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Quando le cose non si vedono esistono di più.
Un segno sottile, appena accennato,
come il fragile passo di un passero
che s’è appena appoggiato
sulla neve - un’impronta così breve,
solo un’ombra che passa su un velo
ed ecco c’è già tutto il cielo.
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Quando nevica i grandi perdono degli anni di vita.
Ma non in avanti, non è che s’accorcia:
proprio il contrario, vanno all’indietro!
Ne ho visto uno, l’altro giorno, sul retro,
che guardava un altro rientrare.
Fa finta di niente, poi gli tira una palla di neve.
Che potente bellezza fare il mondo più lieve!
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Da un ramo è caduto un monte di neve
con un rumore forte.
Dev’essere il mondo che sbatte le porte.
CAPODANNO
Attraversare l’abetaia
inaugurando l’aria nuova
le voci dei bambini, la neve
il muschio verde, alle spalle
il lago ghiacciato solo
per metà, in un inverno disgelato
come scoprirsi adulti senza avviso.
Pensare cose da grandi, normali:
figli, lavoro, le solite parole che ci sono
per dire il mondo che succede
mentre qui, nel centro del bosco
affinando il cuore fino all’orecchio
arrivano cascate, torrenti, le rose
dei venti disegnate dagli antichi
e diventano brevi i nostri passi
il nostro essere qualcuno ci fa ombra
si fa crosta nella corteccia siamo
quello che siamo, siamo
quelli che passiamo.
LETTERA A SANTA LUCIA
Nel cielo grigio, nei rami spogli
nel freddo dove si cammina in fretta
nel profondo autunno, nel quasi inverno
in quello che si dice: è tutto morto.
È qui che la vita fa intuire la sua voce
qui si prepara a diventare lunga la luce
ore e ore di giochi che sbucciano i ginocchi
questo dono io chiedo, o mia santa degli occhi.
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