FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 22
aprile/giugno 2011

Miti & Leggende

 

IL DIAVOLO A QUATTRO
Miti e comportamenti luciferini nella società occidentale

di Oscar Palamenga



Gli studiosi della mitologia hanno definito il Mito in maniera certamente suggestiva: rappresentazione di un fatto primordiale, archetipo, epifania sacra del Divino, realtà unica al di fuori del tempo e dello spazio. Pochi però hanno cercato di capire e analizzare quanto il Mito influenzasse un’intera civiltà. Eppure oggi, se prendiamo un qualsiasi libro di storia e cerchiamo ad esempio notizie sulla civiltà Minoica, a parte qualche rudere, ci rimane solo il Mito di Minosse, il labirinto e il Minotauro.
È molto probabile che tutto il mondo antico abbia vissuto rigidamente sotto l’influsso della mitologia antica. Non ci si può immaginare l’antica Grecia senza le divinità pagane che regolavano il passare del tempo e delle stagioni, né Roma antica senza la protezione del Dio della guerra e dei suoi eroi semimitologici come Cincinnato, Muzio Scevola o Scipione l’Africano. E la stessa mitologia pagana era presente, ovviamente con nomi e situazioni diverse, sia nell’estremo nord dell’Europa che in Africa, in Egitto e in India, in Cina e tra i pellerossa d’America. Addirittura alcuni racconti mitologici che noi conosciamo nella versione greca (Prometeo, ad esempio) li ritroviamo in versioni più o meno simili in altre civiltà.

Non a caso gli studiosi parlano di “paradiso degli archetipi”, di mito come documento della storia umana formulato nella lingua primordiale e quindi sempre attuale. Poi venne il Cristianesimo e il mondo del Mito passò nella sua seconda fase. In un saggio del 1985 intitolato “Fato antico e fato moderno”, Giorgio De Santillana ci spiega molto bene questo passaggio epocale. È il “crepuscolo degli Dei”, è la fine di un intero universo e delle sue regole.
Gli storici pongono la data del 476 d.C. come spartiacque tra Evo antico e Medioevo. Effettivamente la caduta dell’Impero Romano d’Occidente segna un cambiamento radicale nella vita delle persone. Non è questa la sede per analizzare tale cambiamento ma, tanto per fare un esempio, la mancanza di uno Stato vero e proprio portò ovviamente all’anarchia e all’insicurezza: e la gente per proteggersi non trovò di meglio che rendersi serva del potente più vicino dando il via al Feudalesimo.

Ma il cambiamento radicale investì anche le intrinseche convinzioni delle persone. Agli antichi Dei si sostituirono i nuovi Santi cristiani, ognuno preposto ad un compito specifico di protezione. Molti bisognò inventarli, creando opportune leggende.
La Chiesa accettò ed incoraggiò tale pratica in quanto era fondamentale per la popolazione mantenere le antiche usanze. Occorreva anche creare una nuova figura di eroe esemplare che uguagliasse gli antichi esempi di Perseo, Achille, Ulisse, Ercole. Di quest’ultimo si ripropose il mito della sua nascita per la nascita del nuovo eroe medioevale: re Artù. Ma ovviamente Artù era un re cristiano e non poteva certo rivivere le avventure di Ercole. Inoltre doveva essere da esempio circa come dovesse comportarsi un cavaliere: ecco il ciclo della Tavola rotonda, il Sacro Graal, la magia dei Druidi, i draghi e così via. Non è certo un caso che la massima aspirazione per un uomo del Medioevo fosse quella di diventare cavaliere, salvare principesse e farsi uccidere in una Crociata nella speranza di trovare una reliquia miracolosa.

Alla fine del Medioevo, però, accaddero dei fatti che cambiarono nuovamente il concetto di Mito.
Entriamo così nella terza fase del Mito, ed è quella che cercheremo di analizzare in questo scritto.
È l’età del Mito moderno, mito dominato da Lucifero.

