FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 8
ottobre/dicembre 2007

Tracce d'Europa

ANTÓNIO GEDEÃO

di Vera Lúcia de Oliveira



António Gedeão, il cui nome anagrafico è Rómulo de Carvalho, è nato a Lisbona nel 1906 e morto in questa città il 19 febbraio 1997. Professore di scienze chimico-fisiche, studioso appassionato ed eclettico, fino al 1956 era conosciuto in Portogallo soprattutto per i suoi lavori di divulgazione scientifica e di indagine sulla storia delle scienze. L'intensa attività in questo campo, che lo ha tenuto impegnato per quarant'anni, non ha tuttavia emarginato in lui il poeta sensibile e attento alla realtà del proprio tempo, profondamente solidale con il destino di quest'"animale afflitto" che è l'uomo, il cui enigma neppure la scienza con metodi e strumenti sempre più sofisticati riesce a decifrare.
Ma se le sue due anime, la scientifica e l'umanistica, hanno convissuto da sempre, è altrettanto vero che al poeta ci vorrà molto più tempo per uscire allo scoperto. Nel Poema de me chamar António questo evento verrà così descritto: "E allora anch'io volli nascere, / nascere per me stesso, per mio espresso volere, / senza padre né madre, / senza preparazione d'amore, / senza baci né carezze di nessuno, / solo, solo e soltanto per mia libera volontà."

Lo sdoppiamento di un autore in più nomi diversi, pseudonimi o eteronimi che siano, è fenomeno tutt'altro che trascurabile nella decodifica del testo letterario: perché chi dice "nome" dice sostanza dell'essere, dice coscienza dell'io e delle sue antinomie e contraddizioni. Rómulo de Carvalho ha più volte dichiarato che António Gedeão è solo un suo pseudonimo, e non un eteronimo come nel caso paradigmatico di Fernando Pessoa, la cui dissociazione interna rasenta la schizofrenia. Quel che è sicuro, in ogni caso, è che il poeta - ovvero il personaggio Gedeão - viene alla luce ufficialmente solo nel 1956, con la pubblicazione del libro Movimento Perpétuo. Ed è quest'opera che rivela un autore maturo e nel pieno dominio dei propri mezzi espressivi, il che denota lunga consuetudine con l'arte della parola e un precedente (e forse travagliato) percorso che non si è voluto rendere noto. Dall'ambito scientifico egli mutua una serie di vocaboli ed espressioni apparentemente incompatibili con il linguaggio letterario che contribuiranno a dare alla sua poesia un taglio insolito e originale.

Poeta lucido e disincantato ("Coscientemente scrivo e, cosciente, / medito il mio destino"), è ironicamente caustico nel denunciare la realtà alienante dell'uomo contemporaneo, nel mettere a nudo i tabù e le false verità che intrappolano la coscienza. Eppure egli non ha ricette, non ha certezze, non ha trascendenze da offrire: ha solo dubbi e dolore, una profonda e radicata malinconia, una grande compassione per gli esseri viventi che vede "irrimediabilmente soli", turbati nel più intimo.

L'incomunicabilità, la solitudine, l'assenza di qualsiasi consolazione di tipo metafisico, il senso dell'assurdità del vivere, la consapevolezza del male che è intrinseco della natura umana, sono i motivi fondamentali di questa poesia. "Poesia è carne", ha scritto. Poesia è coscienza, è partecipazione e impegno, è un atto d'amore: per questo bandisce ogni retorica dai suoi versi. E spesso si diverte a smontare i temi "sacri", i miti ricorrenti, le isotopie formali della tradizione letteraria portoghese. Il suo linguaggio poetico, miscela di toni fra il parlato e lo scritto, è sobrio, oggettivo, d'impatto comunicativo pur senza perdere in densità e ricchezza ritmica. Per António Gedeão la poesia non può essere un'arte per soli iniziati, né deve distrarre l'intellettuale dalla realtà: "ho quaranta finestre / nelle pareti della mia camera" (Aurora Boreal), "quaranta finestre" che testimoniano l'impegno di una vita alla ricerca del ponte fra l'io e la consapevolezza dell'altro: quel fragile e disperato vicino della porta accanto.

