FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 3
luglio/settembre 2006

Signore Bestie

JORGE EDUARDO EIELSON
Gardalis

a cura di Martha Canfield


A Michele, rey de Gardalis

Camino entre mi sombra
Y la sombra de los pinos. Mi cuerpo
Es un puñado de hierba a la deriva
Y el bosque azul que me rodea
Soy yo mismo que respiro. Ya no distingo
Entre el abeto y mi barba crecida. Camino
Y cada resplandor cada penumbra
Cada cereza esmaltada
Son una sola cosa con mi paladar
Y con mi sexo. Gotas brillanes aparecen
Entre mi pupila y los verdes frutos
Del naranjo. Surgen abanicos
De frescura y diamantes que no duran
Sino el tiempo de un suspiro
La mariposa nace alegremente
Donde el gusano muere    y nada crece
Sin haber sido antes otra criatura
Que tal vez soy yo    tal vez una ardilla
Que se afana en la espesura. Gritos y silbidos
Acompañan el esqueleto que hace poco
Era una gacela asustada
Y que ahora esplende en la corola
De una flor amarilla. Todo vuela
Todo canta o se arrastra sin remedio
Como el repentino sapo de oro
Que también es parte de mi vida
Llora la hiedra por un lado y    por el otro
La fiesta de la alondra y la cigarra
Empieza en el fondo de mi sangre
Mi corazón sigue sin esfuerzo
La marcha misteriosa de una hormiga
Que no veo. No hay lucero
Que no brille en mi cabeza    pero también
En un charco de agua sucia. Las viejas ramas
Del olivo se confunden fácilmente
Con mis huesos y no hay sabor más perfecto
Que el milagro encerrado
En una gota de agua
Todo es redondo y perfumado
Y hasta mi propio cuerpo es una jungla
Donde el amor es como la lluvia
Mi pensamiento una tortuga
Que apenas sostiene el cielo
En un pedestal de nada. Un efluvio sagrado
De jazmín y madreselva cruza la floresta
Como una esfera celeste
Todo me hiere y todo me ilumina
Yo soy la flecha que vuela
Y también el animal herido
Me desespero por una frágil criatura
Por un pájaro que muere    pero me oculto
Tras de una máscara de flores
Sólo comparto mi tristeza con los sauces
Mi alegría con la liebre
Que ahora corre a mi lado. No beberé jamás
La copa de rocío que amanece
Cada mañana entre el follaje
Ni el rayo de sol que tanto espero
En la palma de la mano. Pero abrazo
El viejo roble como si fuera mi hermano
(¡Qué lejos ya qué lejos
Las débiles casas de los hombres
Las infinitas ruedas del dolor
Y la fatiga    la oscura llamarada
Que todo lo llena de ceniza!)
Yo soy tan sólo un árbol
Que camina    un animal que florece
Una piedra que sonríe
Y la humilde rana que canta junto al río
Canta también junto a mi pecho



Se inclina el sol en la floresta
Sube la luna    baja el ciervo al arroyo
Como a una cita secreta
Sigo sus huellas    su orina luminosa
Hasta su reino de alabastro
Pero en el fondo del agua
En lugar de su belleza
Lleno de felicidad y de pena
Veo sólo mis ojos que lloran
Puesto que yo soy el ciervo
Pero también el arroyo

(da Celebración, Lima, 2001)


