Per la nostra rubrica di questo numero vogliamo fare un omaggio al cinema più classico, torniamo indietro fino al 1948, ma non vi spaventare amanti del cinema a colori, vi sto parlando di un capolavoro del cinema italiano e anche mondiale, ovvero di Germania anno zero di Roberto Rossellini.
Questo lungometraggio è una delle vette del neorealismo italiano, girato con attori non professionisti. Qui la realtà parla direttamente, non ci sono grandissime scenografie perché è la vita che passa davanti ai nostri occhi e si racconta da sola.
Rossellini girò tre film sulla seconda guerra mondiale e il dopoguerra: Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e, infine, Germania anno zero (1948) e quest’ultimo è l’unico girato fuori “le mura” italiane. Il film parla di una Germania sconfitta e distrutta dopo sei anni di guerra, di un paese dove non c’è più nulla se non macerie e rovine, dove quasi non c’è più nemmeno la speranza. A raccontarcelo è un ragazzino, Edmund Moeschke, di appena dodici anni che cerca la propria strada davanti a una realtà così triste, in una Berlino occupata dagli Alleati, pochi mesi dopo la fine del conflitto mondiale, quasi del tutto distrutta dopo sei anni di guerra.
Non vi nego che il film è davvero molto duro e Rossellini non nasconde nulla, mostra allo spettatore il risultato della guerra: solo morte e devastazione.
Germani anno zero lo dovrebbero rivedere in molti visto che spesso nel mondo le nazioni non hanno interesse a risolvere i conflitti, a mantenere la pace. Rossellini in questo capolavoro lancia un messaggio molto chiaro: queste sono le conseguenze di una guerra, non lo dimentichiamo.
Germania anno zero
di Roberto Rossellini
con Edmund Meschke, Ernst Pittschau, Ingetraud Hinzf, Franz-Otto Krüger, Erich Gühne
Produzione: Italia, Germania, Francia, 1948
Sceneggiatura: Roberto Rossellini, Max Colpet, Carlo Lizzani, Sergio Amidei
Musiche: Renzo Rossellini
becerril.veronica@gmail.com
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