Fra le tante raccolte poetiche di António Gedeão, citiamo Movimento Perpétuo, 1956; Teatro do Mundo, 1458; Máquina de Fogo, 1961; Linhas de Força, 1967; Poemas Póstumos, 1984; Novos Poemas Póstumos, 1990; oltre all'opera in prosa: A poltrona e outras novelas, 1973 e ai testi teatrali: RTX 78/24, 1963 e História Breve da Lua, 1981. Sconfinata è anche la produzione saggistica dello studioso Rómulo de Carvalho.

Le poesie che seguono sono tratte dai libri Poesias Completas [1956-1967], Lisboa, Sá da Costa, 1987, 10ª ed. e Poemas Póstumos, Lisboa, Sá da Costa, 1984, 2ª ed.
Le traduzioni sono di Anna Miniucchi che ha organizzato un'antologia dell'opera di questo grande poeta.




POESIE DI ANTÓNIO GEDEÃO
Traduzioni di Anna Miniucchi


       

Homem

Inútil definir este animal aflito.
Nem palavras,
nem cinzéis,
nem acordes,
nem pincéis
são gargantas deste grito.
Universo em expansão.
Pincelada de zarção
desde mais infinito a menos infinito.


L'uomo

Inutile definire questo animale afflitto.
Né parole,
né scalpelli,
né accordi,
né pennelli,
sono voci di questo grido.
Universo in espansione.
Pennellata di minio
da più infinito a meno infinito.


Gota de água

Eu, quando choro,
não choro eu.
Chora aquilo que nos homens
em todo tempo sofreu.
As lágrimas são as minhas
mas o choro não é meu.


Goccia di acqua

Io, quando piango,
non sono io che piango.
Piange ciò che negli uomini
ha sofferto sempre.
Le lacrime sono le mie
ma non è mio il pianto.


Flores de cera

Chamei o meu ser que pensa
para ralhar com o que sente.
Sempre que os ponho em presença
sorrio, piedosamente.

Sorriso, quem te perdera!
Renda que aos lábios assoma.
Raminho de flores de cera
coberto por uma redima.


Fiori di cera

Ho chiamato il mio essere che pensa
per sgridare quello che sente.
Ogni volta che li metto a confronto
sorrido, pietosamente.

Sorriso, potessi io perderti!
Merletto che spunta dalle labbra.
Ramoscello di fiori di cera
sotto una campana di vetro.


Rio triste

Longuíssimos braços têm
os olhos que tudo abraçam.
Somente, só olhos vêem
os olhos que por mim passam.

Clandestinamente os lanço,
braços de mar, olhos de água.
Longo ser líquido avanço,
abraço a vida, e alago-a.

Destino do amor triste
que não se ouve nem se vê.
Ama apenas porque existe,
não sabe a quem nem porquê.

Nesta obrigação de estar
que a cada um de nós cabe,
coube-me estar de amar.
E ninguém sabe.


Fiume triste

Lunghissime braccia hanno
gli occhi che tutto abbracciano.
Unicamente occhi vedono
gli occhi che accanto mi passano.

Clandestinamente li lancio,
braccia di mare, occhi di acqua.
Lungo essere liquido avanzo
allago e la vita e l'abbraccio.

Destino di amor triste
che non si sente né si vede.
Ama solo perché esiste.
Non sa chi né perché.

In quest'obbligo di essere
che tocca a ognuno di noi,
a me toccò quello di amare.
E nessuno lo sa.


Lágrima de preta

Encontrei uma preta
que estava a chorar,
pedi-lhe uma lágrima
para a analisar.

Recolhi a lágrima
com todo o cuidado
num tubo de ensaio
bem esterilizado.

Olhei-a de um lado,
do outro e de frente:
tinha um ar de gota
muito transparente.

Mandei vir os ácidos,
as bases e os sais,
as drogas usadas
em casos que tais.

Ensaiei a frio,
experimentei ao lume,
de todas as vezes
deu-me o que é costume:

nem sinais de negro,
nem vestígios de ódio.
Água (quase tudo)
e cloreto de sódio.


Lacrima di negra

Incontrai una negra
che stava piangendo,
le chiesi una lacrima
da analizzare.

