FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 66
marzo 2024

Inverno

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



I pomeriggi d'inverno


F320-J258

There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons -
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes -

Heavenly Hurt, it gives us -
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are -

None may teach it - Any -
'Tis the Seal Despair -
An imperial affliction
Sent us of the Air -

When it comes, the Landscape listens -
Shadows - hold their breath -
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death -

    V'è una certa Angolazione della luce,
I Pomeriggi d'inverno -
Che opprime, come la Gravità
Di Melodie di Cattedrali -

Una Celeste Piaga, ci procura -
Non ne troviamo la cicatrice,
Ma solo intime differenze,
Dove i Significati, stanno -

Niente può insegnarla - Nessuno -
È il Sigillo della Disperazione -
Un'imperiale afflizione
Mandataci dall'Aria -

Quando viene, il Paesaggio ascolta -
Le Ombre - trattengono il respiro -
Quando se ne va, è come la Distanza
Nello sguardo della Morte -

La luce obliqua dell'inverno, della disperazione, non colpisce la superficie delle cose ma si insinua al loro interno; è una luce pesante, come il suono austero e grave di un organo che pervade una cattedrale fin negli angoli più nascosti; colpisce dentro e, perciò, non lascia cicatrici visibili, ma cambiamenti profondi nell'intimo, in quel recesso dove dimorano i sentimenti più privati e meno esprimibili. Nessuno può insegnarci a difenderci da quella punta acuminata che ci entra nel profondo, da una disperazione sigillata nel nostro io e impermeabile a interventi esterni. Quando arriva, sembra che il mondo si fermi, come se trattenesse il fiato in attesa di un nuovo, illusorio, momento di liberazione, così simile alla impercettibile distanza che ci separa dallo sguardo della morte.
È una poesia molto commentata; particolarmente suggestive le parole di Harold Bloom (Il canone occidentale, Bompiani, Milano, 2000, traduzione di Francesco Saba Sardi, pagg. 270-271 - ediz. orig. 1994): "La sua poesia è un trasporto di negazioni, che sublimemente cattura il vuoto dei vuoti nel centro di un bersaglio di visione, un'ossimorica 'celeste Piaga' ovvero 'Imperiale afflizione'. I sostantivi sono 'piaga' e 'afflizione'; la luce porta il dolore della disperazione, eppure gli aggettivi, 'celeste' e 'imperiale', suggeriscono che la luce potrebbe essere la benvenuta in quanto portatrice di qualcosa di mirabile. Essere oppressi dal Peso di accordi da cattedrale è una peculiare modalità di espressione, accessibile solo a una sensibilità pronta ed esasperata. Da pragmatica emersoniana qual era, la Dickinson scoprì 'l'interna differenza' che fa differenza, un'alterazione di significati che trascende la possibilità di ulteriori indicazioni."

 

F551-J562

Conjecturing a Climate
Of unsuspended Suns -
Adds poignancy to Winter -
The shivering Fancy turns

To a fictitious Country
To palliate a Cold -
Not obviated of Degree -
Nor eased - of Latitude -

    Ipotizzare un Clima
Di ininterrotti Soli -
Fa più pungente l'Inverno -
L'intirizzita Fantasia si volge

A un Paese fittizio
Per attenuare un Freddo -
Non ovviato dai Gradi -
Né mitigato - dalla Latitudine -

Pensare al sole dell'estate durante i rigori invernali rende più pungente il gelo ma ci aiuta anche a mitigarlo, a immaginare un paese fittizio che non sia sottoposto ai rigori della temperatura e della latitudine.
Al verso 4 ho tradotto "shivering" ("tremante, che rabbrividisce") con "intirizzita" pensando anche a una alternativa nel manoscritto: "freezing".

 

F1374-J1316

Winter is good - his Hoar Delights
Italic flavor yield -
To Intellects inebriate
With Summer, or the World -

Generic as a Quarry
And hearty - as a Rose -
Invited with Asperity
But welcome when he goes.

    Buono è l'Inverno - le sue Bianche Delizie
Producono fragranze in corsivo -
Per gli Intelletti inebriati
Dall'Estate, o dal Mondo -

Generico come una Cava
E vigoroso - come una Rosa -
Invitato con Asprezza
Ma gradito quando se ne va.

Anche stavolta ED non è tenera con l'inverno; dopo la prima strofa, in cui sembra apprezzarne l'effetto "calmante" per le menti inebriate dal mondo che esplode nel calore estivo, vengono le dolenti note: è paragonato a una cava, da dove si possono estrarre soltanto fredde e nude pietre, il suo vigore è contornato da spine, come per una rosa, finché gli ultimi due versi lo liquidano con cortese fermezza.
Al secondo verso "Italic" è usato nel senso di "evidente" (come traduce Raffo nei Meridiani), ma ho preferito tradurre alla lettera, come ho fatto in altre poesie dove ED usa questo termine, per lasciare intatta l'immagine dell'originale.

