FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 26
aprile/giugno 2012

Botteghe

 

STORIELLE

di Barbara Pumhösel



*

qualcuno può darsi mi abbia rottamato
pensando di fare il proprio dovere
in ogni caso mi sono svegliata
qui in discarica e già mi sento a casa
il cuore ha ripreso a battere
in modo maldestro ma invogliato
probabilmente da quel battere di cenci
contro un pezzo di lamiera che gli
ricordava un verso che mondo
di odori suoni germi di vita di venti e
subito mi sono ri-innamorata –
questa volta di un gabbiano gentile
forse per la sua apertura alare e perché
parlava di Icaro di Dedalo e Pegaso
come fossero parenti stretti
per le sue piume le sue penne
che scrivono nell’aria quando sorvola
il nostro mondo spazzatura avevo anche
una nuova amica era tartaruga
carapace il suo guscio e lei
mi diceva cara sempre mi diceva
cara era lei cara poi per sbaglio
stava già male non so se per
il cadmio da pc o per il mercurio
da schermo piatto era debole
è rimasta intrappolata in una busta
di plastica lei anima centenaria
e non c’era più niente da fare
non abbiamo potuto fare niente
con una poesia con un volo
le abbiamo fatto il funerale


(chocolatl. parola antica)

dono di un dio azteco il seme si è salvato
il popolo no chocolatl l’ossessione divora
suono e sillabe assilla quel sapore
che dice la pubblicità mentre divora
gli spazi intorno e ancora il vecchio
mondo ripete oro e oro e le navi ingoiano
l’oro come allora dio merce siamo servi
bulimici sudditi di una politica mercificante
che fa crescere la cioccolata e l’oro
anche sul corpo di chi lotta per un campo
di fagioli e tutti noi gli annaffiamo la pelle
i peli di fertilizzanti di diserbanti lo nutriamo
di foglie di coca perché zappi e strappi e se

non sai cosa è la solitudine chiedi
a una piantina di cacao a una vecchia che
da cinquant’anni mastica per poter
tirare avanti quanti chicchi quanti ed è
Natale Amore e di nuovo sfoglio il bianco
volantino del supermercato che ci dice cosa
manca


*

mi scrollo di dosso amuleti
portafortuna ancore peluche
e cuscini accumulati
con mangimi industriali
nozioni inutili ricordi non
nitidi rancori arricchiti
da immagini contraffatte
mi scrollo sto diventando
un albero ma non del tutto
questione di clorofilla e
radici smarrite chissà dove
non metterò nuove foglie
in primavera


*

lo strato di ghiaccio più profondo si scioglie
crea un passaggio
scorrono riflessi di pensieri scongelati
ossigeno illusioni

poi scopri che nello spazio liberato i danni
da erosione sono irreversibili e che
lo scioglimento è dovuto soltanto al peso
del ghiaccio sovrastante


*

insisto – ci deve essere qualcosa
una sembianza minima
un tratto non del tutto scomparso
qualcosa delle zone segnate un
confine in comune
qualche traccia a prova del fatto che qui –
ripeto – c’era qualcosa
no – tutti scuotono la testa
e il tempo pesta tutto


(fido)

è un tempo troppo ristretto
dicevi e hai chiesto all’estate
di prolungarti il credito
per poter andare verso novembre
non stava rischiando
come te la bancarotta
era tua la cessazione
di volontà o sua? non sai
chi ha emesso i voti contrari
i giorni o i frutti i mesi
la luce o l’azzurro o quel tempo a cui
anche le stagioni obbediscono
io avrei garantito per te
volevo assicurarci ricordi
ancora futuri ma non
avevo i titoli e non c’era
modo di capire chi erano gli altri
azionisti poi qualcuno
si è tirato indietro togliendoci
il tempo e i dubbi

ho imparato a evitare
ho imparato a fare
errori due cose che si escludono
due facce della stessa medaglia


*

i legami si diramano nell’aria
e all’improvviso terminano
le dita disegnano progetti
digitali sulla riga dell’orizzonte
planimetrie per una serra
un rifugio dove ospitare versi
mutilati a cui la metrica
ha serrato la porta poesie mute
che non sopportano il freddo
e le ortiche che sempre
devono lasciare la terra
per far spazio alle rose


*

impagliate, in un nuovo museo
le nove muse, ognuna per sé
in una teca antiproiettile
ognuna esposta a sguardi
avidi e ad altri casuali
che non cercano non fissano più
percepiscono senza saperlo
un muro più forte del vetro
la follia di oggi, barriera
della mente decorata con merce
bellissima e reperti bellici
in parte biodegradabili

senza più il potere di ricordare
                             stanno rigide
le figlie della memoria
senza un verso dietro cui nascondersi
ma sarà lo spettatore quando
se ne andrà, a sentirsi
oggetto, cosa, preda nuda


*

e questa volta a lato appare una voce
lampeggiante: come eliminare
le cicatrici attraverso un trattamento
a laser risultati efficaci e rapidi
senza chirurgia estetica
senza dolore né convalescenza
poi in fondo aggiunge – le cinque
cose che devi sapere…
io ancora non voglio sapere altro
una cicatrice è come una storia
racconta l’inizio, il tempo prima
e dopo, e il distacco



(I testi fanno parte di una raccolta inedita dal titolo “Un confine in comune”.)



pumhoesel@alice.it