Misi la lacrima
con molta attenzione
in una provetta
ben sterilizzata.

La osservai da un lato,
dall'altro e di fronte:
aveva l'aria di una goccia
molto trasparente.

Mi feci portare gli acidi,
le basi e i sali,
le droghe usate
in casi tali.

Provai a freddo,
sperimentai a caldo,
e tutte le volte
mi diede ciò che è normale:

né segni di negro,
né tracce di odio.
Acqua (quasi tutta)
e cloruro di sodio.


A um ti que eu inventei

Pensar em ti é coisa delicada.
É um diluir de tinta espessa e farta
e o passá-la em finíssima aguada
com um pincel de marta.

Um pesar grãos de nada em mínima balança,
um armar de arames cauteloso e atento,
um proteger a chama contra o vento,
pentear cabelinhos de criança.

Um desembaraçar de linhas de costura,
um correr sobre lã que ninguém saiba e oiça,
um planar de gaivota como um lábio a sorrir.

Penso em ti com tamanha ternura
como se fosses vidro ou película de loiça
que apenas com o pensar te pudesses partir.


A un te che io inventai

Pensare a te è cosa delicata.
È un diluire di colore denso e pieno
e il passarlo in acquarello finissimo
con un pennello di martora.

Un pesare chicchi di nulla in bilancia minima,
un intrecciare fili di ferro cauto e attento,
un proteggere la fiamma contro il vento,
un pettinare chiome di bambini.

Un districare fili da cucito,
un correre su lana, ché nessuno senta o sappia,
un planare di gabbiano come un labbro sorridente.

Penso a te con tanta tenerezza
come se fossi vetro o velo di porcellana
che al solo pensarti ti potresti spezzare.


Canção do oboé

Habita no meu sangue como um solo de oboé.
Inexistente e imaginada
é toda feita de nada
mas necessária como o ar que não se vê.

Com os pés alados das semicolcheias
que extravasam da pauta,
baila no estrado olímpico das veias,
descontraída, turbulenta, incauta.

Oiço-a acordado e sinto-a adormecido
nas ondas largas que no sangue vão
como o transístor que se encosta ao ouvido
e apenas ouve quem o tem na mão.


Canzone dell'oboe

Abita nel mio sangue come un assolo di oboe.
Inesistente e immaginata
è tutta fatta di niente
ma necessaria come l'aria che non si vede.

Con i piedi alati delle semicrome
che traboccano dal pentagramma,
balla sul podio olimpico delle vene,
dilatata, prorompente, incauta.

L'ascolto da sveglio e la sento mentre dormo
nelle lunghe onde che nel sangue vanno
come un transistor che si accosta all'orecchio
e lo sente solo chi lo tiene in mano.


Poema da morte aparente

Nos tempos em que acontecia o que está acontecendo agora,
e os homens pasmavam de isso ainda acontecer no tempo deles,
parecia-lhes a vida podre e reles
e suspiravam por viver agora.

A suspirar e a protestar morreram.
E agora, quando se abrem as covas,
encontram-se às vezes os dentes com que rangeram,
tão brancos como se as dentaduras fossem novas.


Poesia della morte apparente

Ai tempi in cui accadeva ciò che sta accadendo ora,
e gli uomini si stupivano che questo ancora avvenisse ai tempi loro,
la vita gli sembrava marcia e mediocre
e sospiravano di poter vivere ora.

Sospirando e protestando morirono.
E ora, quando si aprono le fosse,
si trovano a volte i denti che essi digrignarono,
bianchi come se le dentature fossero nuove.


Hora H

A Primavera cheira a laranjas.
(Há umas granadas de mão, redondas e pequenas, a que chamam laranjas.)
O cheiro das laranjas enche a noite luarenta de mistérios.
(Dizem que as noites de luar são as melhores para bombardeamentos aéreos.)


Ora X

La primavera odora di arance.
(Ci sono delle bombe a mano, rotonde e piccole che chiamano arance.)
L'odore delle arance riempie di misteri la notte illuminata dalla luna.
(Dicono che le notti di luna siano le migliori per i bombardamenti aerei.)



Gedeao e Anna Miniucchi


velucia@tin.it
minianna@libero.it