FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 65
novembre 2023

Autunno

 

BREVE DISCORSO SULL'AUTUNNO

di Lucilla Trapazzo



NOVEMBRE, D’ARGENTO UNA TELA

Dormono sui prati le campanule
con il capo chino e la brina
ricopre d’argento gli istinti
sopiti. Azzurre rotolano
le crome dal rigo fermandosi
sul grembo. Di là dalla siepe
immoto si veste di zucchero
un ippocastano e alla neve
s’inchina. Ridenti saranno
le gemme in aprile esplodendo
di fiori, adesso il racconto è
più lento. Si sgrana il rosario
ed è pioggia di semi sul foglio
radici.


COME CAPINERE

Tra le cose sparse si sciolgono i momenti.
E passano – resta la bruma azzurra del ricordo
(colora di rosa le ossa dei padri
e i gusci).

E noi che bramiamo della vita il pane
in un fremito cogliamo margherite dalla terra
ansante.

E sempre noi coi semi di gramigna
al vento. Noi come neve al sole.
Come capinere.


DEL VESPRO E DELL’AURORA

Sembrava non dovesse mai arrivare il tempo
dei solchi sulla pelle, quando a piedi nudi
inseguivamo il grano della vita. Erano farfalle
e lucciole in estate e tutta un’armonia
di spigoli e di specchi impollinava la metrica
totale. Da qui, da questa mia finestra
(un monitor sul mondo) contengo
e poi condono il seme del tramonto
scarlatto nel mattino.


ATOMI (DOLENTI)

Non ci sono mesi non ci sono giorni
nemmeno più secondi a scompigliare il tempo
questo tempo – autunno che non reca più sorprese
lungo il delta.

S’intuisce forse ancora percezione di un mistero
nel raggio d’oro che trafigge il cielo
mentre scrutiamo (confessalo) silenzi diversi.

Un uccello d’acqua – forse una poiana
dal fiume s’alza in volo
nel becco ha un bigattino e tra le zampe
il mare.


SETTEMBRE, IN LONTANANZA

Si acquieta l’estasi dei campi
mèssi di memorie raccogliendo
nelle reti dalle maglie larghe.
Scorrono densi cirri come fiume.
Disconnesso.
Girotondo gioca Madre Terra
con il Padre Cielo mutuando
il figlio fuoco e la pioggia bella.
Una nuvola avvolge la collina.
In lontananza. Nulla resta e nulla
va perduto. Mentre tutto si fa già
memoria.


OTTOBRE NEL BOSCO

Lo vedi l’airone? Del tempo
pendente rivela il ritorno.
Sospesa la vita si acquieta
e vendemmia
mentre oche selvagge s’involano
al Sud. Segreto è il canto del grillo
il ragno fila la strada e il vento
d’ottobre di pioggia s’inonda
gocciando. La curva del sole
tangente il ruscello diviene
un’iperbole
con limite zero e il fungo
al tiglio s’avvince. Nel bosco
il fragore di un ramo spezzato
accende l’odore di legna
di fuochi, di tini, di vini
e di un lago di nebbia.
Ci vive l’assenza
elusiva e s’infiora il ricordo
smarrito.


lucillatrapazzo@gmail.com