Quando emersi dal caos primordiale mi sentivo un po’ nuda. Ero giovane allora e le mie forme in continua evoluzione. Assistevo ai cambiamenti esteriori del mio essere con irrequietezza, il formarsi di nuove alture e avvallamenti, lo scrosciare irruento dalle mie viscere di rivoli e cascate impetuose che mi lasciavano stordita, incapace di possedere il senso completo di quegli avvenimenti che devastavano la quiete. Avvolta nel buio del mistero covavo un fuoco che non controllavo, una furia di vita che mi travolgeva nonostante me. Fu allora che lo vidi. Se ne stava in disparte tenero e maestoso. S’intuiva la potenza del suo abbraccio e la tenerezza delle sue carezze, l’elettricità che poteva trasmettere e l’immenso senso di beatitudine che poteva regalare. Avvolgimi tutta e sarai la mia estasi, pensai. Vieni, gli dissi dentro di me, a placare le braci inesauste del mio ventre. Decisi all’istante di lasciarmi catturare lanciando lapilli e fiamme che non poteva ignorare.
Etereo e luminoso iniziò la danza d’avvicinamento. Sentivo l’odore che lo annunciava, vedevo la luce che ne emanava, ascoltavo il fragore del suo avanzare, fino a gustare l’umidità della quale era intriso, a toccare con mano le prime evoluzioni del suo divenire. Poi fu una dolce tempesta. Lambì le punte estreme delle mie colline con lingue di fuoco e avvertii per la prima volta quel tremore della pelle che precede lo schianto d’una rivoluzione. Discese progressivamente nelle valli donandomi una pienezza che non conoscevo. Infine invase ogni vacanza del mio profilo fino a scovare tutte le fratture, tutti i vuoti inesplorati, gli anfratti sconosciuti anche a me stessa. E i ciuffi d’erba lì intorno, i miei piccoli boschi, i rivoli aspri che scaturirono furono scossi dalla tacita promessa del piacere.
Ristette però. Alla soglia dell’ultima caverna s’arrestò come fosse stordito, come fosse proibito. Sentivo le spinte represse, l’agitazione del respiro, masse d’aria che non conoscevano pace. Ma poi che l’ultima remora venne travolta fu trambusto, come un accumulo d’energia addensata che cerca la via per l’esplosione. E svanì la coscienza! Perso il controllo l’estrema frontiera cadde e restai completamente avvolta dal Cielo! Mi aprii così al futuro dando voce al tic tac tra i flussi ancora caldi delle mie viscere: divenni Madre e arrivò la Vita a calpestarmi.
(Per la prima immagine: © 2001 Ivano Montanari www.imontanari.it)
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