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qualcuno può darsi mi abbia rottamato pensando di fare il proprio dovere in ogni caso mi sono svegliata qui in discarica e già mi sento a casa il cuore ha ripreso a battere in modo maldestro ma invogliato probabilmente da quel battere di cenci contro un pezzo di lamiera che gli ricordava un verso che mondo di odori suoni germi di vita di venti e subito mi sono ri-innamorata – questa volta di un gabbiano gentile forse per la sua apertura alare e perché parlava di Icaro di Dedalo e Pegaso come fossero parenti stretti per le sue piume le sue penne che scrivono nell’aria quando sorvola il nostro mondo spazzatura avevo anche una nuova amica era tartaruga carapace il suo guscio e lei mi diceva cara sempre mi diceva cara era lei cara poi per sbaglio stava già male non so se per il cadmio da pc o per il mercurio da schermo piatto era debole è rimasta intrappolata in una busta di plastica lei anima centenaria e non c’era più niente da fare non abbiamo potuto fare niente con una poesia con un volo le abbiamo fatto il funerale
(chocolatl. parola antica)
dono di un dio azteco il seme si è salvato il popolo no chocolatl l’ossessione divora suono e sillabe assilla quel sapore che dice la pubblicità mentre divora gli spazi intorno e ancora il vecchio mondo ripete oro e oro e le navi ingoiano l’oro come allora dio merce siamo servi bulimici sudditi di una politica mercificante che fa crescere la cioccolata e l’oro anche sul corpo di chi lotta per un campo di fagioli e tutti noi gli annaffiamo la pelle i peli di fertilizzanti di diserbanti lo nutriamo di foglie di coca perché zappi e strappi e se non sai cosa è la solitudine chiedi a una piantina di cacao a una vecchia che da cinquant’anni mastica per poter tirare avanti quanti chicchi quanti ed è Natale Amore e di nuovo sfoglio il bianco volantino del supermercato che ci dice cosa manca
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mi scrollo di dosso amuleti portafortuna ancore peluche e cuscini accumulati con mangimi industriali nozioni inutili ricordi non nitidi rancori arricchiti da immagini contraffatte mi scrollo sto diventando un albero ma non del tutto questione di clorofilla e radici smarrite chissà dove non metterò nuove foglie in primavera
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lo strato di ghiaccio più profondo si scioglie crea un passaggio scorrono riflessi di pensieri scongelati ossigeno illusioni poi scopri che nello spazio liberato i danni da erosione sono irreversibili e che lo scioglimento è dovuto soltanto al peso del ghiaccio sovrastante
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insisto – ci deve essere qualcosa una sembianza minima un tratto non del tutto scomparso qualcosa delle zone segnate un confine in comune qualche traccia a prova del fatto che qui – ripeto – c’era qualcosa no – tutti scuotono la testa e il tempo pesta tutto
(fido)
è un tempo troppo ristretto dicevi e hai chiesto all’estate di prolungarti il credito per poter andare verso novembre non stava rischiando come te la bancarotta era tua la cessazione di volontà o sua? non sai chi ha emesso i voti contrari i giorni o i frutti i mesi la luce o l’azzurro o quel tempo a cui anche le stagioni obbediscono io avrei garantito per te volevo assicurarci ricordi ancora futuri ma non avevo i titoli e non c’era modo di capire chi erano gli altri azionisti poi qualcuno si è tirato indietro togliendoci il tempo e i dubbi ho imparato a evitare ho imparato a fare errori due cose che si escludono due facce della stessa medaglia
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i legami si diramano nell’aria e all’improvviso terminano le dita disegnano progetti digitali sulla riga dell’orizzonte planimetrie per una serra un rifugio dove ospitare versi mutilati a cui la metrica ha serrato la porta poesie mute che non sopportano il freddo e le ortiche che sempre devono lasciare la terra per far spazio alle rose
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impagliate, in un nuovo museo le nove muse, ognuna per sé in una teca antiproiettile ognuna esposta a sguardi avidi e ad altri casuali che non cercano non fissano più percepiscono senza saperlo un muro più forte del vetro la follia di oggi, barriera della mente decorata con merce bellissima e reperti bellici in parte biodegradabili senza più il potere di ricordare stanno rigide le figlie della memoria senza un verso dietro cui nascondersi ma sarà lo spettatore quando se ne andrà, a sentirsi oggetto, cosa, preda nuda
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e questa volta a lato appare una voce lampeggiante: come eliminare le cicatrici attraverso un trattamento a laser risultati efficaci e rapidi senza chirurgia estetica senza dolore né convalescenza poi in fondo aggiunge – le cinque cose che devi sapere… io ancora non voglio sapere altro una cicatrice è come una storia racconta l’inizio, il tempo prima e dopo, e il distacco
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