Abbiamo quindi visto che la storia del Mito si può dividere sommariamente in tre parti seguendo la ripartizione delle tre grandi fasi della storia umana, e probabilmente non è un caso. Possiamo quindi parlare di Mito antico, Mito medioevale, e Mito moderno. Di quest’ultimo, però, ben pochi studiosi hanno parlato. Lo stesso Santillana lo accenna soltanto parlando della Melanconia e della rivoluzione copernicana. Tale rivoluzione è un vero e proprio trauma per tutti, anche a distanza di secoli. Non è un caso che nel ‘900 grandi autori come Pirandello e Brecht abbiano affrontato l’argomento.1 Pensare alla piccolezza della Terra nei confronti dell’infinito crea sgomento e disorientamento. Il mondo non è più chiaro e determinato come credeva Dante nella sua Cosmogonia, nulla è più stabilito , né scientificamente né teologicamente. In pratica scopriamo di essere un pianetino periferico in un sistema solare periferico: altro che al centro del creato!

E Dio? Possiamo ancora scommettere sulla sua esistenza?
Nasce l’idea che sia stato Lucifero, l’angelo caduto, a creare il tempo. E i pianeti stanno lì ad influenzare l’uomo, con a capo Saturno, signore della Melanconia.
Probabilmente si confondono l’astrologia e l’astronomia proprio per la bramosia di ridefinire scientificamente il mondo e creare nuovi miti. Ora però non si può più riciclare il passato: si può solo reinterpretarlo sotto la sinistra luce di Lucifero.
Un diavolo quanto mai presente nel mondo odierno.

Bisogna ora spiegare il titolo di questo saggio.
Perché il Diavolo a Quattro?
Perché il mito moderno, sotto l’egida di Lucifero, ha almeno quattro aspetti fondamentali che si possono facilmente riscontrare nell’attuale società. Per meglio identificarli li abbiamo incarnati in quattro figure mitologico-letterarie ben definite: Faust, Narciso, Don Giovanni e Dioniso.

Faust è il primo vero personaggio moderno. È lui l’archetipo della nuova mitologia. Conosciamo in letteratura, in musica, in teatro, un’infinità di versioni del Mito di Faust.
Il patto col diavolo sembra dare le uniche certezze ad un’umanità sconvolta dalla perdita di tutti i valori: e questo è il motivo dell’estrema attualità di questo Mito.
Nella nostra società ci sono persone pronte a tutto per ottenere successo, dai reality show al doping sportivo, dalla vendita del proprio corpo (e ovviamente dell’anima) alla chirurgia per ringiovanire il proprio aspetto.

E qui entriamo nel secondo grande Mito moderno: Narciso!
Il giovane che si innamora della sua immagine fino a rimanerne ucciso è un altro lato del luciferino che sta dominando la nostra società. Ci sono degli esempi famosi in letteratura (Dorian Gray), ma soprattutto bisogna riflettere su come la vetrinizzazione e narcisizzazione della nostra società abbia creato non pochi problemi, primo fra tutti la perdita della propria individualità.

Don Giovanni è forse il più famoso Mito letterario moderno. Da Tirso a Molière, da Goldoni a Da Ponte fino a Brancati e ad una moltitudine di autori contemporanei, tutti hanno voluto dare la loro interpretazione del Mito. E non è un caso che oggi sia quanto mai attuale, sia per gli uomini che per le donne, l’idea e la pratica di una sessualità duttile e libera da vincoli di riproduzione.

Infine c’è il quarto diavolo; che non può essere altri che Dioniso.
In questi ultimi cinquant’anni moltissimi ragazzi si sono persi tra le braccia di Dioniso. È l’idea che per affermarsi occorra annullarsi, per andare oltre la realtà occorra viaggiare con la mente al di fuori del proprio corpo magari attraverso l’uso di stupefacenti.2 Prevale il concetto di andare oltre i propri limiti fisici, e molti finiscono male, a cominciare dagli stessi cantanti rock degli anni Sessanta che incarnavano al meglio l’idea di una vita dionisiaca. Ma con Dioniso fecero i conti anche intellettuali del calibro di Nietzsche, Rilke e, in un certo senso, anche Joyce e Montale.

Ovviamente le nostre non sono e non vogliono essere delle tesi definitive.
Vogliamo fornire solo una nuova chiave di lettura del mondo moderno, un mondo che, anche dopo il giro di boa del secondo millennio, vede sempre Lucifero come grande protagonista della storia.
Un diavolo seducente, affascinante tentatore, ma sempre estremamente pericoloso.



1Rispettivamente nel saggio L’Umorismo e nel testo teatrale Vita di Galileo.

2Confronta Aldous Huxley, The doors of perception (1954), dove si incitano i giovani all’uso della Mescalina.


o.palamenga@tin.it