FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 60
marzo 2022

Luna

 

FEMMINILE LUNARE

di Viviane Ciampi





Bill Anders: “Mio Dio, guarda laggiù! C'è la Terra che sorge. Oh, quanto è bella!”
Frank Borman: “Ehi, non riprenderla, non è nel nostro programma”.

(Dialogo dell’Earthrise dall’Apollo 8)

“Associo il femminile al cominciamento”
Jack Hirschman

*

Ahi, quanto mi spingo
fin quassù e quanto mi affido
e come mi affido
– non per sfizio bislacco –
e quanto procedo e come procedo
nel tuo pieno-vuoto silenzio
che non ha da essere

in attesa che il giorno sopraggiunga.


*

Mi faccio viva con crateri di parole usurate
– parole tonde per venirti incontro
e affinché tu intenda –
m’inarco m’allungo
affilo la lingua
per dirti che i demoni
dalle parti della terra
sono feroci e pazienti
– affatto nobili –

ti scroccano la luce
ti strappano la vita dal petto
allora lento meccanismo
di un vivere a onde.


*

Dal pianeta che sai
non ti chiedi che cosa si dice
che cosa devia in noi
abbarbicati alle balconate
chi resiste
chi comunica
o scomunica
chi s’abbevera alla fonte
chi non la cita per niente
chi preme ai confini
chi perde occasione
chi è statua mesta o gloriosa.

E chi tatua
lo sguardo della fine,

quale visione incide?


*

Dalla mia tenda di merletti
t’immagino dea
mai sazia d’insonnia.

Invidio perfino
quella tua snervante
quiete azzurra che bruca
tra la stoffa troppo azzurra
dello smisurato
dell’illimitato chissà che
– sfugge ad ogni definizione delimitazione conclusione –

mentre noi qui brulicanti
sempre strafottenti a buttare fango nel ventilatore
lacerati
in quel processo di tensioni.


*

Ma non sanno
ma non ci dicono.

E chiunque voglia spiegarci
si inceppa con cura
sedotto dal minimo fenomeno
da una pallida definizione
costruisce quartieri del segreto
dove crolla il terreno sotto i piedi

sbaglia tutto
perfino i verbi.


*

L’unica certezza sei tu,
che provi l’afflizione delle cose

ma non sempre i vetri di casa sono limpidi
compaiono aloni

qualche volta manca il tempo
per pulirli fino alla completa trasparenza.


*

E così noi,
immobili
sciolti in balbuzie,
in mancanza evidente di stile

neanche più citabili come umani.

Ma continuiamo a dire
tra mille scuse
siamo umani.
E quegli umani
– perfetta imperfezione –
siamo noi
anche nel riflesso malconcio di uno specchio.


*

Tu sei sempre molto più bella
che nelle foto dei dilettanti
o degli artisti confermati
con le loro Nikon Leica Canon o Pentax
dotati di filtri speciali megapixel
grandangoli cavalletti
e alti livelli di dettagli
che con gli anni curvano le schiene.

A dir ciò mi farò dei nemici!

Ma noi quel gesto indisciplinato
di scattare lo compiamo sempre
anche se qualche sciagurato
dice troppa bellezza annoia.


*

Siamo strani bambini
finché con le stagioni
ci guastiamo
e qualcosa sfugge
e infatti non siamo più
strani bambini
restiamo strani e basta.
Col tuo arcaico sguardo
ne sei testimone.


*

Stasera ho lavato
– dopo che gli amici son partiti –
trenta coltelli e forchette
trenta scodelle
sessanta bicchieri
due ramaioli
due insalatiere
il mortaio di marmo
ho visto vorticare nello scarico
del lavandino – in puro acciaio inox –
spesso magma di detriti
immaginandoli poesia in movimento.

Infine, stordita
dallo stare in piedi
non ho smesso di guardarti dalle tende
m’è parso di vederti sorridere
– denti in puro acciaio inox –

e la stanchezza di colpo è scomparsa.


*

Dagli occhi-inchiesta
da persiane e tendoni
talvolta – riottosa – dilegui

ma non per colpevole svogliatezza
per capriccio divino
per humus deleterio
per un tuo raggrinzire,
per uno strofinarti morboso alle stelle.

Manca solo un qualcosa
per non offendermi

l’avvertimento
una promessa
la politesse di un

“mi assento ma per poco
per una svista
una tromboflebite
per virtù di bufere
per nubi incontinenti”.


*

Per averti sottomano
in estrema durata
per rimirarti con umano sguardo
per riarmonizzarmi in te
avrei potuto surgelarti?


*

Qui per qualche tempo

della luce,
– dell’origine della luce
e suo funzionamento –
nessuno sa più niente.


*

Con furore e incuria
sassi
e
dardi
venti veementi, vorticanti

ordinavano tempeste.


*

Luna piena stasera,
femmina fino al midollo.
Così voglio sognarla.
Invece, ho sognato me senza midollo.


*

È tornata – evviva! –
in una notte appetibile
che non teneva i poeti a guinzaglio.
Parto di tepore e baci.
Da quella distanza
– a ben guardare –
non sorride
ha lieve tremore delle labbra
ogni volta che una donna si assenta
perché ha incontrato un branco di lupi.


*

Per sbaglio o per noncuranza
certi artisti dipinsero la notte
cancellando la luna.

Così nacque la tenebra,
è bene che lo sappiate.


*

Venite ragazze,
non è tempo di piaghe aperte
arrampichiamoci tra querce e betulle
fino a diventare baronesse rampanti
rabdomanti sciamane
e stregone-stregonanti

impariamo la lingua lunare
del chi-va-là
che è tana di resistenze
tra bagliori nel fogliame.

La usiamo contro avventurieri erranti
don giovanni incalliti
casanova di paccottiglia
pregni di premure
– almeno all’inizio –
prima di mostrare sentimenti cariati.


*

Nello spazio irrespirabile
– detto-fatto –
lei scioglierà le braccia azzurre
nascoste – nascostissime –
dietro la schiena
e forse cingerà le nostre spalle
e forse le sue carezze pioveranno.


*

Il meteo prevede cielo stellato
nottetempo,
domani ci sarà il sole
e nebbia tenace sulla Val Padana.
Della luna il meteo non parla
forse perché interrotto dalla pubblicità.
Allora lei si toglie gli occhiali
legge d’istinto le vicende.


*

Ha naso di segugio
veglia sulle cose che non durano a lungo.
“Buonanotte” dice la luna.
“Buonanotte rispondiamo noi”.

Lei luccica però,
noi siamo i fiochi lumi del nonostante.


(Composizione fotografica di Lino Cannizzaro)


vivianeciampi.poetry@gmail.com