***


A Michele, re di Gardalis

Cammino tra la mia ombra
E l'ombra dei pini. Il mio corpo
È una manciata d'erba alla deriva
E il bosco azzurro che mi circonda
Sono io stesso che respiro. Non distinguo più
Tra l'abete e la mia barba cresciuta. Cammino
E ogni bagliore ogni tenebra
Ogni ciliegia smaltata
Sono una cosa sola con il mio palato
E con il mio sesso. Gocce brillanti compaiono
Tra la mia pupilla e i verdi frutti
Dell'arancio. Emergono ventagli
Di freschezza e diamanti che non durano
Tranne che il tempo di un sospiro
La farfalla nasce allegramente
Dove il bruco muore    e nulla cresce
Senza essere stato prima un'altra creatura
Che forse sono io    forse uno scoiattolo
Che si affretta nel folto del bosco. Grida e sibili
Accompagnano lo scheletro che poco prima
Era una gazzella spaventata
E che ora risplende nella corolla
Di un fiore giallo. Tutto vola
Tutto canta o si trascina senza rimedio
Come l'improvviso rospo d'oro
Che è parte anch'esso della mia vita
Piange l'edera da una parte e    dall'altra
La festa dell'allodola e la cicala
Inizia in fondo al mio sangue
Il mio cuore segue senza sforzo
La marcia misteriosa di una formica
Che non vedo. Non c'è stella
Che non brilli sulla mia testa    ma anche
In una pozzanghera di acqua sporca. I vecchi rami
Dell'ulivo si confondono facilmente
Con le mie ossa e non c'è sapore più perfetto
Del miracolo racchiuso
In una goccia d'acqua
Tutto è rotondo e profumato
E perfino il mio corpo è una giungla
Dove l'amore è come la pioggia
Il mio pensiero una tartaruga
Che riesce appena a reggere il cielo
Su un piedistallo di niente. Un sacro effluvio
Di gelsomino e caprifoglio attraversa la foresta
Come una sfera celeste
Tutto mi ferisce e tutto mi illumina
Io sono la freccia che vola
E anche l'animale ferito
Mi dispero per una fragile creatura
Per un uccello che muore    ma mi nascondo
Dietro una maschera di fiori
Soltanto condivido la mia tristezza con i salici
La mia allegria con la lepre
Che adesso corre al mio fianco. Non berrò mai
Il calice di rugiada che compare
Ogni mattina all'alba tra il fogliame
Né il raggio di sole che tanto attendo
Sulla palma della mia mano. Ma abbraccio
Il vecchio rovere come fosse mio fratello
(Che lontane ormai che lontane
Le deboli case degli uomini
Le infinite ruote del dolore
E la fatica    l'oscura fiammata
Che tutto ricopre di cenere!)
Io sono soltanto un albero
Che cammina    un animale che fiorisce
Una pietra che sorride
E l'umile ranocchio che canta vicino al fiume
Canta anche vicino al mio petto

Si abbassa il sole nella foresta
Sale la luna    scende il cervo verso il ruscello
Come verso un segreto appuntamento
Seguo le sue orme    la sua urina luminosa
Fino al suo regno di alabastro
Ma in fondo all'acqua
Al posto della sua bellezza
Gonfio di felicità e dolore
Vedo solo i miei occhi che piangono
Perché il cervo sono io
E il ruscello pure


