radio Days
Cos’era quel verde, gli stagni di Monet su altari di fumo, tra chiose invisibili e dita di carta assorbente: la bocca dei grandi che sbuffa e ricama ogni sua sillaba-immagine... E in sala un ciborio, attorno al dio radio. O voce che storni, d’attorno, il giaguaro addolci il ricatto, ti appelli all’umano poi gridi vendetta, quando i cavi ti s’incendiano: chissà chi li spegnerà stanotte, con il suo piscio d’oro?
5. Non ho sonno
Via gli analgesici, ascolta è una serata tranquilla di lampioni a gas non pretendiamo la Senna questa pozza ci basta, chi chiede di più? Il mio perdono ho affidato a monizioni, carteggi, mazzi di bugie (le seccature pro forma che discolpano l’ultima rigidità). E ogni lacrima d’inchiostro mi assolverà del deficit di me.
6. Viaggi organizzati
Catapultati a mollo in via Caetani ora muniti d’infrarosso sempre attenti all’uso delle mani e ai maglioni a punto grosso.  Ma che sera, che bandiere e che scorrimenti fuori scena linea molle o dura, e poi il collo di sua santità... Carisma autoreggente zero a uno per un tal Federico Re questi piccoli ingegneri del massacro ti tagliano le gambe coi cliché.  E il terreno, ti ricordi, non finiva di slittare poi ci dissero “questa croce lo vendicherà...”
7. Incolume
Trent’anni or sono si sparava e si piangeva nel fremito di gomme-deflettori: la polizia, a ricamare sugli errori e sulla geometria al bar di via Stalingrado (dopo la bomba, il giornale). E aleggia sul biliardo un brutto odor di caffé... di lingue appese alle virgolette del quarantatré. Perdonami se scavo sotto il velo-catrame per dove lo spiraglio fu mancato: dei sogni torpidi di un freda o di un ventura i fòculi non lasciano tracce oltre alla nuova paura. Certi gridano: è un altro il plastico che romperà la storia in due... Ma ad ogni tuono, lei si risolleva incolume.
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