 

F1670-J1635

The Jay his Castanet has struck
Put on your muff for Winter
The Tippet that ignores his voice
Is impudent to nature
Of Swarthy Days he is the close
His Lotus is a chestnut
The Cricket drops a sable line
No more from your's at present
    La Ghiandaia ha scosso le sue Nacchere
Metti il manicotto per l'Inverno
La Stola che ignora la sua voce
È impudente verso la natura
Di Bruni Giorni è la compagna
Il suo Loto è la castagna
Il Grillo mette giù una linea nera
Nulla di più dalla vostra per adesso

L'arrivo dell'inverno consiglia di ritirarsi, di vestire i panni pesanti e di non ignorare presuntuosamente la sua gelida voce. Nel finale è evidente l'identificazione del poeta con il grillo, con quella riga nera ("line" significa anche "verso") simbolo di inattività anche creativa e l'ultimo verso che è una sorta di commiato e di arrivederci all'estate.
Il penultimo verso può anche far pensare alla morte, visto che il grillo non supererà l'inverno, ma quel "at present" finale fa pendere decisamente la bilancia verso l'attesa dell'estate.

 

F1735-J1649

A Cap of Lead across the sky
Was tight and surly drawn
We could not find the mighty Face
The Figure was Withdrawn -

A Chill came up as from a shaft
Our noon became a well
A Thunder storm combines the charms
Of Winter and of Hell

    Una Cappa di Piombo intorno al cielo
Si era distesa fitta e burrascosa
Non riuscivamo a scorgere il Volto possente
La Figura si era Celata -

Un Gelo venne su come da una grotta
Il mezzogiorno divenne un pozzo
Un Temporale combina gli incanti
Dell'Inverno e dell'Inferno

Un temporale che trasforma il cielo in una cappa di piombo e chiude tutto allo sguardo, anche se stesso. Ma anche un potente e misterioso miracolo della natura, che riesce ad unire il gelo dell'inverno e il turbinante fuoco dell'inferno.
Al verso 5 "shaft" significa "stretto ingresso di una miniera"; ho tradotto "grotta" per non allungare troppo il verso.

 

Dalla lettera 65, 15 dicembre 1851
Al fratello, Austin Dickinson

Even this morning Austin, I am not in merry case, for it snows slowly and solemnly, and hardly an outdoor thing can be seen a stirring - now and then a man goes by, with a large cloak wrapped around him and shivering at that, and now and then a stray kitten out some urgent errand creeps thro' the flakes, and crawls so fast as may crawl half frozen away. I am glad for the sake of your body that you are not here this morning, for it is a trying time for fingers and toes, for the heart's sake, I would verily have you here - you know there are winter mornings when the cold without only adds to the warm within, and the more it snows the harder it blows, brighter the fires blaze, and chirps more merrily the "cricket on the hearth"; it is hardly cheery enough for such a scene this morning, and yet methinks it would be if you were only here. The future full of sleighrides would chase the gloom from our minds, which only deepens and darkens with every flake that falls.

Anche stamattina Austin, non c'è molta allegria, perché nevica lentamente e solennemente, e difficilmente si vede qualcosa che si muova fuori - di tanto in tanto passa qualcuno, con un grande mantello stretto intorno eppure intirizzito, e di tanto in tanto un micio sperduto fuori per qualche faccenda urgente striscia tra i fiocchi di neve, e sguscia via più presto che può mezzo congelato. Per la salvaguardia del tuo corpo sono contenta che tu non sia qui stamattina, perché c'è un tempo che mette a dura prova le dita delle mani e dei piedi, per la salvaguardia del tuo spirito, vorrei tanto averti qui - sai che ci sono mattine d'inverno in cui il freddo fuori non fa che aumentare il caldo dentro, e più nevica e più forte soffia il vento, più luminoso arde il fuoco, e più lieto canta il "grillo del focolare"; è abbastanza difficile rallegrarsi per una scena del genere stamattina, eppure mi sembra che potrebbe essere così se solo tu fossi qui. Un futuro pieno di gite in slitta scaccerebbe dalla mente la malinconia, che diventa più profonda e più cupa ogni volta che cade un fiocco di neve.

Austin Dickinson era a Boston dal giugno 1851 per insegnare alla Endicott School e la sorella ventunenne gli scriveva lettere colme di affetto e di una gran voglia di riaverlo a casa, un desiderio che traspare da tutte le lettere di questo periodo, come, per esempio, da queste frasi che ED scrive più avanti in questa lettera: "Ci manchi sempre di più, non riusciamo ad abituarci alla separazione da te. Talvolta desidero quasi non sentire così tanto la tua mancanza [...] Quando vengo a sapere qualcosa di divertente, mi viene da piangere, molto di più che da ridere, perché so chi ama di più gli scherzi, e chi non è qui per gioirne."
Il "grillo del focolare" ("The Cricket on the Hearth") citato tra virgolette è uno dei racconti di Natale di Charles Dickens.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
I numeri attribuiti alle lettere sono quelli dell'edizione critica dell'epistolario, curata da Thomas H. Johnson e pubblicata nel 1958.

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