traduzione di Martha Canfield


Jorge Eduardo Eielson JORGE EDUARDO EIELSON

Jorge Eduardo Eielson è nato il 13 aprile 1924 a Lima (Perù), da madre peruviana e padre nordamericano di origine norvegese. Fin da piccolo dimostra di essere eccezionalmente dotato per la scrittura, la musica e la pittura. A soli 21 anni e con la prima raccolta di versi pubblicati, Reinos, vince il premio nazionale di poesia del Perù. L'anno successivo inizia a pubblicare i primi disegni su riviste e giornali di Lima. Subito dopo, con i suoi amici Javier Sologuren e Sebastián Salazar Bondy pubblica una antologia di poesia peruviana con illustrazioni di Fernando de Szyszlo. Nel 1948 fa la sua prima mostra personale con opere grafiche, dipinti e oggetti scultorici.
È molto inserito nell'ambiente intellettuale della sua città ma desidera intensamente conoscere l'Europa. Nel 1949 ottiene una borsa di studio che gli permette di trasferirsi a Parigi. Lì conosce e si inserisce nel movimento Madì, con cui fa la prima mostra europea, nel Salon des Réalités Nouvelles (si tratta di lavori astratti e geometrici e di mobils). Nel 1950 ottiene una seconda borsa, questa volta dell'UNESCO, e si trasferisce a Ginevra. Nel 1951 arriva a Roma e inizia a pubblicare articoli su arte e letteratura su diversi giornali e riviste latinoamericane. Entra a far parte del gruppo L'Obelisco e stabilisce rapporti di amicizia con Dorazio e Rotella. Fa diverse mostre, ma tra il '54 e il '58 si concentra nell'attività letteraria. Sono gli anni delle raccolte dedicate alla città di Roma e della sua poesia più sperimentale.
In questi anni conosce Michele Mulas, giovanissimo artista sardo che sarà da questo momento e fino alla sua morte il suo compagno di vita e la sua unica famiglia. Durante gli anni '60 i due artisti si muovono spesso tra Parigi e diverse città italiane. Eielson viene invitato alla Biennale di Venezia nel '64, nel '66 e nel '72; alla Mostra d'Arte Latinoamericana del Festival dei Due Mondi di Spoleto, alla Biennale di Parigi, dove realizza inoltre diverse mostre. Nel 1967 viaggia a New York e frequenta l'ambiente dell'Hotel Chelsea; poco dopo va a Lima dove fa una grande mostra nella Galleria Moncloa. Gli anni '70 lo vedono ugualmente attivo nel campo artistico e nel campo letterario (il suo romanzo El cuerpo de Giulia-no viene pubblicato in Messico dalla prestigiosa casa editrice Joaquín Mortiz). Negli anni '70 ritorna spesso a Parigi dove conosce Taisen Deshimaru, che lo guiderà nella scoperta del buddismo zen. Di ritorno in Italia, Eielson e Mulas si stabiliscono definitivamente a Milano, che lasceranno soltanto per brevi viaggi di lavoro, e regolarmente d'estate per trascorrere le vacanze estive in Sardegna, nella loro casa di campagna della provincia di Nuoro.
Negli anni '80 Eielson pubblica ancora poesia e narrativa: nel 1983 esce a Parigi il suo capolavoro poetico Noche oscura del cuerpo, in traduzione francese di Claude Couffon e con testo a fronte; e nel 1988 il suo secondo romanzo, Primera muerte de María, pubblicato in Messico dal Fondo de Cultura Económica. Il lavoro letterario e il lavoro artistico seguono strade parallele, con ritmi ugualmente intensi, ma di lì a poco si produrrà - o almeno risulterà evidente - la congiunzione tra i due. E tale congiunzione passa sicuramente attraverso la configurazione del nodo/kipu. Nel 1988 partecipa alla Terza Biennale de L'Avana. Gli anni '90 lo vedono molto presente in Gallerie e manifestazioni di varie città italiane: Roma, Bologna, Milano, Brescia, etc. Nel 1993 esce l'edizione italiana delle sue poesie, Poesia scritta, a cura di Martha Canfield, pubblicata da Le Lettere di Firenze. Nel 1998 un convegno internazionale sulla sua opera artistica e letteraria viene organizzato dal King's College di Londra e il collezionista e mecenate Giuliano Gori lo invita a fare un'installazione nella Fattoria di Celle (Pistoia). In una preziosa e accuratissima edizione lo stesso Giuliano Gori pubblicherà la poesia visiva di Eielson con il titolo Canto visibile.
A partire dal 2000 il nome di Eielson si diffonde sempre di più e la sua opera viene fatta conoscere in numerose antologie, cataloghi e volumi critici. Inoltre lui riprende a scrivere poesia, dando alle stampe nuove raccolte: Sin título, Valencia (Spagna), 2000; Celebración, Lima, 2001; De materia verbalis, México, 2002; Nudos, Tenerife, 2002; Del absoluto amor y otros poemas sin título, Valencia (Spagna), 2005. La casa editrice Ave del Paraíso del poeta-artista spagnolo José Miguel Ullán pubblica una vastissima e aggiornata antologia poetica sotto il titolo Vivir es una obra maestra (Madrid 2003), parafrasi di una sua vecchia famosa installazione, Dormir es una obra maestra.
Michele Mulas è mancato il 19 dicembre 2002 e da allora la malattia che lentamente andava consumando l'organismo di Eielson si fece evidente e dolorosa, riducendo notevolmente la sua autonomia. Malgrado ciò egli continuò a produrre, a scrivere, a tenere numerosi rapporti di lavoro e i contatti con gli amici. Si è spento definitivamente l'8 marzo 2006. Attualmente le sue ceneri riposano nel piccolo cimitero di Barisardo, in Sardegna, come era il suo desiderio.

(Nella foto, Eielson e Michele Mulas nel 1998)


Vedi anche:
Jorge Eduardo Eielson: l'uomo che annodava le stelle alle parole
di Martha Canfield (numero 2, apr/giu 2006)

Jorge Eduardo Eielson: Di stanza a Roma
di Andrea Santon (numero 7, lug/set 2007)