A un passo dal baratro
Per chi ha amato il progressive rock degli anni settanta la storia della separazione di Peter Gabriel dai Genesis è nota: dopo la registrazione dell’album The Lamb Lies Down On Broadway e il lunghissimo tour che ne consegue, il cantante lascia il gruppo di cui era stato cofondatore. Motivi famigliari e problemi personali col resto della band sono all’origine della decisione. Siamo nell’agosto del 1975 quando la notizia diviene ufficiale con tanto di titolone sul Melody Maker, magazine/bibbia musicale a cadenza settimanale.
Per un paio d’anni Gabriel si ritira dalle scene e il suo primo album da solista esce nel febbraio del 1977. Si intitola semplicemente Peter Gabriel (ma negli anni diventerà Car, titolo suggerito dalla foto in copertina come accadrà ai successivi tre lavori).
Nel 1978, prodotto da Robert Fripp, deus ex machina dei King Crimson, vede la luce il secondo lavoro da solista dell’ex cantante dei Genesis. Anche questo esce senza titolo ma dai fans verrà denominato Scratch.
Col terzo album, datato 1980 (anch’esso col suo solo nome in copertina ma in seguito intitolato Melt) Gabriel comincia a delineare uno stile musicale lontano da ogni genere in voga in quegli anni e che si avvia verso quella che verrà definita world music.
Arriviamo al 1982 ed esce il quarto lavoro di Peter Gabriel che vede la collaborazione di Peter Hammill, ex cantante e tastierista dei Van Der Graaf Generation che ha oramai intrapreso una produttiva carriera solista. Negli USA il disco uscirà col titolo Security ma gli oramai numerosissimi fans lo battezzeranno Mask.
L’amore di Gabriel nei confronti della musica etnica, coi suoi ritmi e le storie raccontate nei brani, caratterizza questo lavoro e getta le basi per un progetto maiuscolo che lo vedrà creare l’etichetta Real World Records in grado, negli anni, di produrre e lanciare artisti come Youssou N’Dour o Nusrat Fateh.
Ma prima di arrivare alla celebrazione dei suoi intenti Gabriel passa attraverso una serie di guai finanziari.
Poco prima dell’uscita del suo quarto lavoro Gabriel aveva creato WOMAD (The World Of Music Arts And Dance) il cui festival inaugurale si tenne a Shepton Mallet nel luglio di quell’anno. Dovevano essere sei giorni di concerti di artisti provenienti da varie parti del mondo ma le limitazioni volute dalle amministrazioni locali dimezzarono la durata dell’evento. Nonostante tutti i biglietti fossero andati venduti gli incassi non riuscirono a coprire le spese sia per il taglio alla durata dell’evento che per la scarsa capienza dei locali imposti dalle autorità. Inoltre sponsor che avevano assicurato la loro partecipazione in termini finanziari si ritirarono a evento già organizzato.
Gabriel, oramai esposto anche economicamente, si ritrovò in rovina. Inaspettatamente vennero in suo soccorso gli ex compagni Banks, Collins e Rutheford i quali nel corso del loro tour, al Milton Keynes Bowl chiamarono l’ex front man a reinterpretare la sua parte in una reunion storica e inaspettata.
Anche Steve Hackett (orami fuori dal gruppo dal 1978) volle aderire all’evento partecipando all’esecuzione di due brani: I Know What I Like e The Knife. Due rarità caratterizzano il concerto: Solsbury Hill brano presente nel primo lavoro da solista di Gabriel e Turn It On Again tratto dall’album Duke del 1980 con Gabriel alla batteria.
Questa disponibilità da parte dei Genesis riconciliò Gabriel coi vecchi compagni (con Phil Collins c’era già stato un riavvicinamento in occasione della registrazione di Melt lavoro al quale il batterista aveva partecipato) grazie ai quali la raccolta fondi permise al cantante di risanare i debiti e ripartire col progetto world music.
Dell’esibizione al Milton Keynes Bowl esiste una registrazione con un livello qualitativo piuttosto basso ma, considerando che quello fu l’ultimo concerto dei cinque in formazione completa, sarebbe bene recuperare il bootleg.
Nota
La ricostruzione della rovinosa organizzazione del Festival a Shepton Malle e l’intervento dei componenti dei Genesis per la raccolta fondi in favore del risanamento finanziario di Gabriel sono raccontati da Chris Webb nel bel libro La vita segreta di Peter Gabriel (Giunti Gruppo Editoriale - giugno 2000).
cardstefano@libero.it
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